Controcorrente - anno XV - n. 12 - mag.-giu. 1959

~DNTIO~O J U N E I 9 5 9 r Giacomo Malleolli '

I FRANOI I CariSSimo Felicani: La scampagnata pro stampa nostra del sette giugno, nella proprietà del compagno Joe Emma, è stata un successo morale e finanziario. Il tempo nuvolOISO di mattina e altre circostanze, contribuirono a tenere lontano molti compagni, diversamente sarebbe stato un successone. L'introito è stato di $133.00. De· dotte le spese di $9.00, sono rimasti $124.00, che di eomune accordo col compagno Emma abbiamo diviso cosi: a" L'Adunata" $50,00, a "Freedom " $24.00, ed a "Controcorrente" $50.00. Aggiungo $10.00 del compagno Pierino Fusari al quale manderai la rivista ... Ringraziamo tutti i compagni e gli amici che hanno contribuito al successo dell'iniziativa. Per il comitato. EMMA e CARRILLO Los Angeles, Calif. • Caro Felicani: Ti accludo $3.00, due vanno per CONTROCORRENTE e uno mi ma!ndi due copie del quaderno su Salvemini. E' stata una buona idea di raccogliere tutti assieme gli scritti di vari 1SCrittori in opuscolo. E' il migliore tributo che si può fare allo scomparso. Peccato che uomini come Salvemini se ne vanno senza essere rimpiazzati. Saluti cordiali. • EMILIO NERI Elizabeth, N. J . Caro Felicani: Mando tre dollari per 11 mio abbonamento. Non so se sia abbastanza per 111959, ma vedrò di far più che posso. CONTROCORRENTE mi piace molto. E' interessante, educativa. Mi ricorda tante cose del passato. . . Io sono la ve'dova di Vito Tumiati, morto sette anni or sono. Dunque sono abbastanza vecchia, ho raggiunto 80 anni ... Se in avvenire non riceverete nessun mio scritto, sarà segno che non sono fra i vivi. Continuate il buon lavoro. Tanti saluti. • Vedova TUMIATI Chicago, Illinois Caro Aldino: Eccoti check di $3.00 per la vita di CONTROCORRENTE. Per il momento non posso fare di più. Vedrò di parlare ai pochi abbonati di San Diego per vedere se è possibile fare di più in sostegno della rivista. Avanti sempre. • MASSIMO DIABETI San Diego, Cali[ornia Caro Felicani: Ti unisco check di $50.00, come contribuzione della Locale No. 6, Cement and Concrete Workers, della quale sono il Vice-Presidente. Sono lieto di invìarvì questa contribuzione per dimot,"trare che la nostra organizzazione non ha dim-enticato che se oggf le condizioni dei lavoratori sono' migliorate, lo si de-re all'opera di seminagione fatta da pubblicazione come CONTROCORRENTE. Continuate la vostra opera di educazione fra le masse, combattendo lo sfruttamento padronale e per il trionfo delia giustizia sociale. Mi auguro che le altre organizzazioni imitino il nostro esempio, mettendovi così in con'dizioni di intem,,"1ficare il vostro lavoro ... Vi mando anche dei nomi ai quali spedirete la rivista. Termino con l'augurarvi proopero avvenire. Come diceva il nootro caro Carlo 'l'resca, avanti sempre e non mollare. Tuo per la lotta. JOSEPH DI CESARE New York, N. Y. • Cara Controcorrente: Vi spedisco vaglia di $5.60. ,·armo come segue: un anno di abbonamento e sottoscrizione e 60 soldi per una copia del quaderno su Salvemini ... La rivista mi piace assai. Mille grazie per la cortesia di mandarmela. • ANGELO DI VITTO Los Angeles, Calif. Caro Felicani: Affetto da dolori reumatici ho deciso di ritornare in Italia ove spero di trovare qualche sollievo ... Prima di partire voglio augurare a CONTROCORRENTE buona seminagione e completo successo. Includo nella presente cinque dollari, pregandoti di so,pendere l'invio. Al mio ritorno mi farò vivo ancora. Saluti fraterni. LODOVICO POZZETTI Portland, Connecticut CON VERO RAMMARICO registriamo la scomparsa di alcuni vecchi militanti, comunicataci dopo l'uscita dell'ultimo numero. Le loro attività nell'opera di seminagione per realizzare un migliore ordine sociale, saranno ricordate per lungo tempo. Erano quasi tutti lettori e sostenitori della rivista. Volendo evitare ripetizioni in eulogle superflue ci limitiamo -alla menzione del nome e della data in cui Il decesso è avvenuto. * CARLO BERTELLONI (75 anni), l'11 Aprile, a Paterson, N. J. * ADOLFO BALDINI (81 anni), a Mishawaka, Indiana. * PETE MUCCINI (65 anni), il 12 Maggio 1959. * ANGELO CIMINI, a Pittsfield, Mass., il 25 Maggio 1959. * CRISTINA BOATTINI, moglie del compagno Guglielmo Boattini, a Detroit, Michiga•n, 1120 Maggio 1959. In questa triste circostanza Controcorrente esprime alle famiglie degli scomparsi i più vivi sensi di cordoglio. · J

RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 Mllk Street, Boston 9, Mass. CONTROCORRENlTsEpubllshedbi-rnonthly.Mali adchss: 157 Mllk St., BostDII.Aldlm Fellcant, Editor and Publlslle.r. Office of publimtlon 157 .Mllk Slrffl, Boston9, Mass. Second-classnall prlvllegesauthcrlzed at 8DS!Dn,Mass. S.bscrlptlon$3 a y..... Voi. XV-No. 6 (New Serles # 12) BOSTON, MASS. May-June, 1959 RICORDANDO MATTEOTTI EROTEUTTPOROS Articolo di CARLO ROSSELLI Matteotti è diventato il simbolo dell'antifa-scismo e dell'eroismo antifascista. In qualunque riunldne si faccia il suo nome, il pubblico balza in 1)iedi o applaude. Comitati Mat·teotti, Fondi Matteotti, Circoli Matteotti, Case Matteotti. Matteotti, come l'ombra di Banco, accompagna Mussolini. Eppure, nessun uomo fu meno "simbolo ", meno "eroe", nel senso usuale dell'espressione, di Matteotti. Gli mancavano 'Per questo le doti di popolru-ltà, di oratoria, di facilità che creano nel popolo il feticcio; e la sua vita breve non registra neippure uno di quei gesti drammatici che colpiscono la fantasia e promudvOno a " eroe" li se.mplice mortale. Matteotti possedeva però in grado eminente una qualità rara. tra gli italiani e rarissima tra i parlamentari: il carattere. Era tutto d'un pezzo. Alle sue idee ci credeva con ostentazione, e con ostinazione le a·pplicava. Quando lo conobbi a Torino insieme a Gobetti ricordo che entrambi rimanemmo colpiti dalla sua serietà e dal suo stile antiretorico e ci comunicammo la nostra impressione. Era magro, smilzo nella persona, non assumeva pose gladiatorie, rideva volentieri, ma da tutto il suo atteggiamento e soprattutto da certe sue dichiarazioni brevi si sprigionava una grande