AUGUST 1960
Documenti LETTERDIAVANZETATDIANTSEACCO • 21 agosto 1927 Mio caro Dante: Ancora spero e noi combatteremo fino all'ultimo momento per rivendicare il nostro diritto alla vita ed alla, libertà, ma tutte le forze dello Stato e il denaro della reazione stanno mortalmente contro di noi perchè noi siamo libertari ed anarchici. Scrivo brevemente di ciò perchè essendo tu molto giovane non potrai intendere queste cose e molte altre di cui io avrei desiderio di ragionare con te. Ma se tu sarai buono col crescere dell'età comprenderai il caso di tuo padre a mio, i principii miei e di tuo padre per i quali tra poco noi saremo mandati a morte. Ti voglio dire tutto ciò che conosco di tuo padre; egli non è un criminale, bensì uno degli uomini più coraggiosi che io abbia mai conosciuto. Qualche giorno tu comprenderai ciò che io andrò a dirti e cioè che tuo padre ha sacrificato tutto quanto vi è di caro e di sacro per il cuore e per l'anima per la sua fede nella libertà e nella giustizia per tutti. Quel giorno tu sarai orgoglioso di tuo padre e se tu crescerai abbastanza coraggioso tu prenderai il suo posto nella lott,a tra la tirannide e la libertà e vendicherai Il suo nome ed il nostro sangue. Se noi dobbianw morire, tu saprai, allorquando sarai capace di intendere questa tragedia neUa sua pienezza, quanto buona sia stata tua madre con te, con tuo padre e con me, durante questi sette anni di lotta, di dolore, di passione, di angoscia, di agonia. Anche fin da ora tu ,potrai essere buono con tua madre, con Ines e con Susie - la buona e brava Susie- e puoi fare tutto ciò che conta per consolarle ed aiutarle. Desidero pure che tu ti ricordi di me, come un amico e compagno di tuo padre, tua madre, di Ines, di Susie e ti assicuro che io giammai sono stato un delinquente, che non ho mai commesso furti o assassini, ma ho sempre modestamente combattuto per abolire il delitto dall'umanità e per la libertà di tutti. Ricordati, Dante, chiunque dirà il contrario per tuo padre e per me è un bugiardo, e recherà insulto a due morti innocenti che sono stati coraggiosi durante tutta la loro vita. Ricordati pure, o Dante, fin da ora, che se tuo padre ed io fossimo stati ipocriti e traditori della nostra fede, non saremmo stati mandati a morte. &si non avrebbero giustiziato nemmeno un cane lebbroso, nemmeno uno scorpione dal puntiglione avvelenato in base a quelle cosidetle prove che hanno montato contro di noi. . . Essi avrebbero concesso un nuovo processo ad un matricida, ad un delinquente abituale sulla scorta delle prove che noi abbiamo presentato per ottenere un nuovo ,processo. Ricordati Dante, ricordati sempre queste cose: noi non siamo dei criminali; essi ci hanno condannato in seguito ad una montatura poliziesca; essi ci hanno negato un nuovo processo, e se noi saremo uccisi dopo sette anni, quattro mesi e 17 giorni di indicibili spasimi e torture, ciò sarà per tutto quanto io ti ho detto prima: perchè noi siamo stati per il povero contro il ricco, contro la oppressione dell'uomo sull'uomo. Gli atti del nostro processo che tu o altri raccoglierete e conserverete, ti proveranno che tuo padre, tua madre, Ines, la mia famiglia e me stesso siamo stati sacrificati alla ragione di Stato della reazione plutocratica americana. Verrà Il giorno in cui tu comprenderai l'atroce significato delle suddette parole in tutta la loro interezza. Allora ci onorerai. Ora dunque, Dante, sii sempre buono e coraggioso. Ti abbraccio Tuo, Bartolomeo Vanzetti P. S. - Ho consegnato a tua madre un esempZare della Bibbia americana, perchè mi ha detto che voleva leggerla e che consegnerà a te quando sarai più grande e capace d'intenderZa. TieniZa per mio ricordo. Essa servirà anche a testimoniare quanto buona e generosa il stata verso di noi la signora Wi11slow. Addio Dante. - BARTOLOMEO
RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 Mllk Street, Boston 9, Mass. CONTROCORRENTisEpublished bi-montlily.Mail adchss: 157 Milk SL, Boston. Aldlll) Felicanl, Editor and Publishe.r. Office of pubilcatlon 157 Milk Street, Boston9, Mass. Second-classm,11prlvllegesauth:rlzed at Boston, Mass. SubS<Tlptlo$n3 a rea,. Voi. 17-No. 1-(New Series ltl9) BOSTON, MASS. July-August, 1960 ONTROCORRENTE entra con questo numero nel diciassetsimo anno della sua esistenza. Cogliamo questa occasione per ringraziare i compagni e gli amici che non ci sono mancati di aiuti e di incoraggiamenti. Senza la loro cooperazione, attiva e generosa, non avremmo potuto continuare la nostra opera di critica e di documentazione. Vogliamo sperare che questa solidarietà continui a sorreggerci nel futuro. La battaglia che ci proponemmo di combattere fino dal nostro sorgere non è vinta, né finita. Il fascismo non è scomparso. La situazione italiana non è molto migliorata. Miste aule falangi nere del governo clericale sono le forze del vecchio fascismo che divengono sempre più aggressive. Il popolo italiano è lungi dall'aver risolto i suoi vitali problemi. La vecchia e corrotta macchina politica sanfedista - composta da generali squalificati, da politicanti arrivisti e disonesti e da preti consumati nel· l'intrigo e nei complotti contro la decenza e la libertà - continua nella sua funzione di controllo e di repressione. La nostra opera di vigilanza e di denunzia è più che mai necessaria, sia in Italia che qui. Il fascismo ha cambiato soltanto la faccia; la sostanza è rimasta. Ad esso si sono aggiunti i falsi profeti di alcuni gruppi di sinistra che, accecati dalla vanità, servono incoscientemente da gerenti responsabili alla lupa vaticana sempre in agguato per soffocare le aspirazioni di libertà e di emancipazione del popolo. Noi siamo determinati a continuare la nostra modesta opera di educazione e di critica, non risparmiando nessuno. Denunzieremo senza misericordia tutti coloro che sotto pretesti diversi si sono alleati ai fascisti, riabilitandoli, facendo dimenticare i loro delitti e le loro ladrerie. Continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto dal giorno della nostra uscita: inseguire i tiranni e i falsi amici del popolo! Tutte le nostre energie saranno spese per rivendica/e al popolo italiano e a tutti i popoli della terra il diritto al pane e aJla libertà. La Redazione
