Controcorrente - anno XVI - n. 16 - gen.-feb. 1960

l"EBRVARY 1960 16 fi ,,,i,~ ---· Galleriacriminale ADOLPH HITLER

B om b e! 13 Febbbraio 1960. Una data da ricordare. La Francia è in festa. Ha fatto esplodere la bomba atomica nel deserto del Sahara. Si assicura che l'esperimento è riuscito. Questo evento ha messo la Francia a fianco delle nazioni "forti". Ciooèal livello degli Stati Uniti, della Ru-ssia, dell'Inghilterra. L'elemento nazionalista è giubilante. Il Gen. De Gaulle può assumere ora la posa del grande co,ndottiero. Gli sarà più facile imporre alle nazioni dipendenti la sua volontà. Le nazioni africane - particolarmente il Marocco, la Nigeria, Ghana e la Guinea - che avevano dato segni di preoccupazione prima che questo esperimento avesse luogo, si sentono mi· nacciate nella loro vera esistenza. Nessun-o può immaginare quali siano i disegni del g-enerale megalomane. Una cosa è certa: non possono essere pacifici. Egli ha dimostrato con gli eventi delle ultime settimane, di non esitare a ricorrere a mezzi estremi quando si tratta di realizzare i suoi disegni. Egli è un prodotto del nazio· nalismo smargiasso. Non esiterù a far sentire la sua autorità sull'Algeria, e su tutta la Francia. Noi non vogliamo discutere i disegni del Generale paranoico. Se tentassimo di farlo ci perderemmo nel groviglio interminabile di intrighi che avviluppa il mondo. Quello che ci spinge ad occuparci dell'esperimento atomico francese è una ragione diversa. Questo commento ci è suggerito dall'indifferenza del mondo di fronte a questi esperimenti che fl-niranno col di;struggere la famiglia umana. L'ultimo esperimento ha provocato più proteste di quelli avvenuti in altre nazioni. E' un buon segno. Sarebbe ora che si cominciasse a dare una forma precisa alla rivolta che questi esperimenti provocano nella cClscienza dell'uomo. Essi tendono ad una sola dimostrazione: quella della forza e del terrore. L'esperimento francese con gli altri della stessa natura ci ricordano dei fatti reali. Riportano alla mente episodi di inumanità ohe non si dimenticano. I superstiti di Hiroshima e Nagasaki piangono ancora i loro morti. Riepiloghiamo. La bomba caduta su Hiroshima il 6 Agosto 1945 fa parte della storia. Su una popolazione di 343,969, i morti furono 78,150, i feriti 37,425, gli sperduti 13,083. La bomba su Naga• saki il 9 Agosto 1945 fa anche parte della storia. Su una popolazione di 252,630, i morti furono 73,884, i feriti 76,798. Non parliamo della dilstruzione prodotta ir. entrambe le città. Non parliamo dell'effetto avuto dalla radioattività sulle popola· zioni sopravvissute. E' possibile che l'umanità abbia potuto dimenticare quegli olocausti spaventosi? Deve E!lSSerecosi. All'infuori della preoccupazione degli scenziati che sanno il pericolo che le bombe atomiche rappresentano, pochi si agitano o protestano. Nel corso di una riunione internazionale tenuta l'anno scorso a Dusseldorf, lo scenziato americano Linus Pauling, vincitore del Premio Nobel, dichiarava: "Il capo del governo che da l'ordine di far esplodere una bomba atomica sperimentale deve rendert;i.i conto che egli condanna nello stesso momento 15,000 bambini a venire al mondo con gravi tare fisiche e morali ed a condurre una esistenza dolorosa e miserabile ". Gli esperimenti ai quali si è già proceduto oono suscettibili di avere ripercus• sioni genetiche per secoli e di provocare malformazioni su circa 1,200,000 nascituri. Secondo il prof. Pauling, inoltre, gli esperimenti atomici sono attualmente la causa di numerosi casi di leucemia (140,000) e di cancro (un milione). Le espio· sioni ad una altezza di 50 Km. - egli dichiarava - sono ancora più pericolose delle altre perchè la ricaduta di polveri radioattive ricopre una maggiore super• ficie del globo. "Recentemente io ho dichiarato a New York - proseguiva il prof. Pauling - che gli Stati Uniti hanno una riserva di 75.000 bombe atomiche e che l'URSS dispone di un arsenale equivalente. Ciò non è stato smentito dal governo americano. Orbene, 4000 di queste bombe che esplodessero su tutte le zone abitate, produrrebbero -sostanze radioattive in quantità quasi sufficiente a sterminare il genere umano". L'esperimento francese ha sollevato proteste di ogni genere. Bene. Ci sembra che sarebbe ora di gridare ad alta voce la protesta umana contro questi esperimenti. E' ora che l'umanità in ogni parte del mondo si sollevi con una protesta indignata e risentita contro questo pericolo di distruzione collettiva. Noi realizziamo che la protesta, per quanto energica possa essere, non potrà fare molto. Nondimeno servirà a dimostrare che l'indignazione contro un massacro deliberato e senza scopo, non è morta. Servirà a testimoniare che non 'è morto il desiderio di vivere. Proverà che i partigiani della pace nel mondo sono consci della loro missione. Non solo, ma dimostreremo di avere a cuore il diritto alla vita delle generazioni a venire. I11130r• giamo contro l'uso della bomba atomica. Insorgiamo contro gli esperimenti atomici di ogni genere. Difendiamoci. Aldino Fellcanl

RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 Milk Street, Boston 9, Mass. CONTROCORRENTisEpubllshed bl-montllly.Mail addms: 157 Mllk St., Boston. Aldino ftllcanl, Editor and Publl5M.1.' Offlc, of publlctatlo1n57 Mllk Strfft, Boston9, Mass.Stc::cncf-clamssail privllegesauthorlztd 1.t Boston,Mass. Subsalptlon$3 a ys. Voi. XVI-No. 4 (New Series ~16) BOSTON, MASS. Jan.-Feb., 1960 FRECCENEL VENTO ECCO CARLO TRESCA Articolo di ARTURO GIOVANNITTI Tra l grandi folli della storia le cui parole insane sono restate a mcnumento della stoltizia umana, torreggia colui che disse la prima volta 'che si uccidono gli uomini ma che le idee sono eterne. Errore. Sarebbe dunque la corda, la scure, 1,1 cannone che strozzano e squartano e macellano migliaia di volontà armate, impotente contro il pensiero che non è più voce, contro il logos non ancora fatto carne? Avrebbero dunque avuto sempre torto, da Caino a re Giorgio VII, tutti coloro che col ferro e col fuoco, con la carcere e la fame tentarono distruggere ed eradicare dissentimenti ed eresie, ribellione ed empietà, im;pazienze e smanie del nuovo? E perchè allora permangono ancora il poliziotto, il secondino, il giudice, il boia, chi ordina e chi esegue? Possibile che chi è in alto non impara mai nulla? E se nulla impara mai, come avviene che egli resta sempre al sommo e che nessuna potenza lo