energia. L'antifascismo era in Matteotti un fatto ilstint!vo, intimo, d'ordine morale prima che politico. Tra lui e i fascisti correva una differenza di razza e di clima. Due mondi, due concezioni opposte della vita. In questo senso egli poteva dirsi veramente l'anti-Mussolini. Le astuzie tattiche e oratorie di Mussolini restavano senza presa su Matteotti. Quando Mussolini parlava alla Camera entrando in quello stato di eccitazione morbosa che pare contraddistingua la sua oratoria e possa esercitare un fascino magnetico, Matteotti, pessimo medium, testava impenetrabile e ai passaggi più goffi rideva col suo riso un po' \Stridulo e nervoso. Quando invece era Matteotti a parlare, Mussolini gettava fiamme dagli occhi. Eppure Matteotti non era eloquente; o per lo meno la sua eloquenza era tutto l'opposto dell'oratoria tradizionale socialista. Ragionava a base di fatti, freddo, preciso, tagliente. Metodo salveminiano. Quando affermava, provava. Niente esaisperò ,più i fascisti del metodo di analisi di Matteotti che sgonfiava uno dopo l'altro tutti i loro palloni retorici. "Abbiamo lasciato 3.000 morti per le

strade d'Italia''. tuonava Mussolini. -- " Pardon, 144, secondo il vostro giornale ", replicava Matteotti. - "II fascismo ha messo fine agli scioperi. Le ferrovie camminano. L'autorità dello Stato è stata restaurata". - Matteotti, tra la stupefazione dei fascisti, interrompeva per rinfacciare al duce gli articoli del '19-20 inneggianti agli scioperi, alla invasione delle fabbriche, delle terre, dei negozi. Dopo la famosa requisitoria di Matteotti contro i metodi elettorali fascisti (maggio 1924) gridata alla Camera tra altissime minacce e interruzioni, Mussolini pubblicò il 3 giugno sul "Popolo d'Italia" il 'Seguente corsivo: "Mussolini ha •trovato fin troppo longanime la c<1ndotta della maggioranza, perchè l'On. Matteotti ha tenuto un discorso provocatorio che avrebbe meritato qualche cosa di più tangibile che l'epiteto "masnada" lanciato dall'On. Giunta". L'S giugno il giornale dichiaraYa che "Matteotti è una molecola di questa masnada che una mossa energica del Duce penserà a spazzare". II 10 giugno Dumini, Volpi e Putato spazzavano ... Il isocialismo di Matteotti fu una cosa estremamente seria. Non l'avventura del giovane borghese eretico che è rivoluzionario a venti anni, radicale a trenta (matrimonio+ carriera), forcaiolo a quaranta. No. Fu consapevole e maschia elezione del destino. Solo a un ,temperamento del suo stampo poteva venire in mente, nel corso delle elezioni del 1924, di ISCendere in Piazza Colonna con un pentolino di colla ed appiccicare sotto il naso dei fascisti i manifesti elettorali del partito che erano .stati tutti stracciati. Matteotti, l'economista, il giurista, il ricco Matteotti appiccicava manifesti, scorazzava l'Italia per rimettere in piedi le traballanti organizzazioni, saltava dai treni, si travestiva per sottrarsi agli inseguimenti fascisti, prendeva con disinvoltura le bastonate e, nel pieno della lotta, taceva una punta a Asolo per i funerali della Duse rientrando poi in camion coi fascisti, perohè, così spiegò, gli pareva giusto che il proletario italiano fosse rappresentato ai funerali della Duse. Quanto al camion fascista era stato necessario servirsene per essere ,presente a una adunanza del partito. Se i fascisti lo avessero riconosciuto sarebbe stata la fine. Ma Matteotti scherzava ormai con la morte, con grande orrore dei compagni posapiano. Era fatale quindi che morisse l'antifascista-tipo Matteotti, eroe tutto prosa. Come dovevano morire nello ste.,so torno di tempo Amendola e Gobetti. Come dovranno morire, se non li salveremo, Rossi, Gran,.sci, Bauer e molti altri Matteotti che si sono formati in questi anni. Tutti caratteri, psicologie, che sono l'opposto del carattere e della sensibilità mUISSoliniana. Mussolini sente, sa quali sono i suoi autentici avversari. Ha il fiiuto dell'oppositore. Imbattibile con uomini del suo stampo, singolarmente impotente con uomini che sfuggono al suo orizzonte mentale. Perciò li sopprime. Uccidendo Matteotti ha indicato airantifascismo quali debbono essere le sue preoccupazioni costanti e supreme: il carattere; rantiretorica; l'azione. NOTA-Un articolo •u CARLO ROSSELLI, gia' com,11osto, andra' al prouinto nuruero. Potete uccidermi, ma voi non ucciderete la mia Idea. Le idee sono immortali. Formate nel cuore dell'umanita', esse nascono spesso nella tempesta e brillano di uno splendore sempre nuovo. 4 E quando avrete consumato la vostra collera e la vostra potenza brutale sugl'individui che sono precursori, l'Idea vi apparira' in tutta la sua maesta'. Essa risplendera' allora, di fronte ai popoli, trasci• nando nell'oce·ano dell'avvenire i vostri nomi e il ricordo stesso della vostra resistenza. G. Mazzini, 1844, Sulla morte dei fratelli Bandiera, fucilati a Cosenza per la causa della liberta'. CONTROCORRENTE

IL CASO SACCO E VANZETTI Uncommento di "UMANITA'NOVA" L'udienza del 2 Aprile sul caso Sacco e Vunzetti ha avuto anche in Italia una ripercussione imprevista. La stampa - tutta la stampa - se n'è occupata diffusamente. Ci piacerebbe riprodurre i commenti e le impressioni più notevoli. Non possiamo farlo per ragioni di spazio. Ne siamo dolenti. Riproduciamo invece quello che stampa UMANITA' NOVA del 17 Maggio, sotto il titolo "La campagna per Sacco e Vanzetti ". Questo commento aiuta a comprendere un atteggiamento secondo noi ingiustificato. Siamo tuttora confusi, nonostante l'attitudine amichevole di colui che cerca spiegare a modo suo il disinteresse della stampa anarchica in questa campagna. Ci sembra che le riserve fatte in quel commento manchino di logica e di buon senso. Il movimento tendente a riabilitare i nomi di Sacco e Vanzetti non dovrebbe essere limitato a nessun gruppo particolare. Far rifulgere l'innocenza di due dei migliori militanti dell'anarchismo non è prerogativa di nessuno, E' dovere di tutti. In America la grande stampa, fa uso delle pnime pagine per registrare la nostra protesta. Perchè la nostra stampa si tira in disparte? Il movimento di oggi non è che la continuazione