TENSIONE I.E NAZIONI UNITE Il presente stato di tensione, provocato dall'oscura situazione del Congo, abbandonato in condizioni di completo collasso dalla recente ed improvvisa rinuncia belga alla sovranità coloniale, non è finora precipitato in una più vasta e disastrosa crisi, con immediato pericolo di interventi armati da parte delle grandi potenze, soltanto in grazia della esistenza della Organizzazione d-eile Nazioni Unite. E' purtuttavia uno stato di tensione estremamente pericoloso, e l'azione moderatrice dell'Organizzazione può proprio in questi giorni esser resa vana da un qualsiasi irrigidimento, sia da parte d-el governo del nuovo Congo, sia da parte di una delle grandi pot-enze. E' senza dubbio grave responsabilità dei belgi il non aver voluto, negli ottant'anni e più di dominio nel Congo, offrire agli indigeni qualsiasi opportunità verso un autogoverno, awr negato ad essi ogni possibilità di educazione. Molto probabilmente è vera e giustificata l'asserzione del premier Lumumba, sostenuta dal blocco comumsta, che i belgi hanno creato un artificiale movimento separatista, ed hanno messo al potere un loro vassallo di colore, nella ricca provincia del Katanga, soltanto per prolungare, se non perpetuare, il loro sistema di sfruttamento delle ricchezze e delle popolazioni Indigene. Qualche settimana fa parve che l'intervento di una organizzazione sopranazionale, sostenuta da truppe tratte da paesi certamente non sospetti di mire imperialiste, fosse il rimedio più sicuro, più immediato, per riportare la calma in un paese dilaniato da disordini, incapace di costituirsi in pace e civiltà, all'orlo del collasso, proprio all'indomani dello stabili• mento della indipendenza. Purtroppo la calma non è tornata al Congo, e la crisi si sta proprio in questi giorni estendendo nel seno della Organizzazione delle Nazioni Unite. Il governo in· digeno si ritiene diminuito, ridotto ad un pupillo senza potere di una istituzione lontana, non facilment,e spiegabile, quando sperava di esercitare appieno una sovranità nazionale. Perciò si ribella a queJla lontana, incompresa autorità, e richiede di poter usare le truppe internazionali per ridurre all'obbedienza i ribelli e traditori del Katanga. Il Belgio, che ha ancora investimenti finanziari importanti nell'area, che sa che le vite di connazionali, oltre che i loro averi, sono in pericolo, resiste all'ordine di ritirare le sue truppe, rimaste o di recente mandate nel Congo. I due colossi, Stati Uniti d'America e Russia manovrano più o meno sott'acqua, da una parte per non scontentare il Belgio aJJeato e per salvare investimenti capitalistici, tanto belgi come americani; dall'altra per sfruttare a scopo di propaganda la impazienza dei popoli da troppi anni oppressi e sfruttati, 4 molte. voit_e,. e per troppo a lungo, con sistemi orr1b1imente barbarici e crudeli che ingenuamente sperano che la partenza degli antichi padroni, o meglio ancora la loro cacciata violenta segni l'inizio del loro progresso e della loro felicità. Sopratutto per le manovre dei due più grandi poteri industriali e militari la situazione può diventare esplosiva. Mollo probabilmente, lasciali a sè stessi, i popoli africani riconoscerebbero i vantaggi di una azione delle Nazioni Unite: essi dovrebbero presto riconoscere che dalle Nazioni Unite possono e debbono ricevere aiuto per superare crisi di sviluppo, per evitare situazioni che possono sfociare in implicazioni internazionali. Ma che essi pure debbono risolvere i propri problemi interni in modo civile, senza richiedere l'uso delle foi-~e internazionali per soffocare quella che può essere benissimo una rivolta, ma che può pure essere la manifestazione spontanea di forze locali giustitl· cale. Che cosa possono le nuove nazioni sperare da una crisi che demollsea l'Orgamzzazione delle Nazioni Unite, che le abbandoni, in un momento di difficile sviluppo, alle mire ed agli appeUli dei più potenti? Soltanto in un foro in cui essi possano far sentire la loro voce essi possono trovare difesa. Nello stato di crisi più o meno aperta in cui esse dovranno adattarsi per anni, prima di educare una classe dirigente, come possono essi sperare di sopravvivere in libertà? Dobbiamo forse tornare alla politica di cento, cinquanta anni fa, alla conferenza di Algeciras, alle spedizioni di flotte per intimidire conati di libertà. alla spartizione del mondo in zone di colonizzazione a favore di uno o dell'altro dei potenti, soltanto perchè i tentativi di organizzazione delle nuove nazioni incontrano difficoltà? Soltanto perchè nessuno dei potenti può tollerare che il suo competitore si approfitti delle condizioni di disordine di una nuova nazione per in'filtrarsi incontrollato in una nuova zona? Ma d'altra parte è anche evidente che le grandi potenze stesse non possono arrischiare l'impellente pericolo di guerra scalzando l'azione della Organizzazione. Le conseguenze di un conflitto, ognuno lo sa, sono catastrofiche oramai, e nessuno potrà mai es9ere un vincitore, se non con <perdite cosi sanguinose, da compromettere la propria esistenza, se non la continuazione della Tazza umana sulla faccia della terra. Perciò la truculenza dei pronunciamenti e le minacce alla esistenza della Organizzazione, che in questi giorni sono diventate comuni, possono molto probabilmente coprire intenzioni meno bellicose. Senza dubbio la Russia, dura quanto è nelle trattative, ha dato prova in questi ultimi tempi di sapersi contenere se il pericolo di guerra CONTROCORRENTE
diveniva Imminente. Nè d'altra parte si può dubitare che nel ipopolo americano ci sia un desiderio vivo di pa~. un orrore di diventare i proV'OCatori dl un macello. Malgrado la terribile tensione, non sl può abbandonare ogni speranza. Tutto Il mondo risentirebbe come una terribile calamità la scomparsa della Organizzazione delle Nazioni Unite; lo credo che nessuno vorrebbe addossarsi la responsabilità di eliminare questa speranza e simbolo di paclflca convivenza dalla faccia della terra. Forse, e questo è sopratutto un augurio, questa stessa crisi rinfo~rà le ragioni di esistere della Organizzazione. Per certo, se essa deve sopravvivere, altri grandi passi devono essere fatti. Essenzialmente deve Collaborazione Italiana L'ITALIA AD L'Italia appare a chi la guarda ad occhio nudo, In questo primo centenario della sua Unità, dlvlsa In due grandi tronconi: di quà Il popolo che chiede alla sua Repubbllca una polltica sociale e di là li conservatorismo pantagruelico delle destre parassite, li clero plù rozzo ed ignorante ed una sinistra Inetta ed imborghesita amante solo del piacere e della dolce vita. Molti Italiani si adattano al loro governanti, ritornano ad essere quelli che erano nel 1830, speculanti Intorno al clero, baciapile, osservanti, ecc. E' li mondo di Gioacchino Belli che torna Intatto. Gl'ltalianl, la maggioranza, hanno un pal'tlcolare gus!Jo per li cattolicesimo e li clericalismo. Essendo lnegualltarl, cioè l'opposto di egualitari, egocentrici, egoisti, provano una voluttà ad Inginocchiarsi davanti ad una veste talare e al slmboll che essi reputailo divini: con ciò si u.mlliano esaltandosi. Sono gli stessi Italiani che divinizzarono Mussollnl ed il fascismo. In Itralla non esiste più un'opposizione, neppure comunista, ma solo aspiranti a dividere li governo. SI è perduta ogni speranza In un'Italia libera ed attiva nel mondo. Alla ,prima grave crisi europea o mondiale niente si reggerà In piedi, e non si salverà forse neppure l'unità nazionale, anche se i cattollcl com'è loro uso cercheranno di sottrarre l'Italia, di