dirocca? Io dico invece che le idee le pensano gli uomini e sono gli uomini che le realizzano, e che de teste mozzate, le braccia stroncate, le vite distrutte stanno ad argine e diga del dilagare delle grandi piene ribelli intorno a tutte le potestà e le signorie della terra. I signori dell'ordine hanno ragione. Se si vuol giungere alla causa prima di ogni ascensione di spiriti e di moltitudini bisogna cercar l'uomo, e, trovatolo, eUminarlo. Parliamo dunque dell'uomo che è il fenomeno e l'anima della insurrezione dei minatori del Minnesota, Carlo Tresca. Carlo Tresca è l'uomo più strano e inqualificabile del movimento rivoluzionario degli Stati Uniti. Sfugge a tutte le analisi e le interpretazioni. Per conoscenlo, per sapere veramente chi è e che pensa bisognerebbe inquisirlo mettendolo al tormento, oppure, come si fa con metodi più moderni, psico-analizzarlo. Lo so da oltre dodici anni e non do conosco ancora. Non so se sia un carattere a sè; so invece che è qualche cosa di più; è una personalità, e quindi un essere arruffato e complesso, e quindi un problema. Incompleto, sfuggevole, mentalmente informe senza essere caotico, mobile senza essere instabile, naturade senza esser semplice, contradittorio senza essere inconsistente, egli sfugge a tutti i cataloghi e i casellari dei classificatori

éhe vorrébbero 1:idurre tutti 1 movìmentì dì questo tempestoso perìodù storico ad una specie di superzoologia psicologica ed intellettuale. Tresca, invece, è 'di tutti e di nessuno. E' il nodo gordiano del sovversivismo americano - per scioglierlo ci vuol la spada o la forca. Se lo sono Jitigato per anni socialisti rossi e rosei, sindacalisti e anarchici, i manipolatori di sommosse e gl'impastitori di dottrine, senza riuscir mai a fissarne la figura intellettuale sulla carta sensibile della teoria rigida e precisa. Non ci sono riusciti. Lo han trovato duttile, troppo malleabile. La verità invece è che egli è addirittura liquido - fluisce, scorre, va per tutti i deolivi; instabile ed irrequieto come l'acqua che scende e sale e precipita e zampilla e fila dritta e devia, ma che cerca pertanto per l'insita legge della sua natura l'estuario prima, il livello degli oceani dopo. Cosi Tresca. Checchè possa dirsi di lui, checchè lo si critichi e lo si biasimi e lo si disami, nessuno ha mai dubitato che questo gigante dal viso infantile corresse per Ja più corta o la più rapida via del dedalo dei partiti allo sbocco dove fan capo tutti i pellegrinaggi dell'ideale: la Rivoluzione. Egli, infatti, per quel po' che è suscettibile di qualificazioni, è il rivoluzionario per eccellenza - senza fedeltà vassaille, senza conformisti rituali, senza dipendenze emotive, senza spirito di gregge; nomade, e quindi cosmopolita, egoarca, e quindi ateo ed amorale. In questo senso egli è dell'umanità e non degli uomini, come tutti i viandanti, i vagabondi, i camminatori delle grandi strade maestre, come tutti gli uomini d'azione che non han tempo nella foga della mischia per ritirarsi nella tenda della dottrina e piantarvi su il pennone unicolore di una filosofia. Non ebbe mai nè il tempo, nè (io lo spero) la volontà di farlo. Avrà pensato che la storia non si fa con le formule scientifiche nè dipende da un processo di logica astratta, ma si fa con ~•azione soltanto, soltanto con la prammatica inevitabile del momento. Interpretino e spieghino gll altri dopo. Egli si sarà detto che, poichè nel substrato subcosciente di ogni uomo vi è la visione del posto che egli occuperà nello svolgersi delle vicende umane, egli, uomo di muscoli possenti e di formidabili volontà, preferiva riempir del suo corpo vasto una trincea espugnata o una fossa subitanea, piuttosto che far da cariatide ai cornicioni del panteon dei dotti morti d'uggia e di reumatismi. E cosi Carlo Tresca non si è' mai curato di scriver credi e di ministrar l'olio alla lampa.lda fumosa della coerenza; ma ha preferito correre avanti e rovesciarsi indietro sulla cima delle grandi maree umane, anche se ciò dovesse spesso mandarlo a dar di naso contro i grossi paquebotti ancorati allo scoglio dehla dottrina e che non san più le grosse bordate degli altlmari. 4 Per questo Tresca è stato sempre un po' al di fuori della grazia di tutte le teologie sovversive, sempre in sospetto nelle comunanze dei fedeli, sempre in odor di zolfo e d'eresia fra gli zoccolanti che vanno e vengono fra santuari vecchi e battisteri nuovi. Nessuno Io ha mai convertito, nemmeno l'I.W.W. che pur non ha cerberi aille sue porte, nè Minossi nei suoi vestiboli. Epperò, dovunque ci fu tumulto e ressa e fragor di lotta, li egli fu sempre, non perchè ve lo menasse a cavezza una ineluttabile disciplina, ma perchè ve lo richiamava il ruggir delle anime e la voce consanguinea di cuori uguali, e la gioia della pugna. Nè vi fu mai adcuna contesa in dieci anni d'agitazione nostra in America in cui Tresca non si trovasse in prima fila, semplice gregario prima, poi sempre duce per merito di guerra, al di fuori degli offici e delle gerarchie. In ogni violenta combustione di esplosive ire proletarie, detonò sempre come un mortaio carico sino alla bocca la parola arroventata di Carlo Tresca. In Westmor-eland, Lawrence, Little Falls, Paterson, Calumet, L11dlow, come ora il Minnesota, Io ebbero nella piazza e sulla pedana, nel tribunale e nel carcere, irruento, forse, passionale, stupendamente CONTROCORRENTE

irragionevole, ebbro di ogni pienezza d'animo, illogico e inevitabile come un ciclone. Fu in tutte le albe e in tutti i crepuscoli delle nostre battaglie, sempre sulla prima linea del fuoco; incitatore, cospiratore, ammonitore, guidando alle cariche, preparando le ritirate, spingendo i refrattari, rude e delicato, manesco e premuroso, ora con le lagrime negli occhi chiari, ora con la sghignazza sulla bella faccia florida di epicureo, pacificatore di crocchi ed aizzatore di moltitudini; allerto e vivente in ogni cella del suo corpo gigantesco. E restò sempre sulla breccia, flnchè non fini, quasi sempre, a raccogliere il frutto della vittoria in galera. Che meraviglia, dunque, se tanta gente semplici! e generosa lo ami e •lo segua come una specie di taumaturgo antico? Ma l'uomo d'azione non è tutto Carlo Tresca. Vi è di più. Egli si complementa dove gli altri cominciano. Ogni lotta cessata, eccolo che riempie l'ozio del breve armistizio con la parola sua calda come l'alito dei forni in cui si cuoce il buon pane