Controcorrente - anno XVII - n. 20 - set.-ott. 1960

di economia americani? Io credo che il risultato di una educazione offerta a giovani, di informazioni ed aiuti diretti a modernizzare economie arretrate, più o meno oberate da privilegi medioevalistici potrà ritorcersi a gravissima delusione per l'America, se, come appare da ogni sintomo, i dirigenti americani non avranno il coraggio, di fronte ai propri elettori, per proclamare che per la grandissima parte del mondo nessun progresso è possibile, se non condizionato da una profondissima, rivoluzionaria rinnovazione degli ordinamenti sociali delle aree sottosviluppate. Che serve chiamare qui, alle nostre università, migliaia di giovani intellettualmente promette<nti, per farne medici, amministratori pubblici, avv•ocati, lavoratori sociali, maestri, se, quando costoro ritornano in patria, essi debbono constatare che giustizia non può essere fatta, perchè essa sovvertirebbe un ordinamento basato su privilegi, che una vera educazione servirebbe solamente ad aprire gli occhi ai loro oonnazionali più sfruttati, che il problema non è quello di curare malattie, di salvare fisica.mente vite umane, ma di impedire alla miseria di brutalizzare ulteriormente nuove generazioni? Che serve impiantare nuovi complessi industriali, se non esiste una massa capace di usarne e goderne il frutto? La lezione dell'Iraq, ove un monarca, che gli occidentali giudicavano illuminato, perchè dedicava buona parte dei profitti delle concessioni petI"olifere a stranieri per elevare la educazione delle sue masse, senza però infrangere i privilegi feudali di poche flamjglie, al controllo della economia basicamente agricola e della rigida costituzione sociale della sua nazione, riusci soltanto a creare un proletariato intellettuale che fu il nerbo della sua rovina, non è stata ancora appresa. Quanto sta avvenendo ora in Cuba, quanto si può facilmente prevedere avverrà in molle altre nazioni sud-americane, dovrebbe essere un avvertimento. Personalmente, avendo sentito parlare per due ore Castro, senza pronunciare altro che i più triti argomenti demagogici, osservandone i teatrali atteggiamenti in patria e fuori, posso sinceramente temere che il futuro di Cuba sia tempestoso. Pur tuttavia, al di là di ogni dubbio, la figura di Castro sta assurgendo a simbolo di libertà in vaste aree, ben al di là delle spiagge dell'isola cubana. L'ansia di rompere il circolo vizioso, per cui chi tenta di smantellare privilegi può essere accusato moltlo facilmente di privare il privilegiato di libertà e diritti riconosciuti da leggi e consuetudini, sta diventando irresistibile per milioni di umani. E Castro dimostra a loro che basta aver coraggio, basta saper sfruttare il delicatissimo equilibrio e le rivalità internazionali, per dare al proprio popolo una nuova speranza. E' un'ansia che potrà portare a nuovj patimenti, a fallimenti, a sofferenze, ma che non potrà essere contenuta dall'accusa di dirigere chi la prova all'alleanza e nella sfera di influenza delle potenze comuniste. Esistono veramente, in coloro che si prospettano oome i futuri dirigenti americani, la saggezza, il coraggio, per disincagliare la politica degli Stati Uniti dalle secche dottrinarie di Dulles, e, più ancora, per convincere i formidabili interessi su cui tutta la vita sociale americana è foggiata che il riconoscimento di tendenze per noi sovvertitrjci è per la più grande parte del resto del mondo impellente? Si tratta di interessi che, se pure più intensi e radicati nei gruppi economicamente più fortunati, hanno oramai permeato tutta la strutJtura del -popolo americano. E, proprio per questo, per la pratica impossibilità di fare appello ad un gruppo che scorge in un rinnovamento interno la ragione della propria attività politica, che può valutare, almeno per simpatia e confronto, le aspirazioni di altri popoli, il probl-:>ma diventa tanto -più aspri<>,la funzione di un illuminato "leader" diventa tanto più difficile. • • • I prossimi anni saranno, per l'America come per il resto del mondo, anni di crisi quali forse ancora non sono stati affrontati da masse cosi vaste. Non si può dire che certamente il popolo americano sarà senza dubbio incapace di produrre dal suo seno un interprete dei bisogni dell'umanità, che sia in grado di far collimare i più vari interessi nazionali colle aspirazioni che agitano il resto del mondo. Ma, nella mia opinione, la speranza che la crisi possa superarsi SOiamente additando a masse inacerbite, affamate l'esempio di una economia che lavora in pieno, in un ambiente che ogni giorno di più si di(ferenzia dal resto dell'universo, o che l'elemosina di qualche miliardo di dollari, spesi per educare una schiera di giovani o cper creare nuovi impianti in aree depresse possa far sorgere un sentimento di solidarietà coi postulati politici impersonati dall'America è destinata soltanto ad un fatale fallimento. L'illusione in cui i presenti dirigenti cullano gli Stati Uniti crollerà, se nessuno avrà il coraggio di denunciarla per quello che essa è. Davide Jona L'ESPLOSIONE cTte fece tremare la terra il 6 Agosto 1945, Tta avuto rm effetto i,ulelebile nella vita di tutti gli u.oniini. Ora sappia,no clte un'altra bom.ba potrebbe seguarP- la fine ,l<•l nion,lo. Non vi sarebbero ne' vinti ne' vincitori. Recer,ternente lo scienziato ]. Robert Op11enl1eimer, cli" ebbe tanta parte nella fabbricazione ,lella prirna bornba atoniica. dichiarava che nella everur,alita' ,Ti u.na guerra atom.ica 11ou. vi sarannn sitpPrstiti abbastanza per seppellire i ,norti. Nel nuovo libro "No Higlt Ground" gli autori a(Jerniann che la prima bontba pesava cinque tonnellate. Il PresitlentP Truman ha rip(>trttrunente afferrnato che il costo approssi,nativo e' stato ,li $2,000,000 la libbra. Quello cTte e' costata in vite umane e' noto, 6 CONTROCORRENTE

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