OCTOBER 1960 ELISEO RECLUS
l'ra • no 1. • • I compagni che tengono a vedere uscire CONTROCORRENTE regolarmente, faranno bene a dare una mano per eliminare il deficit. Senza la cooperazione attiva di coloro che vogliono vedere questa libera voce uscire senza intoppi e ritardi, sara' difficile continuare. Noi non attingiamo a fondi segreti. Non abbiamo angeli benefattori. I mezzi per pubblicare la rivista ci vengono da proletari autentici, che sanno bene quanto duro sia il guadagnarsi il pane col proprio lavoro, i quali possono contribuire molto modestamente. Basta dare una scorsa alla sottoscrizione per convincersi di questa verita'. E' giunto il momento in cui e' necessario fare qualche cosa di piu'. Si facciano circolare schede di sottoscrizione fra i compagni di lavoro e nei circoli. Si organizzino iniziative diverse per poter racimolare il denaro necessario per fare scomparire il deficit e migliorarci. Noi abbiamo volonta' di lottare e la passione di tener viva questa voce che e' l'espressione di tutti coloro che amano la liberta' e odiano la tirannide. Ci si aiuti a far meglio e di piu'. Noi siamo contro tutte le tirannie. Chi si rende complice nella perpetrazione di soprusi e ingiustizie, e' un nostro nemico non importa il colore della bandiera che egli spiega, non importa a quale gruppo sociale egli appartenga. Fino dal nostro sorgere ci siamo proposti di combattere coloro che si mettono sotto i piedi la dignita' dell'individuo. Non abbiamo risparmiato nessuno. Intendiamo continuare a battere la stessa strada. Chi e' d'accordo con noi ci aiuti a non rallentare gli attacchi contro i nemici della liberta'. STATE,IENT REQUIRED BY TRE ACT OF AUGUST 24, 1912, AS AMENDED BY THE ACTS OF ?o1ARCH 3, 1933, AND JULY 2, 1946 (Tille 3P, Unlted Statcs Code, Sectlon 233) SHOWINO THE OWNERSHIP, M.ANAGE.MENT, AND CIRCULATION OF CONTROCORRENTE (Aldino FeHcani) publlshed Bi-rnonthly at Boston, Ma.ss. for Oct. 1, 1960. 1. The names and addrcsse.s ot the publlsher, cdl tor, managing editor, and business mana.gers are: PubUsher, Aldino Felicanl - 157 M.ilk Street, Boston 9, Mass. Editor, Aldino Feltcanl - 157 Mllk Street, Boston 9, Mass. 2. The owner ts: (If owned by a corporation, lts name and address must be stated and also lmmedlately thereunder the nam~ and addresses of stockholders owntng or holding 1 percent or more of total a.mounl of stock. It not owned by a corp<>raUon, lhe na.mes and addresses of lhe indlvldual owners must be gtven. It owned by a partnf.rshlp or other unlncorporated flrm, tts name a.nd address, as well as that of eaeh Individuai member, must be glvcn.) Aldlnot FeUcarJ. - 157 MHk Street, Boston 9, Mass. 3. The known bondholders, mortgagees, and other securtty holders ownlng or holding 1 pereent or more of total amount of bOnds, mortgages, or other securlties are: (If there are none, so state.) There are none. 4. Paragraprul 2 and 3 Include, in cases where the stockholder or sccurlty holder appears upon the books of the compa.ny as trustee or In any Olher flduclary relatlon, t.he na.me of the person or eorporatlon for whom such trustee ls aeting; al!O the statement.11 In lhe two para.graphs show the afflant'·S full knowledge and bcllcf as to thc; ctrcumstanees and condltlons under whlch stockholders and securlty holders who do not appear upon the books or the company as trustees, hold stock and secur1tles In a capa.city other than that of a bona fide owner. 5. The average number of eoples of eaeh tssue of thts pubUeatton sold or dlstr1buted, through the malls or 0U1erwlsc, to patd subscrlbers during the 12 monlhs prcccding the date shown above was: 1650. ALDINOFELICANI,Editor & Publishff Sworn to a.nd subscrtbed betore mc thJs 28th day of Septembcr 1960. MARYA. HOGARTYN, otary Publio. My eommlsslon explres Nov. 14 1960.
RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 Milk Street, Boston 9, l\Iass. CONTROCORRENTlsE publishcd bi-monthly. Mail addrtss: 157 Milk St., Boston. Aldino Ftlicanl, Editor and Publlsher.. Offlc, of publicatlon157 Milk Street, Boston9, Mass. Second-classmail privllegesautha-lud at Boston,Mass. Subscriptlon53 a year. Voi. 17-No. 2-(New Series !20) BOSTON, MASS. Sept.-Oct., 1960 Pagine ritrovate EliseoReclusrievocolodo PietroGori Quando i vecchi ed ignoranti denigratori delle nostre dottrine emancipatrici trattano i suoi propagandisti da pazzi sanguinari, bisogna domandare loro se sanno che in questa avanguardia della libertà han figurato uomini come Eliseo Reclus, la vita del quale fu una costante ed energica lotta, lotta luminosa per la causa della scienza e della giustizia. Eliseo Reclus nacque il 15 marzo 1830 in Saint-Foy la Grande (Gironda), figlio di un pastore protestante. Molto giovan<e ancora, rivelò le sue grandi predilezioni: l'amore alla scienza e l'amore alla libertà; e quando terminò i suoi studi nella Facoltà di Montauban e in quella di Berlino, fermentavano già in fondo al suo cuore generoso i principii sublimi di cui doveva farsi più tardi propagandista entusiasta. Perseguitato dalla polizia pel suo odio profondo contro la tirannide - sotto qualsiasi forma si presentasse, - fu costretto, nel 1851, ad abbandonare la Francia. Visitò gli Stati Uniti del Nord e l'America del Sud, ritornando in Francia solo nel 1857; e allora entrò a far parte della redazione della "Revue des deux mondes" collaborando attivamente, poi, nelle più importanti riviste del tempo. Molto e di grande utilità per la scienza ha scritto Eliseo Reclus, ma fra tutte le sue opere eccelle, come monumento im-perituro della sua gloria, la colossale "Geogra.fia Universale", che gli ha valso di essere proclamato "il principe dei geografi " in tutto il mondo scientifico. Introduzione magnifica a quest'opera fu "La Terra", e conclusione di intenti spiccatamente libertari, "La Terra" e l' "Uomo ''i libro che aveva finito e dato alle stampe poche settimane or sono. Oltre a ciò, dobbiamo alla sua penna "La storia di un ruscello" e la "Storia di una montagna", la " Guida del Viaggiatore a Londra, Un viaggio nella Sierra Nevada, Londra illustrata, La Sicilia, Fenomeni terrestri", e una infinità di opuscoli di sociologia, di propaganda libertaria, memorie scientifiche ecc.; in una parola: una produzione geniale e vigorosa, testimonio veritiero d'una nobile vita trascorsa nel lavoro e nel sacrificio per il culto della scienza e dell'ideale. Quando nel 1871 il popolo di Parigi, dopo l'infamia del basso impero miseramente affogato nel pantano di Sèdan, si levò in armi contro la nuova oligarchia rifugiata a Versaglia, Eli&eo RJeclus prese parte attiva al movimento insurrezionale da cui nacque la famosa Comune di Parigi. Poi allorchè la rivoluzione comunista fu affogata nel sangue di 35 mila cittadini codardamente assassinati, e i tribunali di guerra continuarono la funzione criminale di trascinare alla morte il proletariato della generosa metropoli, Eliseo Reclus fu condannati'.> alla deportazione. Ma un grido di indignazione si levò da tutto il mond-o intellettuale, e Darwin, lord Amberley, Williamson e le più note celebrità della scienza protestarono contro il governo di \' ersaglia, proclamando che un genio simile apparteneva a1 mondo intero ed alla scienza. Fu allora che Adolfo Thiers, impressionato della solennità del plebiscito di ammirazione che si levò verso il nome del grande geografo, commutò la pena della deportazione con quella dell'esilio.
