colore hanno 'ben diritto a levarsi da dosso l'infausto "peso dell'uomo bianco". Esse vogliono essere padrone in casa loro e nessun interesse politico o economico, nessun arzigogolo legalistico o morale, può negar loro questo diritto ormai acquisito nella coscienza umana. Il Congo ora si dibatte tra la vera libertà che fa degli uomini coscienti dei loro diritti come produttori della ricchezza sociale - che fa di essi degli uomini padroni di se stessi -- e quella falsa che fa degli uomini degli sfruttati del capitale. Tra queste due opposte concezioni non vi può essere intesa od accordo. La vera libertà propugnata dal proletariato rivoluzionario elude la falsa sostenuta dal capitalismo. Avranno voglia i borghesi di cianciare di democrazia, di giustizia, di dignità dell'uomo ecc. ecc., Tribuna libera N E GA Non è questo un paradosso, nè tanto meno una espressione di stupidità o di mente amena. E' una verità affiorata ai migliori filosofi dell'umanità, prima ancora della nascita di Cristo. In un tentativo di analisi del problema della conoscenza umana, nel suo libro "La Logica", Aristotele espose per primo la sostanziale identità tra l'affermare il negare e l'interrogare. Non mi dilungherò in una dettagliata esposizione di quel suo trattato che tuttora non è stato smentito, pur avendo avuto l'aggiunta di molti capitoli e pur dO'Vendone avere presumibilmente aggiunti tanti altri, dato che il problema della conoscenza presenta ancora parecchi problemi agli studiosi. Giova però sapere quali sono le basi note su cui l'attività conoscitiva costruisce e sviluppa se stessa. Nel suo primissimo stadio la mente si forma le idee delle cose, attraverso un lavorio del tutto individuale che dipende da circostanze biologiche ed ambientali presso che incontrollabili, ma indubbiamente determinanti. Una volta arricchitasi di idee o concetti, collegandoli tra loro, la mente umana è capace di esprimere giudizi. Questi possono essere: affermativi, negativi, interrogativi. - Un giudizio, dicono i vecchi libri di logica, è ,iJ collegamento di due concetti mediante una copula. - Praticamente quando esprimiamo un giudizio, affermiamo sempre se il concetto che funziona da predicato è adatto o meno, se può essere attribuito o meno, all'altro che funziona da soggetto; e ciò in base alle esperi·enze interne della mente che li formula. Ecco qualche esempio: - Il pane è nutriente. - Tale affermazione non temeva contraddizioni, e qualche secolo fa la sua negazione appariva assurda. Oggi invece gli esperti di dietetica affermano: - Il pane non è nutriente. - Essendo affiorato ai più approf-onditi studi chimicoAPRILE 1961 il suono delle loro parole si sente fèsso. La libertà di cui i borghesi parlano si riduce ad un'oscena commedia. La loro democrazia si tramuta in tragedia ·e delle sventure dei popoli deboli e di colore la borghesia ne fa oggetto della sua carità ... pelosa. Il progresso umano non si compra con una manata di dollari. I proletari dei paesi bianchi devono volere la libertà vera per i popoli di colore. La liberazione finale dei popoli coloniali è la condizione della liberazione del proletariato occidentale dalla soggezione del capitale. Finchè durerà lo sfruttameno capitalistico dei popoli sottosviluppati durerà lo sfruttamento capitalistico dei popoli b-ianchi. Lia libertà degli uni è la libertà degli altri. Di qui non si scappa! M. De Ciampis AFFERMA biologici che il pane, anche se integrale, non ha tutti gli elementi nutritivi necessari al perfetto funzionamento del nostro sistema. L'affermazione: - L'uomo è un animale - può apparire paradossale se per "animale" intendiamo una bestia che non ha l'uso della parola articolata, nè un'attività mentale del tipo umano; ma se per "animale " intendiamo un essere dotato di anima, ossia di sensitività, allora la proposizione risulta esatta. Possiamo altresì dire u L'uomo non è un animale" dando però a quest'ultima parola il significato più comune di bestia. Da questi es~mpi, credo che debba risultare chiaro che è importante, anzi "necessario" conoscere e precisare il significato di entrambe le due idee espresse in un giudizio per potere andare avanti costruttivamente nel processo conoscitivo. Per affermare che qualcosa "è" o "che non è " noi dobbiamo avere chiaro il contenuto dei due termini che sono legati in giudizio. Ora riportiamo questa regola basica su un problema nevralgico: " Dio è esistente 11 • "Dio non è esistente". Entrambe sono corrette a secondo del contenuto che si dà alla parola "dio". Gli atei che rinneg11111l0'esistenza di dio, generalmente si riferiscono alle leggende delle religioni rivelate, alle varie storielle di Adamo ed Eva, della mela, di Mosè che parla con Dio sul monte ecc... Gli agnostici che dubitano e che non vogliono esprimere giudizi in proposito, si riferiscono a dio quale entità vitale esistente nel cosmo di cui ignorano le prerogabive e le finalità ultime. Gli atei si indignano con gli agnostici perchè non vorrebbero più vedere usat:a la odiata parola "dio" che crea confusione e perchè in suo nome i credenti hanno commesso tante atrocità e delitti. Ma a mio parere il problema non si risolve con il semplice cambiamento di parole, bensì con differente comprensione dei pro19
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