Controcorrente - anno XVI - n. 17 - mar.-apr. 1960

uno di essi, frate Agrippino, richiese d'essere trasferito in altro convento. li lavoro dei carabinieri e della squadra mobile, che insieme all'Arma s'interessava della vicenda, diventò difficilissimo. Bisognava sormontare il muro dell'omertà e della diffidenza. Gli ostacoli erano moltissimi ma nulla scoraggiava le forze dell'ordine. li capitano Capponi, del nucleo di PG dei carabinieri di Caltanissetta ed il dott. Nino Mendolia, capo della mobile, non si davano pace. Venivano interrogate centinaia di pesone, i monaci erano sottoposti al più stretto controlJo ma non si tradivano. Intanto sospes.:!ro la loro attività criminale per dimostrare che dopo l'arresto dei tre contadini e dopo il suicidio del Lo Bartolo la triste parentesi di banditismo s'era chiusa. Tutti comunque erano convinti che i monaci non potevano essere stati delle semplici vittime. Quattro contadini rozzi ed analfabeti non avrebbero mai potuto scrivere lettere minatorie redatte in perfetto italiano e con lo stile inconfondibile di chi ha una certa cultura. Bisognava però provare, almeno, la complicità dei monaci, il che '8i!)pariva difficile. Un giorno, quando più nessuno se lo aspettava, venne scoperto il proprietario della macchina da scrivere. Si ,•enne a sapere, infatti, da fonte certissima, che la macchina era di proprietà di padre Vittorio. capo guardiano del conYento dei cappuccini. Si visitò ancora il convwito alla ricerca di questa macchina ma non si riusci a trovarla. Poi, finalmente, la macchina venne trovala in una cella e venne sequestrata. Il giudice istruttore spiccò il mandato per p1'0cedere c001tro i monaci. Con la massima discrezione il dott. La Barbera preparò i mandati di cattura e li inviò al questore. li questore li passò al dott. Mendolia ed al capitano Capponi che, il giorno 16, agirono assieme ai brigadieri Cucchiara, dei carabinieri, D'Asaro e Schembri, della squadra mobile. Dopo l'arresto dei frati, in un'altra abitazione si svolse la stessa scena. Era la casa di Giuseppe Azzolina, fratello di quel Girolamo, in galera come autore dell'orni· cidio cannata. Anch'egli viene caricato su una macchina e tutti vengono tradotti alJe carceri di Malaspina, a Caltanissetta. Intanto in un convento di cappuccini di Modica, in provincia di Ragusa, venne tratto in arresto frate Venanzio (al secolo Liborio Marottal. I capi d'imputazione a carico dei quattro monaci e dei cinque laici, di cui uno, Carmelo Lo Bartolo, ormai morto, sono: estorsione, omicidio, associazione a delinquere, detenzione e porto d'arma abusivi. Le pesanti porte del carcere di Malaspina si sono chiuse alJe spalk! dei quattro religiosi e hanno precluso loro la via della libertà; il giallo di Mazzarino si conclude clamorosamente. E' staio un giallo eh<' denunzia il malcostume ch,e regna in Sicilia. E' la fotografia nitida e precisa fin nei minimi contorni della corruzione che in tutti i celi, da quello borghese a quello religioso, ormai s'allarga come una macchia di olio. da L'ESPRESSO 28 Febbraio 1960 COSAS DECUBA Alcune considerazioni Per ben capire la lotta attuale del Governo americano contro quello cubano, bisognerebbe rifare un po' la storia di quell'isola chiamata la perla delle Antille. Ma ... CONTROCORRENTE ha lo spazio limitato: dobbiamo accontentarci d"un piccolo cenno indispensabile. Quando i cuhani stavano per realizzare il loro sogno di indipendenza dalla Spagna, gli Stati Uniti che a quell',epoca cercavano un pretesto per impossessarsi delle colonie spagnole fecero scoppiare una bomba su una loro nave da guerra ancorata nel porto di La Habana incolpandone la Spagna. La nave si chiamava J\faine, e si trovava nella rada da quasi un mese per una vi8ita amichevole ... con parecchle centinaia di marines a tordo. Era il 15 fsebbraio 1898. In Spagna 18 le manifestazioni a favore dell'indipendenza per Cuba ,erano all'ordine del giorno, con scioperi generali in tutti I centri industriali della penisola. I ·patrioti cubanl stavano per vincere la partita prima dell'intervento americano. Il quale ebbe luogo con la scusa della nave danneggiata. La Spagna rifiutò la responsabilità e propose una commissione di periti, composta da cinque individui (americano, spagnolo, italiano, francese e inglese), per investigare la nave danneggiata. Ma Il Governo runericano rifiutò e fece rimorchiare la nave fuori del porto, dove venne affondata, cosi non sarebbe stato più possibile visitarla e stabilire le responsabilità. E dichiarò la guerra. Un fatto che oggl non lo negano più gli CONTROCORRENTE

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