libertari, segu~i di Bakunin e di Proudhon. Detto tutto ciò, credevo che qualche comunista (ed erano presenti vari dirigenti locali) replicasse, ma ho avuto invece la soddisfazione e la meraviglia di constatare un gran silenzio generale, con meraviglia dello stesso oratore, che di buon grado, o suo malgrado, ha finito per convenire, con me, che Rosselli era stato mx:>ltopiù vicino agli anarchici che ai comunisti, impressionato forse da un libretto, che agitavo, contenente gli scritti autobiogra.fici di Carlo Rosselli, con prefazione di Gaetano Salvemini. Se avessero replicato avrei risposto nuovamente, al prof. Sciorilli Borelli, che anche !',altro fratello, Nello Rosselli, professore di storia all'Università di Firenze, ha sacrificato in ricerche storiche diversi anni della sua vita per lasciarci due grossi volumi: il primo nell'intento di valorizzare l'azione rivoluzionaria di Carlo Pisacane nel Risorgimento Italiano, mettendolo in evidenza e documentando come sia stato il primo assertore del Socialismo libertario in Italia, il secondo, intitolato "da Mazzini a Bakounin ", dove ci dimostra, con altri numerosi documenti, come tutto il Risorgimento Italiano, attraverso le varie associazioni operaie o carbonare sia stato completamente influenzato e pervaso in gran parte dalle teorie Mazziniane o da quelle del grande agitatore rivoluzionario, Michele Bakounin, teorico del comunismo libertario, compagno di Kropotkin, di Eliseo Reclus, di Carlo Caflero, di Andrea Costa e di tanti altri rivoluzionari dell'epoca, tutti di tendenze libertarie. Ecco, cari compagni, quello che ognuno di noi dovrebbe fare, non fosse altro che per difendere la memoria di questi grandi uomini da ogni tentativo socia! comunista che tenda a capovolgere i fatti, distorcendo la verità onde servirsene per raggiungere i propri fini. GUGLIELMO RICCI Pesaro 15-2-1961 • in Svizzera. Memorie del Risorgimento CR I S P I E Appena dopo la rivoluzione siciliana del 12 gennaio 1848, apparve a Palermo "L'Apostolato" giornale diretto da Francesco Crispi a cui collaborarono Paolo Morello, Leonardo Vico, Filippo Cordova, Giuseppe Silvestri ed altri uomini noti nella politica e negli studi dell'Isola. Il giornale fu di grande respiro - ha avvertito recentemente G. Gabriele Amico su "L'Ora",-· ma alle isolate verità rivoluzionarie e ai principi generali di libertà, non corrisposP la chiara visione dei veri problemi siciliani. Il giornale difatti non fu popolare, essendo letto solamente in alcuni ambienti intellettuali e politici; e •non fu popolare anche perchè il clero di Palermo gli si scagliò contro, per la lotta che il giornale aveva intrapreso contro ogni forma di tirannide e contro l'oscurantismo tenuto fermo soi>ratutto dai gesuiti. E proprio nei gesuiti il giornale vide l'ostacolo primo al proiµ-esso della nazione; così non pochi furono gli articoli che dedicò alla Compagnia di Santo Ignazio. Scrisse nell'articolo di fondo del numero 40 (6-5·48) "Anni memorabili pei gesuiti: Nel 1540 vennero istituiti. Nel 1774, condannati. Nel 1848 distrutti". E li accusò di aver fatto uccidere Maria Stuarda istigando Elisabetta di Inghilterra; di aver fatto assassinare Enrico III. Enrico IV; Innocenzo XIII che li voleva sopperire; Clemente VIII e Clemente XIV; di avere congiurato contro Pio IX; ecc. E li definl ancora "satelliti di tirannide interna e straniera ". Fatto era che i liberali vedevano nei APRILE 1961 I GESUITI gesuiti la roccaforte dello oscurantismo che avcv,a tenuto il popolo italiano inerte sotto le più crudeli tirannidi. Questa lotta contro i gesuiti culminò in Sicilia con l'espulsione della Compagnia d·all'isola il 2 agosto dello stesso anno. "L'Apostolato", cui spetta tale benemerenza, ebbe come motto "Nous marchons" e visse dal gennaio al marzo. I gesuiti rintuzzarono gli attacchi con un loro giornale "Il Gesuita", il quale apertamente rinnegava i valori del Risorgimento italiano. Nel numero 1 di questo periodico il popolo è detto ingannato e chiamato traditore, mentre i capi del Risorgimento sono qualificati atei infami, corpi indiavolati, falsi profeti; definisce " orrende" le parole Libertà ed Eguaglianza e conclude con queste incredibili parole rivolte al popolo: "Sai tu che cosa pretendono questi infami liberali? trarti, come han fatto, dalla santa ubbidienza dovuta al tuo pietosissimo e legittimo principe (il borbone), per ridurti allo stato di sfrenata libertà". Questo giornale, però come nacque morì. Non è inutile ricordare questi fatti perchè i gesuiti sono sempre quel che furono allora, cioè uno dei massimi pericoli per l'Italia e per la civiltà. Anzi oggi vanna anche spudoratamente cianciando che la chiesa ed essi stessi sono stati gli autori del Risorgimento nazionale!! Vera Osti da "La Ragione" 27
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