di quello che precedette l'esecuzione. Lo spirito che ha animato l'agitazione dal momento dell'arresto ad oggi non dovrebbe cessar-e fino a tanto che gli assassini non ammetteranno di avere mandato a morte due innocenti. Questo è quello che pensiamo. Comunque ognuno è padrone di scegliere la strada che vuole. Noi abbiamo scelto la nostra. Continueremo ad agitare il nome degli assassinati fino a tanto che saremo in condizioni di farlo. Chi sente la giustezza di questa protesta farà la stta parte. Il. COMMENTO L'argomento su Sacco e Vanzetti è diventato da un po' di tempo l'argomento del giorno. Ne harmo parlato giornali di tndole conservatrice, ne ha parlato "L'Unità", ne iparla ora "L'Avanti!,, e noi riceviamo lettere e telefonate per domandarci perchè del nostro silenzio. Un compagno di New York, come si vedrà In questo arnmero, ha già voluto esprimere la sua opinione che non è distante dalla nostra: quella ciOè, non dell'avversione a ciò che si fa per rivendicare l'innocenza del due che vennero bruciali sulla sedia elettrica, ma della impossibilità di entusiasmarci per una campagna che - a parte che l'>nnocenza è provata nel mondo - non riesce a sollevare un interesse proporzionato alla ondata di simpatie e di proteste che provocò la condanna dei due innocenti. Ragione per cui Il risultato può essere di far parlare assai della cosa all'estero, con stonature inevitabili, data la distanza di tempo e dei luoghi CIUCNO, 1959 e col probabilissimo risultato di stringere un pugno di mosche. Questa dev'essere la ragione perchè all'infuori di "Controcorrente", che si pubblica a Boston dove fu li terreno di tutta la tragedia, dai primi dati dell'accusa fino alla mano del boia; all'infuori, diciamo, di "Controcorrente" la stampa anarchie-a internazionale non ha preso ,parte alla nuova protesta del giorno. Ma, ri,petiamo, sembra a molti qui in Imlia (dove l'eco di quanto avviene In America ingrandisc~ nell'orecchio di Dionisio attraversando l'Atlantico) che no.i non dobbiamo tacere sulla faccenda. Un'ultima nota giornalistica su Sacco e Vanzetll la troviamo sull' "Avanti!" del 10 ~ggio. Naturalmente ali' "Avanti! " non possiamo rimproverare qualche slabbratura del suo informatore da Pompei, il quale ha intervistato un itala-americano. Ritagliamo senz'altro quanto I' "Avanti! " 5

ha pubblicato, farendo osservare due cose soltanto di una certa importanza: 1) che il signor intervistato, un tale dott. De Felice redattctre de "La Notizia" di Buston al tempo del clamoroso caso e in seguito console italiano della stessa città, è un nome nuovo alla nostra mente di fuorusciti che vivemmo in America in quegli a.inni; 2) che s-e il giornalista De Felice fu console italiano in quel tempo non poteva essere che un fascista. Anche in questo caso, senza rallegrarci della sua qualifica politica, ci rallegreremmo della sua opinione ragionevole sull'innocenza dei nostri due compagni. Non potremo però tacere che, laddove parla di Aldino FELICIANO (non sappiamo se si -tratta di tm refuso di stampa, ma non può trattarsi di altri se non di ALDINO FELICANI), quando si parla di questo nostro compagno, si sballa una grossa fanfaluca attribuendo ad una sua deposizione una delle cause, sia pure involontaria, deiia condanna dei due elettrocutati. Noi possiamo testlmoniare che non è mai risultata una ciroostanza di questo genere nè durante nè dopo la ,tragedia. Ed ecco perchè, in verità, ci sembra che tutti que6ti specialisti del caso Sacco e Vanzetti che saltano fuori in questi giorni non facciano che intorbidare la realtà delle cose Inerenti a questa dolorosa tragedia, creando cosi quella cortina di pressappochismo che collo andar degli anni chissà a quali stol'ture condurrà coloro che vorranno sapere la verità precisa nei suoi dati reali sul caso Sacco e Vanz-etti. Prima di chiudere vogliamo aggiungere due righe di conkonto con quel che avvenne dopo la tragedia di Chicago nel 1887. A parte la dimensione diversa dei due fatti; a parte che anche su questa tragedia quando ne parla:no i pre6sa-ppochisti ne viene fuori una zUlppa di errori Involontari che coll'andar degli anni diventeranno i dati della verità (gli impiccatil non furono otto, ma furono quattro, !Più un suicida in carcere, c.:>ndannato a morte anche quello, e più tre condan-natt a morte, ma graziati e ,passati alle galere), resta il fatto che la sollevazione degli spiriti che portò alla revisione del processo e alla sana 1 toria dei condannati avveniva dopo sei anni dalla impiccagione dei nostri compagni, avveniva ln un ,tempo di migliorate condizioni pùlitiche dell'ambiente operaio americano (dal 1887 al 1893, quando un governatore liberale Altgeld ascese al potere nello Stato dello Illinois, di cui Chicago fa parte) e avveniva collo scopo di liberare dal carcere i tre rimasti salvi dalla maoo del boia. * * .. Adesso diamo qui a maggior soddisfazione di tutti quelJi che temono che vogliamo far silenzio sulla cosa qua,nto iha pubblicato l'Avanti! L'INTERVISTA DE "L'AVANTI" Pompei, 13 - Sul caso Sacco e Vanzetti, i due anarchici Italiani condannati a morte da un tribunale degli Stati Uniti malgrado non esistessero prove a loro carico e nonostante la protesta e la indignazione di tutto Il mondo civile, slamo in grado di poter dare alcuni particolari inediti che abbiamo raccolto dalla voce del dott. De Felice, redattore de "La Notizia" di Boston al temP~ del clamoroso caso e In seguito Console italiano nella stessa città. Nella sua veste di giornalista il De Felice potè seguire da vicino le assurde e contraddittorie vicende che ,portarono alla morte i due modesti emigranti italiani. Allora come oggi il dott. De Felice, originarlo di Scafati e attualmente a Pompei, è rermamente convinto che la mattina del 22 agosto 1927 furono uccisi sulla sedia elettrica due innocenti. "Non c'erano prove sufficienti 6 - ha detto il datt. De Felice - perchè si arrivasse a quella condanna. Il giomo del delitto attribuitogli, Sacco si trovava al Consolato italiano ,per chiedere li rilascio del passaporto". Il dott. De Felice quindi si è rlchiamatOI espre6Samente alle dichiarazioni, apparse di r~-ente, del cav. Adrower ex funzionario del Consolato Italiano In quegli anni. Il cav. Adrower ha infatti esplicitamente detto che la presenza del Sacco al Consolato italiano proprio in quel giorno in cui - secondo l'accusa - avrebbe commesso il delitto fu da lui recata ai giudici come prova testimoniale. Il dott. De Felice si è quindi soffermato sul ,particolare dlma ,politico e ideologico che negli Stati Uniti di quegli anni rese possibile la candanna. Un clima - cioè - non molto dissimile da quello voluto e foCONTROCORRENTE

