Controcorrente - anno XVII - n. 23 - mar.-apr. 1961

Problemi I L e o N e o Sin dal l.o luglio 1960, il problema politico di questo paese ha dominato la scena internazionale. Nato dalle effervescenze anticoloniali dei popoli di colore, il Congo libero si è trovato subito alla mercè del neo colonialismo nascosto dietro la maschera di politicanti nativi. La Repubblica congolese aveva dato appena i suoi primi vagiti che un finanziere americano vantava di avere nella sua saccoccia una concessione mineraria di un paio di bilioni di dollari nella provincia secessionista del Katanga. Cosi ai predoni che da circa un secolo sfruttavano il Congo, si aggiungevano ora quelli dei monopoli finanziari internazionali. In queste circostanze il futuro d•ei popoli congolesi si pronosticava oscuro. Il colonialismo nuovo e vecchio, come individuato in Kasavubu, Mobutu e Tshombe, continuava il solito giuoco del diritto del più forte. La tragica fine di Patrice Lumumba ha esacerbata la situazione. Essa, inoltre, ha rivelato la fatuità delle Nazioni Unite come organismo di pace o come paciere tra le varie fazioni congolesi. Chi"amate dal Lumumba per cacciare definitivamente dal paese i belgi, dato che non se ne volevano andare, le Nazioni Unite si sono addimostrate strumento ossequioso degli interessi capitalistici. A New York e nel Congo esse hanno sabotato il legittimo governo, paralizzandone l'opera. Gli agenti dell'imperialismo, corrompendo politicanti già venderecci, ha f;atto sl che dopo nove o dieci mesi di vita, il Congo libero è divenuto il Congo delle marionette belghe. Il Lumumba divenne primo ministro del governo congolese per mandato parlamentare, avendo nel Parlamento la maggioranza dei seggi. Era un nazionalista a tinte liberali. Non appena i belgi s'accorsero che non potevano manovrarlo a loro agio, gli fecero guerra spietata. Le banche troncarono il credito al governo, i regolari cespiti d'entrata dello Stato s'inaridirono come per incanto. Il l.Jumumba si vide con le spalle al muro, di fronte ad un dilemma terribile. Dato che l'Ovest non ne voleva sapere di lui, perchè non ossequiente ai dettami del capitalismo mondiale, si rivolse all'Oriente per aiuti. Tali aiuti vennero troppo tardi per giovargli e intanto la partita per lui era perduta. Kasavubu, divenuto presidente col favore di Lumumba, era un presidente di compromesso. Egli era ed è una marionetta dei belgi nel vero senso della parola. Interpretando a modo suo il provvisorio statuto del paese, licenziò il Lumumba dinanzi alla opposizione del Parlamento. Non contento, Kasavubu licenziò i ministri lumumbisti, poi licenziò il Parlamento stesso, col noto colpo di mano del colonnello Mobutu - 18 "uomo forte milimre ". Ancora insoddisfatto il roasavubu fece arresare il Lumumba e molti dei suoi partigiani, che poi consegnò al loro carnefice - Moisè Tshombe: dittatore del Katanga. La borghesia capitalistica si stropicciò in cuor suo le mani per l'assassinio del Lumumba, ed ipocritamente versò lagrime che non volevano dire nuila. L'opposizione e la guerra fatta al Lumumba dal colonialismo, dimostra quanto bugiarde siano le professioni democratiche e liberali di quelle nazioni che pretendono d'essere le paladine della civiltà cristiana. Chiaramente il Lumumba era il prodotto democratico della volontà degli elettori congolesi. Ora, il negare a lui e al suo partito il diritto di govemare era come spezzare le gambe alla democrazia stessa. l democratici bianchi, locali e d'oltre mare, assieme ai. .. democratici di colore al loro soldo, per interessi economici e di classe annullavano, nel modo come hanno fatto, la volontà democratica del paese. La triade Kasavubu, Mobutu, Tshombe è ora divenuto, con la presunta Confederazione, quintetto con l'aggiunta di Bomboko e Kalonji - tutti veri arnesi della più bieca reazione. • • * I belgi hanno dominato nel Congo sin, dal 1875, su per giù, e -in quasi un secolo di dominio non hanno fatto altro che arraffare a man bassa, senza preoccuparsi del benessere delle popolazioni. Fino al 1907 il Congo fu nominalmente uno "Stato Libero", sotto la sovranità del cristianissimo e cattolico Leopoldo II, re dei Belgi, ma in realtà esso fu un'impresa coloniale privala del re e di una ristretta combriccola di speculatori finanziarii. Caratteristica saliente di quest'impresa era la schiavitù che i padroni della colonia praticavano, ma di essa nessuno ne sapeva niente. Intorno a quest'anno si venne a sapere della cosa e la coscienza borghese, per quanto incallita, se ne offese. Lo scandalo era troppo ed il re fu costretto a lasciare la preda - che divenne colonia nazionale dello Stato belga. Ma alla schiavitù al modo antico si sostituì quella moderna - la schiavitù del salario. Il peso del dominio bianco cambiruva forma, non sostanza. La riforma a,pportata, per i poveri congolesi equivaleva alla fame perpetua, perchè in quella regione il capitale trattava gli umani peggio delle bestie da soma. La fame è il retaggio di tutti i proletari in regime capitalistico. Ma la schiavitù del salario. anche se sostenuta dalla religione e dalla politica, inevitabilmente crea, non ostante lo scetticismo social-democratico al riguardo, le forze che la seppelliranno. E' questione di tempo e di circostanze, come la Storia di questi ultimi cinquant'anni ci dice. Le popolazioni di CONTROCORRENTE

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==