4 Reclus sì rifugìò prìma ìn ltalìa e passò poì in Svìzzera, dove prese parte attìva al lavoro di organizzazione della celebre Intemazionale. Collaborò in quel tempo in moltissimi periodici rivoluzionari e da quel tempo venne sempre più esercitando la sua influenza intellettuale poderosa nella corrente apertamente libertaria del socialismo. Nel l879, con Grave, Kropotkine ed Herzig, fondò in Ginevra il periodico socialista anarchico intitolato "Le Rèvoltè" (poi trasportato a Parigi e cambiato in "Le Rèvolte ", e inilne in "Les Tempes Nouveaux ", che si pubblica tuttora); e nelle sue colonne difese e propagò brillantemente le nootre idee. Eliseo Reclus, nel 1893, domandò di poter aprire un corso di geografia nella " Unive11Sitè" libera di Bruxelles... La sua lodevole domanda fu respinta in odio ai principii da lui professati. Però questa stupida ripulsa non fece che accrescere la popolarità dell'illustre geograllo, e determinò un forte movimento intellettuale per la fondazione di una nuova Università - "L'Universitè Nouvelle", - che infatti sorse, ed in cui egli cominciò a dare le sue lezioni scientifiche di cosmografia, nelle quali fino ad oggi nessuno ha saputo superarlo. Fra tanta e universale ammirazione ohe lo circondava, Eliseo Reclus non cessò mai di propagare ad alta voce le sue idee libertarie, delle quali condensava le bellezze in opuscoli popolari che di quando in quando lanciava tra il proletariato sfruttato, facendo cosi atto di solidarietà del suo intellebt!o sovrano con le umili intelligenze irradiate, come la sua, dalla coofortante visione di un avvenire di giustizia e di libertà. Ho ancora vivo nel pensiero il primo incontro che ebbi or sono alcuni anni, col vecchio e venerato maestro. Era nell'inverno rigidamente glaciale del 1894-95, quando l'uragano della reazione crispina, - che aveva trovato modo di sollev-are contro di noi in onde burrascose petiflno le tranquille acque repubblicane elvetiche, - ci aveva cacciati verso il nord e fatti cadere (eravamo in quindici, espulsi dalla Svizzera) nella oapitlale belga. Nella "Maison du Peuple ", dove eravamo andati in cerca di altri compagni nostri, che dovevano averci preceduto, ci incontrammo in Eliseo Reclus, che era venuto a "chercher !es camarades chassès de la libre Suisse" (com'ei diceva). Fummo con lui, che era particolarmente affettuoso con i giovani - caratteristica comune a quasi tutti i più gmndi maestri della scienza, - e andammo insieme a casa sua (una casetta linda, che ricorda curiosamente quella di "Guglielmo Froment ", in "Plarigi" di Zola), e vi trovammo tutto il confort morale, di cui più abbisog,navamo in quell'ora triste, in cui ci si cacciava da tutte le parti, mentre non sapevamo neppure dove avremmo potuto essere l'indomani. Dopo la m!odesta refezione, però piena di allegria, ch'egli ci offrì, il buon vecchio - sostenendo con Hamon, che em della comitiva, una discussione acdalorata e riboccante di humour, - ci rivelò in tutto l'ardore della sua vecchia fede, ringiovanita ad ogni nuova prova. Egli affermava ohe la reazione è come la pietra di assaggio per i partiti d'avvenire. e che senza tale prova di resistenza questi non saprebbero affrontare la lotta suprema, per \·incer la quale bisogna aver dimostrato, di possedere la vitalità sufficiente per opporsi alle forze contrarie nella battaglia della evoluzione sociale. E sosteneva che questi tremendi uragani, scatenati ogni tanto sulle file anarchiche con minaccia apocalittica di sterminio, danno alla d<>ntesa l'aspetto eroico di una vera palingenesi sociale; poichè mentre si dà la caccia violentemente agli uomini dell'Idea, questa risplende nel cielo della speranza umana col fascino del sacrificio, e il manipolo dei sopravvissuti a ciascuna di questie orgie di persecuzione fuso mille volte più dell'esercito grigio e confuso dei tempi ordin<arii nel quale, fra gli elementi differentissimi che vanno dal ribelle impulsivo al pensatore filosofo, dal violento al martire, la selezione purificatrice non ha portato la benefica consolidazione dei caratteri e una maggiore fusione organica propria degli elementi che hwn superato, senza piegarsi o rompersi, la lotta. Egli concludeva che la idea purissima di libertà integrale, che è la nostra bandiera, come è il contenuto indispensabile di un ordine sociale in cui la, scienza sia la religione, si rafforza nelle asperità e ne trae alimento ed audacia. Mentre il vecchio maestro parlalV'a.,con fede d'un cuor nbbile che non invecchia mai, e con la mente penetrante che vede più lontano della oscurità dell'ora presente, io osservavo col legittimo orgoglio di un fratello minore, quella magnifica testa leonina, dalla grande aurelola immacolata della venerabile ca:nizie, e vedeva nella pallida konte dei giovani operai, miei compagni d'esilio soddisfazione di appartenere, spritualmente, alla famiglia di questi precursori gloriosi della scienza e dell'idea Pietro Gori Luglio 1905. CONTROCORRENTE
La campagna elettorale ILLUSIONI llMERICllNE Tema ricorrente nella propaganda elettorale di entmmbi i ca·ndidati alla presidenza degli Stati Uniti è la necessità di riportare la nazione americana alla posizione di indiscusso predominio mondiale quale la fine della seconda guerra mondiale l'aveva collocata. Chi minaccia questa posizion<?di " leadership" mondiale, naturalmente, è la Russia sovietioa; e la minaccia si sviluppa essenzialmente su due fronti. Il primo è la capacità produttiva nazionale, il secondo nel campo della politica di avvicinamento, di accaparramento di simpatie, di amicizie, di cli<?ntele e di mercati fra le nuove nazioni sorte dopo la fine della seconda guerra mondiale come pure fra le altre che, pur essendo formalmente indipendenti, per molti decenni, erano in realtà oberate da servitù economiche e politiche verso il gruppo delle nazioni occidentali più sviluppate. In tutte queste nazioni l'aspirazione alla vera indipendenza e l'urgenza del rinnovamento della loro struttura sociale e politica sono impellenti. D'altra parte le forze che in esse tendono a liberarle da impegni militari e politici che li vincola.no al seguito di uno dei due grandi contendenti e gli effetti dell'azione di queste forze sono fra i fenomeni politici di importanza decisiva sulla scena internazionale. Senza dubbio, il gruppo che riescirà a stabilirsi saldamente come campione delle libertà di tutte queste nazioni, nuove o in via di risveglio, potrà avere facilmente la via, libera al predominio mondiale. All'attacco russo, entrambi i candidati