mentato da MacCarthy al tempo del processo ai coniugi Rosemberg. Sacco e \'anzetti erano anarchici e in un paese dove certe paure, certe lrriduciblll posizioni preconcette assumono spesso forme di psicosi (vedi la cosldetta "caccia alle streghe") essere anarchici può significare tutto: per primo può significare esporsi al rischio di passare per criminali In rpotenza, qualcosa come un concentrato di forza bruta capace di esplodere poi nelle più folli e sanguinarie manie. Il dott. De Felice ha cosi continuato: " a rovinare Sacco e Vanzetti, a perderli definitivamente contribuirono anche certe testimonianze. Non ultima quella di Aldino Feliciano, noto esponente anarchico, il quale dichiarò al giudici di avere pranzato In un rlstoran te sotto casa sua lns!'eme a Sacco nel giorno del delitto. Al giudici tale testimonianza sembrò falsa, come infatti lo era, In quanto non si ca.piva perohè mal Il Feliciano avrebbe dovuto Invitare Sacco In un ristorante, e per giunta sotto casa, lui poi che noo er:a per nulla un uomo danaroso". " Feliciano - ha continuato Il dott. De Felice - aveva rpensato con quella sua testimonianza di aiutare I due compagni di fede; invece contribui a perderli. Anche un celebre bandito, certo Rodriguez, condan· nato a morte, volle testimoniare a favore di Sacco; non ricordò però un particolare: disse che una certa borsa era gialla quando invece I giudici sapevano che era nera". Questi fatti crearono In un settore del· l'opinione pubblloa il dubbio: molti cioè non escludevano che Sacco e Vanzetti potessero essere colpevoli meintre accentuarono la intransig-enza della Corte con la quale a nulla valsero I messaggi di milioni di uomini di ogni parte del mondOI, l'Interessamento di insigni uomini di Stato e della cultura. I due anarchici vennero condannati e il 22 agosto del 1927 entrarono nella cella della morte. Senza dubbio erano Innocenti; il fatto stesso çhe ora sia stato negli USA rlaperto Il processo dimostra che le prove allora non ci furono mentre Invece oggi sarà forse difficile trovarle per poter riabilitare la memoria dei due emigranti. Antonio Morese UNA SMENTITA DI ALDINO FEI.ICANI Pubblichiamo il testo della rettifica inviata a" L'AVANTI!" da Aldino F'elicani tramite i compagni dt "UMANITA' NOVA": Spettabile Direzione: Ne "L'Avanti!" del 14 Maggio 1959, è apparsa un'intervista di Antonio Morese col dottor De Felice sul caso Sacco e Vanzettl. Alcune ~erzlonl contenute in quella intervista, mi Impongono Il noioso ma doveroso compiLo di mettere i ,proverbiali punti sugli "i ". E' l~ortante farlo subito, poichè anche una semplice distorsione potrebbe divenire un documento significante domani. Il dottor De Felice, attualmente a Pom· pei, fu per anni residente a Boston. Parlando di Sacco e V•anzetti egli ha detto di " essere fermamente convinto che la mattina del 22 Agosto 1927 furono uccisi sulla sedia elet· trica due innocenti". Dlchh1razioni analoghe sono state fatte da milioni di persone prima e dopo la elettrocuzlone di Sacco e Vanzetti. E' appunto la convinzione generale che le autorità dello Stato del Massachusetts hanno sacrificato degli InnoGIUGNO, 1959 centi che mantiene vivo Il ricordo di quella tragedia. Con questo moviment,o non si miro ad immortalare i nomi dei due assassinati, ma a rivendicarne l'innocenza e prevenire che linciaggi giudiziari di questo genere siano r,petuti nel futuro. Nella frettolosa analisi del caso, la me• moria ha tradito Il dottor De Felice. Ciò non sorprende glacchè si può immaginare che durante il lungo periodo egli non abbia avuto occasione di occuparsi spesso di quell'episodio. Innanzi tutto devo smentire che Il dottor De Felice abbia seguito da vicino le vicende del caso, nella ".9ua veste di giornalista ", specificamente, di redattore de "La Notizia". Egli non fece mal rparte di quella redazione. Io fui a quel giornale dal 1918 al 1925 e potrei menzionare nomi e cogtl'Omi di coloro che vi furono connessi, in quel rperiodo e dopo, La seconda asserzione, che Il dottor De Felice sia stato Console Italiano di Boston non corrisponde 111 vero. Il Console di quell'epoca, fu il Marchese Ferrante di Ruffano, il quale assistette quasi giornal7

mente al processo di Dedham contro Sacco e Vanzetti. Anni dopo, il De Felice trasferì il suo ufficio di dentista nella città di Worcester, a quaranta miglia da Boston, e fu nominato Agente consolare per quella zona. \"engo ora alla dichiarazione che è molto più grave e mi spinge a questa rettifica. Io non so se attribuire questa dichiarazione a smemoratezza più che a un volo di fantasia o, peggio ancora, a deliberata falsificazione. Il dottor De Felice mi fa apparire come testimone davanti al tribunale. Quella mia deposizione sarebbe, a suo dire, una delle testimonianze che contribuirono definitivamente "A PERDERLI", cioè a far condannare a morte Sacco e Vanzetti. Dice l'intervistato, chiamandomi "Feliciano", che " Aldino Feliciano, noto esponente anarchico, dichiarò ai giudici di aver pranzato in un ristorante sotto casa sua insieme a Sacco nel giorno del delitto. Al giudice tale testimonianza sembrò falsa, come infatti lo era ... ". Falsa, si, nel senso che io non testimonial in nessun processo. Non fui mai chiamato a fare deposizioni nè da:vanti a giudici, nè dav,anti alla polizia. Non ,potei dire di aver pranzato con Sacco ,perchè non era vero. Non dissi ciò in tribunale o fuori, sul gior,nali o fra amici. Questo particolare è inventato di sana pianta dal dottor De Felice. Secondo il dottor De Felice, il pra,nzo non