~ONTRO~O APRIL 1961 GARIBALDI
GARIBALDI Le guerre, se pur lo trascinarono con entu..;.iasmo verso le più fulgi<le vittorie, non furOno nel suo profondo anirno di genero.so. soldato la ragione intin1a della sua esistenza. Nel suo cuore vibrava qualcosa di più nobile e grande: la pace e l'arn1onia fra i popoli, Non bisogna ammirare Giuseppe Garibaldi solo attraverso le epiche lotte che sostenne vittoriosan1ente su innwnerevoli can1pi ,di battaglia del mondo intero, 1na è doveroso conoscere e valutare pure il suo carattere intr<insccamente u1nanistico che lo univa sincera1nentc a molti alfieri deUc Jibel"t.;i sociali. Egli sì combatteva contro tulle le egmnonie "t'eutoniche" 111a i su'oi lun1inosi occhi guardavano ohire le atrocitU che tutte le guerre con1portavano. Sul suo vcfucc dlestriero aguzzava lo sguardo lon1anO, a un punto luminoso al di lii dlei confini convenzionali delle patrie nazioni. Egli che conosceva le iniquitU internazionali foonentate laddove regnava l'abon1inazionc dei g'Overni assetati di predorninio, provava ripugnanza e dolore, perchè In ~ua spada l'ave,•a sen1prc sguainata per 1>orlare nel mondo la giustizia fra i popoli. L'eroe di tante battaglie concluse ,,iuoriosan1entc su due continenli non fu dun<1ue esclusivan1ente un grande condottiero, d'al suo animo generoso si elevavano pure nobili principi di eguaglianze sociali. Giusc1>pe Garibaldi oltre acJ essere stato un prode soldato, fu anche un tenace assertore delle liberto dei popoli, Egli non disdegna,•a la rivoluzione e i rivoJuzionari, quando quest'a scaturiva e quelli insor~ gevano per una giusta cau~a di redenzione umana. Citare i nomi di tanti rivoluzionari che ebbero mnichevoti rapporti con Giuseppe Garibaldi, accettandone, entusiastica1ncnte i suoi pt'cziosi consigli, sarebbe assai funga elencazione. Basta ricordarne qualcuno per averne un 'id1 ea. Fra ((UCsti si possono menzionare l'intemnzionalista Celso Cerretti, che in una lettera inviatagli da Giuseppe Garibald~ il 22 Dicen1bre 1872 incominciava con una frase rintasta celebre: "L'Jn\. tentnzionale è i.I sole dell'avvenire". Amilcare Cipriani, il co1nunardo che con Luisa Michèl combauè strenuamente ne "La Comune di Parigi " del 1871. Il famoso rivoluzionario russo, l'anarchico 1\fichele Bakunin; Luigi Augusto Blanqui, celebre socialisra ~ivoluzionario; il grande poe'ta catanese repubblicano 1\.1ario Rapisardi e tanti altri ancora. Giuseppe Garibald•i, bisogna ricordarlo, fu se1nprc uno strenuo lottatore conlro ogni in1poslU!'a lcg'alitar'ia e con,·enziOJ1ale. Nel suo " tes1an1ento politico " (l'auto~ grafo si trova nella busta 81 della raccolta "Cu•atolo" al i\fuseo del Risorgimento di Milano), esprime chiaramente i profondl scntintenti sociali, scrivendo virilmentrc nella 1>rin1a 1>artc del testa1nento quanto segue: " Ai n1iei figli, ai n1iei amici ed a quanti divido.no le n1ie opinioni, io lego: l'amore n1io per la Libertii e per il Vero; il mio odio per la menzogna e la tirannia"· Questo breve accenno testlame'n1ario è sufficiente per dare un giudizio imparziale del suo pensiero. Se Giuseppe Garibaldi fu essenzialmente uno dei più luminoSi antesignani del Risorgin1enfo italiano, i cultori nelle celebrazioni del " Centenario " no.n dovrebbero d'in1enticare il lato n1oralc ed idealistico d'ell'Eroe dei "DuP !\tondi". Per ((u'csto ho voluto soffer1nar1ni brc,·en1entc nel presente scritto sul bcntimcnto sociale e politico de1 grande Scomparso. ALDO FINZI da " Uman.itti. Nova "
RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 Milk Street, Boston 9, Mass. CONTROCORRENTlsEpubllshtd bl-moothly.Mail adchss: 157 Mllk SL, Boston. Aldino Felicanl, Editor and Publishe•r. Office of publioatlon157 Mllk Strttt, Boston9, Mass. S«ond-class mili prlvlleges authorlzed al Boston, Mass. Subscrlptlon$3 a yeor. Voi. 17-No. 5-(New Series !23) BOSTON, MASS. Mar.-April, 1961 Documenti Arrivederci, Dittatore Ecco i punti essenziali della lunga lettera aperta scritta da H enrique Galvao contro Salazar e pubblicata a Caracas. E' la verità, caro Salazar: sono sfuggito alle tue unghie, alla tua instancabile gestapo, ai tuoi giudici, ai tuoi tribunali speciali, ai tuoi gerarchi arricchiti e decorati, ai tuoi mercenari, al tuo esercito di occupazione, alle tue pvigioni, ai tuoi campi di concentramento, ai tuoi discorsi irresponsabili, alle tue magistrali menzogne, alla tua corte di vampiri e di cretini, ai tuoi negrieri, al tuo medioevo, alla tua oligarchia. Sette anni fa mi hai fatto condannare senza prove. Ho avuto tre anni di galera da un tribunale militare formato da generali avidi di ricompense e di promozioni e da un giudice che, quando fu pronunciata la sentenza, come è stato dimostrato, avrebbe dovuto trovarsi in prigione per reati comuni. Tre anni di galera. E quindici di sospensione dai diritti civili (pena alla quale sono già condannati, senza processi, tutti i portoghesi), la confisca della mia sola ricchezza: la pensione militare, e l'espulsione dall'esercito. Dopo mi hai di nuovo trascinato innanzi ai tuoi giudici. Un processo segreto e vergognoso al quale mi sono rifiutato di presenziare. Mi hai portato con la forza sul banco degli imputati e io mi sono rifiutato di collaborare in qualsiasi modo a questa farsa tragica. Ho avuto diciotto anni di carcere. Il carcere a vita, praticamente. E tutto ciò per aver manifestato opinioni diverse dalle tue. Questa è la colpa più grave che un cittadino portoghese possa commettere. Più d'una volta hai anche tentato di farmi sopprimere dai tuoi sicari. Hai detto che ero io a volere la tua morte. Non è vero: ti voglio vivo, Salazar, ben vivo. Ho orrore dell'omicidio, commesso per qualsiasi ragione, e non credo alla morte come fatto di giustizia, a scopo di vendetta. Sono anzi convinto che la morte rechi più vantaggi a chi scompare che a chi rimane. Ho sete di giustizia, non di vendetta. Soltanto se rimarrai vivo fino all'ultimo atto della nostra tragedia, potrai rispondere dei tuoi delitti in un processo onesto, pubblico, imparziale. Il contrario di ciò che tu hai sempre fatto con i tuoi nemici. Dunque, ti sono sfuggito. Sono evaso dal carcere, da solo, senza aiuti, senza complici. Dopo duemilacinquecentosessantatrè giorni di detenzione. Ho spezzato il cerchio della tua polizia politica e dei tuoi stupidi delatori. Me ne sono andato attraverso quei canali segreti che ormai coprono l'intero paese. Le strade della libertà. Hai distribuito ai gendarmi la mia fotografia a migliaia di copie, come fossi