nero del bivacco frugaile; ecco che prepara gli spiriti alle nuove tenzoni, ecco che soffia sui ventilabri delle organizzazioni dove si cerne li grano dalla loppa, scovando e snidando spie e venduti, istruendo le croci rosse che seguono disfatte e vittorie, tirando i codini incerati dei mandarini della critica, pestando i caLli del sognatori inerti e degli asceti immobili, appendendo petardi e "si loca" ailla toga del giudice e alla zimarra del prete, facendo versacci alla legge ed alla morale borghese, dando di gomito nelle costole e di manrovesci sulle guancie di tutte le cose serie e santificate; ridendo, deridendo, insultando con la sfrontatezza del monello tutto ciò che sa di vecchio, di solenne, di canonizzato e che sente la muffa e da carogna. Negli intervalli della lotta aperta e leale agli uomini forti, egli ne attaccò e ne disfece i simboli e le insegne; ruppe i nasi alle sacre ikoni, sputò sui turiboli, rovesciò li bicchiere della birra plebea sui tripodi votivi; combattente, infine, con la voce, senza pose solenni, senza attitudini ieratiche, senza rapimenti Isterici. Taluno disse che non è parlatore troppo alto e forbito. Cosi non è chiunque vuol convincere, chiunque non parla ai suoi orecchi soltanto. Tresca parla per gli altri. Odia quindi le frasi troppo rotonde e le parode troppo melodiche, egli che è usato aJle grandi polifonie dissonanti della strada e ciò non perchè non abbia all'orecchio la gioia interna di tutte le sonorità belle, ma perchè parlò sempre non solo per farsi intendere, ma anche per farsi rispondere, anche per farsi contradire. Perchè, parlando agl'incolti, s'era convinto che la causa prima dell'ignoranza non fosse tanto 11non sapere quanto il non poter ribattere ed arguire. Contrariamente al sag,gio che disse aureo il silenzio, Tresca ama le parole che, ascoltate, schiudono la bocca altrui. Cosi, confidando sulla pronta espressione del momento, schifando le lunghe e laboriose preparazioni sui vecchi tomi ingialliti, egli fu sempre parlatore chiaro ed esplicito; senza artificio, diretto come una palla di moschetto; mirando sempre alle vudnerabllltà più sicure, al cuore piutosto che al sentimento, al buonsenso piuttosto che alla ragione accademica, al centri forti delle sensibilità umane, piuttosto che alle attitudini assiderate degli intelletti eunuchi. Veterano di centinaia di contradlttorl, da alcuni dei quali usci contuso e malconcio, ma sempre sorridente e " pacione", soleva dire che non bisogna mal totalmente distruggere, nè interamente convertire d'avversarlo se si vuole cattivarsi Il pubblico e Indurlo a pensare e a discutere, piuttosto che a credere ciecamente. E a questo forse si deve là fatto che dovunque parlò lasciò sempre dei vasti maggesi seminati, invece delle rocce monumentali fendute da un inutile balenio di fulmini. Fu l'oratore della folla, non dehle folle; simpatico, bonaccione, gioviale, pieno di umorismo salubre e ridanciano, spesso salace, talvolta anche un tantino impudente ma sempre senza malignità, senza animus, senza quello strldor FEBBRAIO 1960 5

di denti dei rancori stitici e delle invidie itteriche che travagliano i parJatozoi di tutti i movimenti. Spesso guardandolo parlare nei pandemoni delle diatribe comiziaie, ed osservandolo solido, massiccio, inespugnabile come un morione del trecento fra il miagolar delle spingarde e delle colubrine della platea, mi è sembrato veder dietro le sue spa1!e quadrate sorridente il rubicondo faccione di Francois Vi!lon. Se credessi alle rincarnazioni o alle trasmigrazioni teosofiche, direi che Carlo Tresca fu in successione Petronio Arbitro, Rabelais e Robespierre. un Redi avrebbe trincato a morte con lui; Baudelaire lo avrebbe cantato con l'alessandrino eroico; Carlyle gli avrebbe cercata una nicchia ignorata, Byron lo avrebbe amato come il figlio che tanto volle e che non ebbe. Egli è perchè, dotato dalla natura di tutte le facoltà maschili: forza, coraggio, una testa di hidalgo sopra un torso di atleta, un appetito omerico, una sete da mietitore, una virilità onnipossente, egli non ebbe mai nulla da lesinare e da economizzare, ma, come i suoi ipotetici predecessori di cui opra, andò sperperando tutte le sue dovizie con la prodigalità dei semidei. Perchè continuare. Ecco Canio Tresca. Eccolo nel suo ambiente più naturale, in galera; e intorno alla galera il ruggito di ventimila minatori del ferro in lotta contro due miliardi d'oro. Salute e vittoria, amico, amici! * * * * * SIGNORI, l'uomo che voi avete dentro nella gabbia è un superstite. Siete alla presenza di una razza estinta che tenta di risorgere per la sola tenacia di vivere di questo "specimen" sopravvissuto. La galera che ha esterminate tutte le fedi, fuorviate Je coscienze, garrottate le volontà, spazzati i movimenti ribelli a voi, signori, a colpi di rettorica e di balestite, non ha toccato quest'uomo ch'è restato imperterrito ad aspettarvi. Lo avete visto prima e ora egli vi ha ritrovati. Fate bene a valutarlo come avete fatto. Fate bene a tenerlo chiuso. Farete bene, se vi riesce, ad impiccarlo. Egli non è di quelli che si placano e si comprano. E' di quei pochi che credono ancora, se credere significa agire - è dei pochi che non hanno dimentica:to, se ricordare vuol dire rivivere il fatto per ripeterlo o disfarlo. Nel cimitero de!Je idealità proletarie che voi avete uccise, egli si leva come una colonna di fumo nel grigiore di quest'ora uggiosa. segno, signori, che v'è ancora fuoco che arde, se non più fiamma che rischiari. All'opera dunque. Presto con le pompe, acqua a questa bracia che non vuol spegnersi, prima che il vento si levi, prima che il braciere divampi, prima che l'incendio che cova scoppi e v'abbrustolisca. Sulla forca e la croce, signori dell'ordine e della legge! da " L'Avvenire", 25 agosto 1916 Arturo Glovannlttl BISOGNA RESISTERE! 6 LA SJ' ASTIKA 1,a fatto nuovamente apparizio11e. I,, Europa e,1 in America. Il dnabolo del 11azis1110 e del fascismo rivela propositi sinistri. Le forze reaziou«riP e antisoc.iali olie si nascondono dietro quell'eniblema $0110 pronte " sferrare l'attacc,,. Aspettano il moniento propizio. L'esperie11za ci 1,a i,ueg11ato· clte l'unico cosa citi' possa prevenire le 111a11i/e~tazio11i di crìntin.alita' e' la resisteuza armata. Bi,wgua rendere pane per focaccia. Solo la re~iste11::a ,lella comunita' puo' sgominarP i criminali che all'ombra tiella Svastika 11an110 ucciso e terrori:uato intere popolazioui. Bisogna euere deterntinati a difendersi ed attacctlre. li llfaccartismo P' se,npre vivo. Questi sono i sintomi _ che la ,lelinquenza organizzata da lltcCarthy cova sotto fo cenere. L'i,nportante e' il non. lasciarsi coglierp imprepar,1ti. 1 milioni di ebrei sacrificati dai delinque11ti- c1te hanno usalo l'entblema sinistro in Gt>r1na11ia '" ;,, tutta l'Europa, dovrebbero dirci elie la salvezza sta i11 noi, CONTROCORRENTE

