Controcorrente - anno XVI - n. 14 - set.-ott. 1959

i suoi amici di Molfetta gli avevano fatto di ritornare in Italia, subito dopo la caduta di Mussolini. La pubblicammo in " CONTROCORRENTE" del Giugno 1944. La legga Prezzolini. Se egli fosse un galantuomo dovrebbe riconoscere che la spiegazione di Salvemini non lascia adito a malignazioni. La spiegazione non potrebbe essere più chiara. E' di una franchezza cristallina. Solo persone rose dall'odio e animate dallo spirito di vendetta possono rimanere indifferenti di fronte ad un documento simile. Per ora ci fermiamo qui. Si sbottoni il Prof. Prezzolini. Ripeta la diffamazione ordinata da Mussolini ai suoi scribi con la speranza di poter distruggere l'effetto della rivolta morale sollevata da Salvemini con i suoi scritti. Quailunque cosa egli possa dire non potrà distruggere la sua opera monumentale contro il regime della barbarie fascista. Dia la stura al veleno che lo rode. Sarà una maniera sicura per impegnarci a ritornare sull'argomento. Non è la prima volta che siamo alle prese con un farabutto. Aldino Fellcanl * * * UNA SPIEGAZIONE DI SAJ.VEMINI [ LETTERA AL PARTITO D'AZIONE DI MOLFETTA] Cari amici, Berkeley (Califomia) 17 Maggio 1944 La vostra lettera del 16 febbraio mi ha trovato qui, In California. Desidero vi arrivi al più ·presto la mia riconascenza per il vostro amichevole saluto. Per venti anni nessuna comunicazione fu possibile tra voi e me. Eppure ,per venti anni voi continuaste ·a avere fiducia nel vostro amico lontano, anche se non sapevate nulla di quello che egli faceva, anche se la stampa e i politicanti del partito al potere ne parlassero solament;e per calunniarlo. Questa vostra fiducia rimasta intatta, è il (Più nobile premio che io potessi !Sperare per quel tanto che mi è stato possibile fare in servizio del popolo italiano in questi ultimi vemti anni. Di questo premio conserverò nel mio cuore commossa gratitudine finchè avrò vita. Voi desiderate che io ritorni fra voi a riprendere il mio vecchio posto di combattimento. Se aYessi potuto rispondere con un sì al vo9tro richiamo, io non avrei aspettato Jinora, ma sarei già partito da un ,pezzo. Ma nel dicembre 1940 io presi la cittadinanza americana. Mi decisi a questo passo dopo lunga meditazione sui doveri che erano impliciti nel giuvamento di fedeltà. Quei doveri li assunsi liberamente e con piena conoscenza di ca'U.ll8.,per pieno consentimento con le istituzioni di questo paese che con tutti i loro difetti sono quelle che più si avvicinano ai miei ideali politici e morali. Io non sono un re. I miei nonni erano piccoli proprietari che coltivavano la terra con le loro stesse mani, pescatori o "viaggianti". Perciò il giuramento è per me una cosa seria. Esso rimarrà valido salv•o che l'America rinunzi alle sue istituzioni d·emocratiche e tradisca cosi i suoi ideali. In queste condiziqni, se ritornai!ISi in Italia ad occuparmi di politica italiana, come se fossi tuttora cittadino italiano, io compirei una duplice cattiva azion'e. Mancherei al mio giuramento verso la patria adottiva, e pretenderei esercitare nella patria di origine diritti che non mi COilllpetono più. D'altra parte, occorre che io vi ricordi che io porto sulle mie spalle la bellezza di settantun'anni. L'azione politica richiede la forza fisica, la prontezza di decisione, l'audacia ed anche l'imprevidenza della giovenitù. Gli uoonini dovrebbero ritirarsi dalla politica prima ane'ora dei 70 anni. Una delle sventure dell'Italia prefascista era che i suoi politicanti, come le belle donne, non conoscevano l'arte d'invecchiare e di tirarsi in disparte; le nuove generazioni dovevano subire il gi~ dei loro antenati finchè questi non si decidevano a crepare. Se io ritornassi alla politica attiva oggi, in Italia o altrove, a selltantun'anni, mi renderei responsabile di quella stellsa senile vanità e di quello stesso cieco egoismo che io tanto spesso rimproverai agli antenati di vent'anni or sono. Questo solo fatto d·ovrebbe persuadervi a mettere la vostra fiducia e la vostra speranza in uomini avanzati assai meno 'di me negli anni. Questo nqn vuol dire che io mi sia reso estraneo al popolo in mezzo al quale nacqui, fui educato, soffrii e palSsai i primi cinquantadue anni della mia vita. Gli Stati Uniti sono una oocietà di uomini e donne provenienti da tutte le nazioni clel mOllldo, nella quale il cittadino ha Il diritto di avere due anime: quella d'ella patria di origine, e quella della patria di adO(Zione. Ha il diritto di amare sempre la patria OTTOBRE, 1959 5

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