timo respiro. Colpito dal cielo dell'SS scivolava dentro il fosso dove giaceva con gli occhi socchiusi rivolti, con l'ultimo lampo di lucidità, verso quella strada per la quale gli altri se ne andavano. Quelli che camminavano nelle file sentivano su di loro lo ISlguardo dei compagni morenti. Non sapevano a quale chilometro sarebbe accaduto anche a lord di finire cosi. La crudeltà del nazisti non diminuiva sebbene fin d'allol'a la parola "evacuazione" significasse per essi " fuga". Fuggivano davanti al rronte sovietico. Per incitarci a marciare pie in fretta, uccidevano chiunque si fermasse, cadesse o si sedesse. All'alba del secondo giorno un giovane nazista in bicicletta raggiunse il nostro convoglio che procedeva sulla -via di un nuovo martirio. Scese presso una delle scol'te, si tolse il berretto e con e3SO si asciugò il sudore dalla fronte. La scorta cominciu a chiedergli di un pacco che non era riuscito a ritirare dalla "cantina". L'altro allora si fermò e dando in un improvviso scatto, gridò con quanta voce aveva, In tedesco: - Sei matto? Ce l'ho in quel posto il tuo pacco. Non seccarmi con queste sciocchezze, quando ... E, indicando con la mano dietro a sè, là da dove camminavano già da due giorni, da dove si sentivano sorde detonazioni, urlò chinandosi isulla scorta: - Verstanden? Verstanden? Verstanden? Dle Bolschewisten sind schon da! Fu cosi che risuonu per noi la voce della liberazione. Nessuno di noi in marcia indovinava che quelli sarebbero stati gli ultimi giorni di guerra. Cielnonostante, rempre più spesso, qualcuno si decideva a scappare. Non sempre le pallottole arrivano a segno. Erano I giorni dello sfacelo. Nei pressi di Kety, sul lume Sola, la sentinella nazista continuava a fare la guardia. Sotto Il ponte, aggrappati alle arcate, i guastatori tedeschi co1locavano cariche di dinamite. Da est ad ovest, proprio attravenso quel ponte minato sul fiume Sola, passavano lentamente i nazisti. Questa immagine rammentava una vecchia incisione raffigurante la ritirata delle truppe napoleoniche da Mosca. Era l'unica nel suo genere che non suscitasse pietà In nessuno quel9ta sfilata di relitti. Gli Invalidi, le cui ferite erano appena avvolte In luride fascle, si trascinavano seiuendo passivamente le direttive di marcia. Ritor22 navano dalla guerra perduta sotto i segni della croce uncinata. SI tiravano dietro certi miseri, Tidicoli resti di bottini di guerra: una cavalla zoppa e scheletrita attaccata alle ruote anteriori di un carro, un fasciO' di fieno, oppure qualche decina di chili di patate, un tegame sul quale cuocevano qualcooa durante le soste di raduno, una coscia di cavallo ttagliata di fresco, ancora luccicante di caTne rossa. Questa gente non aveva più sguardo, aveva finito da un ,pezzo di credere nel Fuhrer. Si trascinavano sulla neve calpestata somigliante a farina sporca. Avevano trovato un osso duro sulla terra russa indurita dal gelo. Tornavano indietro. Quale immensa soddisfazione procurava questa ritirata a noi, tre giovani donne che si erano arrischiate a fuggire dal convoglio dei prigionieri, udendo le parole:-Die Bolschewisten sind schon da! Ad ogni momento una sentinella poteva chiederci chi eravamo. Poteva Inviarci a Groos-Rooen, oppure fucilarci sul posto. Aveva ancora "diritto" di agire In tal modo. Ciò nonostante camminavamo e osservavamo. Per tutti gli oltraggi, per lo spregio di ogni nostro umano diritto, per tutti i tormenti subiti, ricevevamo questa ricompensa: lo spettacolo dell'armata nazista in disfatta. Dall'altra parte della Sola, sulla spiaggia larga e sabbiosa ammantata di neve, c'era una donna con un bambino m braccio. Ci salutò sorridentlo e disse in dialetto slesiano: - I Russi sono •già vicini. Vanno come il vento! Il popolo dice sempre la verità. Le ore seguenti ci po11tarono la conferma delle parole di quella sconoociuta. Infatti i soldati sovietici andavano avanti per ogni sentiero, per ogni strada, incalzando Il nemico. Sotto i JorO'piedi scricchiolava la neve, sulle loro teste riluceva il sole. Camminavano in silenzio guarda,ndo diritto davanti, eome gente che ha dietro a sè una grande fatica ed una altrettanto grande riposo che l'aspetta. In quel tempo si chiedeva loro: - Dove andate? a Varsavia? a Lodz? a Poznan? Essi ci rispondevano: - A Berlino! A volte, non appena I soldati del genio riuscivano a buttare un punte sul fiume con I tronchi ancor umidi di abete tagliato CONTROCORRENTE
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