J'jnvalidità e la v-ecchiaia. Tutte queste sono forme di investimenti che non possono incrementarsi se non attraverso il risparmio delle grandi masse. La realtà è che, proprio per garantirsi un continuo incremento di prO!fttti, l'economia capitalista si è avviata sulla 'Produzione di massa, ed ha dovuto accettare di dividere i propri utili con una sempre crescente quantità di persone, unico modo per ottenere una gigantesca estensione del mercato. Poichè il gruppo di puri investitori capitalistici è necessariamente limitato. soltanto la grande massa lavoratrice ha potuto offrire la possibilità di espansione del mercato. D'altra parte è necessario per l'economia capitalista limitare le crisi di produzione (e l'esperimento della famosa depressione americana, il salvamento della società borghese a mezzo dei provvedimenti di Roosevelt ne sono la prova): quindi, sia pure a malincuore, l'economia, capitalista dovette accettare regolazioni atte a alleviare gli estremi critici. E, fra le altre, l'Intervento sempre più massiccio dello Stato, ente organizzato della società, il peso della influe.nza delle organizzazioni sindacali, il concetto che è dovere costituzionale dello Stato agire in modo di offrire la massima opportunità di lavoro a tutti coloro che sono in grado di lavorare. Certamente per Marx, •che considerava una società industriale che forniva beni ad un ristrettissimo gruppo privlleglato, che apparentemente poteva prosperare limitando la sua produzione, sarebbe stato inconcepibile che gli Stati Uniti, la nazione capitalista per, eccellenza, sarebbe stata condotta a legiferare l'obbligo del governo di provvedere per il pieno impiego di tutti i suoi cittadini. Se pure si vuole ammettere che questo atto, 'Passato sotto la pressione di quel visionarlo di Henry Wallace una quindicina di anni fa, coll'aperto disprezzo e opposizione dei gruppi più nettamente reazionari, sia stato tollerato colla speranza che si risolvesse in un miraggio, purtuttavia esso è divenuto parte fondamentale della legislazione sociale americana, e ad esso fanno aippello gli Imprenditori stessi, ben convinti oramai che essi possono bensl tentare di trattare il lavoro come una qualsiasi merce, ma soltanto a costo di provocare una crisi economica che li inghiottirebbe, se i loro appetiti non fossero controllati. Non si tratta di buon cuore: la beneficenza c'entra per niente. Ma l'evoluzione è lm8 posta dai tempi. Di fianco a ciò, sta la evoluzione tecnologica. Già mesi fa, su questa stessa Controcorrente, iho scritto che mi pareva che la automazione industriale imponesse sempre più rigide programmazioni, e di conseguenza la necessità di interventi collettivi, sociali, per impedire che piani incapaci di valutare fattori generali producessero squilibrii troppo enormi fra produzione e consumo. Non sto a ripetermi. Però credo oppor.luno rilevare che una parte dei lavoratori entro pochi anni acquisterà funzioni ed atteggiamenti nuovi. Invece del classico operalo, che impiegava la sua for-~a fisica e compiere un lavoro, invece dell'operaio modevno che attende alla produzione di oggetti controllando le operazioni di una macchina, impiegando almeno in parte la sua prestanza fisica, avremo fra poco degli operatori in tuta bianca, che spingeranno carte punzonate attraverso fessure, che non vedranno mai neppure gli oggetti che essi aiutano a produrre. Non creerà questa nuova situazione dei .problemi di prestigio, morali, che richiederà nuovi approcci alle or,ganlzzazioni sindacali? Se posso giudicare dall'atteggiamento dei "whlte collar workers" in confronto ai vari tentativi di Ol'lganizzazione, -posso prevedere che una volta di più i vecchi schemi non saranno adatti. * * * A me pare quindi che sia irrealistico prescindere dal riconoscere che la distribuzione della ricchezza abbia acquistato •nuovi aspetti. E ciò non soltanto ·per la evoluzione imposta al sistema capitalistico: ma anche per H sorgere di nuove forme di controllo degli investimenti di cui, per ora, lavoratori e consumatori :non si rendono ben conto. Voglio accennare alla sempre crescente massa di investimenti (parlo dell'America attuale, forse dell'Europa fra dieci o vent'anni) !atti dalle compagnie 'di assicurazione, dai fondi di previdenza per invalidità e vecchiaia e da simili Jstltuzioni, compresi i patrimoni delle "unions ". Questi non sono investimenti fatti da capitalisti: essi provengono da risparmi accumulati goccia a goccia dal lavoratori. Ma già ora essi rappresentano interessi finanziari Imponenti; molto probabilmente fra pochi anni interessi dominanti in molti campi. Per ora ne ,possiamo prevedere gli effetti considerando la Importanza dei finanziamenti per i rinnovi urbanistici in molte città. Meno appariscenti, ma non CONTROCORRENTE
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