Controcorrente - anno XVII - n. 20 - set.-ott. 1960

graduruzione è lieve, di nessun importJo per noi. E vertiamo a Ford. Rizzi dice che " i capitalisti americani furono i.ndotti a seguire quel 'furbo' di Ford che aumentava le paghe, riduceva i prezzi di vendita e ... oh meraviglia, guadagnava milioni". Veramente i capitalisti americani non furono indotti a seguire il magnata industriale di Detroit nei suoi metJodi produttivi, per la ragione che egli seguiva i metodi produttivi prevalenti, che non erano di sua invenzione. Dove il Ford si discostò dagli altri Industriali fu nel modo di mettere sul mercato il suo prodotto. In questo Ford fu un autocrate, costringendo i suoi àealers a comprare da lui la quota d'automobili loro assegnata. Questo modo di spaccio rovinò molti venditori al dettaglio, imbarazzando finanziariamente la gran parte di essi. Il merito di Ford non fu quello di produrre a buon mercato, di ridurre i ,prezzi e di aumentare le rpaghe ma quello di mettere a disposizione del pubbliclo meno abbiente una macchina che era alla portata delle sue possibilità. Nel produrre tale automobile Ford non sacrificò nessuna parte dei suai profitlti, i quali non erano certo inferiori alla rata dei suoi competitori. La furberia di Ford che Rizzi ritorce quasi canzoneggiando contro di me è cosa assodata. Essa era parte e particella della rinomata astuzia yankee. Ford fu un tipico caipitalista nella condotta dei suoi affari e perciò fece milioni a bizzeffe. In quanto alle alte paghe dei lavoratori di Ford, anche se lievemente più alte di quelle dei laVIOratori di comparabili branche d'industria, esse erano una inezia in confronto dello sforzo lavorativo richiesto da loro, la vera fonte della ricchezza di Ford. Taccuino La disciplina lavorativa degli stabilimenti di Ford era micidiale. Lo speed-up system con Ford si trasformò in un sistema pro· duttivo inumano. Per le cosidette alte paghe ed anche per altve ragioni Ford si ebbe l'inimicizia di tutto il capitalismo americano - inimicizia che anche oggi se ne hanno gli strascichi. Riguardo alla formula del profitto io seguo la definizione marxista d'esso, che per i nostri discorsi dovrebbe valere. In parole povere questa formula consiste nella concezione del plusvalore. Il capitalista trae i suoi profitti non dal volume delle merci vendute, come l'economia borghese generalmente dice, ma dal lavoro dei suoi salariati non pagato. Yale a dire che il capitalista, racendo lavorare, diciamo, otto ore al giorno il suo operaio, glie ne paga soltanto quattro. Alla fin fine la percentuale di cui Rizzi parla è particella del plusvalore, perchè il commercio è un elemento parassitario dell'economia. Dopo tutto il capitale è lavoro non pagato passato e presente, cioè lavoro accumulato. Per quanto concerne l'economia ,piartlflcata essa si può realiz:a&re anche fuori dei quadri satali, come sosteniamo noi sindacalisti. Una tale economia potrebbe essere messa in atto anche su d'un piano sindacale. Un primo abblOzzo d'una econornla pianificata si ebbe dall'Engels nel suo "Anti-Duhring ". Sulle linee dell'Engels i comunisti russi hanno progettato la loro economia pianificata, agendo a mezzo dello Stato, non potendo fare altro per la loro concezione puramente praticista del movimento socialista e del Socialismo. Nell'uno o nell'altro caso, però, una economia socialista non può non essere che pianificata. FINE M. De Ciampis L'ESECUZIONDEI SANTECASERIO Intanto che stavo cercando il permesso di assistere alla esecuzione dei condannati a morte della banda Bonnot cercavo una fotografia che potesse ambientare i lettori per prepararli alla decapitazione che farà il Mon.sieur de Paris. Mi si è offerto una preziosità: lo schizzo di un grande artista che ha riprodotto la scena della ghigiottinatura di Sante Casedo. La circondo di ricordi per coloro ohe sono nati più tardi o che hanno lasciato uscire l'avvenimento dalla memoria. Nella sera del 24 giugno 1894 io mi troOTTOBRE 1960 vavo in una taverna parigina a mangiare i tagliatelli alla bolognese con il Berri della Lombardia d'allora. Gli raccontavo che l'Hotel de la gare du Nord mi aveva respinto perchè ero italiano. Li per li stavo per im· pennarmi, ma poi saputo del presidenticidio ho chiamato una vettura e me ne sono andato. L'incidente riproduceva il furore antitaliano. Dovunque si parlava di noi con aggettivi scurrili e bestiali. I popoli si assomigliano tutti. L'episodio di un uomo diventa l'episodio di tutti. Oaserio ha ucciso Camot e tutti gli italiani diventavano dei 19

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