una stella del cinema. Ma è stato tutto inutile. Voglio dirti, Salazar, alcune cose che mi sembrano necessarie, in questo momento, anche se riguardano cose mie personali. Ho lasciato il tuo servizio con le mani pulite. Avrei potuto arricchirmi facilmente se avessi ceduto alle tue lusinghe, se avessi accettato di schierarmi con i tuoi corti· giani corrotti e disonesti. Non ho venduto l'anima al diavolo. Non ho mai chiesto nè a te, nè ai tuoi seguaci, aiuto o protezione. Di nessun genere. A te ho sempre chiesto libertà e giustizia, soprattutto per l'Angola. Ma tu hai deliberatamente precipitato questo paese africano verso la crisi politica ed economica. Oggi i risultati del tuo operato sono evidenti. Per comprendere la situazione attuale, è necessario un passo indietro, a quell'anno 1926 che segnò la salita al potere dell'esercito e l'instaurazione della dittatura militare in Portogallo. Fu un atto duro, ma in parte giustificato dalla situazione di disfacimento organizzativo e ideologico in cui si vennero a trovare, dopo una lunga crisi,
ì partitì politìcì. I prìmì tempi del governo militare furono economicamente disastrosi per il paese. Si capì che era necessario agire con prontezza se si voleva salvare il Portogallo dalla rovina definitiva. Fu allora che venisti alla ribalta tu, Salazar. Eri un oscuro professore d'economia all'università di Coimbra. Avevi reputazione di essere onesto e competente. Il paese ebbe fiducia in te. Si mise nelle tue ma:ni con uno slancio che la tua vanità non ha certo dimenticato. Non ti fu difficile, con le competenze tecniche che hai, rimettere in sesto la disastrosa situazione finanziaria del nostro paese. Dicesti, e lo ripeti continuamente, che fu un gran miracolo. lo non lo credo, perchè non credo ai miracoli, ma il tuo intervento fu certamente un'opera positiva, almeno sul piano tecnico. Riordinato lo Stato, riorganizzata la struttura finanziaria, temperata la dittatura militare: era il momento di restituire al Portogallo i suoi istituti costituzionali, il suo reggimento democratico. L'esercito era ben lieto di deporre il pesante fardello del potere. Ebbe fiducia in te, affidò la situazione alle tue mani. Eri un borghese, un professore d'università, un tecnico. Non costituivi un pericolo totalitario. Ti fu dato il potere a discrezione. Si ebbe fiducia nel tuo patriottismo, nel tuo spirito democratico, nel tuo sentimento d'onore e di libertà. Ma nessuno si ,prese la briga di guardare un po' attentamente se eri patriottico, se eri democratico, se in te albergavano davvero sentimenti di onore e idee di libertà. Il tuo carattere non era allora quello di oggi, ma già vi ern nel tuo comportamento, come ha scritto il deputato Jacinto Ferrera, "una serie continua di incoerenze, di tortuosità, di contraddizioni che di.mostravano lo squilibrio psicologico della tua personalità, tesa al ,potere senza limiti, alla sopraffazione, alla dittatura". Hai dunque assunto il potere sul Portogallo e hai accentrato nelle tue mani ogni autorità. Quella civile, quella militare e perfino quella religiosa. Ridotto il popolo a un gregge abbrutito di pecore, arruolati nella legione dei tuoi seguaci tutti gli uomini senza carattere e senza dignità, uccisi o perseguitati gli oppositori coscienti, corrotti con il denaro e le cariche gli oppositori di più debole temperamento, organizzato lo Stato secondo i tuoi modelli dittatoriali, condizionata la stampa a celebrare la tua persona, chiusi i confini del paese alle idee del mondo, il governare divenne facile come il gioco crudele di un bambino perverso. Tu non facesti proprio niente di nuovo. Prima di te c'erano stati Mussolini e Primo de Rivera, e prima ancora le idee retrive del medioevo. La tua dittatura ha preso qualcosa da tutte le dittature già esistenti e condannate dalla storia. Ne è uscita una caricatura, una farsa grottesca carica di sangue. Sei stato abbastanza abile nel mascherare tutto ciò sotto una finzione di pseudodemocrazia, ma sei riuscito a ingannare soltanto chi ha voluto lasciarsi ingannare. Guardiamo gli istituti del tuo potere e 4 \·edìamo se sì tratta di ìstìtutì democratìcì. Ecco le basi della tua dittatura: Un partito unico, mascherato dall'etichetta di Unione nazionale (come il partito di Hitler). Una polizia politica, modellata sulla gestapo nazista, istruita nelle scuole tedesche, sui metodi inumani di Himmler. Una censura applicata a ogni manifestazione della vita, inflessibile e subdola al tempo stesso. Una Legione portoghese che ha tutti i caratteri delle SS, delle camicie nere. Una Gioventù portoghese, imitata dai " balilla" italiani e dalla Hitlerjugend, con una grande S sulla fibbia della cintura. Un giornale di partito il cui deficit enorme è pagato con i soldi dei contribuenti. Un ministero della Propaganda organizzato secondo gli insegnamenti di Goebels, unicamente occupato nell'esaltazione della tua ,persona. Un saluto romano identico a quello inventato da Mussolini. Una Federazione nazionale del lavoro il cui motto è, proprio come quello nazista: "Gioia nel lavoro". E per sostenere tutto ciò: manifestazioni organizzate, celebrazioni continue, feste comandate. Parate ridicole e pretenziose, inaugurazioni pompose di opere pubbliche, sacrari della patria e cosi via. Per realizzare il tuo regime hai tradito e negato la costituzione democratica del Portogallo, hai messo insieme un Parlamento composto di deputati prezzolati, di coristi arruolati nelle file del partito unico, hai costituito un'assemblea corporativa, hai nominato un consiglio di Stato di tuoi amici, hai posto i tuoi seguaci più fedeli alla testa del movimento sindacale, trasformando le organizzazioni operaie in un mezzo ignobile di favoritismi e di corruzione. Se si guarda al Portogallo di oggi, se si fruga con occhio consapevole sotto la lucida vernice del regi.me, si scopre quali sono stati i risultati della tua dittatura, a quale degradazione ha portato il nostro paese l'opera dei tuoi istituti tirannici. Il popolo portoghese è avvilito, impaurito, ignorante, incapace ormai di reagire. Il livello di vita è il più basso di tutta l'Europa. L'unico sfogo alla nostra vitalità sono le famose tre " F ": fado, foot-ball e Fatima. Trentadue anni di regime poliziesco e di censura, di violazione costante del segreto epistolare, di sopraffazione fiscale, d'imposizione culturale, di ricatto e di minaccia hanno ridotto un popolo pacifico e gentile al rango di paria. Il Portogallo ha paura di te. Ma anche tu hai paura. Hai paura di Delgado, di me, di quell'altra dozzina di uomini che non ti temono e ti combattono. Hai paura di un attentato ma anche di molte altre cose. E tu sai bene quali. Tutti i ,principi morali sono stati ridotti sul piano del denaro. La tua amministrazione è la più oorrotta del mondo. Tu compri e vendi le coscienze e questo rappresenta il tuo ideale di autorità. Anche l'esercito è degradato al rango di polizia. CONTROCORRENTE
