Controcorrente - anno XVII - n. 23 - mar.-apr. 1961

Donne della resistenza ADALGISAGALLERANI Alle donne di Bologna è dedicata questa memoria di donne cadute come soldati in guerra per la Resistenza. Serva la loro testimonianza a rendere più estesa la lotta, più libera la strada verso la vittoria di un ordine nuovo, di pace, di lavoro e di libertà, non lontano ormai nell'avvenire. 5 Si chiamava Tosca di nome di battaglia, e lavorava per il Partito fino dal tempo clandestino. Un lavoro pericoloso e sotter· raneo, prima della caduta del fascismo. Era corriere tra l'Italia e Parigi, aveva gravi responsabilità benchè fosse tanto giovane, •nata il dieci ,rettembre millenovecentoventi. Questo voleva dire una semplice ragazza cui si affidava nell'azione la sorte rischiosa sua propria ma anche quella dei compagni. Appunto perchè la sua prestazione al Partito cominciò in anni oscuri, fuori legge, poco si sa di quell'andare e venire, e come faceva a passare all'estero, e quanto le era richiesto di compiere. Certo era intelligente e fedele a tutta prova poichè mai accaddero danni per sua colpa: uno stato di servizio perfetto. S'intende che la lotta partigiana la trovò adatta ed addestrata come poche altre, per le esperienze ben più scabrose che pure era riuscita a superare. Subito entrò a far parte del Comando unico militare EmiliaRomagna, si rese necessaria nel collegamento con il Comando Centrale del C.V.L. di Milano. Ricominciò l'andare e venire, questa volta nell'Italia occupata, senza sbarre di frontiere ma con l'incerta avventura della presenza fascista e tedesca. Non aveva paura, era abituata al rischio di passare in ogni parte con armi, stampa, ordigni, timbri. Ognuna delle cose che portava nella sua borsetta era tale, per lei, da essere fucilata al momento della cattura. Non gli scritti più importanti, per quelli la Tosca aveva un sorprendente rimedio, la sua memoria le serviva, molto duttile e fresca: ore ed ore studiava le carte che avrebbe dovuto consegnare, le imparava riga per riga come si studia a scuola la "Cavallina storna". Quando si sentiva sicura, andava dove era indirizzata: là ripeteva ai responsabili ciò che doveva dire, in caso di assenza scriveva essa stessa, consegnava il foglio e ripartiva, per un altro viaggio. La "Tosca", coraggiosa, svelta alle invenzioni e agli accorgimenti, brava di uscire illesa per anni interi perfino dal sospetto, di un fatto aveva timore: gli aerei. Era una cosa fisica, non facilmente superabile. Non per la vita chè già tante e tante volte 16 a,·eva messa perduta, ma, chissà, forse per il rumore, gli urli, la polvere, lo scoppio. Si rizzava con la propria debolezza, andava incontro impassibile a pericoli molto più gravi, si consolava con questo. E ad ogni allarme, o bombardamento cercava di abituarsi, con la volontà ci riusciva, fu felice quel giorno che non risentì più nessuna impressione. Era un giorno qualunque dei suoi trasferimenti tra Bologna e Milano, dovette fermarsi a Piacenza. Una formazione pesante bombardava il ponte sul Po, da un pezzo ci tiravano senza prenderci, questa volta vennero in forza, con le fortezze volanti. I grappoli di bombe sganciati l'uno dopo l'altro scoppiavano dove toccavano terra, fossero o no sul bersaglio. Sappiamo che nelle incursioni aeree molte bombe furono sprecate e rasero al suolo mezze città senza raggiungere l'obiettivo. Ma forse di lassù gli aviatori non ci vedevano, oppure dove· vano disfarsi del carico, in un modo qualsiasi, per ritornare vuoti alla base. La Tosca s'era riparata come poteva, non aveva trovato un rifugio, non pratica del posto. Ma tutto andò bene anche se era dentro un portone, passò il grosso dell'attacco aereo, s'allontanò il rombo altissimo e musicale degli apparecchi. "Che brava sono - disse la Tosca tra sè - nessun inconveniente mi è capitato in mezzo a questo inferno". Uscì col fischio del cessato al· !arme, salutando due o tre persone che erano state con lei dentro la stessa porta. Ma non passò mezz'ora che venne un volo di caccia, con allarme rapido, s'abbassarono fin quasi in mezzo alle case non si sa perchè si misero a mitragliare. Una delle tante azioni insensate aderenti ad una guerra assurda. La Tosca era sulla strada, non c'era aperto un altro portone. i proiettili grossi delle mitragliatrici la colpirono nelle gambe, nell'add·ome. Cadde senza aiuto, soltanto più tardi al termine dell'incursione un'autoambulanza la raccolse, la portò all'ospedale. Rinvenne nella sala operatoria, quando già i medici avevano tentato un intervento con scarsa speranza. Il primario stava togliendosi i guanti, si lavava le mani. " Come si chiama. signorina? " chiese, e la Tosca mormorò il nome dei suoi documenti falsi. CONTROCORRENTE

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