Dunque, la famiglia Baroncini, aggrappata insieme in un abbraccio di freddo e di sgomento, fece il suo lungo viaggio verso la Germania. Il babbo, vecchio antifascista, che alla lotta era avvezzo, teneva alto il coraggio. Le figlie .si mostravano brave, avevano solo paura per la mamma, non tanto bene in salute, anziana, strappata come pianta alle sue radici, per un tragitto di cui non si sapeva la fine. In Germania furono divisi, il babbo lo cacciarono via, quasi non si poterono salutare. S'è saputo più tardi che è andato a morire ad Aushwitz. Avrà dunque percorso il dolce viale alberato tra i bloks, nella pulizia e nell'ordinatezza di Auschwitz, dove non c'è fango nè baracche ma casette e strade in asfalto. Però di là non è scampato nessuno se non i presenti nel campo al momento della liberazione. In quattro anni, dallo sterminio sistematico di Auschwitz non è scampato nessuno. La mamma e le tre figlie proseguirono verso un altro lager: Ravensbruk. Nell'inverno gelido, senza lana addosso, con scarse coperte, passano i loro giorni disperati. Si dorme male, si mangia peggio, certe deportate si sono fatte guardiane per migliorare la posizione e diventano cattive come belve. Non capiscono di essere anche loro nelle unghie dei tedeschi che il servaggio offerto, l'umile schiavitù ritengono proprio diritto e non ne fanno perciò nessun caso. La mamma è ammalata; il dolore, lo stento, nessuna speranza, sempre l'orizzonte grigio ogni mattina, sempre il freddo di tutto il pome,;ggio, e la sera con l'insonnia nella cuccia. La visita medica è una specie di drammatica selezione. Si sa ohe è meglio evitarla a tutti i costi, poichè i dottori dei lagers tendono a sbarazzare lo stabilimento di coloro che non hanno più prestanza fisica, ossia non si reggono in rpiedi, e quindi Annotazioni risultano inutili ìn ogni prestazione. Per questo anche quelli che non si reggono in piedi fanno il miracolo di camminare. La mamma fece il miracolo di camminare finchè potè, ma ci fu un'ora che si voltò con la testa verso il più bui-o della baracca, disse " basta" e si riposò definitivamente. Il pianto delle figlie non commuoveva molto. Tanti piangevano a Rawensbruk che ognuno badava alle sue lacrime. Nessuno era sicuro della vita di ora in ora, e c'era l'estrema crudeltà di veder morire i più cari senza poter far niente. Anche la Iole, una delle sorelle, lei cosi sana, robusta, che aveva fatto prima della deportazione la staffetta della 7.a GAP e ne era fiera, si senti male. Parve cosa da poco, forse il gran dispiacere per la mamma. Ma poi peggiorò, i medici vennero a vederla, pensarono di tentare qualche loro esperì· mento, la fecero portare all'ospedale. Era una malattia che gli interessava, si misero d'impegno a guarirla. Infatti rinvenne a poco a poco, c'era un soffio di primavera anche nel lager, la primavera, per qualche mese o giorno arriva dappertutto. Riuscì a mandare a dire alle sorelle che presto sarebbe tornata con loro. • Si alzò, stava bene. I medici si prendevano ridendo il merito l'un l'altro. Il giorno che fu messa in uscita dall'ospedale, felice di rivedere le sorelle, e anche pensava alla speranza di un avvenire libe· rato, il camion su cui l'avevano fatta salire non svoltò verso i dormitori delle deportate. Si diresse in altra parte del campo. Jole Baroncini, curata con competenza e soddisfazione dai medici tedeschi, era appena guarita, e la portarono direttamente ai forni crematori. Renata Vigano' Al prossimo numero: IRENE CALLEGARI I L MONDO IN FIAMME I • Gli avvenimenti delle ultime settimane ci dicono in forma sempre più convincente, che l'infuocata situazione internazionale si fa sentire più tesa, imbarazzante e piena di incognite, da far prevedere serie e inaspettate conseguenze. Ovunque si manifestano fermenti di rivolta, che non possono essere più oltre ignorati. Nella Corea del sud, a Samchonno, nelle ultime elezioni sono state incendiate molte urne elettorali. Più di quaranta poliziotti sono rimasti feriti. In Rhodesia dopo tre giorni di disordini si sono registrati 13 morti, numerosi feriti e oltre 360 persone arrestate. I torbidi sono avvenuti in seguito all'arresto di tre capi del partito nazionale democratico e dal divieto di tutte le pubbliche adunanze. A Città del Messico, 5000 studenti univerDICEMBRE" 1960 sitari hanno marciato davanti l'Ambasciata degli Stati Uniti e del palazzo presidenziale al grido di "Cuba yes - Yankees no". Parecchie finestre sono state infrante. Vi sono state colluttazioni con la polizia con parecchi feriti e non pochi arresti. Per ragioni ancora non ben definite, in Thailand, una rivolta è scoppiata a Laos contro quel governo. L'Iran ha annunziato la rottura dei rapporti diplomatici con la repubblica Araba Unita. A Ravenna, i fascisti hanno tentato di ruppiccare il fuoco all'abitazione del coman· dante partigiano On. Arrigo Boldrini. Nel Vietnam, reparti di paracadutisti e dell'esercito, hanno attaccato il palazzo presidenziale, con l'intenzione di depoNe il presidente Ngo Dinh Diem, pro america· ni e porre fine alla corruzione governativa 17
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