8 FRECCENELVENTO Ritorna il Primo Maggio Articolo di ARTURO GIOVANNITTI Ritorna ancora il Primo Maggio, il giorno della pubertà rigogliosa dell'anno, antica festa italica nei primordi, festa di tutte le laboriose genti umane dopo e per sempre. Lo cantò per primo il Magnifico Lorenzo col gonfalon selvaggio delle cose risorte e lo fece incidere immortalmente dai ceselli dei maestri orafi ed armieri sui monili delle fanciulle soavi e sull'else dei cavalieri; lo cantarono dopo nella ldanza a girotondo del May Pole le fiorite adolescenze d'Inghilterra, ed in ultimo, prima con un canto fermo nelle catacombe del nuovo messianesimo sociale, poscia col rombo del tuono nelle riconquistate piazze degli avi, lo osannarono con le tremende polifonie della ribellione le turbe sommosse di tutto il mondo. E cosi divenne festa dei lavoratori, i soli sacerdoti della natura che abbiano il diritto di ministrare al rito nuziale della terra e del sole. Più tai,di, cresciuto nello spirito e nella statura, il canto dell'alba serena divenne un allarme guerresco, la festa dei fiori un'assemblea di popolo in estasi ed in tormento, la danza spensierata della gioia di vivere un incedere solenne di folle silenziose in marcia ed in guerra contro il destino. O Primomaggio, afflato del mondo, che cosa è il natale di Roma davanti a te? Che cosa il proclama esitante di un presidente o di un sindaco che tentano cancellare le tue tavola di granito con ldieci linee di dattilografo per far di te, novigenesi dell'umanità dolorante, un giorno di strenne e di parate per i boy scouts? Ti basteranno, o fiammeggiante manifesto della primavera, a strapparti dalle volte dei cieli Hylan e Rossoni, De Rivera e Mussolini? Basterà la firma di un despota effimero, basterà li! tabellionato di un notaio, basterà la pistola meccanica della legge a sfrattare il tuo spirito e il tuo significato dal calendario della passione sociale e della disubbidienza civica, madre e madrina di tutte le libertà? E chi vuoterà il tuo petto venoso e sudato di atleta e di lavoratore del grande ansito della giustizia, della terribile raffica interna della verità? Chi arginerà, e come, la piena delle tue amarezze, il torrente delle tue aspirazioni? Tutti i manganelli, tutti i randelli del mondo, blasonati col fascio o con l'aquila, con la croce o col leone, non sonc che un mucchio di sarmenti fragili, se messi a diga della tua cateratta che precipita alla foce della uguaglianza. Tutti i canepifici della terra non basteranno a torcer cappi per i tuoi fedeli. Tutte le ferriere di Gary non saranno sufficienti a fucinar manette per i polsi e catene per le caviglie dei tuoi seguaci. Tutte le assembrate insanie, le convocate ferocie della repressione antica; tutte le folgorazioni delle tribune, delle cattedre, dei pergami non riusciranno giammai nemmeno a chetare il vagito dell'ultimo neonato dei tuoi devoti. Come dunque ti sopprimeranno? Useranno le arti della corruzione antica quanto quella della forza? Supplirà la nequizia dell'oro a quella del ferro che fu inutile? Si farà un convito per far dimenticare l'affanno del pane? Si distruiranno orpelli e croci e nastri per far scordare l'inonorata fatica inldefessa e fedele, laddove si attendeva soltanto un sorriso, una parola fiiaterna, una stretta di mano sincera? E Vi sarà oro per tutti? E vi sarà pane per tutti, e sempre? E per tutti l'equiparazione del rango, l'uguaglianza della comune dignità, il livello della onoranza universale davanti alla solenne assemblea di tutte le genti umane? Non ci saran più maggiori e minori, anche se vi è CONTROCORRENTE
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