DISCUSSIONI PERUNMODERNO S CIALISMO Mi pare che le recenti ooservazioni degli amici De Ciampis e Rizzi esigano una risposta da parte mia: dopo la quale, non sarò stupito se da qualche parte io sarò detto un incorreggibile reazionario. Io sono convinto che la critica marxista ha un valore fondamentale, 'P()llendo in chiaro che la evoluzione sociale è spinta da fattori economici, materiali. Ma decisamente non ,accetto la conclusione che soltanto questi fattori siano determinanti. Non posso spiegarmi la storia umana, se non ammetto che altri valori, puramente ideali, etsercitino una spinta altrettanto, e talora ,più effettiva, nel continuo sforzo degli uomini verso un migliore equilibrio sociale, e, più ancora, nella ricerca morale della ragione della loro esistenza. Di più, io credo fermamente che non esisterà mai una organizzazione sociale e politica perfetta, atta ad assicurare giustizia, pace, 'Prosperità sotto ogni circostanza. Per me, il ricono· scimento che l'uomo è e sarà sempre Imperfetto e perfettibile, che le sue istituzioni, al momento stesso che sono stabilite, perchè credute le p1u opportune, divengono inadeguate e superate se mon fosse altro perchè esse stesse creano un·a situazione nuova, impossibile a prevedere al momento in cui esse erano attuate, è il riconoscimento della caratteristica più elevata della sua n·atura. Rigettando la finalità in qualsiasi ordine sociale, e anzi proclamando il dovere di ogni uomo di acuire sempre ,più il suo potere di critica, di stare in guardia contro ogni cristlallizzazion-e, di difendere la sua indivjduale dignità, di indagare continuamente, fidandosi solamente delle sue capacità, per proseguire nel cammino civile, non posso che rifiutare di appartenere ad alcun gruppo che ammette la realizzazione della perfe· zione sociale, quando siano verificate certe premesse. Con ciò, è chiaro che non sono marxista. Ed ora posso più liberamente rispondere alle critiche che ho soUevato. Rizzi mi imputa di non accorgermi del ruolo svolto dallo Stato nel campo produttivo-distributivo, e dello scalzamento dei rapporti economici capitalisti, che si stanno sostituendo con una economia di Stato. Più acerbamente, De Ciampis mi rimprovera FEBBRAIO 1960 di non riconoscere la vera essenza della economia borghese, basata sullo sfruttamento e continuo impoverimento dei lavoratori, di non accorgermi del dilagare delle masse dei disoccupati, a cui sono negati i mezzi per aG-quistJare i prodotti, della necessità ineluttabile della rivoluzione sociale. l•ndubbiamente, il movente della produzione in sistema capitalii,,"'tico è il profitto. Ma io credo che proprio questa ricerca di sempre maggiore •profitto ha generato una situazione che Jmpone al sistema capitalistico nuovi atteggiamenti e nuovi piani. Francamente, mi pare che la posizione di De Ciampis, ancorata a forme mentali e a schemi perfettamente validi fino a qualche decina di anni fa, ISia pericolosa. Possiamo noi veramente dire che il sistema capitalistJa, negli ultimi sessanta o settanta anni, abbia progredito veramente secondo le 'Previsioni di Marx? In America almeno, e, a quanto apprendo a proposito di altri paesi, anche in parecchie delle altre nazioni più industrializzate, si è veramente verificato il progressivo immiserimento delle classi lavoratrici? Senza dubbio le masse sono ancora ,sfruttate, nel senso almeno che parte del loro prodotto viene ritenuto come profitto dal datore di lavoro: senza dubbio ci sono strati di popolazione sotto-impiegati o addirittura ditsoccupati. Ma a me pare che dobbiamo avere il coraggio -e la sincerità di guardare la realtà: io fermamente credo che il completo inaridimento in America, il processo di sfaldamento in Europa dei movimenti socialisti sia proprio dovuto al fatto che i socialisti si sono cullati in un mondo artificiale di formule illusorie. E' verissimo che il benessere delle ma~se lavoratrici in America è tutt'altro che generale: troppe famiglie sono Impegolate Jn debiti, troppo è il ,potere delle agenzie pubblicitarie, che allettano mllloni all'acquisto di !beni non necessari, ma di apparenza. Però è anche incontestabile l'incremento, per citare solamente qualche esempio, del numero di famiglie che possie· dono la propria abitazione, o che per lo meno, coll'aiuto di istituzioni di risparmio, vanno acquistandosela. E' Incontestabile l'aumento dei fon<li investiti nelle stesse istituzioni di risparmio, nelle organizzazioni assicurative. nei fondi di previdenza per 7

J'jnvalidità e la v-ecchiaia. Tutte queste sono forme di investimenti che non possono incrementarsi se non attraverso il risparmio delle grandi masse. La realtà è che, proprio per garantirsi un continuo incremento di prO!fttti, l'economia capitalista si è avviata sulla 'Produzione di massa, ed ha dovuto accettare di dividere i propri utili con una sempre crescente quantità di persone, unico modo per ottenere una gigantesca estensione del mercato. Poichè il gruppo di puri investitori capitalistici è necessariamente limitato. soltanto la grande massa lavoratrice ha potuto offrire la possibilità di espansione del mercato. D'altra parte è necessario per l'economia capitalista limitare le crisi di produzione (e l'esperimento della famosa depressione americana, il salvamento della società borghese a mezzo dei provvedimenti di Roosevelt ne sono la prova): quindi, sia pure a malincuore, l'economia, capitalista dovette accettare regolazioni atte a alleviare gli estremi critici. E, fra le altre, l'Intervento sempre più massiccio dello Stato, ente organizzato della società, il peso della influe.nza delle organizzazioni sindacali, il concetto che è dovere costituzionale dello Stato agire in modo di offrire la massima opportunità di lavoro a tutti coloro che sono in grado di lavorare. Certamente per Marx, •che considerava una società industriale che forniva beni ad un ristrettissimo gruppo privlleglato, che apparentemente poteva prosperare limitando la sua