Controcorrente - anno XVII - n. 20 - set.-ott. 1960

Donne della resistenza LEA GIACCAGLIA Alle donne di Bologna è dedicata questa memoria di donne cadute come soldati in guerra per la Resistenza. Serva la loro testimonianza a rendere più estesa la lotta, più libera la strada verso la vittoria di un ordine nuovo, di pace, di lavoro e di libertà, non lontano ormai nell'avvenire. Questa è una morte, che viene da p1u lontano, ma ha rapporto stretto con tutte le altre. Come tutte le altre rimane con la voce viva. La Lea era molto bella, apparteneva al ceto medio, sia pur di famiglia di origine popolana. Il padre, di idee anarclùche, funzionario delle ferrovie dello Stato, la madre e il fratello socialisti. La Lea crebbe in un ambiente caldo, già smosso e risvegliato dal beato dormiveglia dell'epoca. Era nata nel 1897, un tempo in cui coloro che avevano un buon impiego sicuro stavano bene, e la miseria non si vedeva. La Lea studiò da maestra, ebbe un diploma con ottima votazione. E' vero che si era arrivati al bordo della guerra '15-'18 chiamata la grande guerra e giustamente, se non altro a causa del numero dei morti, i quali, non si chiamavano morti, sebbene " caduti sul campo dell'onore". Sempre c'è quello che trova la bella parola per una cosa orrenda, si felicita con se stesso, gli altri gli fanno le congratulazioni, egli resta l'anonimo autore di una frase che passa alla storia. La Lea comunque poteva superare la guerra, il padre non richiamato; forse verso l'ultimo il batticuore di un fidanzato al fronte, il fidanzato si salva, matrimonio, bambini, vita ordinata, esente da preoccupazioni finanziarie. Lei, brava, vince il suo concorso, ottiene il posto di insegnante, il marito è un ragioniere o giù di Il, trova un discreto impiego in banca, le lotte politiche non gli interessano, anzi se ne guarda bene anche di parlarne. Legge Il "Resto del Carlino" (la cronaca) e la "Domenica del Corriere", è buon marito e buon padre, le feste va a spasso con la famiglia, l'estate manda la famiglia in villeggiatura e ci va il sabato fino al lunedl. Con l'andar degli anni deve diventare più agile, scattante. Sotto il fascismo non si scherza, sono tutti soldati, anche l'ultimo e più Innocuo impiegato dietro al suo sportello o scrivania. Ogni arredo è una trincea, bisogna saperci stare. Almeno il saluto romano, in piedi di colpo, all'entrata del primo fesso in camicia nera. Nel secondo conflitto mondiale tutti salvi, quella è gente che non muore mai nelle guerre. E oggi la Lea sarebbe una bella signora di cinquantanove anni, ben. curata, ben 16 vestita, con i capelli grigio azzurri, le figlie sp~sate: i nipotini, (tante cose da pensare mio Dio!>. Il marito capoufficio scatti quinquennali, 13.a, 14.a, 15.a mensdità. Insomma, tutto è andato bene finora, e tutto andrà ancora meglio. Invece la Lea conobbe a diciotto anni Paolo Betti, nel circolo socialista dove aveva grande attività. Si fidanzarono, e il matrimonio fu celebrato il l.o maggio 1919. La data costituiva programma familiare tutta la vita della Lea e dei suoi era già diretta per la stessa strada, ognuno di loro l'aveva imboccata al crocicchio, senza timore di sbaglio. La Lea e il suo compagno furono fra i fondatori del PCI nel 1921 e subito presero a lavorare insieme. Nel 1923 Paolo è arrestato e processato per la 'J)rima volta, poi ancora nel 1925, infine nel 1927, e la proclamata illegalità del Partito Comunista gli valse la lunga condanna, che soltanto nel 1934 usci di prigione. Intanto erano nati i bambini, Luce e Vero, e non ebbe giochi e risa spensierate la maternità della Lea. Eppure lei tanto dolce, tanto buona, valida come educatrice, amorosissima come mamma, in quegli anni di burrasca in cui mai fu tranquilla in una casa sua, non disse a Paolo: "Lasciamo stare, adesso ci sono i bimbi, cerca che anch'io sia uguale alle altre mamme ... ". Mai. Anzi Paolo è certo che se lui si fosse allontanato dalla lotta, a sua volta la Lea si sarebbe allontanata da lui. Dice, anzi, molto più sbrigativo: "La Lea mi avrebbe piantato". A causa del lavoro clandestino, i bambini f,urono affidati alla nonna a Bologna, dopo 1ultimo arresto di Paolo la Luce parti con gli zii nell'Unione Sovietica. Co!ll la Lea, sola, passò al Centro interno del Partito, e quasi subito la polizia la ricercò. L'Ovra si mise in azione con tanta puntuale cura che la Lea fu agguantata a Torino nel 1927. Poichè gli agenti di quella '()IJ)era ebbero l'idea che nella caserma di Torino i carabinieri la trattassero con una sfumatura di senso umano, si affrettarono a tradurla a Perugia, carcere che non aveva questa pècca. Infatti là presero la faccenda a cuore, la Lea fu segregata per oltre due mesi, non vedeva nessuno, non riceveva notizia. In più le ordinarono digiuno intero CONTROCORRENTE

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