passato all'antifascismo per la reazione provocata in lui dalla propaganda fascista negli Stati Uniti, che presentava come incivile e ribelle il n·ostro paese, per rendere evidente il miracolo Mussolini, redentore della patria. Al ritorno a Parigi nell'estate del '29 Salvemini ebbe "una delle più grandi gioie della sua vita". Carlo Rosselli, uno dei suoi discepoli prediletti, ed Emilio Lussu erano stati liberati dal confino di Lipari. La fuga era stata organizzata da Alberto Tarchiani, che aveva avuto come coope,ratore un vecchio lupo di mare Oxilia e Gioacchino Dolci. "Turati, Cianca ed io sapevamo quel che bolliva in pentola, aspettavamo. Finalmente un telegramma di Tarchianl da Marsiglia: arrivava la sern - solo o accompagnato? Aspettavamo col cuore in bocca seduti dinanzi ad un caffè vicino alla Gare de Lyon. Nella penombra notturna rotta malamente dalla luce elettrica, comparve l'alta figura di Tarchiani e con la sua quella di Carlo e Lussu, e di due altJri, Fausto Nittl e Gioacchino Dolci. Valeva la pena di essere ,passato attraverso tante traversie per godere momenti di esultanza come quelli". Appena Lussu e Rosselli furono sistemati a Parigi, con Tarchiani, Cianca e Salvemini diedero vita al Movimento rivoluzionario di "Giustizia e Libertà", che all'atto de1la sua fondazione si pose solo obiettivi tattici e d'azione, mentre nel 1932 si sarebbe dato un programma politico. " Gli emigrnti potevano e dovevano fare all'estero quel che non poteva essere fatto dagli antifascisti rimasti in Italia: aiutarli a mantenere viva la tradizione democratica, evitando che la vittoria della dittatura diventasse totale e definitiva. Gli antifascisti rimasti in Italia non potevano riunirsi per elaborare nuove opinioni collettive attraverso libere discussioni. Questa elaborazione dovevamo farla noi antifascisti che vivevamo liberi all'estero, ed importare in Italia i risultati delle nostre discussioni, funzionando come l'Italia che pensava e preparava le idee per quegli italiani che, o prima o poi, avrebbero dovuto agire". "Giustizia e Libertà", inoltre, 11 convocava in Italia resistenza attiva contro la dittatura uomini provenlenti da tutti i partiti antifascisti, purchè accettassero il metodo della libertà. Non domandava l'adesione a nessun dogma economico, liberista o dirigista che fosse. Domandava solo l'Impegno di dedicarsi a ristabilire in Italia le libertà personali e le libertà politiche dei cittadini. Ma nello stesso tempo raccomandava, qualora sopravvenisse una crisi, di non essere cosi ingenui di lasciare intatte le costruzioni presenti, in attesa che una Costituente di là da venire inauguvasse un nuovo cielo e una nuova terra. " Giustizia e Libertà" impegnava i suoi aderenti a smantellare immediatamente, nel periodo di trapasso dal regime fascista al regime libero, le strutture politiche ed economiche fasciste, e quelle strutture prefasciste che avevano reso possibile il sorgere della dittatura e facevano ormai corpo con essa; come la monarchia. Lasciare intatte 18 quelle strutture sarebbe stato lasciare sgombra la via a una nuova offensiva fascista a breve scadenza ". La costituzione del Movimento diede volto e sangue ad una resistenza organizzata in Italia e all'estero contro il fascismo. Salveminl non solo contribui all'elaborazione del programma del Movimento ma collaborò ai " Quaderni di Giustizia e Libertà" e reperl mezzi di finanziamento in Inghilterra e in America, dove era tornato per interessamento di La Piana e del professor Langer per un corso di cinque mesi ad Harvard, sempre sulla politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915, nel febbraio del 1931. In quello stesso anno l'azione antifascista registrò altri notevoli successi. Bassanesi e Dolci, partendo dalla Svizzera, avevano potuto effettuare un volo su Milano, spargendo manifestini antifascisti, mentre nel settembre il processo contro Fernando De Rosa, che l'anno precedente aveva sparato nella stazione di Bruxelles un colpo di revolver contro il principe ereditario italiano, consenti agli esuli italiani piovuti a Bruxelles come testimoni di difesa, da Nitti a Ferrari, da Salvemini a Turati, da Tarchiani a Rosselli "di far sentire ai giurati di che lagrime e di che sangue grondava la dittatura fascista in Italia". Poi venne l'anno maledetto. Centinaia di anni di confino, la morte di uomini insostituibili, una pioggia di spie e di traditori polverizzarono l'organizzazione clandestina in Italia ed esasperarono la capacità di resistenza dell'antifascismo all'estero. " Burattino" (Ernesto Rossi) "Accipicchia" e tutti - proprio tutti - gli aderenti a " Giustizia e Libertà" in Italia furono arrestati. La spia del regime Carlo Del Re dava Inizio al ciclo dei suoi affari. Nell'agosto moriva a Parigi Giuseppe Donati e nell'ottobre Lauro De Bosis, che si faceva colpa della condanna in Italia dei suol amici, Rendi e Vinciguerra, partito dall'aeroporto di Marignan presso Marsiglia, dopo aver sorvolato Roma e aver seminato 400.000 manifestini di propaganda antifascista, scompariva in mare sulla via del ritorno. A queste disgrazie si aggiunse l'umiliazione del giuramento di fedeltà al regime fascista imposto al professori universitari. "Noi all'estero ci aspettavamo che almeno una cinquantina di insegnanti rifiutassero il giuramento e facevamo fra noi i nomi probabili: pensavamo che Mussolini si sarebbe tirato indietro, se avesse preveduto una lunga resistenza. Invece i resistenti non furono che tredici! Fra essi vi trovai con gioia e orgoglio il nome di Antonio de Viti De Marco, economista, mio grande amico per venti anni e condirettore delI "'Unità" per un anno, durante la prima guerra mondiale; ma nessun altro economista!". Meno dell'l % dei professori italiani si era rifiutato di sacrificare la dignità del proprio ufficio alla ,prepotenza del regime. Salvemini ne fu deluso, ma non giudicò nè condannò. "Si .possono condannare a cuor leggero questi uomini, che non furono eroi, CONTROCORRENTE
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