produzione, sarebbe stato inconcepibile che gli Stati Uniti, la nazione capitalista per, eccellenza, sarebbe stata condotta a legiferare l'obbligo del governo di provvedere per il pieno impiego di tutti i suoi cittadini. Se pure si vuole ammettere che questo atto, 'Passato sotto la pressione di quel visionarlo di Henry Wallace una quindicina di anni fa, coll'aperto disprezzo e opposizione dei gruppi più nettamente reazionari, sia stato tollerato colla speranza che si risolvesse in un miraggio, purtuttavia esso è divenuto parte fondamentale della legislazione sociale americana, e ad esso fanno aippello gli Imprenditori stessi, ben convinti oramai che essi possono bensl tentare di trattare il lavoro come una qualsiasi merce, ma soltanto a costo di provocare una crisi economica che li inghiottirebbe, se i loro appetiti non fossero controllati. Non si tratta di buon cuore: la beneficenza c'entra per niente. Ma l'evoluzione è lm8 posta dai tempi. Di fianco a ciò, sta la evoluzione tecnologica. Già mesi fa, su questa stessa Controcorrente, iho scritto che mi pareva che la automazione industriale imponesse sempre più rigide programmazioni, e di conseguenza la necessità di interventi collettivi, sociali, per impedire che piani incapaci di valutare fattori generali producessero squilibrii troppo enormi fra produzione e consumo. Non sto a ripetermi. Però credo oppor.luno rilevare che una parte dei lavoratori entro pochi anni acquisterà funzioni ed atteggiamenti nuovi. Invece del classico operalo, che impiegava la sua for-~a fisica e compiere un lavoro, invece dell'operaio modevno che attende alla produzione di oggetti controllando le operazioni di una macchina, impiegando almeno in parte la sua prestanza fisica, avremo fra poco degli operatori in tuta bianca, che spingeranno carte punzonate attraverso fessure, che non vedranno mai neppure gli oggetti che essi aiutano a produrre. Non creerà questa nuova situazione dei .problemi di prestigio, morali, che richiederà nuovi approcci alle or,ganlzzazioni sindacali? Se posso giudicare dall'atteggiamento dei "whlte collar workers" in confronto ai vari tentativi di Ol'lganizzazione, -posso prevedere che una volta di più i vecchi schemi non saranno adatti. * * * A me pare quindi che sia irrealistico prescindere dal riconoscere che la distribuzione della ricchezza abbia acquistato •nuovi aspetti. E ciò non soltanto ·per la evoluzione imposta al sistema capitalistico: ma anche per H sorgere di nuove forme di controllo degli investimenti di cui, per ora, lavoratori e consumatori :non si rendono ben conto. Voglio accennare alla sempre crescente massa di investimenti (parlo dell'America attuale, forse dell'Europa fra dieci o vent'anni) !atti dalle compagnie 'di assicurazione, dai fondi di previdenza per invalidità e vecchiaia e da simili Jstltuzioni, compresi i patrimoni delle "unions ". Questi non sono investimenti fatti da capitalisti: essi provengono da risparmi accumulati goccia a goccia dal lavoratori. Ma già ora essi rappresentano interessi finanziari Imponenti; molto probabilmente fra pochi anni interessi dominanti in molti campi. Per ora ne ,possiamo prevedere gli effetti considerando la Importanza dei finanziamenti per i rinnovi urbanistici in molte città. Meno appariscenti, ma non CONTROCORRENTE

meno importanti, sono i finanziamenti in· dustriali di queste istituzioni. Purtroppo però ben pochi realizzano che la grande massa dei risparmiatori-lavoratori è l'origine e dovrebbe essere al controllo di queste ricche-,ze essenzialmente collettive. Ben pochi realizzano la portala sociale, per esempio, di un rinnovamento u.r'bano, di un impianto di produzione di enei,gia. e pra· ticamente nessuno di coloro che hanno fondato queste ricchezze si accorge della influenza sulla sua stessa vita degli effetti deJle decisioni e dei programmi di queste istituzioni. * * * Considerando tutto ciò, è chiaro per me la ragione di augurare che rinnovati partiti socialisti possano avvicinare i problemi moderni con una fresca mentalità. Ad essi spetta ìl compito di fare evolvere la società da un sistema di produzione per profitto RIFLESSIONI ad un sistema di produzione per consumo. A me pare che, più che invocare una ri110• Juzione sociale per avverare un ordine nuovo, che rper molti lavoratori ha perso ogni attrattiva, ad 'essi spetta mettere in chiaro i problemi reali, esaminare quali vie possono condurre più speditamente a quello che a noi, ora, pare un sistema più giusto, senza profetizzare che questo sarà il sistema giusto per l'eternità. Essi hanno l'obbligo di portare a conoscenza di tutti, lavoratori, consumatori, risparmiatori (c,:e. do 0sia di[ficile separare gli uni dagli altri> quali sono gli interessi comuni, quale è la forza comune, tutt'altro che realizzata. Ad essi spetta il compito di difendere quanto è stato conquistato, quanto è stato rispa1~ miato, ben sapendo che egoismi e privilegi accettano trasformazioni, ma opporranno resistenza accanita alla loro elimina.z.ione. Davide Jona CAPITALISMO EUROPEODAMERICAN E' un fatto strano che l'Europa con un retaggio di 3000 anni di civiltà sia stata largamente battuta <la un paese praticamente vergine soltanto due secoli or sono. E' innegabile che il capitalismo america,no ha conferito anche ai lavoratori un benes· sere mai riscontrato nella istoria. Per dirla brevemente, la capacità d'acquisto del consumatore americano è quattro o cinque volte superuore alla media del consumatore europeo. Niente di strano se colà vigesse un sistema economico divenso da quello che i capitalisti europei ai>plicarono sva· riati secoli prima e tengono tuttora in vita. La logica vorrebbe che qui in Europa la Società fosse più ricca grazie aJla sua espe· rienzia, alla dotazione ricevuta dagli ante• nati ed anche grazie alla preminenza politica in vigore fino a pochi anni fa nel mondo e sul continente americano stesso. Tutti sanno invece come stanno le cose. Siamo arrivati al punto in cui il contribuente americano paga cifre enormi per tenere in piedi il decrepito capitalismo eurot)eo onde servirsene per salvare sè ste6So. Di chi la colpa? Dei capitalisti europei senz'ombra di dubbio. C'è chi sa trarre da un organismo tutto quello che questo può <lare e c'è chi non arriva a tanto. La mentalità capitalistica europea è FEBBRAIO 1960 quasi eminentemente speculativa proprio a causa della sua tradizione. Dal mercatores dell'XI secolo, all'ambulante