della causa proletaria non la salvò dalla condanna finale decretata da Mussolini e da Rossoni, che volevano impiantare sui resti della Confederazione le Corporazioni fasciste. E' chiaro che oggi i partiti socialistici sono 'Più che mai in fregola collaborazionista. Anche il partito Comunista, che gode della nomea di partito della rivoluzione, non sarebbe alieno di partecipare ad un governo in una combinazione politica di sinistra, sempre che i socialisti democratici accettassero tale combinazione, che coinvolgerebbe anche gli estremisti della Democrazia Cristiana. I partiti socialistici perciò hanno abbandonato il principio della lotta di classe per quello della collaborazione di classe, che veramente è un principio del tutto borghese. Aveva ragione Giovanni Giolitti, quando intorno al 1911 dichiarò alla Camera che ormai i socialisti avevano relegato Marx in soffitta. A quest'insulto Lazzari e Lerda (rivoluzionari), risposero pubblicando "La Soffitta", 'Per dimostrare al volpone di Dronero che il Socialismo era ben vivo. Se una volta i partiti socialistici manifestavano atteggiamenti parolai rivoluzionari, collegandosi cosl con la tradizione della Internazionale, essi attualmente hanno abbandonata finanche quella fraseologia. Questi partiti si preoccupano più di accalappiare elettori che di fare proseliti. Essi pensano più alle riforme più o meno sociali che dell'evento finale vittorioso del proletariato. I 'Partiti socialistici sterzano sempre più a destra. quasi confondendosi con i nartiti liberali e radicali della borghesia. Sotto la tutela dei partiti gli operai organizzati hanno perduto non solo la loro iniziativa ma anche la loro audacia, ed i sindacati son'o tenuti ad obbedire gli ordini che vengono dall'alto delle gerarchie sindacali e politiche. Una volta la vecchia Confederazione (con Rigola e D'Aragona} aveva la finzione dell'autonomia sindacale. ma ora tutto ciò è stato relegato ai ferri vecchi. Il movimento operaio italiano è auindi un movimento conservatore, che fa dormire tranquilli sonni al capitalismo della penisola. Questo modo di volere l'organizzazione Ritraiti di Partigiani operaia ha creato negli operai molta indifferenza politica. I lavoratori sono ben contenti di raccogliere le bricciole che cadono dalla mensa della borghesia e lasciano volentieri ai partiti politici di rompersi la testa con la questione sociale. che resta sempre all'ordine del giorno per essere risolta. Grazie al conservatorismo sindacale molti operai hanno assunto arie borghesi e dimenticati anche i principii che una volta li animavano. Ciò facendo, hanno traditi sè stessi e la loro cla<SSe,rendendosi strumenti d'oppressione e di sfruttamento. II tempo è venuto per dare ai sindacati un indirizzo ed una fisionomia di classe, come indicavano nell'era pre-fascista i sindacalisti rivoluzionari. Gli operai devono tenere in mente che " l'emancipazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi ". Sono essi quelli che devono essere allora gli artefici della loro liberazione, compromessa dai mezzani iparlamentari. Bisogna ristabilire l'unità di classe del proletariato con sindacati unici, autonomi, agenti sul terreno delle competizioni economiche e politiche per forza intima. I lavoratori devono combattere le loro battaglie con l'azione diretta, a faccia a faccia col padrone, senza intermediari, senza mediatori. perchè sono essi i creatori della ricchezza che i capitalisti s'appropriano col sotterfugio legale. I lavoratori italiani ricordino il motto che fa testa al Compendio del Capitale di Carlo cafiero, attestante la potenza del lavoro: Diceva quel motto: "L'operaio ha fatto tutto; e l'operaio rpuò distruggere tutto. perchè tutto può rifare". All'azione politica di partito si sostituisca l'azione diretta del sindacato! M. De Ciampis Errata-corrige. - Desidero rettificare due errori tipografici nell'ultima puntata del mio articolo "Marcia in Avanti" ecc. Là dove si dice "Da ciò la/ nostra fiducia" ecc. si doveva dire "Da ciò la nostra sfiducia ". Dove mi si fa dire " pratlcista " si doveva dire "partitista "-cioè di partito, ecc. ecc. M. D. C. ALBERTO (3.a "Rosselli", Pian de' Cerri). Guarda un po' di traverso "a gallina", come dice lui. E' alto, biondo, una sottile e delicata pelle, muscoli saldi. E' un bamboccio - l'unico che chiama "signor tenente" il tenente Francesco, che non bestemmia quando deve montare di guardia. che non dice parolacce quando è scelto per la corvèe. Studia ingegneria. e, avendo fatto un esame di mineralogia, dice i nomi dei sassi in espressioni chimiche poi se ne pente. diventa rosso e cambia discorso. Una notte, guardando le stelle, usci a dire: "Se le stelle fossero specchi, vi vedrei riflessi gli occhi di una ragazzina ... ". Qualcuno è stato li Il per morire di risate. Ora lui odia gli astri in genere. gli specchi e le ragazzine. Se uno gli dice: "Getfati In quel pozzo", Alberto ci si getta con entusiasmo - cosl gli fanno sbucciare le patate, prendere l'acqua, spellare i conigli, pulire le armi. Quando è ~emoralizzato si apparta, cava fuori una limetta e si fa manicure; poi ripone la limetta, apre il suo Vangelo e ne legge certi passi, sillabando. E' grande nell'Imitare il vagito dei neonati. (dai: Ritratti di Partigiani, di Francesco}. DICEMBRE 1960 7
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