rispondono in modo estremamente simile. Entrambi riconoscono la necessità di incrementare la capacità produttiva americana, entrambi tentano di •proiettare la figura degli Stati Uniti come un benevolo colosso, che, colla difesa della propria libertà, garantisce l'indipendenza, e la libertà della grande massa delle nazioni meutrali, che, coll'aiuto che offre alle nuove nazioni, nel campo tecnico, educativo, medico, le prefpara disinteressatamente alle loro funzioni. ••• Ci si può ora chiedere quale effetto i propositi del!' America, possono avere su coloro che dovrebbero da essi venire influenzati. La necessità di maintenere la capacità produttiva dell'America al di sopra di quella russa, come garanzia e prova che quello che si dice economia basata sulla libera iniziativa è veramente capace di produrre bene materiali in maggior quantità di quella diretta da organi statali, ed allo stesso tempo di offrire la difesa di valori morali, come giustizia, dignità individuale, libertà personale mi pare •possa su01J1are un argomento molto debole a.gli orecchi delle centinaia di miliOIJli di uomini che si risvegliano alla indipendenza. Quanto lmOTTOBRE 1960 porta a questa enorme parte dell'umanità non è la quantità del prodotto, ma senza dubbio come il prodotto viene distribuito, come i frutti del lavoro sono divisi fra le varie cat<?gorie della popolazione. E' facile immaginare che vasti strati di umanità sarebbero disposti a rinuncia.re per anni a facili comodità, se col loro sacrificio assicurano per i loro figli una vita più ricca, sia di valori materiali che di valori morali. In questo, l'esempio dell'esperimento russo ha indubbiament<? un grande valore -per le grandi masse asiatiche, africane e molto probabilmente anche per gran parte del- !' America Latina. Ma, ·per contro, ben pochi si •adatterebbero ad un programma di austerità, inevitabile per chi prop01J1e con sforzo comune di impiantare nuove industrie su un terreno finora sfruttato da colonizzatori stmnieri o per lo meno da gruppi privilegiati locali, se essi pensano che i loro sforzi, i loro sacrifici ,non servono ad altro che ad arricchire ristretti gru,ppi, o peggio ancora a rafforzare i vincoli di servitù che li hanno finora afflitti. Comprendono ve· Tamente i due candidati che il fenomeno dello sviluppo industriale americano è un fenomeno che non può essere più ripetuto in nessuna altra parte del mondo, almeno in quanto frutto e baluardo di una classe di produttori più o meno indipendenti? Comprendono essi che, più che l'esempio di una alta produttività, le nuove nazioni sarebbero assai più influenzate da un rprogramma che sinceramente le aiutasse a liberarsi dalle catene imposte da sfruttatori colooialisti, siano essi inglesi, francesi, belgi, olandesi oppure anche americani? Se :finora gli Stati Uniti si sono difesi dall'accusa rivolta a tutti gli altri stati occiden· tali, di essere imperialisti e colonialisti additando il fatto che essi non hanno occupato militarmente e politicamente, in. forma aperta <?per lungo ,periodo di tempo, alcun territorio al di fuori dei confini nazionali, se non per ritrarsene volon!lariamente o per cOIJlcedere come nel caso di Porto Rico, la libertà di' sottrarsi alla dipendenza americana ad ogni momento desiderato, ciò non basta più, a chi osserva che riserve di ricchezze naturali, depositi minerali e petroliferi, foreste, piantagioni, mezzi di comunicazioni, sono operat<? da compagnie americane: <?sono operate non col proposito primo di produrre •benefici per le popolazioni nel cui territorio esse lavorano, ma di arrecare economici vantaggi a lontani investitori. ••• In modo simile, si può dire che il programma di aiuti, sopratutto nel campo educativo, offerto dagli Stati Uniti alle nazioni più arretrate avrà certamente l'effetto di legare più intimamente queste n'azioni al sistema di vita, agli ideali, al tipo 5
di economia americani? Io credo che il risultato di una educazione offerta a giovani, di informazioni ed aiuti diretti a modernizzare economie arretrate, più o meno oberate da privilegi medioevalistici potrà ritorcersi a gravissima delusione per l'America, se, come appare da ogni sintomo, i dirigenti americani non avranno il coraggio, di fronte ai propri elettori, per proclamare che per la grandissima parte del mondo nessun progresso è possibile, se non condizionato da una profondissima, rivoluzionaria rinnovazione degli ordinamenti sociali delle aree sottosviluppate. Che serve chiamare qui, alle nostre università, migliaia di giovani intellettualmente promette<nti, per farne medici, amministratori pubblici, avv•ocati, lavoratori sociali, maestri, se, quando costoro ritornano in patria, essi debbono constatare che giustizia non può essere fatta, perchè essa sovvertirebbe un ordinamento basato su privilegi, che una vera educazione servirebbe solamente ad aprire gli occhi ai loro oonnazionali più sfruttati, che il problema non è quello di curare malattie, di salvare fisica.mente vite umane, ma di impedire alla miseria di brutalizzare ulteriormente nuove generazioni? Che serve impiantare nuovi complessi industriali, se non esiste una massa capace di usarne e goderne il frutto? La lezione dell'Iraq, ove un monarca, che gli occidentali giudicavano illuminato, perchè dedicava buona parte dei profitti delle concessioni petI"olifere a stranieri per elevare la educazione delle sue masse, senza però infrangere i privilegi feudali di poche flamjglie, al controllo della economia basicamente agricola e della rigida costituzione sociale della sua nazione, riusci soltanto a creare un proletariato intellettuale che fu il nerbo della sua rovina, non è stata ancora appresa. Quanto sta avvenendo ora in Cuba, quanto si può facilmente prevedere avverrà in molle altre nazioni sud-americane, dovrebbe essere un avvertimento. Personalmente, avendo sentito parlare per due ore Castro, senza pronunciare altro che i più triti argomenti demagogici, osservandone i teatrali atteggiamenti in patria e fuori, posso sinceramente temere che il futuro di Cuba sia tempestoso. Pur tuttavia, al di là di ogni dubbio, la figura di Castro sta assurgendo a simbolo di libertà in vaste aree, ben al di là delle spiagge dell'isola cubana. L'ansia di rompere il circolo vizioso, per cui chi tenta di smantellare privilegi può essere accusato moltlo facilmente di privare il privilegiato di libertà e diritti riconosciuti da leggi e consuetudini, sta diventando irresistibile per milioni di umani. E Castro dimostra a loro che basta aver