cui conosoono l'intima debolezza, da ogn1 prova. Questa Repubbllca che secondo la costituzione è fondata sul popolo e sul lavoro è stata monbpolizzata dai vecchi e dal nuovi borbonici, dalle classi del privilegio, dal clero ricco e da tutta la società monarchica e fascista di Ieri. I dirigenti della stampa Italiana: Mlsslroll, Ansaldo, Tedeschi, Savarlno, Ingrao, Rlcclardetto, Anglollllo e tanti altri, educati ed ingrassati alla greppia fascista, ritornano a ripetere i Jbro leit-motlv di le~! osannando I personaggi della politica odierna. E' una stampa pettegola, scandaACOSTO 1960 essere accettato da ognuno il carattere sopranazionale della Organizzazione. Nella lentezza in cui questo concetto si fa strada molto probabilmente Stati Uniti e Russia dividono la responsabilità. E forse, a pensarci bene, la resistenza all'ammissione di una autorità al di sopra della sovranità nazionale è cosi radicata negli ambienti politici americani, che ben difficilmente essa può essere superata da qualsiasi altro. Ep· pure l'ammissione che tutti i popoll della terra, riuniti In libera assemblea, rappresentano una autorità superiore a quella delle singole nazioni è la sola ragionevole spe• ranza per il nostro futuro. Davide Jona OCCHIO NUDO llstlca, crudele, che subisce l'influenza dell'americanismo: molto efficace In un paese già predisposto come l'Italia. L'America è la rlsultJante della provincia europea più povera di contenuto morale, priva di facoltà critica, conformista: insomma la cafoneria europea. Il concetto americano della vita, l'educazione, gll Ideali, si combinano bene con le qualità europee più deteriori e volgari: l'America, se non ei,riamo, nacque dall'lm• migrazione europea più bassa, bastarda, la quale fU Il fondamento della vita comune. Per l'assetto clericale della società ltallana, la fama letteraria è affidata unicamente al preti perchè essi hanno le scuole e la fama letteraria in !talla non ha altri eredi che le scuole. Molti scrittori falliti sono ammlratorl di Moravia. Il loro ideale è rawresentato da lui, cioè l'Ideale di un romanzo che abbia qualcosa di osceno, e che abbia l'aria di risolvere, apparentemente, li fatto narrativo !tallano. Nella letteratura odierna predomina l'erotismo truccato dalla mistica, che farebbe impallldire perfino Proust, Joyce e Sartre messi Insieme. Questa naNativa ad Indirizzo ,pornografico è definito esistenzialismo all'ltallana da una sporca genia di pseudo letterati e critici. Gll scrittori moderni mancano di ogni forma di personalità. DI loro rlman'e Il sollto Ideale erotico, il quale, purchè faccia omaggio al preti finisce con l'essere tolleratio come la sola Ubertà concessa dalle tirannie itallane. E' mal posslblle che non si possa organizzare nessuna rivolta contro tale stato di cose e si debba seguitare ad andare alla deriva senza nemmeno afferrarci agll stel"l)I della sponda? Oggi per l'abulla di quelli che avrebbero 11 dovere di entrare attivamente In polltlca e Imporre la loro volontà al paese. slamo costretti ad osclllare tra una reazione confessionale e una totale russlflcazlone, tra un asservimento alla 5
politica di Wall Street o un asservimento alla politica panslavista. E sono milioni di elettori che vogliono tutto questo, che si lasciano trascinare alle urne solo dai due estremisti. E' l'Italia che assume la responsabilità della rovina del palese. E' l'Italia che porta la colpa delle nostre ~nture. Ci vuole un grido. Il grido di una voce potente. Bisogna sperare nei giovani. Non nei pallidi occhialuti stipendiati dal bolscevismo, già avvezzi a tutti i loyolismi, non negli al· u-ettanto pallidi occhialuti baciapile che vanno a chiedere istruzioni politiche nei confessionali. E nemmen:o in quelli che leggono soltanto giornali sportivi. E' impossibile che la terra del genio non abbia in questo nostro tempo una gioventù di pensatori sani che sappiano pensare fuori della falsariga. Si potrebbe ancora in Italia, con un saggio governo e un po' di concordia, ridare la vita a quarantanove milioni di abitanti. Rifare del nostro paese, un paese, se non ricco, almeno abbastanza felice. La nostra gloria potrebbe essere quella di costruire e mostrare al mondo un autentico socialismo nel quale la giustizia economica potesse andare a braccetto con la più ampia libertà, nel quale si riconoscesse il vero merito senza lasciarlo consacrare da un despota secondo il valore della bassa adulazione, nel quale sistema lo stesso popolo fosse tanto colto da scoprire e premiare le autentiche capacità di direzione e produzione, conservando nelle sue mani intero e assoluto il diritto della gestione diretta dei turni di comando am· ministrativo, non lasciandoselo mai strappare dai cosidetti rappresentanti, dai quadri, che s'eternano poi nelle alte gerarchie con oscuri intrighi, con il terrore, con il meccanismo delle polizie segrete, le fucilazioni ed altro. Domenico Falco "The Sacco-Vanzetti Story'' ROGNOSI CHE Lo spunto per quest•a nota me l'ha dato, involontariamente, un George C. Putnam di Dedham, che non ho il ,piacere di conoscere. Mosso soltanto da basilari sentimenti di giustizia e di decenza, il Putna.m ha scritto una lettera al Boston Globe, giugno 23, protestando vibratamente contro le malvagie osservazioni che Percy Shaln, critico di quel giornale, sbraitò sul recente spettacolo televisivo sul caso Sacco-Vanzetti. L'Ipersensibilità di Mr. Shain del Globe fa il paio con la improvvisa crisi di irritata "rogna" di tanti altri censori, i quali si sono sentiti in dovere di spezzare una lancia In difesa della giustizia del Massachusetts, la grande e nobile dama invocata dal perfido giudice Thayer, dallo spudorato Procuratore Katzmann ed esaltata dall'ambizioso Governatore Fuller che sognava la Presidenza, sulle ceneri di Sacco e Van~tti. E' stato detto che la drammatica documenSACCO SBRAITANO tazione fatta dall'autore Rose e interpretata con sincerità di sentimento da attori di vaglia, ha macchiato di vergognosa onta la su detta giustizia che, nel caso in questione, era non soltanto bendata, ma anche sorda! Probabilmente nessuno di questi ululanti messeri, tra i quali vi sarebbe stato Bill Cunningham se non fosse già passato a peggior vita in qualche bolgia infernale, si preoccupò mai dei due bastardi anarchici - come li bollò il giudice Trayer - quando essi e-rano ancora in vita, e agonizzavano, da sette anni, nella vana speranza che la solidarietà data loro dal mondo intero, avrebbe avuto eco nei cuori a,vvizziti delle autorità costituite. La crisi di coscienza che oggi assale questl pudici difensori del buon nome del Massachusetts, fu completamente assente quando Thayer e Katzmann ordivano la trama assassina. E nei trent'anni che sono trascorsi dal sacriflzio dei due lavoratori e sognatori della fratellanza umana, I ,paladini del buon nome e della giustizia non hanno mai bisbigliato sullo scempio che di tale strombazzata giustizia fecero coloro che vollero l'elettrocuzione di Sacco e Vanzetti. Si capisce che coloro i quali accettarono in silenzio l'esecuzione dei due lavoratori o, peggio ancora, coloro i quali con l'azione o col pe-nsiero contribuiscono a creare il clima ostile in cui si svolse la tragedia, siano oggi i primi a dichiarare futile, ozioso, inutile e provocatore il dramma televisivo in cui è rifulsa l'innocenza dei due condannati. I critici, I ,perversi, i cinici e g!l infingardi mentali, nel vedere snodare davanti al loro occhi il dramma che Rose seppe tessere, su base di fatti, intorno ai due umili lavoratori ch'erano colpevoll di CONTROCORRENTE