E' certo efficiente per domare un'insurrezione, una rivolta, ma spenti sono i sentimenti dell'onore, dimenticata la vera tradizione militare e patriottica. I tuoi soldati sono dei pretoriani pronti ai tuoi ordini. Ma gli ufficiali migliori vivono In miseria, con la costante paura di perdere l'impiego, di trovarsi sul lastrico con le loro famiglie. Questi ufficiali non sanno più che cosa siano nè la dignità, nè la disciplina. Sfuggono le responsabilità, si rifugiano nel più basso servilismo. Non migliore è il governo che ti circonda. Hai ai tuoi ardini dei mediocri, del meschini che sono giunti alle più alte cariche dello Stato attraverso l'umiliazione. Fra loro tu brilli per intelligenza, per onestà. Gli intellettuali portoghesi non sono con te e ti risparmiano la vergogna del paragone. Il Portogallo della cultura è tutto all'opposizione. Ma la stasi culturale è completa. Il paese è sordo, Insensibile ormai perchè non può sapere, non ,può conoscere. Tu impedisci la pubblicazione di tutti i libri che In qualche modo sono contrari al tuo regime. Un giornalista americano, Edmund Stevens, ha scritto, nel 1952, che il tuo regime "unisce alla più dura Intolleranza politica il più rigido dogmatismo religioso. Salazar è più papista del papa". Sul punto della situazione religiosa del Portogallo è necessaria qualche osservazione. Il tuo regime si dichiara cattolico, ma In realtà ha operato In ogni modo per tradire i sentimenti cristiani del paese. TI servi di certe autorità ecclesiastiche per rafforzare il tuo potere. L'abbiamo visto alle ultime elezioni. Ma anche se il clero talora serve ai tuoi scopi, fra molti uomini di Chiesa serpeggia lo spirito di rivolta verso di te e verso i tuoi sistemi. Ciò avviene non soltanto fra I prati che sono più vicini al popolo e ne sentono Il dolore e la sofferenza. Lo stesso cardinale patriarca ha preso posizione. Ha detto chiaramente che la Chiesa portoghese se non è schierata con l'opposizione non è neppure con te. In questi ultimi tempi la situazione ti ha costretto a mostrarti per quello che sei: un tartufo. La tua voce, amplificata dalla radio e dalla televisione, ha rivelato infine la verità della tua natura. Tutti hanno potuto scoprire Infine che tu non sei nè cristiano, nè cattolico. Sei un servo di Erode e di Pilato. Sei giunto a minacciare il Papa parlando di una possibilità di revisione del Concordato. La tua politica verso I paesi d'oltremare è stata crudele e stupida. E' questo un argomento che posso trattare con compe· tenza. Sono stato per quindici anni Ispettore coloniale. Nella tua "carta delle colonie", nella tua legge per i paesi africani " per Indicare gli abitanti dell'Angola e del Mozambico. Tutti I tuoi atti In questa direzione sono stati contrari al buon senso e all'indirizzo moderno. Sei l'ultimo che sogni un impero coloniale. Sei un uomo del medioevo. Nel momento stesso in cui lo spirito colonialistico muore In ogni paese civile, tu ti erigi campione del ph) crudele colonialismo. APRILE 1961 Tutti possono vedere i risultati della tua politica coloniale. Stupida, capricciosa, cieca e senza possibilità di controllo. Le popolazioni dell'Angola e del Mozambico se ne vanno, emigrano. E' un'emorragia demografica che non ha precedenti. Lasciano le loro terre per non morire di fame. Nelle isole di Capo Yerde l'intera popolazione agonizza sotto il peso di una regolamentazione degna del feudalismo. Ricorderai benissimo di avermi inviato alcuni anni fa al Capo Verde proprio per studiare i mezzi di arrestare la crisi economica che già aveva ucciso oltre un quinto della popolazione e minacciava di trasformare il paese in un deserto disabitato. Io studiai i rimedi, !eoi i miei rapporti, lottai perchè si facesse qualcosa. Ma nulla si fece. E' giusto che il mondo e l'ONU sappiano che Il popolo portoghese, sottomesso con la forza alla tua dittatura, non è responsabile del delitti che si compiono in suo nome, nelle terre africane e anzi li condanna. Il silenzio è complicità. Per questo noi alziamo la Jl'OStra voce e parliamo ben chiaro al mondo intero. Tu proteggi e difendi i funzionari che vendono i negri. Grazie a quei pvlnclpi cristiani che sono la tua bandiera, nelle nostre province d'oltremare è in atto un regime di durissimi lavori forzati, più crudele della stessa schiavitù. Tu assisti impassibile a tutto ciò. Il mondo sappia che il responsabile sei tu e Il tuo partito, non il paese. I portoghesi consapevoli del loro dovere di uomini vorrebbero anche In Africa una politica moderna, illuminata, consona alle tradizioni di civiltà del nostro paese. Viviamo nell'Illusione della pace, ma questa pace è la pace del gregge, la pace del cimiteri. Le nostre province africane sono le uniche, dell'intero continente, che non abbiano ancora espresso un solo Intellettuale dl colore. Il tuo impegno preciso è stato quello di applicare in Africa i) principio della non civilizzazione. Hru voluto ad ogni costo mantenere il ".ecchlo, superato sistema della madrepatria che comanda e delle colonie che ubbidiscono bestialmente. Oggi il Portogallo potrebbe essere una repubblica federativa euro-afri· cana e invece non è che un miserabile Stato d'Europa, con otto province, e un i':'?ero coloniale In sfacelo, tenuto nella cond1z1one giuridica più umiliante. E veniamo ad osservare gli altri risultati della tua dittatura. Vediamo qual'è la situazione del Portogallo nel campo della alimentazione, dell'abitazione, del livello di vita, della salute pubblica, dell'assi~tenza sociale dell'istruzione e della giustizia. Per 'merito tuo il Portogallo è oggi li paese più arretrato d'Europa. La media delle calorie giornaliere consumate dai portoghesi è 2400, Inferiore di 100 calorie al minimo fissato dalla FAO. Mancano proteine e grassi, mancano cibi sostanziosi. Pur avendo sfuggito il disastro della guerre, Il nostro paese vede ogni giorno sca~ere il suo tenore di vita. Nel 1927, anno primo dell'era salazariana, la media di calorie era di 2.524 al giorno! 5