potè aver luogo perchè io " non ero per nulla un uomo danaroso". Il che è vero, cioè di non essere danaroso. E' anche vero che nei ristoranti da me frequentati non occorre essere danaroso per fare un boccone con un amico e saldare il conto. Non è nelle mie intenzioni attaccar briga con chicchessia. Non servirebbe a nulla. Scopo di questa lettera è di ristabilire la verità. Che io non sia stato testimone risulta dai documenti ufficiali del processo, accessibili a tutti. Ho voluto dimostrare coo fatti che il dottor De Felice ha bisogno di rinfrescarsi la memoria prima di entrare nei particolari del caso. Prima di chiudere questa lettera voglio ricordare che lllelle biblioteche pubbliche d'America esiste una completa collezione di documenti sul ,processo. Sono frutto del lavoro competente di studiosi, giornalisti, scrittori, giuristi di ogni statura. Tra i più recenti studi ,pubblicati cito il poderoso laYoro dell'Avv. He11bert B. Ehrmann, "The Untried Case" CII processo non fatto). La lettura di questo libro scosse il defunto Governatore del Massachusetts, Joseph Ely, facendogli esclamare: "Non ho più dubbi sull'innocenza di Sacco e Vanzetti ". Il Governat!Ore Ely fu successore di Alvan T. Fuller. La documentazione in italiano è stata fatta in diverse pubblicazioni nel corso di quarant'anni, trascorsi dall'arresto ad oggi. " Controcorre-nte" rimane ancora il centro delle attività esplicate per la rivendicazione dei due anarchici, mandati alla sedia elettrica dalle autorità dello Stato del Massachusetts. Voglio sperare che L'AVANTI, in omaggio alla verità, pubblichi questa rettifica. Servirà a tenere il suo record sul caso Sacco e Vanzetti, il più corret,to possibile. Grazie. Aldino Fellcanl Boston (Stati Uniti) 10 Giugno 1959 Questa lettera a L' AVANTI! avrebbe dovuto essere più dettagliata. 8 La fretta di rettificare errori di importanza vitale ci ha fatto sor~olare su cose d'indole secondaria. Alcune di queste inesattezze si comprendono, Sono passati quasi quarant'anni dall'arresto di Sacco e Vanzetti ad oggi. Per gente che vive lontano e non ha familiarità con i dettagli del caso è facile incorrere in ,errori di date, di nomi, di circostanze. Nei ritagli di alcuni giornali italiani, inviatici in questa occasione, abbiamo notato che si è incorsi in molti errori. Questi saranno corretti in tempo, con clella pazienza, per ragioni di necessità storiche. L'importanza è il far vedere che l'ingiustizia di cui furono vittime Sacco e Vanzetti comincia ad essere conosciuta anche in Italia. Il proletariato italiano che fu costretto al silenzio quando il boia bruciava sulla sedia elettrica i due innocenti è libero oggi di aggiungere la sua voce alla nostra, per reclamarne la riabilitazione. CONTROCORRENTE

PROBLEMI INSOLUTI TEMPO DI CRISI Mentre scrivo, ancora i ministri degli esteri delle grandi potenze discutono a Ginevra le possibilità ed i termini per un futuro convegno dei capi di governo. La situazione appare tutt'altro che incoraggiante: di giorno in giorno i rapporti, ogni volta più pessimistici, mancano di mettere in chiaro quali sono i veri termini del conflitto. Il •pubblico, privato anche della cOllloscenza completa e chiara dei precedenti, deve accontentarsi dl passare in rivista le mutue accuse che i due gruppi si scambiano, traendo le conseguenze che le informazioni, per certo non interamente equanimi, fornite dalla stampa, la cristallizzazione dell'opinione pubblica in un senso di Intransigenza moralistica e I propri sentimenti dettano. Però ci sembra che fondamentalmente la disputa sia basata su elementi troppo ristretti. E' verissimo che Il presente incOllltro è stato provocato, anzi reso necessario, dalla minacci'OISa situazione creata in Ger· mania. E' verissimo che se lo scoppio di un conflitto mondiale originato da uoo crisi sulla questione di Berlino -è evitato tutta l'umanità sarà felice. Ma possiamo vera· mente dire che umi soluzione, per 111ecessità temporanea, del problema tedesco come è prospettato garantirà pace? NOlll mi pare che ciò sia. In realtà la crisi tedesca non è la causa, ma soltanto la manifestazione della instabilità della situazione Internazionale, della mutua sfiducia che corrompe i rapporti fra le varie potenze. La sua soluzione, anche nei termini più l:lesideratl dalle potenze dccidentall, almeno nei limiti di quanto appare possibile, non potrebbe rare altro che creare le ,basi ,per una 111uovasituazione più esplosiva ancora. Noi possiamo avere ragione di credere che il regime comunista Imposto nella Germania orientale sra screditato e malvisto. Il flusso di disertori e rifugiati dalla Germania orientale a quella occidentale, il ricordo degli avvenimenti del 1953 possono facilmente essere citati a prova dell'affermazione. D'altra parte l'insistenza da parte delle pdtenze occidentali che la CIUCNO, 1959 unificazione della Germania debba avvenire come premessa per assicurare la stabilità internazionale, e sopratutto che essa debba avvenire attraverso a un libero pleblislcito, che darebbe automaticamente il vantaggio alle forze della Germania -occidentale, può arpparire giustificata soltanto in termini per nulla realistici. Essa provocherebbe lo scar• dinamento del sistema controllato daUa Russia nell'Europa medio-orientale, e ciò da solo causerebbe la -temporanea esultazlone di moltissimi: ma quali sarebbero le conseguenze? Immediatamente la Germania, che già ora, divisa In 'due parti, con sistemi sociali in conflitto, è la più Imponente potenza industriale e finanziaria del continente europeo, diventerebbe un complesso tecnico e militare formidabile: ma una Germania cosi riunita, armata o capace di procurarsi le armi più m<li:l.erne senza sforzo, nel giro di .pochi mesi, rappresenterebbe una immediata minaccia per la Polonia, la Czeco·SlovaC'chia, contro cui i tedèlschl hanno immediate rivendicazioni territoriali, per la Francia e ,per l'Inghll· terra, malgrado il temporaneo accordo di questi tempi, e per tutto Il resto dell'Europa, che non dimentica certamente Il martirio sofferto. Nè certamente· la Russia <potrebbe tollerare il risorgere di una minaccia di una espansione violenta germanica. Con ogni probabilità si ripeterebbe l'Infausta politica del tprlmo dopoguerra, in cui ogni ,potenza sperò di usare la Germania come pedina nel gioco internazionale, contro I propri avversari, per realizzare troppo tardi di aver coltivato un mostro di forza colos.,aJe. Naturalmente ciò non allontanerebbe Il ,pericolo di un conflitto mondiale, ma lo ingigantirebbe. Esaminiamo per contro quali possono essere le conseguenze del succeSSOIdi quella che ci appare la politica russa. Da quanto possiamo giudicare, la RU!lsia intende riconfermare la divisione della Germania fra le due sfere di Influenza, e giunge ad una più o meno apert-a minaccia di crisi, forse di guerra, se non ottiene che le potenze occidentali, accett-ando una nuova disposizione 9

