Controcorrente - anno XVIII - n. 25 - lug.-ago. 1961

prima che arrivasse il marxismo ... a fu.re del socialismo un mestiere una carriera una ... porcheria che dura da un secolo. ' Non è colpa di Marx, no. Ma lo è si e si, dei suoi. .. discepoli. No; Castro non è marxista. E c'è ancora molta probabilità che non lo diven• terà, malgrado il comportamento stupido degli americani ... Nel suo discorso il 26 luglio Castro disse fra l'altro: " Le agenzie di informazioni yankees stanno Sp';'Cula,:ido da un pezzo sulla pre• s':'nta _novità d1 una nostra proclamazione d1 oggi. Hanno dimenticato che la Dichia· razione dell'Havana proclamata l'anno scor• so condannava lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, il colonialismo, l'imperialismo· affermava il diritto del lavoratore al frutt~ del suo lavoro, dei contadini alla terra dei giovani all'educazione gratuita, degli i;,_validi all'assistenza. Quella Dichiarazione r!affermava molte co~e già fatte dal prin• c1p10 della nostra rivoluzione; cose che formano i punti principali del Socialismo v~rso cui va la storia. Sarebbe da ingenuo dire che abbiamo già il Socialismo. Questo non si fa con un decreto, non si fa dall'oggi al domani, non si impone con la forza. C'è un lungo lavoro di persuasione da fare fra il popolo, specie quando il popolo non sa ancora niente di Socialismo. Per decreto può espropriarsi la banca, la terra, le case, gli stabilimenti, gli strumenti del lavoro e tutto ciò che serve al popolo, che è del popolo. Ma non si può obbligare og!'uno di e_sser quello che non è. Bisogna prima convincerlo, con la parola ma più con i fatti. " E questo non è un lavoro che possa esser fatto soltanto dai dirigenti; il popolo tutto deve aiutare a invogliare i dubbiosi i dissidenti a capire quale è la mèta del!~ Rivoluzione. La discussione, la ragione l'esempio; non la forza si impiega con i dissidenti. I nemici, i disonesti, quelli non abituati a vivere col lavoro e detestano i lavoratori, possono cambiar arja, Noi non fei:mian1? nessuno. Ma esiste, fra il popolo, chi è abituato a vivere del piccolo commercio, della piccola fattoria, chi lavora onestamente per conto proprio. Questa gente, che forma una gran massa fra il popolo, è quella che la contro-rivoluzione cerca con tutti i mezzi ili mettere contro di noi. Si vuol f.ar credere ad essa che presto si troverà in mezzo alla strada espropriata, senza risorse, senza lavoro'. Bisogna far capire e rassicurare questa gente che il Socialismo vuol dare il pane a tutti, opportunità a tutti, libertà a tutti. Solo cosi la contro-rivoluzione sarà sconfitta e il Socialismo marcerà avanti". Il discorso di Castro continua per un altro paio di ore, ma quello già detto 1 basta per far capire a chi vuole che i Robespierre i Don Chisciotte e i MachiaveJli non sono in Cuba. Un'altra accusa gratuita che si fa a Castro: é un cattolico!... Forse perchè rispetta il diritto dei religiosi a frequentare 14 le chiese? Ah! ... uno vero socialista rivolu• z~onano marxista le avrebbe chiuse, lo sap· p1amo. Ma appunto qui sta la differenza nel concetto del Socialismo: quello di Ca• stro è _di ~endenza libertaria; quello dei discepoli d1 Marx è dittatoriale, anche quando sono eletti. Il 30 giugno Castro partecipò a un con· vegno di intellettuali, scrittori e artisti. Fece, all'ultimo, il solito lun·go discorso. Non mancò di ricordare ad essi di cercare di fu.rsi capire dal popolo, da quelli che non ebbero il privilegio e l'opportunità di fre• quentare le scuole, di istruirsi, fra i quali, chissà, potrebbero trovarsi individui nati con molto cervello rimasto incolto. A un certo punto - e qui mò viene fuori il cattolico - disse: "Spesse volte ripenso a quando ero ra• gazzo. Fui l'unico, fra i mille del paese dove nacqui - ad avere l'opportunità di fare una carriera universitaria, con poco profitto, naturalmente, poichè dovetti attraversare una serie di collegi dei preti. Qual• cuno qui si è lamentato d'esser stato for. mato da una società borghese. Io ho più diritto di lamentarmi per esser stato formato da qualche cosa di peggio, da qualche cosa peggio della reazione e per il fatto che una buona parte degli anni della mia vi~ si perse nell'oscurantismo, nella super· st1Z1one e nella menzo,gna. Quella era un'epoca che non si insegnava a pensare, ma a credere. Ora penso che se a un uomo si toglie la libertà di pensare si riduce a un animale domestico. Non mi rivolto contro i sentimenti religiosi dell'uomo; rispettiamo questi sentimenti, rispettiamo il diritto alla libertà di credenza e di culto. Ma a me però non mi dettero questo diritto. Mi imposero una credenza e un culto, mi sta• vano addomesticand·o per dodici anni. Cosi, l'unico fra mille, per un titolo universitario passai sotto le ruote del molino che per poco non mi stritolava. " Perchè? Ah, perchè ero l'unico fra i mille che potevo pagare ... Ma questo mi dà il diritto di credere che io fossi il più intelligente degli altri mille? No. Credo invece che siamo tutti •un prodotto di selezione, non naturale, ma sociale. Socialmente fui selezionato per andare all'Università e socialmente sto parlando qui adesso, per un processo di selezione sociale, non natu• rale. Selezione che lasciò nell'ignoranza migliaia di giovani forse superio11i per intelligen:aa a tutti noi qui. Questa è la verità. Noi siamo semplicemente privile• giati, non essendo nati figli di contadini e carrettieri ". Eccetera eccetera ... Ma non c'è n'è abba• stanza per far ricredere l'editorialista de La Parolat Le opinioni (che sono qualche cosa un po' differente delle idee) si possono cam• biare tutti. .. i bimestri e la bimestrale Rivista ha il diritto come gli altri... Ma ci vogliono le pezze d'appoggio, cioè, rag-ioni fatti, per giustificare il cambiamento. L~ scuse non servono. R. T. CONTROCORRENTE

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