La carenza alimentare rende drammatica la situazione della salute pubblica. La tubercolosi, per esempio, cresce con ritmo impressionante, superiore i quello contenibile con gli antibiotici e oon l'organizzazione di sanatori. In Portogallo non esiste alcun controllo sulla fabbricazione dei prodotti farmaceutici e i medici, quando possono, consigliano medicamenti stranieri. Le farmacie sono pochissime nel nostro paese. Statisticamente siamo, in questo campo, all'ultimo posto fra i paesi d'Europa. In compenso i prezzi delle medicine sono altissimi, più alti che in Spagna dove già la speculazione regna sovrana. Il sangue degli emofilitici impressiona meno di quello versato dai combattenti della rivoluzione, ma sangue per sangue, è giusto che si sappia, nel mondo, che nel nostro Paese di muore ogni giorno, in ogni casa, per colpa della dittatura. Queste perdite sono meno drammatiche di quella della sommossa armata, ma il risultato alla fine è il medesimo. Un paese senza un poter-e giudiziario indipendente è un paese senza giustizia. La nostra magistratura è legata strettamente al dittatore e l'esercizio della giustizia è div-entato un grosso affare finanziario. Soltanto i ricchi •possono ricorrere ai tribunali e ciò sancisce il prevalere di chi Corriere Italiano ha su chi è povero. La dittatura ha scelto con grande attenzione i suoi giudici. Gli uomini onesti e integri sono stati allontanati e il loro posto è stato preso da gente disposta, per debolezza o per avidità, a trasformare le aule dei tribunali in strumenti di tirannia e d'ingiustizia. Siamo arrivati al punto in cul non è più possibile distinguere fra i giudici e i criminali comuni. Tu imponi che siano durame!lte _pun_iti i delitti d'opinione. Tu condanni clu sciopera. Tu condanni chi esprime idee in contrasto con le tue. Hai organizzato la giustizia in una ignobile associazione di tipo fascista. La tua polizia ha una sola differenza con la ~stapo di Hitler: va a messa e si copre del nome di Dio. Il naufragio del tuo regime, Salazar, è prossimo. Tu potrai ancora contare per qualche tempo sull'assopimento del paese, ma l'ora della fine è vicina. Ho scritto questa lettera perchè ti serva di monito, d'avvertimento. Circolerà in Portogallo, nelle nostr-e terre africane, fra gli emigrati portoghesi del Brasile, in tutto il mondo. E' ora che si sappia chi sei. Come reagirai? Delle tue reazioni non m'importa. Arrivederci, caro Salazar. Henrique Galvao NO, DICEFIRENZE AL FASCISMO Continuano a provarci, camuffati con nomi vari, sotto la guisa di arcieri in difesa della "patria". Fascisti o nazionalisti, e non importa quale altro nome si diano, sono gli stessi che prima imposero il loro speciale tipo di schiavismo nazionale e, se quello non fosse stato sufficientemente vergognoso ed avvilente, importarono le selvagge orde hitleriane, a completare la malvagia opera da loro iniziata. Cosi, a Firenze, nel mezzo del marzo primaverile, tra una rivolta di fiori e di colori che questa storica gemma del mondo fanno sembrare tanto indescrivibilmente più bella, , relitti del ventennio ed i pretoriani che li servono, dimentichi forse della lezione loro inflitta lo scorso luglio, quando il popolo italiano insorse contro il tentativo tambroniano al restauro dello schiavismo clerico-fascista, han voluto riprovare, fosse stato pure con il terror-e e la violenza d'altri tempi, a piegare la città ai loro voleri. Se fu Firenze a dare allo squadrismo molti degli uomini più ignobili che tanti lutti, disonori e distruzioni aggiunsero alla rovente storia della millenaria città, oggi, la stessa Firenze che al riscatto del suo onore dette i fratelli Rosselli ed alla sua rivendicazione i Piero Oalamandrei, l'adottivo figlio Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi ed altra schiera innumere di noti ed ignoti eroi i quali, subendo torture medioevali e la morte, seppero rintuzzare e sconfiggere le 6 orde barbariche che per oltre un ventennio avevano avvelenata l'esistenza di un popolo e rosicchiato alla sua midolla, oggi, ripetiamo, Firenze ha di nuovo insorta per ripetere al fascismo il suo NO! A scusa del novello tentativo squadrista avrebbe dovuto servire la nuova giunta municipale di centro-sinistra che di recente ha assunta l'amministrazione della città. Per suppostamente protestare contro la partecipazione socialista alla amministrazione municipale, i fascisti locali e non locali, avevano ,indetto un raduno, vecchio stile, con mazzieri e teppisti provenienti da varie città d'Italia. Tutto era stato ben preparato, con i debiti permessi polizieschi a tener comizi e sbandieramenti. Il malumore popolare incominciò a manifestarsi giorni prima del progettato "raduno". Ai manifesti ~ altra ,propaganda fascista la giunta municipale rispose con un manifesto murale. Eccone il testo, firmato dal sindaco La Pira. " Di fronte a una preannunziata manifestazione fascista il sindaco e la giunta comunale in nome della città si limitano a ricordare: la distruzione della libertà; la soppressione di ogni diritto della persona umana; la dottrina bestiale del paganesimo razzista; la patria distrutta; i partigiani torturati; gli ebrei uccisi nelle camere a gas; i giovani fucilati; la distruzione e la morte nell'Italia e nel mondo; Firenze mortalmente ferita nei suoi ponti e nei suoi CONTROCORRENTE
quartieri più belli. Queste tristissime cose fatte di iniquità e crudeltà e immenso dolore sono cose fissate per sempre nella storia dei popoli: con la loro muta e dolorosa presenza sono la risposta permanente che tutte le generazioni daranno a quanti avranno l'ardire inumano di richiamarsi a un passato di vergogna e di lutto". Ai consiglieri municipali e particolarmente al Prof. La Pira che di tanto in tanto facciamo oggetto dei nostri strali, facciamo le nostre congratulazioni per il coraggio civico mostrato in tutta la evenienza. • • • I fascisti, con i metodi della viltà che li ha sempre distinti, di notte tempo, hanno insudiciato alcuni manifesti con i simboli della loro barba ria, e scrivendo su alcuni: "saluti da Mathausen ", richiamo ai campi di sterminio che sono stati la più grande gloria (cosi essi chiamano la infamia) del nazi-fascismo. I popolani fiorentini sono andati a scovare i rettili nel luogo dove si erano dato convegno e, senza l'intervento della "santa polizia", sarebbero stati di certo pagati in contanti. Ci sono stati un ,poco di contusi ma niente di grave. Il grave sarebbe forse accaduto se qualcuno non avesse notato un gruppo di fascisti, capitaneggiati dal deputato Cara.