le forze democratiche di ciascun paese ci permetterà raggiungere questi obiettivi in un breve periodo storico. "La comunità dei nostri popoli definisce chiaramente la dimensione continentale della lotta. "Non siamo soli. Ci sostiene la fraternità dei popoli amanti di libertà e di pace. Ma la liberazione che aneliamo dipende principalmente dal nostri propri sforzi". Questa dichiarazione venne approvata all'unanimità dai rappresentanti di tutte Vita coloniale LA VISITA DI Danilo Dolci ha fatto un giro in America, venendo a parlare delle sue esperienze in Sicilia. Come cl si poteva attendere, i coloniali Italiani sono entrati In uno stato di esasperazione e sdegno. Ma, peggio ancora, per quanto ci risulta, le autorità rappresentative del governo italiano, alcuni dei consoli, si sono gettati apertamente in una campagna d'ostruzione. Ci fu detto che in qualche caso, qualche console ha sorpassato quel ,punto, mettendo apertamente la sua autorità contro chiunque tentasse di aiutare Dolci a far conoscere il suo lavoro e le sue esperienze. Non ci stupisce che molti Italiani, sopratutto coloro che da molti anni sono emigrati qui, siano poco lusingati dalla pittura che Dolci ha portato in America. Senza dubbio, tutti gli italiani sanno molto bene che le cose sono andate molto male, e per molti anni, per secoli In verità, almeno fin da quando Roma ha incominciato ad estendere il suo rapace l.mpero, in buona parte d'Italia, e in modo speciale In Italia meridionale. Ognuno sa della miseria, delle umiliazioni, della vera disperazione che aftligge una gran parte della penisola. Ed in verità, se queste miserabili condizioni non avessero costretto almeno il novanta ,per cento della emigrazione Italiana In America a cercarsi oltre oceano un pane, che ognuno sapeva bagnato di sudore e di sangue, piuttosto che soffrire oltre in patria, gli italiani negli Stati Uniti ammonterebbero ora a poche migliaia. Però, come è frequente fra le popolazioni latine. la miseria deve essere tenuta nascosta all'occhio dell'estraneo. Straccioni si, pezzenti si, ma In patria. Da una parte, ciò si giustifica con un senso di dignità e di ritegno, che ha aspetti di nobiltà. Ma ciò non esclude Il dovere di cercare le cause della miseria. Però l'orgoglio nazionale, ancora memore purtroppo dell'alterigia bombastica del tragico ventennio, non può permettere di confessare apertamente allo straniero miserie e debolezze. E ciò tanto più quando colui che Illustra queste debolezze mette il dito sulla vera plaga: corruzione di istituzioni, pregiudizi, asservimento sociale e morale, oscurantismo religioso. Peggio ancora poi quando Il de10 le Repubbliche latino-americane che hanno un seguito nel popolo. E' da notare, fra l'altro, che la loro impressione del dittatore cubano non sembra affatto quella di certi critici. .. I quali, se fossero in Cuba, molto probabilmente capirebbero che più e meglio non è possibile fare, che non esiste una via di mezzo, e che la scelta è per quella Rivoluzione cosi com'è, o contro di essa. Ma contro la Rivoluzione non sarebbero in bella compagnia ... R. T. DANILODOLCI nunciatore, di fronte allo straniero, proclama che coloro stessi che sono afflitti e umiliati da queste miserie hanno Il potere e la capacità di porre rimedio ad esse, a condizione che essi acquistino coscienza del loro valore umano, della loro dignità, e che sorgano a difendere i propri diritti. Tutto questo, malgrado l'insegnamento di resistenza passiva, non violenta, di autoeducazione, di cooperazione coscientemente volitiva, che è la caratteristica dell'attività di Dolci, è estremamente disturbante, rivoluzionario, in un ambiente come il siciliano sopratutto, in cui la rigidità di classificazioni sociali, l'arretrato sviluppo economico e sociale hanno finora prevenuto il gioco di una multiforme e dinamica società. E diventa estremamente sospetto agli ambienti italo-americani. In questi difatti sono praticamente spente le aspirazioni rivoluzionarie, o per lo meno attivistiche, che li avevano animati negli anni lontani della loro emigrazione. Le generazioni che si sono succedute ai poveri emigranti di ottanta, cinquanta anni fa, sono oramai bene ingranate nell'ambiente americano, se pure ancora conservano attaccamenti più o meno chiari colla patria di lontana origine. Anche solamente per istinto esse sanno, come sanno le classi lavoratrici americane, che è estremamente pericoloso per una società che ancora non ha trovato il modo di esprimere chiaramente le sue prospettive per il futuro, che ancora si aggrappa alla conservazione di un ordine le cui basi spirituali risiedono nel passato, aprire la porta a idee radicali, se pure non direttamente rivoluzionarie. Troppo bene esse sanno che, in un mondo che si sta avviando su nuove strade, ogni nuovo gruppo che cerca la propria salv-ezza scardinando vecchie idee e vecchie clientele arrischia di accelerare il processo di critica e di finale sovvertimento dell'ordine lstl· tulto. Poichè altrettanto istintivamente esse conoscono che la civiltà di cui gli Stati Uniti si dichiarano esponenti non ha saputo profferire finora alcuna alternativa alle lusinghe comuniste accettabile alla grande maggioranza della umiliata e Immiserita umanità, esse odiano ogni idealista come Dolci. Questi, minando colla sua propaCONTROCORRENTE
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