coraggio, basta saper sfruttare il delicatissimo equilibrio e le rivalità internazionali, per dare al proprio popolo una nuova speranza. E' un'ansia che potrà portare a nuovj patimenti, a fallimenti, a sofferenze, ma che non potrà essere contenuta dall'accusa di dirigere chi la prova all'alleanza e nella sfera di influenza delle potenze comuniste. Esistono veramente, in coloro che si prospettano oome i futuri dirigenti americani, la saggezza, il coraggio, per disincagliare la politica degli Stati Uniti dalle secche dottrinarie di Dulles, e, più ancora, per convincere i formidabili interessi su cui tutta la vita sociale americana è foggiata che il riconoscimento di tendenze per noi sovvertitrjci è per la più grande parte del resto del mondo impellente? Si tratta di interessi che, se pure più intensi e radicati nei gruppi economicamente più fortunati, hanno oramai permeato tutta la strutJtura del -popolo americano. E, proprio per questo, per la pratica impossibilità di fare appello ad un gruppo che scorge in un rinnovamento interno la ragione della propria attività politica, che può valutare, almeno per simpatia e confronto, le aspirazioni di altri popoli, il probl-:>ma diventa tanto -più aspri<>,la funzione di un illuminato "leader" diventa tanto più difficile. • • • I prossimi anni saranno, per l'America come per il resto del mondo, anni di crisi quali forse ancora non sono stati affrontati da masse cosi vaste. Non si può dire che certamente il popolo americano sarà senza dubbio incapace di produrre dal suo seno un interprete dei bisogni dell'umanità, che sia in grado di far collimare i più vari interessi nazionali colle aspirazioni che agitano il resto del mondo. Ma, nella mia opinione, la speranza che la crisi possa superarsi SOiamente additando a masse inacerbite, affamate l'esempio di una economia che lavora in pieno, in un ambiente che ogni giorno di più si di(ferenzia dal resto dell'universo, o che l'elemosina di qualche miliardo di dollari, spesi per educare una schiera di giovani o cper creare nuovi impianti in aree depresse possa far sorgere un sentimento di solidarietà coi postulati politici impersonati dall'America è destinata soltanto ad un fatale fallimento. L'illusione in cui i presenti dirigenti cullano gli Stati Uniti crollerà, se nessuno avrà il coraggio di denunciarla per quello che essa è. Davide Jona L'ESPLOSIONE cTte fece tremare la terra il 6 Agosto 1945, Tta avuto rm effetto i,ulelebile nella vita di tutti gli u.oniini. Ora sappia,no clte un'altra bom.ba potrebbe seguarP- la fine ,l<•l nion,lo. Non vi sarebbero ne' vinti ne' vincitori. Recer,ternente lo scienziato ]. Robert Op11enl1eimer, cli" ebbe tanta parte nella fabbricazione ,lella prirna bornba atoniica. dichiarava che nella everur,alita' ,Ti u.na guerra atom.ica 11ou. vi sarannn sitpPrstiti abbastanza per seppellire i ,norti. Nel nuovo libro "No Higlt Ground" gli autori a(Jerniann che la prima bontba pesava cinque tonnellate. Il PresitlentP Truman ha rip(>trttrunente afferrnato che il costo approssi,nativo e' stato ,li $2,000,000 la libbra. Quello cTte e' costata in vite umane e' noto, 6 CONTROCORRENTE
Ottimismo LETTERA Firenze, ottobre Al secondo giorno dell'arrivo, in compagnia di Stefano e Failla, mi son recato a Pegli, ove in quel giorno tenevasi un raduno regionale anarchico. Avrei dovuto dire interregionale perchè attualmente il convegno era stato indetto ,per rappresentanze di varie regioni al nord della Toscana. Doveva quella essere un'adunata di anarchici appartenenti alla corrente Malatestiana e quindi fautori dell'organizzazione. Scopo principale, quello di discutere ed intendersi sulla possibilità di gettar le basi per una più coordinata e fattiva organizzazione anarchica in Italia: organizzazione che accettasse, pur ampliando e rendendo più idonea ai nuovi tempi, la struttura della Unione Anarchica Italiana quale fondata da Malatesta e Fabbri ed il patto di alleanza incluso nella stessa. La parte delle discussioni alla quale ho assistito si è svolta con serietà e serenità d'intendi. Mi è spiaciuto di non essermi stato possibile rimanere presente per il seguito delle discussioni perchè, a quanto mi ha poi riferito un compagno, esse si sono svolte ugualmente nello stesso ambiente di serenità e d'interesse. Deliberazioni concrete prese dal raduno? Nessuna, se si eccettua quella di continuare le conversazioni in una serie di abboccamenti interregionali da tenersi di tanto in tanto in differente '!)arte del paese. Sembra che la ,prossima adunanza sarà tenuta a Pisa. Come sarebbe stato facile prevedere, alla adunllJlza, seppure indetta per diretto invito a gruppi ed individui appartenenti e quindi favorevoli ad una speci.fica corrente dell'anarchismo, hanno voluto intervenire altri che la pensano differentemente. Questo ha causato delle discussioni, per mettere :fine alle quali ed evitare si ritornasse a perder tempo rimucinando le vecchie diatribe sull'organizzazione, si è reso varie volte necessario richiamare l'attenzione dei compagni dissenzianti che, pur se essi erano benvenuti ad assistere al conv-egno, lo scopo di esso era stato ben definito nell'invito lanciato ai gruppi ed individui ai quali era stato rivolto. Nel tutto si è potuto notare il minimo di acredine, cosa che promette bene per il futuro del movimento anarchico Italiano. Quasi dimenticavo dirti di quella parte del convegno che in me ha fatto la più bella impressione: il buon numero di giovani presenti. Vivaci, attivi e volenterosi. Altri compagni con i quali mi son trattenuto a conversare a Firenze, Carrara, Genova ed altrove, tutti mi assicurano che in Italia va sviluppandosi un bel risveglio tra la gioventù. Sia questa gioventù intellettuale, studentesca o lavoratrice. Quel che a me pare mancar di molto nel nostro movimento Italiano è la presenza OTTOBRE 1960 ITALIANA dell'elemento femminile. L'assenza del sesso gentile non è però una esclusiva prerogativa del movimento anarchico. La si può riscontrare facilmente in tutte le altre attività della vita pubblica Italiana. Quando fui in Italia qualche anno fa, la moglie di un rinomato intellettuale ci disse che il marito le vietava assolutamente di inscriversi, e tanto me·no partecipare, in attività di organizzazioni femminili, fossero pure la "Lega Internazionale Femminile per la Pace e la Democrazia", quella delle " Donne Elettrici" o qualsiasi altra. Il fatto di tener la donna a parte, esiliata dalla partecipazione alle cose pubbliche, sembra essere ancor troppo ingranato nella