aver accettato la filosofia dell'anarchismo, urlarono contro u la riesumazione" e, cosl facendo, fecero tacere nei propri animi qualche rimasuglio di coscienza che diceva loro: Siete voi, o codardi, che fate schifo! I critici dello -spettacolo televisivo si sono consumati In una pedantica, arida ricerca degli errori che l'autore Rose avrebbe commesso nella sua foga drammatica. Coloro i quali seguirono il caso Sacco-Vanzettl dall'inizio al tragico epilogo e vissero la rbattaglia per salvare i due innocenti, sanno che la presentazione si mantenne nel quadro della dura realtà. Se l'autore si permise qualche coloratura drammatica o. travolto da un'ondata di emozione, rese più alata la parola dei condannati, ciò è facilmente compreso da chi ba cuore. E' un fatto davvero strano e malinconico che gli Ipercritici di oggi, i quali furono i sordi di ieri, siano assaliti da indignazione o stanno a cavillare sull'autenticità o meno di ogni parola detta dal Governatore Fuller nella conversazione col Madeiros nel penitenziario di Charlestown. Non è importante che Felican:i, in una scena del dramma, abbia o no vuotato un sacco di lettere per dimostrare quanto profonda fosse l'eco che il caso stava destando - eco che, In realtà, riverberò in tutto il mondo. Quando Aldino F'elicani (che non è stato mai il tipo giocondo qual'è caratterizzato nel film!) lanciò il primo appello ed il primo grido d'allarme, un Comitato Saoco-Vanzetti non esisteva e, anche quando si costitul, non ebbe propria sede per molto tempo. Forse il comitato commise un errore di giudizio quando affidò la difesa ad un avvocato che non era membro del Foro di Boston; forse l'avvocato in questione commise un errore Imperdonabile nel permettere che un giudice già pregiudicato contro Vanzettl, presiedesse il processo di Dedham, ma, anche concedendo tutto ciò, l'innocenza delle due vittime non ha a che vedere con queste analisi tardive, del mondo del post-fatto. I critici della trivia, I quali si s~tirono oltraggiati perchè il giudice Thayer era apparso troppo rugoso sullo schermo, anzi "senile ", come scrisse una signora o signorina di quell'altro giornale reazionario ch'è il Boston Traveler, non sentirono palpito alcuno per la lettera di Sacco alla sua famiglia? E chi non ha letto, con la gola stretta dall'emozione, la lettera di Vanzetti al figlio di Sacco, Dante, e quella che Vanzetti scrisse agli amici e alla sorella? "I sette anni, quattro mesi e undici giorni di Indicibili spasimi e di torture" - come scrisse Vanzettl nel commovente messaggio al figlio del suo compagno di martirio, hanno avuto una presentazione relativamente frettolosa nel dramma di Rose, poichè se l'autore avesse voluto raffigurare sullo VANZETTI schermo buona parte dell'agonla dei condannati, o della battaglia dei loro amici e simpatizzanti del fato che era stato decretato, fin dall'istruttoria, da Katzmann, da Lola Andrews, dal resto dei testimoni spergiuri, il pubblico non a,vrebbe avuto quella che gli americani chiamano "lntestlnal fortltude" che sarebbe necessaria per restar seduti, davanti allo svolgersi di tanti episodi del tremendo dramma! Anzichè chiedere, con sfacciata incoscienza, che sarebbe stato meglio " lasciare le cose in pace",., non risuscitare i morti", ed altre simili puerilità, I critici del film avrebbero potuto ricordare gli arresti e le deportazioni in massa ordinaU! dal Torquemada americano, l'U. S. Attomey Generai Palmer al tempo dell'arresto di Sacco e Vanzetti. Avrebbero potuto vedere nel fatto di Sacco e Vanzetti, e nella campagna contro i loro amici, una lezione per il presente ed il futuro, acciò una simile barbara Ingiustizia non abbia a rip~ersi. E avrebbero potuto notare con quale fortezza di >,-pirito Sacco e Vanzettl vedevano, dalle loro celle, il lento inesorabile approssimarsi dell'ora fatale che avrebbe segnato la loro ftne. Mentre i politicanti si preoccupavano del -loro futuro polltlco e sperava.no trarre vantaggio dall'assassinio dei due anarchici che non credevano nella sanguinosa follia della guerra - tutte le guerre! -, Sacco e Vanzettl, due umili operai, si preoccupavano che anche l'America potesse degenerare in uno Stato poliziotto, com'era avvenuto In Italia, In Germania! Gli ruominl di intelllg~za e di cuore sono grati a quanti hanno reso possibile la proiezione del dramma di Rose. Gli altri, i critici, stiano a godersi spettacoli di morfinomani, gangsters, purttane, racimolatorl di voti elettorali. Olauco CONTROCORRENTE da noia a plu' d'uno. Il suo linguaggio e' risentito. Non ha peli sulla lingua. Non misura I colpi di frusta. I mascalzoni sentono che c'e' qualcuno che li Uene d'occhio. Il nostro taccuino e' pieno di annotazioni. I caporali di Mussolini saranno ricordati. E' questione di tempo. AOOSTO 1960 7
Divagazioni ILBRACCISOECOLARDELLCAHIESA Quanta "democrazia" esista nella Chiesa Oattolioo - nella quale Il capo, il duce "ha sempre ragione", tanto più che è addirit· tura infallibile - nldn è il caso di Insegnarlo agli Iltaliani, che da tlalllti e tanti seicoli hanno sulle spalle il peso di quella gerarchia. Ossia \Sanno quale obbedienza cieca (perinde ac oadaver> sia dovuta gerarchicamente dall'inferiore al superiore, e sanno, soprattutto, che l'erelsia è punita, ben più che con le terrestri maledizioni, espulsioni, censure, scomuniche, medi'a?lte la dannazione etexma, con ipene iatiroci che si prolungheranno indefinitamente nel tempo. Ma per la Libertà è il caso di rievocare quale sia Il reale ed immutlablle ~siero della Chiesa, pur senza risalire ad altri tempi, i quali avrebbero pure insegnamenti ed ammonimenti numerosi da fornire In propositto agli smemorati ed ,agli Illusi. Se oggi c'è una certa libertà di pensiero e di stampa, se c'è la possibilità di partecipare alla vita pubblica mediante le elezioni, es.5a rappr(j,(ffita ,proprio una conquista contro l'assolutismo dei papi e dei monarchi, conquista ottenuta attraverso lunghe ed aspre lotte, costate secoli di carcere e migliaia di vittime ai precursori. Accontentiamoci di risalire al papa Gregorio XVI, del quale basterà ricordare la frru;;e di una enciclica del 1832, In cui condaruna "quella pessima nè mai abbastlanza esecrata e aborrita libertà di staml)'a nel divulgare scritti di qualunque genere". Passando al suo degno successore Pio IX, eccone la condanna solenne "contro la strenata libertà di pensare, di parlare, di parlare, di iscrivere, ercco il suo acerbo biasimo contro i cattolici-liberali colpevoli "di acconsentire al libero esercizio del culti e di ammettere gli acattolici ai pubblici impieghi". Ma ecco il documento più retrivo, oscvrantista, odioso, che sia mai !Stato emesso dalla Chiesa dopo il Concilio di Trento: alludiamo al famoso Sillabo del 1864, nel quale Pio IX chiama prava, falsa e perversa "la libertà di cdscienza, la libertà di manifestare I propri pensieri, sia di viva voce che per Iscritto" e nuovamente condanna la libertà di culto. 