- donna ed un consigliere locale, in attesa che il sindaco La Pira uscisse dalla chiesa ove suole ascoltare la messa la domenica. Il sindaco fu fatto uscire da un'altra porta laterale nel mentre, nella vicina Piazza San Firenze. un gruppo di operai rovesciava un'automobile con la quale dei fascisti erano giunti da Roma. La vettura vomitò un assortimento di bastoni, stanghe di ferro, pezzi di cavo di aociaio e catene di biciclette. I manigoldi fascisti, come angioli innocenti di ogni male, si erano portati dietro quel po' di arnesi civilizzatori soltanto a scopo di personale difesa e, se del caso, impartire a qualcuno una lezioncina (stile fascista); e, bravi figliuoli qual sono, avrebbero preferito con l'impartire la lezione per il primo al sindaco. La qual cosa ci riporta all'eterno quesito: "Ha il diritllo a certe libertcì chi vuole sopprimere quelle altrui1 " Se si, sarebbe come riconoscere alle vipere, alle belve feroci, la libertà di invadere i centri popolati ed azzannare a piacere i pacifici cittadini. • • • Quale strascico degli avvenimEinti del 12, la sera del 21 marzo, a Palazzo Vecchio, nel Salone del Duecento, si è riunito il Consiglio Municipale per discutere degli eventi su riportati. Ho avuto il piacere di essere presente alla Interessante assemblea presieduta dal Prof. La Pira. Lo spiegamento di forze di polizia in Piazza della Signoria e le altre adiacenze di Palazzo Vecchio dava l'aspetto di essere in stato di guerra. Nulla è successo a giustificare tanto apparato di forze. I fascisti sono rimasti nelle loro tane. La folla che gremlva lo spazio riservato al pubblico e le molte altre centinala di perAPRILE 1961 sone che hanno dovuto rimanere nei corridoi e per le scale, ha significato inequivocamente la sua intenzione a non più voler tollerare provocazioni. Dopo la relazione del sindaco ha avuto la parola uno dei tre consiglieri fascisti. Il pubblico lo ha lasciato proseguire a stenti. Dopo altri interventi il Consiglio ha votato un ordine del giorno di condanna. Dei sessanta consiglieri (in Italia tutte le cose si fanno all'ingrosso) han votato contro i tre fascisti e si sono astenuti tre "liberali" e quattro timorati demo-cristiani. Ai fascisti i quali, forse in virtù della prossimità pasquale cercavano darsi l'aria di docili agnelli, il sindaco La Pira ha gridato un paio di volte: "Quel che avete fatto il 12 marzo non lo farete più! " Un paio di sere dopo, sempre a Palazzo Vecchio, questa volta nell',immenso Salone del 500, di fronte ad un pubblico delirante di migliaia di persone, il Consiglio Toscano della Resistenza insigniva il vessillo della città di Firenze con la Medaglia d'Oro della Resistenza. Per la terza volta in due settimane, la cittadinanza di Firenze ha ripetuto il suo NO al fascismo. • • • Una soluzione che nulla solve. Cosi si potrebbe de1lnire la "svolta a sinistra". Specialmente ora, dopo i risultati che ha dato il recente congresso socialista di Milano, la situazione rimane più ingarbugliata. Dopo quattro mesi di trattative e compromessi, le parti cosi dette di centro-sinistra si son messe di accordo in centri come Milano, Genova e Firenze e formate le tanto attese giunte comunali. Cosi c'è discordia da per tutto. A Roma hanno litigato i capoccia della democrazia cristiana. Infine anche Tambroni si è chetato. Fanfani ha quasi promesso di succhiare buona parte del partito nenniano, mentre Nenni promette di succhiare buona parte della democrazia cristiana. Chi succhierà si starà a vedere. Scommetta chi vuole ma ad esser succhiata non sarà certo' la chiesa. Questa ne uscirà sempre al di sopra e, ad assicurarne la vittoria ci penseranno le aspirazioni presidenziali di Saragat. Chi altri più di tutti sta tirando i piedi di Nenni nel centrismo ... sinistro se non Saragat? Il povero Nenni finirà di spaccarsi in due. I comunisti gli toglieranno tutto quel che potranno, e quel che rimarrà ... anche quest'O è enigmatico ... anderà un po' quà un po' là e Pietro e Giuseppe finiranno col patto di alleanza a favore del secondo. Potrà esser questa una ipotesi assai errata, ma non dovrebbe sorprendere affatto se tra qualche anno, ora che anche la chiesa festeggia il Primo Maggio, di veder sfilare cortei con bandiere rosse fregiate di coccarde gia110"J)Orpora e seguite da uno stuolo di luigini con moccoli accesi. A queste cose ci penseranno i vescovi ed i cardinali ai quali è dovuta la prima obbedienza di chiunque vuol governare. In Sicilia, vescovi ed arcivescovi si sono dichiarati Inalterabilmente contrari ad ogni 7
partecipazione dei socialisti ai governi locali. La levata di scudi dei prelati isolani ha colmato di giubilo il cardinale Siri il quale si è affrettato ,a congratulare telegraficamente il suo collega di Palermo, cardinale Ruffini. Contemporaneamente, i neo-fascisti che in Sicilia abbondano, han trovato Il pretesto per precipitare la crisi del governo regionale milazziano. Al disopra di tanto fracasso si è levata la voce ammonitrice del Giovanni numero 23, per sentenziare: "Si ha un bel dire che la chiesa ha un suo delineato campo di lavoro. Certo, essa possiede un esclusivo ministero; ma l'ordine civile, se vuole reggersi bene, non può prescindere dai principi di fede e di morale di cui la chiesa è maestra". Cosas de Cuba DITTATORI La questione, in Cuba, è sociale, non politica. E se Castro è colui che rappresenta il Governo del Popolo cubano, egli non rappresenta alcun Partito. L'ha detto e ripetuto che non vuole politicanti fra i piedi, ma solo individui che fanno, che aiutano il popolo a fare la sua r.ivoluzione. E' per questo che ogni tanto anche certi rivoluzionari si unisccino al coro di quelli che chiamano Castro dittatore f Credo che il disaccordo ha da dipendere dal punto di vista. Se, per esempio, io guardo l'opera di Castro e compagni mettendomi nei panni dei lavoratori cubani (dico lavoratori produttori, poichè vi sono quelli che lavorano al margine della produzione o a danno di essa), allora non posso liare a meno di esclamare: E fossero tutti come Castro i dittatori; fossero tutti come quello cubano i Governi! Perchè guardo ai fatti. Il che mi permette di dire che la dittatura, semmai, è qui, in questa libera e democratica America - la dittatura della plutocrazia che, fra l'altro, ammannisce in tutto il globo terracqueo le notizie ai critici. Chi ha seguito l'opera e i discorsi di Costro sa che questo dittatlore usa dire e ripetere al popolo che l'ascolta che Il Governo ha da servire il popolo, non questo quello. Che il Governo è il coordinatore delle viarie iniziative popolari. Il Governo che eseguisce, non quello che comanda. E se il popolo grida paredon (al muro!) quando il ... topo ci lascia lo zampino, non si può chiamare assassino jl Governo, poichè fa quello che il popolo vuole. Ma... vi sono altri punti di vista, che non hanno nulla a che vedere con il popolo cubano. Il ridicolo, in questo criticare l'opera dei rivoluzionari cubani, è che non possiamo dimostrare d<>nfatti di ,poter far meglio. 