mentalità dell'italiano. Quanto IJ)rima egli riuscirà a liberarsi dal secolare pregiudizio, tanto meglio sarà per tutti. E' questa qualcosa in cui gli anarchici dovrebbero primeggiare, derivando al movimento vantaggi fruttuosi. A chi ritorna in Italia anche dopo la breve assenza di qualche anno, non può sfuggire l'immediata impressione del migliorato benessere economico. Non voglio con questo significare che i lavoratori vivono nella opulenza o che tale appariscenza sia comune in tutta la penisola e le isole. Finora son rimasto soltanto nella parte nordica, in quella parte d'Italia che è stata sempre privilegiata dall'affluenza delle industrie e del commercio. Su quel che possibilmente è stato il progresso economico del meridio • nale durante gli ultimi tre anni, non mi faccio soverchie illusioni. Il governo DemoCristi11J10 è stato troppo occupato a spendere miliardi di lire per le gare Olimpiche, per potersi soverchiamente preoccupare delle miserie del meridionale. Comunque, in qualsiasi dei giornali quotidiani che capitano per le mani, si notano scritti sulla situazione e soluzione dei problemi del meridionale. Si parla sempre di " Cassa del Mezzogiorno" e di ingenti somme assegnate alla rinascita di quella IJ)arte del paese mentre i risultati rimangono effimeri. In questo mentre specialmente, in piena gazzarra elettorale, le grandiose promesse si moltiplicano. Partiti e governo, come di consueto, fanno a gara a promettere per poi non mantener la promessa. Come lo potrebbero del resto? L'erario è quel che è e con gli appannaggi alla Ohiesa che il iov'erno controlla, il sussidio ad una in'flnità di istituzioni religiose e tutto l'altro che va a finir male di qua e di là senza che nessuno sappia dove, i signori deputati e senatori han creduto necessario aumentare le loro prebende o salario che lo si voglia chiamare, della non disprezzabile somma di centomila lire al mese. Dove allora trovare il danaro oer civilizzare ed umanizzare le condizioni di vita delle povere popolazioni del meridionale? 7
Altro bel fatto. Nella controversia tra l'Italia e l'Austria circa l'inumano tratta• mento delle popolazioni di origine austriache, le mancate promesse di concedere l'autonomia alle regioni " liberate", il Partito Comunista si schiera - sempre allo scopo di attrarre i voti dei gonzi - con tutto il patriottume che a quelle regioni vuol negare le più elementari libertà politiche, mentre il Partito Socialista, con gesuitica finezza tace. Gli " internazionalisti" socialcomunisti, cosl proteggono gli interessi e le libertà dei popoli che vorrebbero governare. Nomade LA CANCELLAZIONE ,!elle ,crille fasciste al Foro Italico si e' conclu,a con una farsa. Il ministro per lo Sport e il Turismo Alberto Folchi ha dalo ordine di ca11cellar0 le acritte per n1odo di dire. Due sole aono ,tate cancellate. Continua1to percio' a sooravvivere la n1aggior parte dei me,,aggi che il /a1cisn10 volle affidare al ,narrno del 1uo mauimo monuniento. Fabri~io Dentice si e' occµpato diffusamente dell'incidente ne L'ESPRESSO ,lei 21 Agosto 1960. Dopo avere ele11cato le scritte ,lei calendario fascista ri,naste, il Dentice continua: "Co,i' inquadrato, 1enza soluzione di continuita' fra la guerra '15-18 e le date della 110,tra ,torio piu' recente, anche il passato fascista acqui&ta q11asi un'aria di ri1pettabilita', che puo' trarre in in,:anno gli italiani niolto gio-vani e quelli che hanno la menioria troppo breve. Hanno in• irannato fra gli altri ancJie il predecessore del miniatro Falchi, il Senatore Umberto Tupini, il quale rispondenclo ad un'interroga~ione di un. l(ruppo di deputati al/ernia' che le scritte stavano be,ie dov'erano perche' erano il docuntento di un periodo della nostra storia nazionale ... " Questa constaklzione porta ad una ,ola conclusione: quelle scritte potra11n.o essere spazzate via soltanto da coloro che 1Jogliono far &coni• parire per sempre tutto cio' che ricorda la delinquenza squadrista. Quelle scritte dovrebbero servire cla sprone per incitare all'azione coloro che hanno troppo presto dintenlicato il fratello, il padre e irli altri cad11ti ,otto il pugnale delle squadre fa- •ci,te. Cosas de Cuba I NUOVIDIRITTI DELL'UOMO Uno storico documento fu proclamato in Cuba il 2 settembre scorso senza che la nostra libera stampa d'America se ne accorgesse. E dire che la tproclamazione fu fatta ad alta voce da un milione e mezzo di individui (un milione in Avana e mezzo milione In Santiago) che rappresentano certamente il 90 per cento di tutta la popolazione di Cuba. Ma .. . sappiamo bene da chi è controllata questa libera stampa, e il fatto non ci meraviglia. Del resto, lo stesso "New York Times " che pretende di liberaleggiare non porta forse come motto in testata "Ali the News That's Fitto Print "1 (tutte le notizie che meritano essere pubblicate). E il documento in ,parola non merita considerazione - ,per questa libera stampa. Se Controcorrente non fosse cosi spilorcia quando trattasi di spazio, tradurrei La DichiaraziOne dell'Avana (cosi si intitola il documento) ~r intero, acciocchè i lettori si convincessero che il Governo cubano è una mosca bianca, cioè un Governo che n<Yn è mai esistito, nemmeno come aspirazione di minoranze cosl dette sovversive. Un Governo che arma tutto il popolo non è il solito C'.-ouerno. Maschi e femmine, giovani e vecchi sono armati, e le caserme sono state trasformate in scuole. Militari di professione non esistono più in Cuba. Ciò dovrebbe significare che Fidel Castro non ha alcuna voglia di fare il dittatore ~ nemmeno il solito governante. Lo ha detto e ripetuto che Il Governo corrompe anche 8 i meglio intenzionati. E si sa come e perchè trovasi a quel posto di primo ,ninistro. Perchè non vuole governanti fra i piedi. In Cuba si sta facendo una rivoluzione; il solito Governo con i soliti governanti sarebbe di Impaccio. Castro non l'ha voluto e non lo vuole. Il suo è veramente il Governo del popolo per il popolo. Non ordina, ma coordina. Il Governo dal basso in alto. E non potrebbe essere altrimenti, fino a quando il popolo resta armato. Ma .. . La Proclamazione dell'Avana dunque non è cosa di un Governo, ma d'un popolo già In possesso di quei òiritti specificati. Più che ai cubani, è rivolta a tutti i popoli dell'America Latina e agli altri popoli sfruttati del mondo. Ecco perchè la libera .,tampa non ne ha parlato, ed ecco perchè Castro chiuse il suo discorso nelle Nazioni Unite leggendo la Proclamazione. Mi limito a tradurre una parte dell'articolo 6 che più dà un'idea del tutto: "L'Assemblea Generale Nazionale del Popolo di Cuba condanna lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e del paesi sottosviluppati da parte del capitale finanziario imperialista. Per conseguenza, pro:clama davanti all'America tutta: Il diritto dei contadini alla terra; Il diritto dell'operaio al frutto del suo lavoro; Il diritto dei bimbi all'educazione; Il diritto degli infermi all'assistenza medica e ospedaliera; Il diritto dei giovani al lavoro; CONTROCORRENTE