del XVI, al manifatturiere del XVII, all'indtti:ltriale del XIX secolo, si sgrana una serie di avventurieri che ha preso barbaramente alla lettera la formula tlel profitto capitalista: "prezzo meno costo eguale a profitto". Yendiamo quindi ai massi.mi prezzi e facciamo della speculazione benemerita. li massimo mcmumento frsico e morale di questa mentalità ,:,uropea è incarnato nella superba Albione. Chi non ha visto le facce da uccelli di rapina con scialle sulle spalle negli stambugi della City dietro il banco a ribalta che sbarra la porta, chi ·non ha toccato con mano la camorra ormai da lungo tempo cristallizzata e non più allo stato fluido come la combine francEISe, non potrà mai capire quanto male abbia fe.tto il capitalismo inglese all'Europa ed in ultima analisi anche a se stesso. C'era un popolo in Europa che ,poteva eguagliare i successi americaJ)i e che aveva presa la !Stessa strada. Alludiamo ai tedeschi che prima del 1914 battevano anche gli americani in più settori sul libero mer• cato ed avevano accumulato in breve temPQ fortune enormi. Sappiamo come sono an• da'te le cose. Del beota nazionalismo tede· sco con relativo fanatismo da immaturi, 9

ne approfittò soprattutto l'Inghilterra per atterrare il suo concorrente più pro,Himo e più temibile. TI primato capitalista europeo ritornò ai capitalisti inglesi, i p1u retrogradi, i più speculativi, i più bacati dalla tradizione ed i più corti di vista perchè con le armi e con il capitale finanziario la supremazia sul mercato è soltanto effimera. L'avvenire è per coloro che producono le migliori merci al minimi costi. Questo capirono alcuni capitalisti dell'Industria americana, Ford in testa, e tutta la organizzazione produttiva, In uno con quella distributiva, si pose su questo binario intanto che la vecchia Europa continuava nell'usato andazzo e spolpava I-e colonie curandosi poco di trasformarle in mercato di tsfogo. Eravamo arrivati al punto in cui il mercato poteva essere potenziato soltanto a mezzo di un aumento della capacità d'acquisto dei singoli e non p(ù In virtù di un allargamento dello stesso perchè ormai tutto Il globo era stato scoperto e consegnato alla voracità speculativa dei capitaJi9tl europei. Senza colonie, e conquistando il Far West investendovi forti somme, i capitalisti americani batterono ognor più i loro colleghi europei grazie ad un indirizzo economico che attinge ogni sua vitalità da un prlncip(o anttspeculativo: servire e non fregare il cliente, potenziare e non depredare i paesi vergini. Su questa strada i capitalilsti americani svilupparono enormemente li loro mercato interno e per contraccolpo realizzarono sia economicamente sia tecnicamente produzione e distribuzione in modo da battere qualsiasi concorrente europeo, pur pagando salari più elevati. Diedero un bene93ere ai lavoratorn che un'Europa specializzata faticherebbe almeno due decenni per raggiungerlo. I capitalisti americani ebbero l'Intuito e l'Intelligenza di non prendere più alla lettera la formula del profitto capitalista. Conl9tatarono che non rispondeva più, gli usarono violenza e prolungarono la vita ad un capitalismo già in fase di demolizione in Europa. Ma non si può andare oltre certi limiti a mezzo òi espedienti; viene un momento in cui un sil!itema economico non risponde più neanche agli espedienti. Bisogna cambiarlo. Infatti, ormai, l'America si europeizza nonostante le apparenze contrarie. Essa può inviare costà i suoi milioni di dollari, i suoi uomini politici ed i suoi ;,oldat i. rn.a ormai è l'America che diventa Europa e non 11contrario. Purtroppo_ La vediamo già ingaggiata sulla stessa via che in parte contribuì ad ~celerare il tracollo europeo: il passaggio del potere dai capitalisti ai loro uomini politici ed ai loro generali. L'incredibile primitività economica di un "piano Marshall" che vuol far regali all'l Europa invece di eccitare scambi capaci di rimetterla gratis in efficienza produtti,·a, è opera di un generale, ed i generali sorpassano anche sul fatto che quanto viene consumato in Europa aiuta ben poco la richiesta di prodotti americani indebolita in casa propria dalle tasse che il governo infligge ai consumatori americani per finanziare irrazionalmente il mondo. Nes1,,m economista americano sarebbe caduto in un simile errore. La figura del ,proconsole d'Oriente, era lnconceipibile soltanto dieci a.nni fa. Il soldato americano è ormai indj~cutibilmente il migliore del mondo, le donne saranno le più belle e gli uomini diventeranno i p1u intelligenti. Presto si parlerà di razza americana, di tradition e di uomo della provvidenza. Dalle notizie che giungono, l'America sta diventando una selva di ofjìces e di boards. Milioni di amerlcan1 cercano il loro job in un buco della gran rete burocratica che sta immobilizzando la libera iniziativa capitalista. Lo Stato Ingoia la miglior parte dei profitti e riduce il potere d'acquisto del singoli. L'esercito americano sta diventando una macclùna mostruosa e, con tali premesse, addio riduzione dei cootl, addio incrementazione della capacità d'acquisto ed addio ca,pitallsmo privato. Finirà in quello di Stato come in Europa e come in Russia, pigliandosi magari il gusto di rendersi vassalli tutti I '!)aetsl del mondo come era nei piani del caporale stratega. Siamo alla fine; coi capitalisti finisce una civiltà sorta sulle rovine di quella antica e che sembrava sfidasse l'Universo. E' Il -proletariato come classe che si rivela Incapace di far proseguire la Storia, e sono i suoi uomini politici che gli affibbiano questo delitto storico. Bruno Rizzi LETTORE - s,. ,ei d'a,cor,To co11noi air,taci. Oltrp alla contrib11:ione mmula u11 indirizzo. IPrd in f'nn,lizinni ,li fnrP mPglin t> ,li piu'. 1llmulct oggi iteuo la tua toutribuzfone. QuPsta e' In maniPrn 11raticn pPr ntPl• Non lnscinrri soli. 10 CONTROCORRENTE