8 Arriva poi sul trono ,ponti.tlcio Leone XIII, e tuonia a sua volta contro "la sfrenata libertà del pubblico e della stampa" ed emana una enciclica contro Il liberalismo, perchè questo sostiene la libertà di parola, di coscienza, d',nsegnamento, di culto. Leone XIII è Il primo a porre in termini netti l'antitroi fra democrazia cristiana (era quella di d= Romolo Murri, nel 1901) e democrazia socialista. Da allora, si è !tatto tanto cammino, da arrivare, con Pio XII, fino alla negazione della assoluzione a quei cattolici che accettlano la dottrina economica del socialismo. Fra Le'olne XIII e Pio XII, sta Pio X, il quale, mediante provvedimenti rigorosissimi, draconiani, stronca Il modemismo di don Romolo MuNi; e c'è Pio XI, il quale •nel 1922 rimu'ove la condanna contro "il modernismo politico, morale, giuridico, sociale", e inveil9ce contro "la natura empia ed ingiusta del comunismo". E' di Pio XI la frase: "O oon Dio o contro Dio", che Pio XII ripeterà sostituendo il nome del Figlio al nome del Padre: "0 per Cristo o contro Cristo", e che un Pio XIII ,potrà (se farà in tempo, perchè il mondo corre veloce: motus in fine velocior !) sostituire col tel'7Jo elemento della Trinità: "O con lo Spirito Santo, o contro lo Spirito Santo!" Quando Pio IX, ,nel novembre 1848, abbandonò Roma dopo Il proprio famoso "voltafaccia" e si rifugiò sotto le ali protettrici del bigottissimo Ferdinando Il re di Napoli, i Romani deliberarono di eleggere un'assemblea cosUtuente. Il papa si ricordò che il suo predecessore, Gregorio XVI, aveva scritto inell'enciclica già citata del 1832, che "chi resiste alla potestà resiste all'ordinazione di Dio; il divino e l'uman'O gridano contro coloro I quali con infamlssi· me trame 'e con macchinazioni di felloni Impiegano i loro sforzi nel mancare di fede ai Principi e nel balzarli pur anche dal trono". Come era capitato proprio a lui, Pio IX! Ed egli, in data 1.o gennaio 1849, diresse un BREVE ai suoi sudditi nel quale proibl loro "di prendere alcuna parte nelle riunioni che si osassero fare per le nomine degli individui da inviarsi alla condannata CONTROCORRENTE
assemblea", minacciando i fulmini delle censure ecclesiastiche, e pensino della scomunica maggiore, ai trasgressori di questo suo comando. Ma il popolo non si sgomentò, e il 25 gennaio le elezioni, "a suffl<agio diretto ed universale", mandarono a Roma duecento deputati, a costituire quella gloriosa Assemblea, che si proclamò Costituente dello Stato romano, ma intendeva di attribuirsi il carattere di Italiana. Quesro carattere em ebbe anche formalmente, perchè vennero eletti gli lltallani tutti, senza discriminazioni regionali. Fra essi, oltre a cittadini cospicui dello Stato romano, eran'o anche Mazzini e Garibaldi. Prendiamo occasione da questo ricordo per segnalare un articolo di un illustre ignobo, comparso su "L'Ora d'Italia" recentemente, nel quale si parla di una "gaffe" e di uno "scacco" di Giuseppe Documenti Garibaldi, perchè questi propose che venisse immediatamente proclamata la repubblica. L'autore sorvola sulle date, per ,poter dire gaffe e scacco; ma Garibaldi fece la propotsta esattamente il 5 febbraio, e l'assemblea oppose semplicemente un fatto rprocedurale: e cl-oè che occorreva procedere anzitutto alla costituzione legale dell'assemblea. Il che fu fatto nei giorni seguenti, con la nomina delle cariche; la presidenza toccò al patriota Giuseppe Galletti, e la notte del giorno 8 febbraio, ossia tre giorni dopo la proposta di Garibaldi, veniva '8,p• provata una risoluzione dettata da Quirico Filopanti, nella quale si proclamava decaduto di fatto e di diritto il potere itemporale dei ,papi e si proclamava nello stesso tempo la repubblica, quella breve ma gloriosa Repubblica Romana che il papa stroncò per mezzo delle baionette francesi. Alma VANZETATLILASORELLAAG,LAIMICI Cari amici, sorella carissima: Io sono innocente! Io posso tenere alta la fronte! La mia coscienza è pulita! Muoio come ho vissuto, lottando per la Libertà e per la Giustizia. Oh, che lo possa dire a tutti gli uomini tutta la verità! Che io possa dire a tutti gli uomini che non è per quel delitto mostruoso che io sono condannato! Nessun verdetto di morte, nessun giudice Thayer, nessun Governatore Fuller, nessuno Stato reazionario come quello del Massachusetts possono trasformare un innocente in un assassino. Il mio cuore è trabOlccante di amore per tutti quelli che ml sono cari. In che modo dir loro: addio? Cari i miei amici; cari i miei difensori! A voi, tutto l'affetto del mio povero cuore, a voi tutta la gratitudine di un soldato caduto per la Libertà. Voi avete lottato con fede e con coraggio. Il fallimento non vi è imputabile. Non disperate. Continuate la battaglia intrapresa per la Libertà e l'indipendenza dell'uomo. Mia cara sorella, che gioia il rivederti e intendere le tue dolci parole d'amore e d'incoraggiamento. Ma lo credo che sia stato uno sbaglio terribile quello di averti fatto attraversare l'Oceano per vedermi qui. Tu non puoi capire quanto io soffra di vederti assistere alla mia agonia e di vederti costretta a vi~re le sofferenze che lo devo affrontare. Quando tu ti sarai riposata e quando avrai ritrovata la forza necessaria, ritorna in Italia presso i nostri cari. A questi cari, come ai nostri buoni e fedeli amici, tu porterai il mio messaggio di amore e di riconoscenza. Che importa se nessun raggio di sole, se nessun lembo di cielo penetra mai nelle prigioni costruite dagli uomini per gli uomini? Io so che non ho sotterro invano. Ecco perchè porto la mia croce senza rimpianto. Presto i fratelli non si batteranno con i loro fratelli; i bimbi non saranno più privati del sole e allontanati dai campi verdeggianti; non è più lontano il giorno nel quale vi sarà un pane per ogni bocca, un letto per ogni testa, della felicità per ogni cuore. E questo sarà il trionfo della vostra azione e della mia, o. miei compagni e amici. Affettuosamente. Bartolomeo Vanzetti AOOSTO 1960 9