Il diritto degli studenti all'insegnamento libero, sperimentale, scienti.fico; Il diritto dei negri e inctiani alla piena dignità dell'uomo; Il ctiritto della donna all'uguaglianza civile, sociale e politica; Il diritto dell'anziano ad una tranquilla vecchiaia; Il diritto degli intellettuali, ru·tisti, scien· ziati a lottare con la loro opera per un mondo migliore; Il diritto degli Stati alla nazionalizzazione dei monopoli imperialisti, riscattando così le ricchezze e risorse nazionali; Il diritto dei paesi al commercio libero con tutti i popoli del mondo; Il diritto delle nazioni alla rpiena sovranità; Il diritto dei popoli a trasformare le fortezze militari in scuole e ad armare gli operai, i contadini, gli studenti, gli intellettuali, il negro, l'indiano, la donna, il giovine, l'anziano, tutti gli oppressi e sfruttati, aicciocchè !Possano difendere essi stessi i loro diritti e i loro destini". Nell'articolo seguente, questi diritti si trasformano in doveri, dei popoli e degli individui, di lottare per la loro libertà, di solidarizzare con tutti gli oppressi del mondo, vicini o lontani, perchè tutti i popoli sono fratelli. E questa è anche la risposta di Cuba a quell'aborto di risoluzione che il. . . com;egno delle sardine col pescecane approvò, cioè dovette approvare, in San Josè, Costa Rica. Sarà inviata a tutti i po,poli del mondo - a dispetto della congiura del silenzio ... Veramente, il nostro State Department non ha potuto ignorarla completamente questa Dichiarazione, e per bocca di Mr. Herter la qualifica una speranza di Fide! Castro. Speranza? ... Forse conviene dire cosi per nascondere ai popoli sfruttati dell'America Latina le realizzazioni in Cuba già in atto di quelle speranze? La parte giuocata dagli Stati Uniti nella O.A.S. (Organizzazione degli Stati Americani) si potrebbe rappresentare in caricatura cosi: Lo zio Sam con la borsa (vuota) dei dollari in una mano e il bastone nell'altra. Attorno, i rappresentanti dei Governi latino-americani, in maggior parte in ginocchio, qualcuno mezzo inclinato. qualche altro fa una smorfia, forse perchè pensa che quei 500 milioni promessi dal Presidente da ripartire fra i 19 Paesi dell'America Latina con un complesso di 170 milioni di abitanti, basterebbero a dare meno di tre dollari a testa. Eppure, tutti quei così detti rappresentanti dei popoli latino-americani sanno molto bene che lo zio Sam non ha mai dato qualche cosa per niente; che quei 500 milioni ancora da stanziare sarebbero un investimento conctizionato... al grado di servitù dei rispettivi Governi. La rapacità della plutocrazia sfruttatrice americana è fenomenale, e usa tutti i mezzi di gangsterismo ... legale e illegale per riuscire. A proposito - e viene a rinfrescarmi la memoria la lettura di un libro uscito qualche mese fa: Cuba, Anatomy of a Revolution, scritto in collaborazione da Leo OTTOBRE 1960 Uberman e Paul M. Sweezy, Monthly Review Press, New York, 3.50 - la testimonianza di uno che fu il braccio esecutore del racket governativo, the Major Generai Smedley D. B·utler. Gli autori in una nota riproducono da Common Sense, November 1935, le seguenti parole del Generale: " Io spesi 33 anni e 4 mesi in servizio attivo come membro della forza militare più agile del nostro Paese, the Marine Corps. Ho servito in tutti i gradi, da luogotenente a generale. E durante quel periodo ho speso il rpiù del tempo a fare il high-class muscle man per il Grande B·usiness, per Wall Street e per i banchieri. In breve, io ero un rachettiere del capitalismo ... "Cosi, ho aiutato nel 1914 a far cti Messico e Tampico zone sicure per gli interessi americani del petrolio. Ho aiutato a far di Haiti e Cuba luoghi decenti per i boys della National City Bank, acciocchè potessero tranquillamente collettare... Ho aiutato a purificare il Nicaragua per conto della banca internazionale della casa Brown Brothers nel 1909-12. Ho ... portato la luce nella Repubblica Dominicana rper gl'interessi americani dello zucchero, nel 1916. Ho aiutato a raddrizzare Honduras rper conto dell'American Fruit Comp. nel 1903. In Cina nel 1927 ho aiutato a far si che la Standard Oil non fosse molestata. "Durante questi anni io ho avuto, as the boys in the back room would say, un magni.fico racket. Fui ricompensato con onori, medaglie, promozione. Guardando ora indietro nel mio passato, penso che avrei potuto dare dei consigli a Al Capone. Il meglio ch'egli poteva fare era di operare il suo racket in 3 città. Noi Marines operiamo in tre continenti". Evviva la faccia franca del generale! Anzi, di tutti i generali ... Il nostro Presidente, ch'è un generale anche lui. quando minaccia con la cosidetta Monnoe Doctrine ha la faccia franca lo stesso, dimostrando di non sapere in che consiste la Dottrina. E non sa che quando fu proclamata gli Stati Uniti usavano fare il loro b1isiness nel Continente e non nel resto del mondo come fanno adesso. Non avevano basi mili.tar·i in Europa e in Asia e in Africa e ... al ,polo nord. Non avevano ancora ai:gredito quasi tutti i Paesi latinoamericani e non si erano impossessati del territorio messicano e non avevanO' la 'J)J"etesa di impiantare essi i Governi nelle Repubbliche del Continente. La Dottrina è sotterrata con Monroe, e il nostro Presidente non lo sa - francamente. Sa, però, che il Governo ch'egli rruppresenta è al servizio degli interessi plutocratici, di quella gang che non permetterà mai l'accordo sul disarmo completo proposto dai russi e desiderato dai popoli del mondo, poichè il disarmo significherebbe la fine dello sfruttamento 1>lutocratico negli altri paesi. L'esempio di Cuba guasta alla ganq la digestione E' noto, ormai, la manovra di questi signori contro Cuba. Dopo che la Orqanizzazione degli Stati Americani in Bogotà decide di boicottare la Repubblica Domini9