ANNIVERSARY Who Killed Carlo Tresca? NORMAN TJIO,llAS ci ha ir1ofo10 l'arlicolo elle 11ubblid1iat110 ;,, ricor,/o di Trt>sca. Lo ricevemmo troppo tar,li ,wr pubblicarlo 1111110 ,cor,o u,1111ero. Lo 11ubbliclaia1110 in ir1g/1>,e. La ma««ior parte dei 110,tri lettori cono1co110 la Uug•ut,. l'otranno far leggere l'articolo agli amici amPricani cl.e non hm,no ,limP11tica10 <1uel <lelitto. Tlw11ws e' •tato il pre,itlente del Carlo Tr,,ca ~lemorial Committee, fino tlnlla sua Jorma::ioue. Non ha dato tre1ua alle autorita' che ,i erano aHunto il compito ,li giungert- t1I bmulolo ,/ella ,natana. Quel Co111itato 110n h,, la,ciato pauare iuo,servata 11eu11n incitlPnte che offriue il motivo per una prote,ta. Noi ,iamo stati a fiauco del comitato. Ogni s/01 :;o per /nre luce e' ,tata inutile. Nondimeno ,i continua a martellnrt- . .. On January 11th, lt will be 17 year~ since Carlo Tresca was shot down on a darkened street outside the bullding in which he had his office. The best effortl3 of his friends, among them a committee of which I was chalrman, and the not-so-good efforts of the District Attorney's office, have been unable to bring home the guilt for this crime to any individua! or group. It is almost the unanlmous convictlon of ali o( UIS, including the pollce, that the crime was polltically motivate<! either by communist or fasclst sympa.thy and allegiance. Even if the responsible person or persons acted out of persona! hatred or anger or in revenge for some ISharp crltlcism from Tresca's tongue or peon, the underlying reason Cor thelr anger would have been round in the politica) sltuation and thc hatred or both fa<sclsts and communists against Carlo. Most of us believe that the trlgger man wais ,probably Carmine Galante, a relatlvely small-time gangster wlth a crlmlnal record before the assassination and evi) notork!ty in recent years. But the ,pollce never got evidence sufflcient to bring hlm to justlce. If he was the trigger man he ected for others. A pamphlet published by our Tresca Memoria! Commlttee In October 1945, entltled Who Killed Carlo TrescM, gave pretty falrly the rea.sons and the facts suggestlng either communist guilt or fasclst. Nothing conclusive was added In the years of work whlch followed. The partlcular timing of the crlme always seemed to me to make dt more logica! to suspect communist than fasclst lnstlgatlon, possibly through the communlst operator and man of many names, Contreras-Sormentl-Vldali, whom Tresca had seen in New York a few weeks earller and concemlng FEBBRAIO 1960 N0Rì\1AN TBOMAS whom he had told hls Criends, "Where he ;s, I smell murder. I wonder who will be the next victim." By January 1943, Itallan-Amerlcan sympathizers wlth fasclsm had pretty well deserted Mussolini's sinking shlp. The communists, however, were Oourlshing, and Tresca had incurred their hatred by hls denunclation or their conduct in generai and in !ij)eciflc cases, notably the dlsappearance of Juliet Stuart Poyntz. But certainly I can't do now what for years our committee tried to do; that ·1s, bring to justlce the perpetrators or this foul crime or even formulate speclflc cha11ges of gullt agalnst anyone. I can, moreover, remind myself and others how much we owe Carlo Tresca and hls memory not only in terms of our friendshlp for this gay. high-splrlted rebel, but !or hls enormous servlce In flghtlng an lmported Jtalian fnscism In the streets 11

or New York. He was a notable journalist and a leader in some significant strikes in Arr..erican labor history. But he won his especial piace in history by the collrage, skill and success with which hc fought ,the rascist effort to take Italian-Americans by a mixture of intimidation and identification of Mussolini's triumph with Italian patriotism. Tresca's boys fought back in ItalianArr.erican districts in ways the people understood. He was the organizer of the successful legai defense in several cases where the fascists were able to use the police in trying to frame anti-fascists for murders they did not commit. I was honored to be associated with him in organizing defense for Greco and Carrillo and some years later for Athos Terza111i. In the latter case we not only got the acquitital or an ònnocent man but the conviction of the real crimina\s, COSAS DE CUBA FIDELCASTRO members of the fasci•,t organization, thc ,\merican Khaki Shirts, and the breakup or their organization. This latter job wc had to do against the opposition of the communists who proved that they wanted not justice bu t a chance to make propaganda out of the Terzani case at the expense or him aa a victim. When Terzani was racquitted the Communists broke up our united front committee by refusing to go along in putting pressure on the authorities to prosecute the real fascist criminals. This brief review of history, more or Jegi familiar to Controcorrente readers, is offered in memory of a man, a ftghter for justice and freedom. We ourselve., cannot afford to forget him or allow his name to be Jost from the history of the struggles o[ American workers. Norman Thomas UN ANNODOPO Se si pensa al fatto che Fidel Castro Governo di Battista fu sloggiato dal potere aveva dichiarato anni prima quello che e il Movimento 26 luglio di Castro prese le intendeva fare subito appena sbalzato dal redini nelle mllni, la stampa degli Stati potere il Governo di Battista, s'ha da con- Uniti, senza eccezioni, ha detto corna sugli eludere che il Dipartimento di Stato ame- avvenimenti cubani. Non ha una parola del ricano non ha creduto una parola del gran lavoro costruttivo che quel popolo ha barbuto guerrigliero e se ne stava alla effettuato in questo periodo di tempo. Il finestra aspettando gli avvenimenti. Del chè è naturale, dal momento che i cubani resto, la cosidette rivoluzioni nell'America non sono più disposti a farsi sfruttare dagli latina sono lState sempre rivoluzioni per americani e reclamano la loro terra e il modo di dire e mai intaccarono quello che diritto di lavorarla nel modo che ad essi qui negli Stati Uniti si chiama business pare il migliore. Del resto, quella che era (parola che Castro traduce desfrutar); proprietà degli americani sposser,sati, viene se ... mai, noi abbiamo in Cuba la nostra ripagata al giusto valore; cioè, al valore base ... Eppoi, Castro è troppo giovine e che gli stessi proprietari, in accordo col inesperto per esser preso sul serio. servizievole governo di allora, stabilirono Cosi si pensava qui. Oggi si pensa un pò quando si trattava di pagare le taisse. E se differente. Il giovine e ine4!1Perto guerri- le tasse furono pagate in ragione di cinque gliero sta dando del filo da torcere a questi milioni di proprietà. perchè oggi se ne presignori. La spunterà Castro o sarà . . . tende trecento, mentre si strilla che Castro sandinizzato, come si fece nel Nicaragua col sta espropriando senza compenso? giovine Sandino? Poichè non sarebbe una Cosi non è facile per il grosso del pubsorpresa se qualche giomo apprendessimo