1 fatti migliori li stanno facendo i cubani - fino ad oggi. Per rinfrescare la memoria a chi l'avesse dimenticato ricordiamo che Castro, quando 8 Il che ha fatto pensare che il Papa abbia voluto riaffermare i " punti fermi", cioè l'obbligo dei fedeli e chiunque svolge attività pubblica, a fare prima atto di obbedienza ai vescovi. Chi si illude di succhiare questa gente, se non è un arrivista è per lo meno uno zotico. . E nel caso non fosse nessuno dei due, dovrebbe farsi esaminare il cervello. In ogni caso, la chiesa sta giocando una manovra assai scaltra: svezza parte della corrente nenniana dalla ccingregazione moscovita in nome dell'autonomia mentre allo stesso tempo prepara il terreno per ingrossare le sue e le schiere saragattiane. E' come dire che Pietro è saltato dalla padella comunista in quella cristian-socialdemocratica. Nomade E • • • CRITICI fuggi Battista, non volle mettersi al suo posto e restò fuori del nuovo Governo. Fu il popolo poi che lo costrinse ad accettare il titolo ed il posto di Primo Ministro, anche a dispetto dell'allora Presidente della Repubblica. Fu Castro ad impedire, dopo l'insurrezione vittoriosa, la strage di tutti i battistiani e simpatizzanti che sarebbe certamente avvenuta, col semplice e più ... civile eSpediente del tribunale rivoluzionario per colpire i più colpevoli di delitti atroci. E se dopo due anni ha da funzionare ancora il tribunale e il plotone, è per il fatto che la Rivoluzione è ancora in pericolo, è perchè i nemici si servono ancora dei criminali (è di ieri una sparatoria sulla folla riunita per una commemorazione in Avana). Forse che sarebbe meglio se questi assassini di professione si lasciassero nelle mani della folla, che poi farebbe subito lo stesso servizio? O forse, appena presi sul fatto, per dar loro una lezione di morale rivoluzionaria si dovrebbero rilasciarli... per poi ritrovarseli fra i piedi la prossima volta? Insomma, come dovrebbe comportarsi il Governo cubano per non essere un Governo assassino come un altro? Criticare un dato modo di risolvere un problema cosi serio serraa suggerirne uno migliore è proprio ... da critico. Il quale, come ognun sa, fa il critico perchè non sa far altro. Ma si dovrebbe pensare anche al fatto che tutti i popoli dell'America Latina guardano con simpatia la Rivoluzione cubana. Ciò è un bene, non un male - almeno per quelli che si dicono rivoluzionari. E sarebbe il caso di incoraggiarli a fare altrettanto, piuttosto che scoraggiarli con critiche... partitarie, fuori luogo e fuori tempo. Si sa che quando l.a faremo noi, la Rivoluzione, la faremo meglio. Specie se avremo la collaborazione dei critici, come l'ebbero i rivoluzionari spagnoli ... CONTROCORRENTE
L'opera del dittatore cubano è assai differente di <;iuella che i critici - chissà perchè - si immaginano. Se è dittatura la sua, bisogna concludere che trattisi di dittatura morale. Come quella dei nostri maestri, di cui e per cui conserviamo religiosamente perfino quelle che erano le loro opinioni. . . dell'epoca. La Rivoluzione la fanno i rivoluzionari e la fanno come possono. Quello cli e sta scritto ha da valere fino a un certo punto; altrimenti, o si impone con la dittatura, come i marxisti, o si rimanda ... alle calende greche - mentre i popoli vogliono migliorare le loro condizioni oggi, non domani ... In Cuba i dirigenti che rappresentano il Govemo è un gruppo formato da individui che appartennero ai diversi Partiti o che non avevano mai avuto una tessera. All'accordo basico per l'azione da svolgere ognuno ha dovuto fare qualche concessione programmatica di principio. L'interesse del Popolo viene prima di quello della fazione. E se il Popolo cubano ha voluto Castro capo del Governo, bisogna rispettare la volontà del Popolo. Il che non piacque e non piace a tanta gente, l'abbiamo visto. Gente che si aspettavano soltanto il cambio di guardia nel Governo, e niente altro. Ma quelli che pur dicono di essere per la Rivoluzione dei Popoli, oggi, domani e sempre e in ogni luogo, perchè ora che Cuba è circondata da nemici potentissimi si mettono a criticare l'opera dei suoi governanti, come farebbe un ... Presidente degli Stati Uniti? Ha dunque ragione Kennedy di dire che anche i rivoluzionari sono contro Castro? Che bella compagnia! ... Sù, ragazzi, date una mano al nostro Presidente che vuol rimettere a posto Cuba come stava prima! ... Ma ... Ma basta mò con i critici. E restando in tema di autorità morale, quella che Fide! Castro esercita sul Popolo cubano, traduco la Dichiarazione della Conferenza Latino Americana per la Sovranità Nazionale, l'Emancipazione Economica e la Pace svoltasi in Messico 1'8 Marzo scorso, ma ignorata dalla stampa, e forse anche dai critici rivolt1zJo1ia1·i: "Un nuovo passo di liberazione si è iniziato nell'America Latina, La lotta è impiantata in termini di difesa della sovranità nazionale, l'emancipazione economica e la ,pace. Questa lotta conglomera giorno per giorno tutte le forze patriottiche e democratiche contro i fattori che impediscono il totale sviluppo e la utilizzazione del potere umano e materiale dei nostri paesi. "Dobbiamo mettere un basta a questo stato di dipendenza che oggi ci caratterizza, al violento contrasto con il progresso incontenibile del processo liberatore, con le prospettive che la scienza e la tecnica aprono all'uomo d'oggi. "La forza fondamentale che frena lo sviluppo dell'America Latina è l'imperialismo nord-americano. La stretta alleanza con le oligarchie nazionali e i rovinosi effetti della sua penetrazione economica e culturale l'additano come causa principale della stanchezza generale che prevale nella realtà latino•americana. La sconfitta delAPRILE 1961 l'imperialismo è condizione fondamentale di qualsiasi piano di sviluppo per i nostri paesi. " Risolta ad esercitare una politica indipendente senza altra meta che quella dei propri autentici interessi e necessità, la America Latina esige pieno rispetto alla autodeterminazione dei suoi popoli. Detta politica è la promessa indispensabile