cana di Truillio, gli Stati Uniti comprano lo zucchero del dittatore. Compra i criminali delle varie Repubbliche del Centro America e li arma e li addestra per un possibile attacco a Cuba (questa volta non credono di poter usare i marines, come sempre?). Il consiglio ai cittadini americani che vivono in Cuba di lasciare l'isola vuol significare forse che l'attacco è imminente. Di fronte a un simile frangente io penso che se un Fide! Castro non esistesse in Cuba bisognerebbe crearlo. R.T. I CAMPI DI CONCENTRAMENTO •0110 raddoppiati. u,,a cosa i11credibile. Alla fi11e della guerra nel 1945, i campi di concentra,nento racchiudevano 12 niilioni di esseri uni.ani. Con l'inferno creato ,lalla guerra cio' era co,nprensibile. Con i proble,ni raz .. :iati, le citta' distrutte, le popola=io11i spostate e l'inJerno creato dalle persecu:io11i dei dittatori. questa situa.zione era com.prensibile. Ma ora? A,l un conl{resso or,:ann::mto dalla Federcnione dei Vetcra"i di Guerra del /lfondo te11ulo ad Oslo, il Pro/es• sore Charle, Richet di Parigi, un esperto niedico. dichiarava che la popola.=ione rinchiusa nei canipi di concentra,nento oggi e' raddoppiat<1. Nel 1945 il nu1nero dei rinchiusi aninwntava a 12 1nilio1Ji - nel 1960 vi sono piri' del tloppio, cioe' un totale di: 25 ,nilioni. Il professore 1Jo,a. ci ha ,lato il totale per ogni nazione ,na cio' non e' iniportante. L'i,nportante e' il totale. JI iene da ,lonia1ularsi perche' qµesto enornie numero di persone e' tenuto tuttora nei reticolatia sotto la sorveglUlnza di aguzzini: che non conoscono il piu' elenientare ,lei sentim.enti umani. Sorge spontaneo il desiderio ,li conoscere le ragioni di questo trlltta,nento tuttora in vigore dopo qui,a.- dici anni dalla fine della guerra. · Documenti BARTOLOMEO VANZETTI [ Note Autobiografiche] La mia vita non può assurgere a valore di autobiografia, comunque considerata. Anonimo, nella folla anonima, essa trae luce dal pensiero, dall'ideale che sospinge l'umanità verso migliori destini. E questo ideale io riasswno come balena nel m1o pensiero. Nacqui 1'11 giugno 1888 da G. Battista Vanzetti e da Giovanna Nivelli, in Villafalletto, provincia di Cuneo, Piemonte. Questo Comune che s'erge sulla sponda destra della Magra, ai piedi di una bellissima cat'ena di colline, è eminentemente agricolo. Quivi vissi finio all'età di tredici anni, in seno alla famiglia. • Frequentai le scuole locali, amavo lo studio, e ottenni il primo premio all'esame di proscioglimento, il secoIUio nel catechismo. Mio padre era indeciso se farmi .studiare o darmi un mestiere. Un giorno, lesse su "La Gazzetta del Popolo'' che a Torino quarantadue avvocati avevano concorso per un impiego da 45 lire al mese. Si determinò. L'annio 1901 mi portò preSSQ Il signor Comino esercente una pastieleeria nella città di Cuneo. Qui lavorai una ventina di mesi; si lavorava dalle 7 a.m. alle 10 ,p.m. ed aWV'O tre orette di libera uscita ogni 15 giorni. Da Cuneo mi recai a Cavour presso il slgnor Goitre, pel quale !aV10rai tre anni. 10 Le condizioni di lavoro non differivano che nell'aver 5 ore invece di tre, di libera uscita. Il mestiere non mi piaceva, ma tiravo avanti per far piacere a mio padre, e rper non saper quale altro mestiere scegliere. Nel 1905 da CaVIOUrmi recai a Torino collo scopo di trovare lavoro. Non trovando occupazione in quella città, mi recai a Courgè, ow lavorai sei mesi. Da Courgè tornai a Torino occupandomi in qualità di caramellista. In Torino, nel febbraio del 1907 caddi ammalato. Ero cresciuto alla rpena, ,sempre rinchiuso, privo dell'aria, del SDle e della gioia, come "un mesto fior di serra". Venne mio padre, mi chiese se preferivo ritornare a casa e recarmi all'ospedale. A casa mi attendeva la mamma, la buona, la idolatrata mamma, e vi ritornai. Le tre ore di treno I~ lasc,o ·giudicare a chi soffri di pleurite. Mia madre m'accolse singhiozzando. Mi misi in letto, vi restai per oltre un mese e per altri due camminai appoggiato ad un bastone. In fine ricuperai la salute. Da allora fino al giorno che partii per l' America vissi insieme alla famiglia. ' Quel perLodo di tempo fu uno dei più felici di mia vita. ContaV'O vent'anni: l'età delle spe• rani,e e dei sogni, anche per chi, come me, CONTROCORRENTE
sfogliò precocemente Il libro della vita. Godevo l'anùcizia e la stima di tutti: attendevo all'esercizio del caffè, e alla coltivazione del giardino di mio padre. Ma tale serenità fu presti, annientata dalla più atroce sventura che possa colpire un uomo. Un triste giorno mia madre si ammalò. Ciò che soffri essa, la famiglia, lo, nessuna penna può descrivere. Il più lieve rumore le cagionava spasimi atroci. Quante volte moosi alla sera ver.so allegre oomltive di giovani che s'avvrclnavano cantando, ,pregandoli per l'amor d'iddio e delle loro madri, di smevtere il canto; quante volte pregai gli uomini che conversavano sull'angiolo della via, di scostarsi. Nelle ultime settimane le sue sofferenre divennero cosi strazianti, che nè a mio padre, nè ai congiunti e amici più cari 'bastava Il cuore di assisterla. Io solo 'ebbi l'animo di non abbandlonarla mai. L'assistetti giorno e notte; per due mesi non ml spogliai. Non valsero gli sforzi della scienza, I voti, le cure, l'amore: dQpoOtre mesi di letto, nel silenzio crepuscolare d'una sera, spirò tra le mie braccia. Mori senza udirnù piangere. Io la composi nella bara; io l'accompagnai all'ultima dimora; i:o gettai per primo, sulla bara, un pugno di ter,ra; sentii che qualcosa di mie era sceso con mia madre nella fossa. Ma fu troppo: il tempo anzichè affievolire, rincrudeliva il nùo dolore. Vidi mio padre incanutire In breve teml)O. ' Anch'i:o divenivo sempre :più cupo e silenzioso; non parlavo per intere giornate e passavo il giorno errando per le foreste che fiancheggiano la Magra. Molte volte, cercandone Il ponte, mi fermavo a guardar le ·pietre bianche e asciutte del suo !et.bo secco, con una gran volontà di gettarmi a capofitto e sfragellarmi il cranio sovr'esse. In breve, vedevo con disperazione la pazzia ed il suicidio dinanzi a me. Fu allora che decisi di venire in Am'erica. Il 9 giugno 1908 lasciai i nùei cari. Era tale la piena del dolore in me che baciai loro le mani, senza poter pronunziare sillaba. Mio padre stretto dalla medesima morsa, era muto a ,pari di me, mentre le sorelle singhiozzavano come quando moriva la mamma. La popolazione era corsa sul limitare delte porte ml sautava commossa. Dagli anùcl che ml accompagnarono in OTTOBRE 1960 massa alla stazione, m'acoonùatai con un bacio e saltai sul treno. Chiudo con un aneddoto. Poche ore prima di partire mi recai a salutare una buDlla vecchia che aveva per me un amor materno. La trovai sulla soglia dell'uscio, assieme alla giovane sposa di suo