blico appurare i fatti come realmente sono. della sua fine per mano di un gunman in- Senza compenso si espropria semplicevlato a Cuba, o d'un pistolero azionato per mente la prdprietà di quelli che -si erano remote contro!. abusivamente appropriati di beni durante Ma grattiamoci le ... spalle! Sarebbe il regno di Battista. Parecchi invididui una sciagura per il popolo cubano, prima (tutti cubani.) invitati a restituire il mal di tutto, e anche per gli altri ,popoli soggetti tolto, l'han fatto, senza tanti . . . compiia questo genere di . . . business da parte menti. Si tratta di parecchie diecine di della democratica America; poichè Cuba è milioni che il Governo ha ricuperati, per un esempio. Questo lo sanno bene i diri- farne migliore uso. Agli americani esprogenti del Movimento, i quali stanno facendo orlati il Governo cubano offre l'intera somtutto quello che è possibile fare, senza giuo- ma del giusto valore, pagata a rate annuali care al tutto o niente come certi ... sem- . in venti anni col auattro per cento di plicisti preferirebbero (che altri facessero! ,JLi. nteressi. Il che significa che per altri venti Durante tutto l'anno 59, da quando n•anni, i poveri espropriati continuano in12 CONTROCORRENTE

tanto a fare il loro business in Cuba, sia pure con moderazione E che si vuole di più? ... • • Il primo gennaio di quest'anno il giornale Revolucion, organo semi-ufficiale del Movi· mento 26 luglio pubblicò un numero speciale di 88 pagine in cui si può vedere quello che è stato il lavoro costruttivo del primo anno. Leggendo questo Annuario e tenendo presente il caos che i rivoluzionari ereditarono, non si può fare a meno di pensare che questa volta finalmente si tratta di gente (•nel Movimento 26 luglio) che ha voglia di far sul serio e che sa bene come comportarsi in mezzo a tanti nemici d'ogni sorta. La nota princ,pale del lavoro costruttivo balte sulla situazione del campesino (il contadino), che non ebbe mai un ricovero da poter chiamare casa, non ha mai visto una scuola, un ambulatorio - e che pure creava la ricchezza a lor sig111ori . . . Castro ricorda spesso nei suoi discorsi che i contadini sono quelli che fecero la rivoluzione a1)[)unto perchè isono stati sempre maltral• tati e sfruttati, e che perciò han bisogno di maggior considerazione. E infatti, dei 350 milioni di dollari ricuperati dentro l'anno scorso, 160 sono andati alla Riforma Agraria. Durante l'anno furono costruite 10.000 case per altrettante famiglie contadine e 3.000 scuole per i loro figli. Nello stesso tempo, 389 cooperative di produzione e 405 di consumo. Ospedali, ponti, acquedotti, fognature, strade dove esistevano le antiche mulattiere, mezzi moderni di trasporto. Le braccia non mancano e J100 manca la volontà. Lavorano tutti, anche l'esercito che è formato di lavoratori. Anzi, persino gli studenti, i ragazzi delle scuole, maschi e femmine, danno una mano dove c'è più ANTE PAVEJ.IC bisogno; alternando la ,scuola con l'istruzione militare e il lavoro (siccome Castro, contrario sin dal principio alla creazione di una Milizia Povolare, desidera che tutti, anche il gatto di famiglia impari a maneggiare le armi -· e gli strumenti del lavoro>. Ma come mai (lasciamo andare le agenzie giornalistiche!. . . .) i corrispondenti dei giornali seri, come, ad esempio, il N. Y. Times non videro tutto quello che si sta facendo in Cuba, e •parlarono solo di discorsi antiamericani di Castro e compagni, di arresti e processi e ... fucilazioni, di espropriazioni senza autorizzazione . . . ( ma da chi?), di lotte intestine nello stesso Movimento 26 luglio, ecc. eccetera? Quello del Times, ad esempio (la signora Hart Pillips), vive da anni in Cuba, cita spesso Revolucion do~e vi trova i suoi ar,gomenti, ma quel numero del primo gennaio l'ha v,sto solo il 6 febbraio e non lo lesse tutto. La do• curnentazione, quando non conviene, non esiste. E va bene. Ma perchè ora si sta cambiando tattica? Perchè si incomincia a dare mi col1io al ce,·chio e uno alla botte f Forse per mascherare l'intervento dei ... cubani nemici di Castro f Chi paga? ... Gli aeroplani e le bombe incendiarie che in queste ultime settimane deva!Starono alcune piantagioni di zucchero nel nord di Cuba provenivano dagli Stati Uniti - mentre questo Governo fa sapere che non ha ancora deciso quale vrovvedimento prendere contro il contegno antiamericano di Castro. Il che può significare due cose: Intervento, senza darsi l'aria; o accettazione del fatto compiuto e canceJlare Cuba dalla lista delle colonie nostre ... La seconda ipotesi è la più probabile almeno se e fin quando Castro avrà salute. R. T. IL NEW YORK TIMES, 30 Dicembre 1959, rm11u,ocinva In morte di A,ote Pavelic, "vve11uta ;,,, 1 u,1, ospedale ,Ti M,ulricl. Pavelic auPva 70 m11,i. 111 vita e' stato "" 11w,tro. Era stato posto " cavo del regime fascista ,lella Croazia da Hitler e da iUussoliui, qua11tlo nazi e fascisti attt1ccarono la J«godavia nella pri111avera ,lei 1941. Pttvelic aveva organi:z.zato l'elemento eJJtre,nistn conosciuto sotto il 110,ue di Ustachi. Questa organizzazione di delinquenti fu tla lui organizzata ,lurar,te il suo esili'() iu Italia e in Ungheria. Durante il ~uo regtme ebbero luogo le J>iu' incre,libili sceu.e terroristi-clte. Episodi di atrocita' e di massacri olie /anno accappouare la pelle oncora. Esecuzioni in 111assa. Alla fi11e tiella guerra il gover110 i,tgoslavo aveva /or11iulato accuse contro di lui di avere ucciso 800,000 persone fra serbi, croati, ebrei. Quando 11el 1944 il reghne di Pavelic crollo' conte un castello di cartone, egli riusci a nascondersi e salvarsi. ~folti dei suoi luogotenenti furono arrestali e f"dlati. Protetto da Mussolini e Hitler riusci e, fuggire. Sc11ppo' in Arge11ti11a. Perou gli oHri rifugio e prote:doue. lu tutti gli anni dopo ,,ver lascfoto la Croa.zia egli fu protetto da arcicri-ntinali come lui - itfussoli11i, Hitler, Perou, Frcmco. F1t /atto segno e diversi ctttentati. Si &alvo'. Fu se11te11:;foto <1 ,norte ;,, cou.tunwcitt per la ter~a volta dal governo di Tito conie criminale ,lt guerra. Lo spazio ci impe· tlisce ,li parlare piu' ,Iif/usa,nente di qrtesto deliuqueute. Avrebbe meritc,to tli /are la fine clel suo col.lega IJ,lussolini·. Nou e' itt,a coincidenza clie lta /i.uito i suoi giorni sotto la protezione di Franco, l'assassino protetto dal Yaticauo. FEBBRAIO 1960 13

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