Controcorrente - anno XVIII - n. 25 - lug.-ago. 1961

che dobbiamo raccontare quanto abbiamo visto afflnchè la coscienza morale di tutti rimanga desta, e si opponga, faccia argine, in modo che ogni futura velleità sia soffocata In germe, in modo che mai più si senta parlare di sterminio. Si può sempre giustamente, ricordare che questi incredibili delitti non sono stati riparati, che Ìn parte, che molti responsabili sono sfuggiti ad ogni sanzione, e solo casualmente incappano nelle maglie di una giustizia distratta; che gli stessi superstiti, che innumerevoli famiglie di vittime, non hanno ricevuto alcun riconoscimento, o aiuti e indennizzi irrisori. Ma mi pare che non sia qui il nòcciolo della questione. Mi pare che, anche in un mondo miracolosamente ristabilito sulle basi della giustizia, anche in un mondo in cui, per ipotesi, nulla minacciasse più la pace, ogni violenza fosse scom'parsa, ogni affe1ia riparata, ogni reo avesse trovato punizione e fatto ammenda, anche In questo mondo cosi lontano dal nostro sarebbe errore e stoltezza tacere del passato. La Storia non si può mutilare. Sono stati avvenimenti tropp,o indicativi, si sono intravisti i sintomi di una malattia troppo grave, perchè sia lecito t-acerne. Pensare: non più di venti anni fa, e nel cuore di questa civile Europa, è stato sognato un sogno demenziale, quello di edificare un impero millenario su IIÙlioni di cadaveri e di schiavi. Il veroo è stato bandito per le piazze: pochissimi hanno rifiutato, e sono stati stroncati; tutti gli altri hanno acconsentito, parte con ribrezzo, parte con indifferenza, parte con entusiasmo. Non è stato solo un sogno: l'impero, un effimero impero, è stato edificato: i cadaveri e gli schiavi ci sono stati. Si sono costruiti dei campi diversi da tutto quanto l'umanità aveva escogitato fino ad allora: si chiamavano campi di lavoro, o addirittura di rieducazione, ma avevano lo scopo preciso di fare morire, e di fare morire con dolore. Ma più tardi, la Germania si trova fra le mani quelle che Eichmann chlama " le sorgenti biologiche dell'ebraismo" (notate il gergo zoologico: gli ebrei sono una razza di animali, sono insetti, sono un virus, hanno parvenza umana per caso, per un IIÙsterioso scherzo di natura); ed allora si deve escogitare qualcosa di più rapido, di più industriale. Ed ecco i docili tecnici tedeschi al lavoro, ecco ideate e costruite le camere a gas, ecco il veleno ideale, economico, sicuro. E' un gas originariamente destinato a distruggere i topi nelle stive, e viene ordinato in quantitativi sconcertanti dall'arma delle SS alla IG Farbenindusrrie. La IG Farben evade diligentemente gli ordini ed incassa le fatture, e non si preoccupa d'altro. E' in corso una invasione di topi? meglio non chiedere per non sapere: gli industriali tedeschi salvano la coscienza e guadagnano sul veleno. La ditta Topf e figli, di Erfurt, costruzioni in ferro (ci sono ancora le targhette sui forni di BuchelllWald: non su quelli di Auschwitz, che sono saltati) accetta l'ordin•azione per un impianto di cremazione capace di distruggere 1000 cadaveri all'ora. L'impianto viene progettato, costruito, collaudato in presenza dell'ingegnere capo della' ditta Torpf e figli: entra in funzione all'inizio del 1943 e lavora a pieno ritmo fino all'ottobre del 1944. Fate il conto. Ma c'è stato anche di più e di peggio: c'è stata. la dimostrazione spudorata di quanto facilmente il male prevalga. Questo, notate bene, non solo in German•ia, ma ovunque i tedeschi hanno messo piede; dovunque, lo hanno dimostrato, è un gioco da bambini trovare traditori e farne dei sàtrapi, corrompere le coscienze, creare o restaurare quell'atmosfera di consenso ambiguo, o di terrore aperto, che era necessaria per tradurre in atto i loro disegni. Tale è stata la dolIÙnazione tedesca in Francia, nella Francia nelIÙca di sempre; tale nella libera e forte Norvegia; tale in Ucraina, nonostante vent'anni di disciplina sovietica; e le medesime cose sono avvenute, lo si racconta con orrore, entro gli stessi ghetti polacchi: perfino entro i Lager. E' stato un prorompere, una fiumana di violenza, di frode e di servitù: nessuna diga ha resistito, salvo le isole sporadiche delle Resistenze europee. Negli stessi Lager, ho detto. Non dobbiamo arretrare davanti alla verità, non dobbiamo indulgere alla retorica, se veramente vogliamo immunizzarci. I Lager sono stati, oltre che luoghi di tormento e di morte, luoghi di perdizione. Mai la coscienza uma·na è stata violentata, offesa, distorta come nei Lager; in nessun luogo è stata più clamorosa la dimostrazione cui accennavo prima, la prova di quanto sia labile ogni coscienza, di quanto sia agevole sovvertirla e sommergerla. Non stupisce che un filosofo, Jaspers, ed un poeta, Thomas Mann, abbiano rinunciato a spiegare l'hitlerismo in chiave razionale, ed abbiano parlato, alla lettera, di "damonische M-achte ", di potenze demoniache. Su questo piano acquistano senso molti par.ticolari, altrimenti sconcertanti, della tecnica concentrazionaria. Umiliare, degradare, ridurre l'uomo al livello dei suoi visceri. Per questo I viaggi nei vagoni piombati, apposit-amente promiscui, appositamente privi d'acqua (non si trattava qui di ragioni economiche). Per questo la stella gialla sul petto, il taglio dei capelli, anche alle donne. Per questo il tatuaggio, il goffo abito, le scarpe che fanno zoppicare. Per questo, e non la si comprenderebbe altrimenti, la cerimonia tipica, prediletta, quotidiana, della marcia al passo militare degli uomini-stracci dav•anti all'orchestra, una visione grottesca più che tragica. Vi assistevano, oltre ai padroni, reparti della Hitlerjurgend, ragazzi di 14-18 anni, ed è evidente quali dovevano essere le loro impressioni. Sono questi, dunque, gli ebrei di cui ci hanno parlato, i comunisti, i nemici del nostro paese? Ma questi non 12 CONTROCORRENTE

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