figlio. - Ah! sei venuto - mi disse - ti aspettavo. Và e che Dio ti benedica; non si è mai visto un figliuolo rare per la madre quello che hai fatto tu. Va; che tu sia benedetto. Ci baciammo. Mi rivolsi alla giovane sposa e le tesi la mano. ' - Mi baci anche me; io le voglio tanto bene, chè lei è tanto bu,ono - mi disse fra il ,pianto quella nobile popolana. La baciai e fuggii. Le intesi singhiozzare. L'undici giugno lasciavo Torino diretto a Modane. Mentre la macchina sbuffante, volto il tergo all'Italia, mi ,portava verso i confini, qualche silenziosa lacrima cadde dai miei occhi cosi poco usi al pianto. Così, abbandonava la terra natia questo senza patria! Cosi, florlvalllo le benedizioni di quelle semplici anime, di quei nobili cuori! • • • Dopo due giorni di treno attraverso la Francia, e sette di navigazione attraverso l'Oceano, giunsi a New York. Un compagno di viagg~o mi condusse alla 25.ma strada, all'angolo della 7th Avenue, ove abitava un mio concittadino. Alle otto di sera scendevo melanconicamente le scale. Solo, straniero, senza intendere nè essere inteso, passeggiavo ,per quel quartiere in cerca di un al1oggio. Alla batteria il personale di servizio, tratta i passeggieri di terza classe a mò d"armePbo - triste sorpresa per chi sbarca speranzoso su questo lido - questo povero quartiere poi, mi fece un'impressione addirittura spaventevole. Trovai un meschino aUoggio in una casa equivoca. Dopo tre giorni dal mio arrivo, il mio concittadino che lavorava da capo cuoco in un Club alla 86.ma strada West in riva all'Hudson, mi portò al lavoro in qualità di sguattero, IO'Verimasi tre mesi. L'orari-o era lungo: in soffitta, dove si dormiva Il caldo era soffocante, e i "paraS3iti" non lasciavano chiuder occhio, quant'era lunga la notte. Decisi di dormire sotto gli alberi. Lasciato quel posto trovai la stessa occupazione al Ristorante Mauquin. • La "pantry" era orribile. Nessuna finestra; se si 11
spegneva la luce elettrica, bisognava fermarsi, o muovere a tastoni brancicando nel buio, per non urtarsi l'un l'altro o inciampare negli oggetti. Il vapore dell'acqua bollente che saliva dalle vasche ove si lavavano le terraglie, casseruole e argenteria, formava grosse goccie di acqua attaccate al soffitto dal quale cadevano ad una ad una su la teste madide di sudore. Nelle ore di lavoro il cald'O era orribile. I rifiuti delle mense, ammassati in appositi barili emanavano esalazioni intossicanti. I "sinks" non avevano tubi di conduttura, e l'acqua cadeva sul pavtmento scivolando verso il centro ove s'apriva un buco di conduttura. Ogni sera quel buo:> si otturava e l'acqua saliva fin sopra gli appositi telai di legno, posti sul pavimento per salvaguardarci dall'umidità. Allora si pattinava nel brago. Si lavorava. un giorno 12 ed uno 14 ore: ogni due domeniche si aveva 5 ore d'uscita. Vitto fradicio (per la canaglia) 5 e 6 scudi settimanali di paga. Dopo 8 mesi me ne andai per non contrarre la tisi. Era un triste anno quello. I poveri dormivano all'aperto e rivoltavano le Immondizie nei barili per trovare una foglia di cavolo od una mela marcia. Per tre mesi sgambettai New York quant'è lungo e largo senza riuscire a trovare lavoro. Un mattino, In una agenzia di collocamento al lavoro, incontrai un giovane più pezzente di me. Era andato a letto senza cena la sera Innanzi, ed ora. era ancora digiuno. Lo portai in un ristorante e dopo aver divorato, con voracità lupesca, una colazione, ml disse che restare a New York era una bestialità, che, se avesse avuto soldi sarebbe andato in campagna, ove qualche pò .si lavora, arrancando alla meglio un tozzo e un giaciglio, senza contare l'aria pura e il bel sole che non costano nulla. Qualche soldo in tasca l'avevo ancora, e senza farla lunga lo stesso giorno, preso 1o steamboat ci recammo a.d Hartford, Conn. DI Il si parti in treno alla volta di un piccolo villaggio - non ricordo il nome - nel quale il mio compagno aveva antecedentemente dimorato. , Ci rivolgemmo per lavoro ad una famiglia. americana di agricoltori. Il capo ci oondusse per tutto il villaggio allo scopo di trovarci lavoro, ma fu vano sforzo. Allora, visto la nostra condizione, più per umanità che per bisogno, ci diede lavoro per due settimane. Ricorderò sempre la 12 bontà di quella. famiglia, e mi dispiace di non ricordarne il nome. Qui taccio per brevità il nostro pellegrinaggio in cerca di lavoro. Girammo una infinità di villaggi. Il mio compagno bussava agli uffici d'ogni fabbrica, ma nel ritornare mi buttava un "niente" a venti passi di distanza. Finirono i soldi. A piedi arrivammo nelle vicinanze di un villaggio sull'imbrunire della sera. C'introducemmo in una stalla abbandonata, e li passammo la notte. .l).ll'alba, ci alzammo dirigend:od verso il villaggio, South Glastonberry se non erro, ove il mio compagno aveva prima abitato. Un piemontese, fattore in una grande piantagione di pesche, cl servi una abbondante colazione. Superfluo il dire che onorammo il cuoco. Verso le 3 p.m. si arrivava a. Middletown, Conn., stanchi, laceri, affamati ed inzuppati da tre ore di ininterrotta pioggia. Al primo che Incontrammo chiedemmo di qualche italiano del Nord (il mio illustre oompagno era campanilistico all'eccesso) ed egli ci additò una casa vicina. Picchiammo; fummo ricevuti da due donne siciliane; madre e figlia.. Chiedemmo loro il favore di asciugare i panni alla stufa. Mentre ci asciugavamo con i panni , chiedevamo informazioni sui lavori del paese. Ci risposero che era impossibile trovar lavoro in paese, e ci consigliarono di recarci alla vicina Springfleld, ove vi sono tre fornaci di mattoni. Osservando la lividura ùel nostro volto e sentendoci tremare, ci chieseno se avevamo fame. "Non mangiamo dalle sei di questa mattina" rispondemmo. Allora la figlia ci porse un grosso pane ed un lungo coltello, dicendoci: "non posso darvi altro, ho cinque figli e la vecchia mamma da sfamare; mio marito lavora sulla strada ferrata e non busca che $1.35 al giorno, ed lo per giunta .sono ammalata da lungo tempo". Ma mentre tagliavo Il pane, ci porse tre mele che era riuscita a trovare nel fondo di una madia. Rifocillati alla meglio partimmo alla volta delle fornaci. - Che ci sarà laggiù ove sorge quella ciminiera? - chiesi al mio compagno. - La fabbrica di mattoni di certo. - Andiamo a chieder lavoro? - E' troppo tardi - rispose egli - non troveremo nessuno sul lavoro. Andremo alla casa dei padroni. - Va, tiriamo avanti, che troveremo di CONTROCORRENTE
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