La campagna elettorale ILLUSIONI llMERICllNE Tema ricorrente nella propaganda elettorale di entmmbi i ca·ndidati alla presidenza degli Stati Uniti è la necessità di riportare la nazione americana alla posizione di indiscusso predominio mondiale quale la fine della seconda guerra mondiale l'aveva collocata. Chi minaccia questa posizion<?di " leadership" mondiale, naturalmente, è la Russia sovietioa; e la minaccia si sviluppa essenzialmente su due fronti. Il primo è la capacità produttiva nazionale, il secondo nel campo della politica di avvicinamento, di accaparramento di simpatie, di amicizie, di cli<?ntele e di mercati fra le nuove nazioni sorte dopo la fine della seconda guerra mondiale come pure fra le altre che, pur essendo formalmente indipendenti, per molti decenni, erano in realtà oberate da servitù economiche e politiche verso il gruppo delle nazioni occidentali più sviluppate. In tutte queste nazioni l'aspirazione alla vera indipendenza e l'urgenza del rinnovamento della loro struttura sociale e politica sono impellenti. D'altra parte le forze che in esse tendono a liberarle da impegni militari e politici che li vincola.no al seguito di uno dei due grandi contendenti e gli effetti dell'azione di queste forze sono fra i fenomeni politici di importanza decisiva sulla scena internazionale. Senza dubbio, il gruppo che riescirà a stabilirsi saldamente come campione delle libertà di tutte queste nazioni, nuove o in via di risveglio, potrà avere facilmente la via, libera al predominio mondiale. All'attacco russo, entrambi i candidati rispondono in modo estremamente simile. Entrambi riconoscono la necessità di incrementare la capacità produttiva americana, entrambi tentano di •proiettare la figura degli Stati Uniti come un benevolo colosso, che, colla difesa della propria libertà, garantisce l'indipendenza, e la libertà della grande massa delle nazioni meutrali, che, coll'aiuto che offre alle nuove nazioni, nel campo tecnico, educativo, medico, le prefpara disinteressatamente alle loro funzioni. ••• Ci si può ora chiedere quale effetto i propositi del!' America, possono avere su coloro che dovrebbero da essi venire influenzati. La necessità di maintenere la capacità produttiva dell'America al di sopra di quella russa, come garanzia e prova che quello che si dice economia basata sulla libera iniziativa è veramente capace di produrre bene materiali in maggior quantità di quella diretta da organi statali, ed allo stesso tempo di offrire la difesa di valori morali, come giustizia, dignità individuale, libertà personale mi pare •possa su01J1are un argomento molto debole a.gli orecchi delle centinaia di miliOIJli di uomini che si risvegliano alla indipendenza. Quanto lmOTTOBRE 1960 porta a questa enorme parte dell'umanità non è la quantità del prodotto, ma senza dubbio come il prodotto viene distribuito, come i frutti del lavoro sono divisi fra le varie cat<?gorie della popolazione. E' facile immaginare che vasti strati di umanità sarebbero disposti a rinuncia.re per anni a facili comodità, se col loro sacrificio assicurano per i loro figli una vita più ricca, sia di valori materiali che di valori morali. In questo, l'esempio dell'esperimento russo ha indubbiament<? un grande valore -per le grandi masse asiatiche, africane e molto probabilmente anche per gran parte del- !' America Latina. Ma, ·per contro, ben pochi si •adatterebbero ad un programma di austerità, inevitabile per chi prop01J1e con sforzo comune di impiantare nuove industrie su un terreno finora sfruttato da colonizzatori stmnieri o per lo meno da gruppi privilegiati locali, se essi pensano che i loro sforzi, i loro sacrifici ,non servono ad altro che ad arricchire ristretti gru,ppi, o peggio ancora a rafforzare i vincoli di servitù che li hanno finora afflitti. Comprendono ve· Tamente i due candidati che il fenomeno dello sviluppo industriale americano è un fenomeno che non può essere più ripetuto in nessuna altra parte del mondo, almeno in quanto frutto e baluardo di una classe di produttori più o meno indipendenti? Comprendono essi che, più che l'esempio di una alta produttività, le nuove nazioni sarebbero assai più influenzate da un rprogramma che sinceramente le aiutasse a liberarsi dalle catene imposte da sfruttatori colooialisti, siano essi inglesi, francesi, belgi, olandesi oppure anche americani? Se :finora gli Stati Uniti si sono difesi dall'accusa rivolta a tutti gli altri stati occiden· tali, di essere imperialisti e colonialisti additando il fatto che essi non hanno occupato militarmente e politicamente, in. forma aperta <?per lungo ,periodo di tempo, alcun territorio al di fuori dei confini nazionali, se non per ritrarsene volon!lariamente o per cOIJlcedere come nel caso di Porto Rico, la libertà di' sottrarsi alla dipendenza americana ad ogni momento desiderato, ciò non basta più, a chi osserva che riserve di ricchezze naturali, depositi minerali e petroliferi, foreste, piantagioni, mezzi di comunicazioni, sono operat<? da compagnie americane: <?sono operate non col proposito primo di produrre •benefici per le popolazioni nel cui territorio esse lavorano, ma di arrecare economici vantaggi a lontani investitori. ••• In modo simile, si può dire che il programma di aiuti, sopratutto nel campo educativo, offerto dagli Stati Uniti alle nazioni più arretrate avrà certamente l'effetto di legare più intimamente queste n'azioni al sistema di vita, agli ideali, al tipo 5
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