I PRECURSORIDELL'INTERNAZIONALE CARLO CAFIERO Una delle figure più belle e più ideali del- !' Internazionale, nacque a Barletta nel Se~tembre 1846 da Ferdinando Caflero e Luigia Azzaritl. La famiglia sua era ricca e dell'aristocrazia; sicchè egli venne educato signorilmente nel seminario di Barletta, d'onde usci nel 1861 - a quindici arruti - pieno di pregiudizi m!lstici, borghesi, religiosi. Entrò giovanissimo all'Università di Napoli e la sua mente geniale, versatile in quell'ambiente libero si apri a vedute •più larghe, ad idee più liberali e più umanitarie che non furono quelle, cui gli avevano Inculcato i preti del seminario. Laureatosi In legge nel 1865 gli era stato suggerito di seguire la carriera diplomatica e a questo scopo egli si era recato a Firenze, alla capitale ed aveva ottenuto di essere addetto ad un'ambasciata. Ma iben presto le ipocrisie diplomatiche lo nausearono e Carlo sdegnoso abbandonò quella carriera, dalla quale gli sarebbero derivati certamente gloria ed onori. Noi abbiamo sentito già come alcuni affermano che nel 1867 a Parigi, Carlo Catlero era sempre un borghese; ma certo si è che proprio verso quel tempo egli si recò in Inghilterra, dove potè conoscere ed apprezzare l'Internazionale. La Comune di Parigi l'entusiasmò, come entusiasmò tante anime giovani e generose, e nel 1871, tornando dall'Inghilterra e passando dalla Svizzera, ipOIseppe che alla locanda del Gallo albel'gava Bakunln, ebbe desiderio di vederlo e di parlargli. Il giovane napoletano rimase preso dal nichlllsta russo; quelle idee che già germogliavano in lui ebbero il loro pieno sviluppo e Cafiero, da allora in poi, alla causa dell'Internazionale dedicò tumo l'ingegno suo e tutto Il suo patrimonio. Tornato a Napoli egli con FanelJI, col Friscia e con altri fu del più attivi rivoluzionarli. Già nel 1871 lo troviamo assiduo collaboratore della Campana, nel novembre dell'anno stesso delegato al congresso mazziniano in Roma, ,nel '72 poi Il suo nome appare in tutte le conferenze, in tutti I congressi; quanto ai mezzi :finanziarli l'Intern>azionale viveva più che altro con I denari di questo neofita. La famiglia di Cafiero, borghese e clericale, impaurita J)ler queste spese del giovane Internazionalista, l'mterdlsse, ma non riusci nell'intento che si proponeva di conseguire; polchè Carlo finse di aver abbandonato le sue Idee, dichiarò di non voler saper più nulla dell'Internazionale e di ritirarsi a vlt!a privata; sicchè potè ricuperare l'eredità dei suol beni. Vendè allora tutte le sue terre, ed il patrimonio che ritrasse, circa 700 mila lire, mise con entusiasmo a disposizione del partito. , I denari non furono assolutamente più suoi, egli anzi risparmiava, lesinlWa sopra 10 le sue spese; e si racconta che spingesse lo scrupolo fino a privarsi per due anni di mangiar carne e di fumare, sacrifizio grandissimo quest'ultimo per chi lo conobbe uno dei più forti fumatori, ma a cui si sottopose volentieri per non togliere i mezzi alla causa della rivoluzione. Ed i denari suoi, come dicevamo, furono quelli che adoperarono per l'insurrezione (1874), secondo ciò che decisero i capi internazionalisti e specialmente Bakunin e Costa. · Suùa ·fi~e ciel 1873 Carl~ Oaflero si réc~v~ in Russia, dove s'innamorava di Olimpia Kotusoff, con lei viveva in llbem unione, e con lei si preparava 18. far ritorno in Italia. Nel 1877 aicuni afflllati· all'Internazion~le: toscani, emiliani e specie del rnapoletano, in vista del malcontento del popolo e dell'imme<nsa miseria In cui versavano gli operai, stabilirono di organizzare una specie di bande di insorti, le quali buttandosi ai monti e spiegando in quel paesi I pri~ipii del socialismo, dovevano provocare la rivoluzione. L'~~r~zi~ne fu· o~g~ni~a'ta da ·c;rl~ Caflero, che con mirabile entusiasmo seguitava e spendere per la causa dell'Internazionale tutto il $UO ingegno e il suo patrimonio. Egli che durante i moti del 1874 era ritornato In Italia, potè sfuggire alle ricerche della polizia e riparare In Svizzera, a Locarno, dove impiantò una specie di colonia sociale, In cui trovarono asilo gli altri socialisti italiani esuli. Nel 1875, fatto il matrimonio civile con Kotusoff che tornava in Russia a sfidare le ire dello czar, rientra in Italia, va da Milano al meridionale rincorando i timMi ed i fiacchi e nel 1876, avvenute le grandi assoluzioni degli internazion"alistl, n.oi lo troviamo anima e mente per organizzare il moto Insurrezionale di Benevento. Arrestato e rinchiuso per una ventina di mesi nel carcere di Santa Maria di Capua. venne assolto Insieme con i suol compagni da.i giurati di Benevento e fu messo in libertà, In mezzo all'entusiasmo del popolo plaudente. Con l'assoluzione dei giurati non cessarono le persecuzioni del govern'O, gli odi! della polizia e Carlo Ca:flero - per sottrarsi a quelle persecuzioni e a quegli odi! che potevano avere per lui conseguenze funeste - passò subito in Francia. Ma presto dalla Francia venne espulso ed allora rifugiò nell'ospitale Svizzera dove egli fu ospite disinteressato generoso, prorligo degli esuli italiani, che sfuggivano nel 1878 alla reazione governativa di cui già abbiamo parlato. Cosi, spendendo sempre i suol denari per gli altri, Ca.fiero che era ricchissimo si ridusse alla miseria, e, per provvedere con CONTROCORRENTE
quel poco del suo ,patrimonio che ancora restavagli al proprio sostentamento, contrasse un modesto vitalizio oon una società di assicurazioni. Proprio allora ebbe inizio nel movimento socialistico il metodo nll'Ovo (degenerativo N. d. R.l e cario Caflero, fedele ai suoi vecchi ideali, di cui per tanto tempo si era nutrito, fu tra gli oppositori più tenaci. Andò a Londra, pooo dopo, però, che era in quella città, ammalò, e appena guarito senti imperioso il bisogno di torn'are nella terra nativa, ed eccolo infatti nell'Aprile del 1882 a Milano. Egli si era deciso a ritornare in Italia, perchè non poteva ormai star lontano da quelle battaglie, che costituivano la sua vita, ed anche perchè voleva portare il contributo del proprio ingegno alla propaganda socialistica, voleva sostenere e difendere le proprie idee rivoluzionarie-anarchiche di fronte al nuovo indirizzo del partito socialista. La polizia però •perseguitava e odiava più che ogni altro Caflero, ed egli quasi subito, proprio a Milano, fu arrestato e rinchiuso nel cellulare, quantunque fosse ancora molto debole per la malattia patita. Quivi fu maltvattato, torturato, seviziato ed il suo intelletto ebbe a soffrire una nuova terribile scossa: egli venne invaso dal pensiero di avere in sogno rivelato qualche segreto che poteva compromettere gli amici suoi ed in uno stato di esaltazione mentale tentò di porre fine al suoi giorni, con i cristalli degli -occhiali. Cosas de Cuba I.A CHIESA Uno dei problemi più difficili per I rivoluzionari cubani dovette essere, certamente, quello della Chiesa. In tutte le repubbliche dell'America Latina la Chiesa condivide il dominio con gli Stati Uniti: questi, li busi11ess; quella le anime. E' facile dire che una vera rivoluzione ha da distruggere subito I due domini; ma non è tanto facile fare ciò che si vorrebbe. Castro e compagni