per Berlino, garantiscano la permanenza del sistema da essa creato intorno ai propri confini. Io credo che neppure la Russia possa ga1-antirsi la tranquillità a que6te condizicmi. Se pure le potenze occidentali si pdtessero sinceramente impegnare alle condizioni desiderate dalla Russia, nessuno potrebbe illudersi di ottenere con ciò una pace permanente. Si può facilmente affermare che il nazionali9mo è una forza bruta, irrazionale, che l'umanità sarà immensamente più vicina alla pace permanente quando avrà compreso di essere un tutto unico, indivisibile, che il lavoro è la comune patria. Ma non si può in effetto sminuire l'i-nfluenza dei sentimenti scatenati da passione nazionalistica. Anzi, li comprimerli forzatamente può solamente rendere più temibile l'espld3ione. Che cosa ,può avvenire in Germania quando la divisione del paese diventi una condizione garantita da tutte le potenze? Non è difficile prevedere lo spostamento di forze politiche, almeno per quanto riguarda la Germania occidentale. In essa due blO'Cchi si sono contesi finora il potere: se anche il più conservatore, il gruppo detto cristiano-democratico, ha effettivamente retto le sorti della nazione, fino dalla fine della guerra, i 1Social-democratlci hanno esercitato finora un freno alle tendenze più reazionarie del governo di Adenauer. Una delle ragioni del loro apptelld alla nazione 'Stava prd.prio nella ,speranza che l'unificazione della nazione potesse essere raggiunta attraverso un compromesso colla Russia. Intorno al socia! democratici gravitava una parte, purtroppo non ,grande, ma intellettualmente e politicamente notevole, delta popolazione tedesca, disposta a riconoscere le colpe del nazismo, ed impegnata a evitare •gli eccessi del nazionalismo. Esempi non frequenti, ma altamente significativi, cc.me il rifiuto da ,parte dei fisici tedeschi, quasi in massa, di daTe il proprio lavoro a preparare armamenti, potevano far sperare che la Germania fasse veramente avviata a diventare di nuovo, come alla fine del secolo scorso, parte della famiglia delle nazioni civili in senso morale. La realizzazione, portata dagli ultlmi avvenimenti, che la Russia non intende considerare la riunione delle due Germanie senza dubbio indebolisce il partito socialdemocratico, e caccia tutti coloro che danno 10 importanza fondamentale al problema della unificazione nazionale nelle braccia di coloro che più clamorosamente si agitano per essa, cioè tutti gli elementi rabbiosamente nazionalisti. Aibbiamo visto con sgomento, nei tempi ,più recenti, vari rapporti sull'atteggiamento della popolazione tedesca in confronto alla storia del loro paese fra il 1930 ed il 1945. Se la pretesa ignoranza degli adulti sulle enormità e sulle bestialità commesse dai nazisti (e in effetto da tutta la Germania di quei giorni) può eS'Sere interpretata come rigetto individuale di colpa per delitti ingiustificabili commessi da una grande nazione collettivamente, la vera ignoranza delle nuove generazioni di ogni avvenimento dell'infausto periodo hitleriano che si volga a disonore nazionale è tale da atterrire. Nell'atmosfera ohe certamente prevarrà entro pochissimi anni, quando i pochi ted€13chi che hanno overamente soffeTlo la tirannia nazista saranno scomoparsi dalla scena politica, quando i giovani saranno nuovamente incantati dalla speranza che la forza possa raddrizazre i rortl, reali o immaginari, fatti alla nazione, anche la Russia dovrà sedere tremante intorno a Berlino. A meno che, come tragicamente fece vent'anni fa, si illuda di compeTarsi una pace transitoria a •spese della Polonia e, ora, anche delle altre nazioni legate nel blocco da essa dominato. • • • Per questa fallace speranza, di risolvere il problema della pa·ciflcazione dell'Europa centrale attraverso a transitori aggiustamenti in cui solamente gli immediati interessi delle grandi Illazioni sono considerati, mi pa~ che la conferenza di Ginevra non pos,a portare che a altre delusioni. Possiamo noi fare qualche cosa, oltre che piangere sulla occasrone, ~rduta oramai da quindici o sedici amni, di creare attraverso all'Europa una zona di popoli veramente l!leutrall, liberi di sviluppare le loro istituzioni, di rinnova:re alle radici sovrastrutture politiche e sociali oltrepassate dai tempi? Fino a qualche mese fa circoli ,politici di notevole Importanza ISCorgeva,no una uscita dalla situazione insostenibile che si andava creando in Europa attraverso ad uno ,sganciamento delle ,grandi potenze dalle posizioni militari da esse occupate, con graduale e conseguente ritiro delle loro truppe entro I propri confini. Il pTogetto CONTROCORRENTE