per la nostra partecipazione nell'ordine mondiale in condizione di uguaglianza. "Senza emancipazione economica non può esistere indipendenza politica. Per conseguirla, è necessario: riforma agraria integrale e speciale attenzione alla popolazione indigena; riscatto delle ricchezze nazionali oggi in possesso dei monopoli stranieri; impulso delle fonti basiche di energia e delle dndustrie fondamentali; libero accesso in tutti i mercati; assistenza tecnica senza condizioni lesive. "I nostri paesi necessitano trasformazioni sostanziali di struttura politica, economica e sociale per eliminare l'allarmante de\ficit attuale del livello della vita, superare il ritardo tecnico e stimolare la propria cultura. " Respingiamo la Dottrina di Monroe e la politica di pretesa sicurezza e difesa emisfeTica che loda la nostra sovranità. Opponiamo al panamericanismo oppressore un latino-americanismo che libera le nostre forze produttive, aumenta le nostre possibilità di sviluppo, rafforza la solidarietà e cooperazione fra i nostri popoli e contribuisce efficacemente alla pace nell'emisfero e nel mondo. "Le realizzazioni della Rivoluzione Cubana, mostrando il cammino per finirla una buona volta con la dominazione straniera, apportano una effettiva contribuzione alla causa della libertà. Riaffermando energicamente che difenderemo Cuba contro qualsiasi aggressione, i popoli latino-amer1icani sanno di difendere il proprio destino. "L'imperialismo nord-americano ha compromesso l'America Latina sul terreno della g1wrra feddda. L'imposizione di patti militari ha caricato sulle spalle dei nostri popoli il peso dell'armamento e ha posto limitazioni alla nostra sovranità e sviluppo economico. " Esigiamo la denuncia di tutti i pattf militari e la liquidazione di tutte le basi militari nord-americane nell'America Latina. "Contribuire ad un accordo sul disarmo mondiale, finirla una volta per sempre col colonialismo, porre un basta alla guerra fredda, assicurare la coesistenza pacifica tra i popoli e regimi differenti sono le premesse che garentiscono la pace e la sovranità nazionale, "La lotta di tutti i ,popoli per l'indipendenza è anche la nostra lotta. Il processo latino-americano di liberazione è inseparabile dalla consolidazione della pace mondiale. "La realizzazione di questi propositi è una necessità improrogabile per raggiungere la libertà e il progresso che aneliamo. Per questo, dobbiamo essere uniti. La stretta cooperazione e solidarietà fra tutte 9
le forze democratiche di ciascun paese ci permetterà raggiungere questi obiettivi in un breve periodo storico. "La comunità dei nostri popoli definisce chiaramente la dimensione continentale della lotta. "Non siamo soli. Ci sostiene la fraternità dei popoli amanti di libertà e di pace. Ma la liberazione che aneliamo dipende principalmente dal nostri propri sforzi". Questa dichiarazione venne approvata all'unanimità dai rappresentanti di tutte Vita coloniale LA VISITA DI Danilo Dolci ha fatto un giro in America, venendo a parlare delle sue esperienze in Sicilia. Come cl si poteva attendere, i coloniali Italiani sono entrati In uno stato di esasperazione e sdegno. Ma, peggio ancora, per quanto ci risulta, le autorità rappresentative del governo italiano, alcuni dei consoli, si sono gettati apertamente in una campagna d'ostruzione. Ci fu detto che in qualche caso, qualche console ha sorpassato quel ,punto, mettendo apertamente la sua autorità contro chiunque tentasse di aiutare Dolci a far conoscere il suo lavoro e le sue esperienze. Non ci stupisce che molti Italiani, sopratutto coloro che da molti anni sono emigrati qui, siano poco lusingati dalla pittura che Dolci ha portato in America. Senza dubbio, tutti gli italiani sanno molto bene che le cose sono andate molto male, e per molti anni, per secoli In verità, almeno fin da quando Roma ha incominciato ad estendere il suo rapace l.mpero, in buona parte d'Italia, e in modo speciale In Italia meridionale. Ognuno sa della miseria, delle umiliazioni, della vera disperazione che aftligge una gran parte della penisola. Ed in verità, se queste miserabili condizioni non avessero costretto almeno il novanta ,per cento della emigrazione Italiana In America a cercarsi oltre oceano un pane, che ognuno sapeva bagnato di sudore e di sangue, piuttosto che soffrire oltre in patria, gli italiani negli Stati Uniti ammonterebbero ora a poche migliaia. Però, come è frequente fra le popolazioni latine. la miseria deve essere tenuta nascosta all'occhio dell'estraneo. Straccioni si, pezzenti si, ma In patria. Da una parte, ciò si giustifica con un senso di dignità e di ritegno, che ha aspetti di nobiltà. Ma ciò non esclude Il dovere di cercare le cause della miseria. Però l'orgoglio nazionale, ancora memore purtroppo dell'alterigia bombastica del tragico ventennio, non può permettere di confessare apertamente allo straniero miserie e debolezze. E ciò tanto più quando colui che Illustra queste debolezze mette il dito sulla vera plaga: corruzione di istituzioni, pregiudizi, asservimento sociale e morale, oscurantismo religioso. Peggio ancora poi quando Il de10 le Repubbliche latino-americane che hanno un seguito nel popolo. E' da notare, fra l'altro, che la loro impressione del dittatore cubano non sembra affatto quella di certi critici. .. I quali, se fossero in Cuba, molto probabilmente capirebbero che più e meglio non è possibile fare, che non esiste una via di mezzo, e che la scelta è per quella Rivoluzione cosi com'è, o contro di essa. Ma contro la Rivoluzione non sarebbero in bella compagnia ... R. T. DANILODOLCI nunciatore, di fronte allo straniero, proclama che coloro stessi che sono afflitti e umiliati da queste miserie hanno Il potere e la capacità di porre rimedio ad esse, a condizione che essi acquistino coscienza del loro valore umano, della loro dignità, e che sorgano a difendere i propri diritti. Tutto questo, malgrado l'insegnamento di resistenza passiva, non violenta, di autoeducazione, di cooperazione coscientemente volitiva, che è la caratteristica dell'attività di Dolci, è estremamente disturbante, rivoluzionario, in un ambiente come il siciliano sopratutto, in cui la rigidità di classificazioni sociali, l'arretrato sviluppo economico e sociale hanno finora prevenuto il gioco di una multiforme e dinamica società. E diventa estremamente sospetto agli ambienti italo-americani. In questi difatti sono praticamente spente le aspirazioni rivoluzionarie, o per lo meno attivistiche, che li avevano