risolsero di affronta.re in pieno Il problema dello sfruttamento yankee e ... indigeno, lasciando la Chiesa libera di scegliersi il posto - con noi o contro di noi. Questa risoluzione mise la Chiesa in una situazione che fino a oggi non sa che pesci pigliare. Naturalmente, le notizie che ci ammanniscono agenzie e giornalisti americani riflettono il desiderio di questi signori di vedere la Chiesa contro Il Governo. Ma il fatto è che Castro sa fin troppo desteggiarsi e non dà loro soddisfazione. La Chiesa, In Cuba, è costretta a badare ai fatti suol - forse per la prima volta nella sua storia. Non ha niente da dlre contro il Governo, almeno fino ad oggi. Domani la situazione potrebbe cambiare ... se la lezione della Spagna dovesse essere dimenAGOSTO 1960 Di fronte alle ,persecuzioni, alle torture, cui si sottoponeva questa intelligenza che andava sempre più scomponendosi e sconvolgendosi, la pubblica opinione espresse il suo sdegno e le sue proteste con articoli ne' giornali, con comizii e finalmente il governo dove' provvedere: Caflero venne sca!fcerato; non isfuggi però all'ammonimento e fu co5'tretto ad abbandonare l'Italia. Gli agenti della polizia, mentre egli era ammalato gravemente, lo accompagnarono a Locarno e lo abbandonarono su la pubblica via. Dopo tanti strazi e patimenti o soprusi e contrasti continui e dolori inenarrabili e soonforti e delusioni - scrive Guglielmo Sciralli - il suo intelletto rimase scosso. E improvvisamente •partiva da Locarn·o e si recava a Firenze. Il giorno 13 Febbraio 1883 il povero cario Caflero fu preso nudo sulle colline di Fiesole. Ed allora per l'antioo internazionalista cominciò la via dolorosa della casa di salute. Ad istanza di quello stesso procuratore generale comm. Bartoli, che aveva ottenuto la condanna di Batacchi venne rinchiuso nel manicomio di Firenze. Dal manicomio di Firenze venne trasferito in quello d'Imola, dove lo trassero le solerti cure di Aristide Venturini. E restituito alla libertà fu affidato alle cure della Kotusoff. caflero mori poohi anni dopo in un manicomio di Nocera. A. Angiolini Al. BIVIO ticata, tanto dalla Chiesa, come dai comunisti che in Cuba oggi, grazie alle mene degli americani, si trovano nella stessa situazione di protettori della rivoluzione. Fu l'arcivescovo di Santiago che per la prima volta si azzardò ad avvertire i cattolici con una lettera pastorale del pericolo comunista. Ma lo fece in modo ... rispettoso per il Governo, approvando nello stesso tempo le riforme a favore dei poveri. E la pastorale sarebbe passata inosservata se la stampa americana non avesse fatto tutto quel chiasso in proposito. Gli altri cinque o sei arcivescovi che sono in Cuba non dissero mai una parola - mentre molti preti han fatto in più d'una occasiooe l'elogio a Castro per il suo modo di comportarsi. Recentemente nella Cattedrale, barricata dall'alta società, accadde una dimostrazione anticomunista con grida di Cuba, rl, yankee, si, Russia, no. Qualche signora gridò abbasso il Governo; certamente il vescovo nella sua predica anticomunista dovette darle Il pretesto. Che la cosa sia stata preparata In precedenza dalla lunga mano del Dipartimento di Stato risulta dal fatto che giornalisti e fotografi americani si trovavano già sul posto prima che ebbe 11
m1210 la funzione. E' chiaro che, fra gli altri motivi, l'anticomunismo di tutti questi signori è la conseguenza della paura che l'idea del disarmo •possa esser presa sul serio. Ebbene, che cosa avrebbero dovuto fare i rivoluzionari di fronte a tale provocazione? Dare di santa ragione il fatto loro al prete e ... al resto, come era forse nel desiderio degli istigatori? Se ciò fosse accaduto sarebbe scusabile. Quel prete meritava di essere scacciato dal tempio; quelle dame meritavano di essere sculacciate. Castro lo fece in un discorso; riferendosi all'incidente disse. "Non dimentichiamo che c'è 'll.na parte del clero che è franchista e falangista. Noi abbiamo sempre cercato di evitare ogni malinteso con la Chiesa, ma naturalmente chi è franchista e falangista e fascista cerca tutto il possibile di ere-are problemi. Preparano lo show con i giornalisti nord-americani._ Ma il nostro popolo non perderà la pazienza per queste provocazioni. Queste sono manovrette di pessimo gusto e di nessuna possibilità ... Un gruppo di dame della più alta razza, fra le quali figurano quelle che s'appellano illustrissime e anche contesse pronunciarono le più sporche parole per insultare il Governo. Uscirono dalla cronaca sociale per fare una incursione per i campi della contro-rivoluzione di modo che venissero registrate nel libr~ dello State Department. Queste dame dimenticarono la frase di Cristo: scacciare i mercanti dal tempio. Non sanno che in chiesa si va per prega;re e meditaire. Se vogliono lottare contro la Rivoluzione, vengano in piazza, per le strade, nella sierra, nei sindacati, ma non in chiesa. La Rivoluzione ha forza abbastanza ed è generosa non si lascia trascinare da provocazioni dl questo genere che sprecano energie In scaramucce. Conserviamo le nostre en·ergie per le grandi battaglie, e se vogliamo saper quali sono le grandi battaglie I controrivoluzionari, si dispongano ad iniziarle. "Cristiani!. .. Sono essi cristiani? Se fossero cristiani non farebbero discriminazione con i negri. Se fossero cristiane quelle dame tratterebbero come persone decenti queste povere donne del ,popolo che accudiscono ai loro figli mentre esse, le signore mamme, vanno a divertirsi la notte nei ritrovi equivoci, menando una vita ridicola e frivola. Tutti questi signori che si dicono cristiani e vanno in chiesa dimenticano che Cristo predicò l'amore verso i poveri e disse che più facilmente passa un cammello per la cr1tna d'un a!}p che un ricco nel regno dej cieli. Ascoltate bene, signori! Non dimenticate questa sentenza di Cristo, ll Cristo dei poveri, figlio d'un povero falegname, compagno di poveri qiescatori. Il quale fu sacrificato dai farisei e gli scribi di quel tempo, dai ricchi di quell'eipoca, con la complicità dei Giuda e dei Pilato ... "E gli scribi di oggi, I giuda e i farisei desiderano sacrificare I pescatori, i poveri, gli umili, togliere ad essi quel poco che hanno, persino la loro speranza. Questi giud!l di oggi, venduti all'Impero di oggi, vogliono mantenere la Patria nella schia12 vitù, perciò aspettano che vengano gl'invasori. Abusano della generosità degli uomini della Rivoluzione che son uomini decenti e cavalieri, che sanno sacrificarsi per i loro simili, dare la vita per i loro simili; mentre voi, signori, per difendere i vostri privilegi non fate alcun sacrificio e usate i giuda, ( \ 0.2 - r ' ·:.