era ed ancora è di difficilissima applicazione: nascosti In esso stavano pericoli grav1s.s1m1. Però allora, come adesso, esso appariva con"K?l'unica via atta a ristabilire un po' di fiducia fra i due gruppi contendenti. In fondo, esso Implicava l'abbandono di og,ni posizione moralistica, me9>ianlca, di ogni pretesa di essere il portatore della verità rivelata, a cui nessuno dei contendenti si sente di rinunciare, anche se ognuno sa che, colla sua insistenza, può precipitare il finale olocausto dell'umanità. LA "SFINGE"DI CUBA Noi non possiamo far altro che sperare che, Invece di trattare per la perpetuazione di una simbolica occupazione militare degli alleali occidentali di una parte di Berlino, mentre la Russia schiera tutto Intorno agguerrite divisioni, sia giunto Il tempo di trovare un compromesso che permetta la riduzione delle forze militari che si confrontano, e che allo stesso tempo tscoraggi ogni tendenza che cerca giustizia per il proprio paese per me'Zzo della forza. Davide Jona DOVEVAFIDELCASTRO Generalmente, nel passato, le cosi dette Rivoluzioni nelle Repubbliche latino-america:ne consistevano nel cambio della guardia fra la cricca militare del Paese, e spesse volte, se non sempre, tra gl"istigatorl e finanziatori dell'impresa era il Dipal'timento di Stato Americano. Il dollaro comprava la terra e le coscienz,e; e quando un Govel'no perdeva la fiducia di Washington, si cambiava - con le elezioni .. . forzate o con il colpo di Stato. Talvolta è un Sandino che in nome del suo popolo insorge nel Nicaragua contro la cricca governante met;sa là e sostenuta dagli Stati Uniti. Allora le stesse forze militari di questo Paese danno la caccia all'insorto fin quando lo levano da mrzzo. Non per nulla abbiamo missioni e ba.si mi· lltari in tutte le Nazioni delle due Americhe - e altrove ... In Cuba, l'ex dittatore Battista era un beniamino del Dlpartime.ito di Stato. Amava e rispettav,a Il Dio Dollaro sino al punto di permettere l'affamamento del popolo e di maltrattarlo come nessun altro Governo aveva mai fatto, mentre si dava da fare ad ammucchiare milioni. Venne fuori un Fide! Castro che riusci a metterlo in fuga. Il dittat-ore scappò - con I milioni; ma non cosi fortunati furono i suoi manutengoli, che vennero giustiziati come si meritavano. Per la prima volta fitialmente -- ha detto Castro rispondendo ai suoi critici d'America - il popolo (! riuscito a vendicarsi dei suoi aguzzini. Ed è vero. E lo fece con n"K?todo,con ordine, senza confusione; senza la cosi detta inevitabile strage GIUGNO, 1959 rivoluzio1iaria, in cui quasi sempre il popolo vi lascia I suùi morti. E quesro fatto andrebbe studiato da parte di coloro che si dicono rivoluzionari ed hanno una meta da raggiungere. La Rivoluzione Democratica Umanista, come il Castro chiama questa di Cuba, ha già dal suo Inizio qualche cooa da insegnare a chi non sia fanatico di un'Idea ... a quelli, cioè, sempre disposti a confrontare le proprie opinioni con i f.atti di tutti i giorni. Un individuo con pochi collaboratori riesce - poichè sa come dire e come fare - ad infondere nel popolo quella volontà insurrezionale necessaria per poter agire con probabilità di successOI Vittoriosa l'insurrezione, i criminali di guerra - cosi li chiama Castro -, essi soltanto pagano lo scotto. Lo so; vi sono rivoluzionari che pensano - e c'è chi lo dice con un certo rammarico - che In Cuba il rpopolo fu imbrigliato e non ha potuto sfogarsi come avrebbe voluto. Ma ... è questo genere di sfogo Io scopo? è esso necessario, indispensabile alla Rivoluzione? Quando accade, va compreso, scusato, giustificato; ma che debba essere cosi per partito preso, no. No, per li rivoluzionario che non voglia limitarsi a buttar giù il Governo e poi lMciare il popolo far àa se. No, per que111 che non vogliano soltanto pensare alla propria libertà ma che si sentano In dovere di continuare a dl[en· dere la libertà altrui, cioè del pop-olo interessato più alla soddisfazione dei bisogni materiali che ideali, spirituali. Il popolo, quando finalmente si decide ad 11

agire (si dovrebbe dire a farsi trascinanare . . .>, non lo fa per un ideale che ancora non possiede, ma per necessità materiali, per l'ansia di soddisfare i suoi elementari bisogni. Le minoranze rivoluzionarie che han voluto liberarlo dall'oppressione hanno ora l'obbligo di cercare come soddisfare questi bisogni del popolo. Come furono uniti nell'opera insurrezionale, così devono restare uniti in quella di riorganizzazione. Poichè una insurrezione vittoriosa non è ancora la Rivoluzione, ma soltanto l'inizio. Inizio d'un lavoro ricostruttivo che sarà quel che potrà essere, non quello che ogni gruppo desidera. In ogni modo, sarà, più o meno, la sintesi delle v,arie tesi in gioco. L'mwortante è che si diano da rare coloro che ·non bramano il poter.e in se stesso, coloro che disinteressatamente vogliono davvero per tutti libertà e giustizia. Il rivoluzionario che volesse l'applicazione immediata del suo programma, il massimo o quasi - come si usa dire -, se no, ,iiente, non farebbe altro che fare Il giuoco di quello che vuol attuare il proprio per forza. La ... storia è piena di esempi. li cosi detto Movimento del 26 l4tgliu capeggiato da Fide! Castro è un composto di individui del vari ,partiti e senza partito. Il Oastrq dovette - è logico, naturale - mettere assieme, a grandi linee, un programma di ricostruzione accettabile per tutti, e dovette farlo anche tenendo conto del fatto che l'America ... del gringos potrebbe sempre dire l'ultima parola. Egli sa che deve destreggiarsi se non vuol rischiare di ricacciare il popolo sotto un'altra dittatura solita ... Il suo pro,gramma, certamente, non <potrà soddisfare tutti e probabilmente non potrà essere attuato per intero. Una Rivoluzione dà quel che può dare, non quantd si vorrebbe e il quanto dipende appunto dal concorso più o meno attivo di quelli che vorrebbero bruciare le tappe ... Cuba, poi, si trova nell'impossibilità 'di far 'da se; lo zio Sam non Idi permetterebbe. E' già gran cosa se la insurrezione popolare pol!