con titoli e patacche uCficiose che indicano soltanto acquiescenza e servilismo. Ripeto che non avete bilsogno di cercare nulla per liquidare Prezzolini. Egli si è liquidato da se. Egli lo sa. La gente lo sa. A lui non è rimasto che aspettare la fine dei suoi giorni, senza il conforto morale di essere rimasto fedele a ,se stesso. E senza pace. Questa pace non gliela possono dare o comprare neanche i dollari da lui accumulati in America, nella sua opera abbietta di servo del fascismo. Non datevi perrnero. Continuate il vostro lavoro. REMO da FIESOLE Firenze 10-1-1960 I campi di sterminio Cari compagni di Controcorrente, E' da molto tempo eh-e dovevo scrivere per ringraziarvi dell'invio della rivista. Qui ne riceviamo tre copie - una io, una Bruk e una Marinelli. Queste tre copie sono sufficienti. Dopo averle lette le passiamo ad altri compagni -e qualche simpatizzante che vi leggono con interesse e apprezzano il vostro lavoro. Il motivo principale di quetsta lettera è il seguente. Tra le altre cose che leggo con in te resse nella vostra rivista, è la riproduzione che fate a puntiate del libro di Seweryna Szmagkawska, " I campi di sterminio". Nella puntata apparsa nel numero dedicato a Sacco e Vanzetti è un periodo dedicato ad un gruppo di partigiane Jugoslave, che mi ha veramente commosso per la fierezza di queb-te donne di fronte ai loro persecutori. L'autrice faceva il nome di una di questa, tale Ida Rebec di Divac. Diceva che nel lasciarsi si erano promesse di corrispondere se fossero uscite vive da quell'inferno, e ISi doleva che nonostante avesse scritto ·non aveva ricevuto risposta. Dato che Divac si trov>a a circa 20 chilometri da 'I1rieste On Jugoslavia), mi sono deciso di andare in quel paese per informarmi. Con mio grande piacere trovai qu- donna viva e in buona salute. Ida RE!bec è una donna intelligente e colta, conosce quattro lingue. Molto sorpresa della mia visita. Gli spiegai come e perchè sono giunto da lei, motivo che lei ha molto apprezzato. Disse che non ha mai ricevuto notizie della scrittrice che lei ricorda molto bene perchè erano molto amiche. Era a conoscenza del libro ma non ne è mai stata in po~o. Mi ha raccontato molti episodi commoventi. Ho ,passato una giornata indimenticabile. Gli ho lasciato la rivista. Mi ha pregato, se mi è possibile, di procurarle l'indirizzo della Severina ed io a mia volta passo a voi la preghiera. Sapete voi dove si trova? Forse attraverso la casa editrice del libro potrete rintracciarla. Mi fareste un grande favore ed io a mia volta lo farei alla Rebec. Noi qui non abbiamo molti contatti oltre cortina. Cerehiamo di averne, ma come potete immaginare è difficile. Questa Rebec mi sembbra che non deve essere in buona con il regime, altrimenti l'avrebbero valorizzata. Lei non si è sbottonata, ed è comprensibile dato che non mi conosce. Mi ha domandato che idee profesro. Alla mia affermazione che sono anarchico non si è impressionata. Da parte mia non feci di queste domande perchè mi sembrava di essere troppo curioso per la prima visita. Le ho promes,o di ritorn•are appena avrò una vostra risposta. Sono certo che farete il possibile per darmi le Jnformazioni che vi chiedo e ve ne Tingrazio ... Vi saluto a nome dei compagni di qui e vi auguro buon lavoro per l'idea. UMBERTO TOMMASINI Trieste Modernismo esageralo Cara Controcorrente: La -signora Bertha Adkins, sottosegretaria alla Salute - Educazione - e Previdenza Sociale, parlando qualche tempo fa ad un convegno della Federazione delle donne professioniste e d'affari, ci ha fatto noto che le forze femminili del lavoro ammontano a 22 milioni, e' che -esse sono in continuo aumento. Fin qui nulla da obbiettare. Ma quando ci dice che il posto della donna, non è in casa ma negli uffici e nelle fabbriche e debbono essere gli uomini a doversi occupare sempre più di accudire alle faccende domeostiche, come lavare i piatti, fare la spesa e avere cura dei bambini ecc., allora dobbiamo osservare che la signora sottosegretaria starebbe molto meglio a casa a fare la calza o a coltivare i fiori. Che l'uomo in casi urgenti o speciali debba dare una mano per il disbrigo delle faccende domestiche è plausibile. Ma che l'uomo debba addirittura prendere il po.-to FEBBRAIO 1960 della donna e fare le sue veci è unicamente ridicolo e fuori luogo sotto ogni aspetto e considerazione. La donna ha una missione importantissima da compiere: l'allevamento e la cura dei figli e della casa. In questa funzione essa è inl90Stituibile. Invertire gli ordini succede quello che già si verifica in larga scala. L'assenza della madre dalla propria sede e funzione ha contribuito al massimo a creare e alimentare quel deplorevolissimo ,stato di cose che tutti lamentiamo. La delinquenza giovanile e suoi derivati. Essa è all'origine dell'allontanamento della doona - madre - dell-e cure domestiche. Essa ha perso le più esemplari e belle caratteristiche delle proprie funzioni e attitudini. Quando essa è in tutt'altro occupata e impegnata, i figli vengono a mancare d'ella più importante guida educativa, insOIStituibile, tanto indispensabile alla loro educazione spirituale, morale e fisica. Abbbandonati a se stessi vengono su dalla strada 27
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