~ "" .:,,,-;' ~ ,1/ Fidel Castro i vostri servi. Ma se credete di poter mobilitare la massa dei credenti, vi sbagliate; quello che rpotete guadagnare è la loro antipatia per voi, falsi cristiani. Voi siete il simbolo di una epoca d'oppressione nella quale spadroneggiavate protetti da poliziotti e soldati mercenari. Cristiani! ... Cristiano sul serio è solo colui che ama il prossimo suo come se stesso, che si sacrifica per gli altri, crune Cristo insegna, che dà il superfluo ai poveri. Voi, signori, fate il contraorio di quello che Cristo vuole. Uscite fuori dalla chiesa, chè non siete degni! Andate piuttosto a piantar alberi, se non volete andare ad aiutare a costruire le case per chi non ne ha, ad accudire i bisognosi, gli Infermi. Questo vuole il Cristianesimo. Andare in chiesa a cospirare contro la Patria, contro il Popolo, non vuol dire essere cristiano, ma fariseo!". In questo discorsetto Castro sculaccia l'altare e l'orchestra ... E' la sua tattica - e qui trattasi appunto di questione di tattica. Questa, in Cuba, in questi tempi, sembra la più appropriata. In altri luoghi, in altri tempi, si potrebbe agire diversamente. In Cuba il Governo conta sull'appoggio dei lavoratori, dei contadini specialmente. Non esagero dicendo che il 90 per cento sono cattolici e credono che Oastro e compagni si comportano da cristiani. Questa credenza è ciò che mantiene la Chiesa al bivio. Fino a quando? • • • • Avevo ieri l'altro scritto quanto sopra proponendomi d'aggiungervi qualche cosa CONTROCORRENTE
sull'ultimo discorso di Castro dello stesso giorno, anzi della stessa sera. Ma oggi, 8 agosto, leggo sul N. Y. Tjmes ... di quattro bombe ohe il Dipartimento di Stato fece esplodere contro Cuba. Bombe anticomuniste, che ,probabilmente non Taggiunsero lo scopo desiderato, ma che provano quanto sia lunga la mano che le confeziona. A Washington, questi signori presentarono un memorandum al Inter-America>< Peace Committee denunziando, fra l'altro, la piega comunista del Governo cubano. Nello stesso tempo, in tutte le chiese di Cuba fu letta una pastorale ai fedeli (i quali in qualche chiesa volevano linciare il prete che, poveretto, si giustificò dicendo ohe doveva ubbidire l'ordine dei superiori - ma questo non lo lessi nel Times. Il nostro Cardinale Spellman sparò la sua bomba anticomunista. E in fine gli anti-Castro cubani d'America si riunirono, in New York e in Miami, alla stessa ora, per sparare anch'essi la loro bomba. Quattro, nello stesso giorno, nella stessa ora, come se ... la cosa fosse stata preparata da una sola mano. Ne sa qualche cosa il Dipartimento di Stato? Certamente. Eppure, con tutta questa pressione ... esteriore, la Chiesa in Cuba resterà al bivio per un pezzo. Si nota nella pastorale che essa non può ancora fare a meno di elogiare l'opera del Governo in pro dei più bisognosi. Infatti, la maggior parte di essa tratta dei benefici che la Rivoluzione ha apportati al popolo cubano. Il resto, anticomunismo di prammatica, che pare stia per prendere piede in Cuba. Riassumendo, mi chiedo: Si ricorderanno, i nuovi arrivati in Cuba, della Spagna? ... R. T. Milionarisoollo occuso: FORTUNPEOPE Il più anziano e il più noto dei tre figli del fu Generoso Pope è Fortune Pope Generoso. Il vecchio Pope emigrò in questo paese dall'Italia nel 1904 con $4.00 in tasca. Li moltiplicò un milione di volte come risultò il giorno che mori nel 1950 all'età di 59 anni. Il suo figlio più anziano, in conseguenza, è ritenuto da molti in America e da quasi tutti in Italia, come il rappresentante della comunità italo-americana. La comunità si crede ammonti a 4,500,000 persone ed è considerata la più numerosa fra i gruppi etnici in questo paese. Mr. Pope è uno fra i dieci uomini più ricchi della città, stando a quello che afferma una persona bene informata su certe cose. Egli è incredibilmente ricco, secondo un'altra persona. "Se volete importare dall'Italia dei ricami, o vendere macchinario all'Italia, oppure desiderate fare un appuntamento col Presidente della Repubblica mentre siete in Italia per una visita", uno di questi uomini ha detto, " Fortune Pope è la persona più indicata che dovete vedere. " Io non credo che egli avrebbe difficoltà di vedere il Presidente, o altre autorità, o qualsiasi sindaco entro le quarantotto ore che egli ha espresso il desiderio di farlo", ha aggiunto un'altra persona che conosce bene Mr. Pope. "Egli non chiederebbe a questi alcun favore per se. Egli non ne ha bisogno". Durante la sua testimonianza davanti alla State Commission of Investigation che stava studiando l'acquisto di sale granitico per la città di New York, Mr. Pope continuava a riferirsi all'ammonto coinvolto - circa $700.000-Come somma "irrisoria" in relazione agli altri suoi interessi. Era in connessione al commercio del sale granitico <Rock Salt), che Mr. Pope e suo fratello Anthony furono messi sotto accusa da una Federai Grand Jury. Il più importante dei suoi molti interessi è la Colonia! Sand and Stone Company, creazione di suo padre. All'epoca della morte di Generoso Pope questa ditta era la più importante fornitrice di sabbia, ghiaia, CIUCNO 1960 cemento, sassi e cenere per l'industria delle costruzioni della Città di New York. Le sue operazioni di affari si aggiravano a $50.000.000 (cinquanta milioni) all'anno. Anthony che è il fratello di media età, spende quasi tutto il suo tempo nel condurre gli affari di questa compagnia. Fortune Pope invece dedica le sue attività nella direzione della Radio e delle pubblicazioni del suo impero. Questo include la Stazione Radio WHOM operante in questa città, ove egli ha il suo ufficio gene<rale, la stazione WDOT in Burlington, Vt., e i giornali "Il Progresso Italo-Americano" e u La Prensa ,,_ "Il Progresso" è il vecchio e più influente giornale in lingua italiana negli Stati Uniti. Fu acquistato dal padre, Mr. Pope nel 1928, per avere un foro politico a sua disposizione - o così fu creduto all'epoca. La stazione radio WHOM fu aggiunta dopo. Fortune e Anthony acquistarono il giornale spagnolo "La Prensa" quest'anno. Corre voce che i due fratelli non si /parlano col fratello più giovane, Generoso, Jr., che è il publisher del giornale settimanale "The New York Enquirer". Mr. Pope è graduato dalla Horace Mann School for Boys e dal Columbia College, con la Classe del '39. Quando era ancora studente egli era conosciuto come "loner" (solitario), non si mischiava nelle attività scolastiche, nè cercava amici. Non è stato attivo come tutti i graduati. Egli è sulla quarantina, è alto sei piedi e tre inches e pesa circa 205 libbre. Nel 1942 sposò Grace Perrotty. Si divorziarono in Reno dieci anni più tardi. Hanno due figli, Santina e Fortune, Jr. Il padre di Mr. Pope lasciò gran parte della sua fortuna a fondazioni filantropiche e il rimanente in II Trust" per la sua vedova e i tre figli. Essi usufruiscono degli interessi del lascito ma non toccano il capitale, che nel testamento fu lasciato ai nipoti. Entrambi Mr. Pope e suo fratello abitano in Westchester County. La madre e il loro giovane fratello vivono in Manhattan. July 28, 1960 "The New York Times" 13
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