animati negli anni lontani della loro emigrazione. Le generazioni che si sono succedute ai poveri emigranti di ottanta, cinquanta anni fa, sono oramai bene ingranate nell'ambiente americano, se pure ancora conservano attaccamenti più o meno chiari colla patria di lontana origine. Anche solamente per istinto esse sanno, come sanno le classi lavoratrici americane, che è estremamente pericoloso per una società che ancora non ha trovato il modo di esprimere chiaramente le sue prospettive per il futuro, che ancora si aggrappa alla conservazione di un ordine le cui basi spirituali risiedono nel passato, aprire la porta a idee radicali, se pure non direttamente rivoluzionarie. Troppo bene esse sanno che, in un mondo che si sta avviando su nuove strade, ogni nuovo gruppo che cerca la propria salv-ezza scardinando vecchie idee e vecchie clientele arrischia di accelerare il processo di critica e di finale sovvertimento dell'ordine lstl· tulto. Poichè altrettanto istintivamente esse conoscono che la civiltà di cui gli Stati Uniti si dichiarano esponenti non ha saputo profferire finora alcuna alternativa alle lusinghe comuniste accettabile alla grande maggioranza della umiliata e Immiserita umanità, esse odiano ogni idealista come Dolci. Questi, minando colla sua propaCONTROCORRENTE
ganda e col suo lavoro le basi della presente società siciliana, impiantata sulle clientele politiche che fanno capo a Roma o che fanno capo a Palermo, sul controllo della vita locale esercitato dalla chiesa o dalla maffla, può aprire una porta che non si saprà più chiudere facilmente, può provocare una eruzione che accrescerà le difficoltà del mondo occidentale. • • • Per questo non sorprende affatto l'attacco a cui Dolci è stato soggetto dalla stampa italo-americana. Non sorprende neppure il commento, molte volte sentito, pronunciato perfino da persone di buona volontà, che per l'opera di Dolci avevano espresso simpatia o per lo meno comprensione in altri tempi, che Dolci dovrebbe attenuare la sua ripetuta critica all'ordine costituito, dovrebbe soffocare le sue denuncie della maffla, delle gerarchie siciliane di ogni sorte. Che egli sia poi stato soggetto a boicottaggio e molto sovente ad aperta opposizione delle autorità italiane in America sta solamente a provar(1 che per le popolazioni immiserite dell'Italia meridionale, in generale, non possono riporre alcuna speranza di decisivo sollievo attraverso a provvidenze di autorità. Queste possono diventare una carità: nella loro essenza quindi corrotte e corrompenti, ma solamente la educata autodeterminazione di chi ha finora sofferto può effettivamente risolvere il problema della depressione morale e economica di vaste aree. Questo non è solamente un problema italiano. E' un ,problema universale. • • • Passando ora ad un argomento più leggero, possiamo ricordare che negli stessi giorni in cui Dolci viaggiava in America, o poco dopo, le colonie italiane sono state invitate a partecipare alle celebrazioni per il centenario della proclamazione dell'unità italiana. Qui in Boston l'occasione è stata La "Voce" e il fascismo RISPOSTA A Tra le molte decine di recensioni che il suo Tempo della "Voce" ha avuto nelle riviste e nei giornali italiani, Giuseppe Prezzolini mi ha fatto l'onore di scegliere proprio la mia, apparsa su questo giornale il 4 marzo, per dedicarle un lungo articolo che, spedito da New York dov'egli risiede, è stato pubblicato contemporaneamente, il 22 marzo, dal " Tempo " di Roma, dalla "Nazione" di Firenze e dal "Resto del Carlino" di Bologna. L'articolo di Prezzolini è intitolato La "Voce" e il Fa.scismo e comincia sostenendo che lo avrei voluto "dimostrare che le tendenze dei collaboratori di quel periodico (la "Vioce", appunto>, che sta tornando alla luce, dopo cinquanta anni di dimenticanza, erano fasciste". Poco APRILE 1961 celebrata da un discorso di De Martino, ambasciatore italiano presso le Nazioni Unite, e in altri tempi ministro degli esteri italiano. Spiacque a chi scrive di non aver potuto attendere alla cerimonia a Faneuil Hall e ascoltare il discorso del ministro italiano. Per quanto gli risulta, De Martino si comportò in quella occasione molto degnamente. Il suo discorso, privo di fronzoli nazionalistici, apparve un richiamo a buon senso. Il processo dell'unità italiana venne presentat.o molto saviamente come un passo verso la più grande unità umana. E per questo non possiamo che essere riconoscenti a De Martino. Ma il discorso fu seguito da un pranzo, a cui naturalmente i prominenti italiani facevano buona mostra. Il conto per il pranzo ammontava a quindici dollari per persona. Proprio pochi giorni prima Dolci ci aveva detto che molte famiglie siciliane arrancano con un reddito medio annuo inferiore ad un dollaro al giorno. Da Dolci e da molti altri sappiamo che istituzioni educative, ospedali, ricove,ri hanno equipaggiamenti primitivi. Molti degli ospedali (ed essi non sono molti in numero) della Lucania o della Calabria non conoscono apparecchiature moderne di radiografia, di cardiologia: anzi essi non dispongono neppure di uno di questi apparecchi, anche di tipo antiquato, di una autoambulanza. Non sarebbe forse stata la celebrazione del centenario dell'unità italiana una buona occasione per non mettere in mostra il successo e l'opulenza degli italiani che ebbero la fortuna di emigrare a tempo in America ed invece di dimostrare in termini positivi, 'traterni, la solidarietà colla patri~ di origine dedicando ad una qualunque d1 queste povere istituzioni un dono atto a aiutarla a sollevare sofferenze? Che proprio la celebrazione dell'unità d'Italia !}On potesse essere ricordata che dalla considerazione " Facciamoci una buona mangiata?" Davide Jona PREZZOLINI più avanti Prezzolini si chiede: "Come si fa a dire che i vociani furono fascisti? Prima di tutto il fascismo non esisteva a quel tempo e nessuno se lo immaginav~. Fu una invenzione del dopo Voce"; e poi, prosegue Prezzolìni. come si farà a calcolare se i " vociani " furono in prevalenza fascisti? In base al numero? o al valore e al peso degli individui? E, per un Papini, un Gentile o un Soffici, che furono fascisti, cita Salvemini, Croce e Amendola che furono antifascisti. Nel suo corpo centrale, l'articolo di Prezzolini è tutto inteso a dimostrare che tra i "vociani" furono uomini di tutte le tendenze politiche, che la "Voce" non fu un periodico politico, e che perciò fu alle fonti cosl del fascismo 11
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