è compiersi e trionfare: è un esempio per gli altri popoli soggetti, come già possiamd osservare ... Ma la fiducia del ~polo Cubano per il suo eroe facilita il compito del suo Governo che, a quanto pare, è li solo per rappresentare Cuba nel concerto delle Nazioni. Chi governa è sempre il popolare Movimento del 26 l4tglio, e lo sarà per un pezzo, 12 poichè lo stesso Castrai - ca.po del Movimento - è anche oapo del Governo, quantunque avesse dichiarato in precedenza che non avrebbe accettato alcun posto in seno ad esso. Ma aveva anche detto che il Governo che si sarebbe formato dopo l'insurrezione vittoriosa non sarebbe stato un Governo di politicanti. Si può dunque ammettere che il cambiamento d'opinione a proposito della sua ncm partecipazione al Governo sia dovuto appunto al fatto di non volere politicanti fra i piedi. Una volta che è lui il primo ministro (che vuol dire essere il Governo) non può essercene un altro ... Curioso governante, questo Fide! Castro! ... Invece di mettersi subito a far leggi, come intendeva fare il suo dimissionario predecessore, se ne va In giro per tutta l'America, dal nord al sud, a dire a tutti quello che pensa, quello che fa, quello che pensa di fare. Già disse una volta che il potere corrompe chi l'esercita. Forse perchè sa questa •nuda verità che egli ... si esercita lontano dalla sede del Governo. Infatti, la legge sulla riforma agraria che guasta la cuccagna di tanti signori, di qui e di Cuba, andò a promulgarla nella Sierra Maestra, fra quei campagnoli che l'aiutarono all'inizio della lotta. Chiese ed ottenne 'dagli Stati Uniti il ritiro della Missione Militare in Cuba, facendo osservare che ... " gli ufficiali che istruirono un'armata che fu da noi debellata, non possono insegnarci un bel niente ". La franchezza di questo curioso gove1·- nante è fenomenale. Ai suoi critici americani disse ohia110 e tondo che, avendo essi lo stomaco piend, non possono giudicare con cognizioni di causa il popolo affamato di Cuba. Che pensas9ero piuttosto al fatto che furono le armi invi'llte dall'America a Battista a far strage di ve-ntlmila cubani ... mentre la stampa americana ignorava il fatto. Ad un giornallsta che forse credeva di metterlo nell'imbarazzo chiedendogli: "Mister castro, se voi foste un cittadino americano, di questo paese, a quale partito wpparterreste, al repubbllcanct o al democratico?" rispose pronto: "In tal caso, sarei neutrale ... " Chissà se la risposta fu capita dai ... gentlemen of the press! Quando, al ricevimento nell'Ambasciata Cubana in W·ashington si presentò un signore dell'Ufficio Inter-americano del Dipartimento di Stato come incaricato degli CONTROCORRENTE

affari di Cuba, il Castro strinse la mano tesa e disse sorridendo: "Scusate; l'incaricato degli affari di Cuba sono io adesso", Alla domanda: Perchè non si fanno le elezioni subito 1 Rispose: "Perchè adesso del Movimento 26 Luglio avremmo sicuramente più del 95 •per cento dei voti. Siamo democratici, vogliamo dar ,tempo ai partiti di riorganizzarsi e competere democraticamente nella lotta elettorale, e sopratutto vogliamo 1prima mettere il popolo nelle condizioni di pavtecipare democraticamente, cioè non con lo stomaco vuotd. . . Infatti, quello ohe Il popolo di Cuba vuole subito è qualche cosa da mettere nello st~aco. Noi pensiamo di far questo, prima delle elezioni ... ". Castro fu franco anche con Battista. Lo avverti del giomo e dell'ora in cui gli avrebbe dato il colpo definitivo. Più fraaichl di cosi, si muore. Altro che Sfinge! ... Tornato in Cuba dopo la scorribanda nelle due Americhe, fece in Habana un discorso che fu una specie di resoconto della gita, in cui, mentre si disse contento d'aver constatato che i popoli che ha visitati hanno compreso benissimo i fatti e gli scopi della Rivoluzione cubana, aggiunse che ... " Vi sono individui, qua e là, che continuano a sventolare lo spauracchio comuni.sta . . . Io non so più in quale lingua parlare per far capire a questi tipi che la nostra Rivoluzione non è comunista nè capitalista; che il Movimento del 26 Luglio non è influenzato da comunisti; che n·on siamo nè a sinistra, nè a destra, nè a centro; ohe la Rivoluzione Democratica Umanista differisce dalle altre degli altri Paesi, appunto perchè è cubana. Ma forse, quello che si vorrebbe da noi è una sommaria fucilazione di comunisti. Cosi cl comprenderebbero e cl approverebbero. Eh, no: qui in Cuba non si fucileranno i comunisti ,perchè tali, come non si fucileranno i capitalisti per essere quelli che sono; qui ognuno ha diritto di pensarla come crede e di gridarlo forte. Appunto perchè questa di Cuba è una Rivoluzione differente delle altre ... ". Naturalmente, siffatta dichiarazione, secondo certi corrispondenti di giornali americani (quel Phillips del N. Y. Times In prima fila), sarebbe sufficiente a stabilire la tendenza comunista di Castro e il suo Governo, " dove i comunisti esercitano una granàe influenza". Palabras ... - dicono i cubani. Il fatto sta che Castro, in un GIUGNO, 1959 a!Lro discorso del giorno dopo l'arrivo, disse fra l'altro: "Non sono d'accordo con la creazione di una Milizia Popolare; sono in favore dell'istruzione del popolo tutto acciocchè impari a maneggiar le armi: cosi, quando dovessimo trovarci in pericolo, daremmo le armi anche al gatto di famiglia per mettere tutti in grado di poter combattere", La Milizia Popolare entrata in scena nella grande manifestazione del Primo Maggio, quando Castro era all'estero, era stava creata dal gruppetto dei comunisti. Dalle fotografie sulla stampa si poteva capir gli scopi del gruppetto degli ultimi arrivati: essi avrebbero voluto disarmare tutti e impadronirsi delle armi per poi impossessarsi del Governo. Ma avevano fatto il conto senza ... Castro. Al quale, perchè primo ministro, cioè Governo, bastò esprimere la propria opinione per far squagliare la Milizia ... dopo riconsegnate le armi. Castro com1mistaY Soltanto i ... Phlllips possono dirlo - anche se non lo pensano. Ma ... Ecco, io mò vorrei fare qualche considerazione ... a bene'ficio di coloro i quali pensano ohe l'unico modo di risolvere il problema della Rivoluzione, o per meglio dire i problemi della ricostruzione, è sempre e in ogni luogo quello di cominciare col non riconoscere affatto Governi. Opinione rispettabilissima, espressa da grandi pensatori più d'un secolo addietro, ebbe ad ha seguaci in tutte le parti del mondo; il che significa che l'opini'one dei pochi può diventar idea del molti, e in questo caso non si mette più in discussione, è come ... un dogma. Anche quelli delle religioni hanno milioni di seguaci ... che hanno ragione. Ora dunque supponiamo che Castro e i suoi seguaci si fossero disinteressati del G'OIVernodopo aver abbattuto quello di Battista. Chi avrebbe fermato il gruppetto dei pigliatutto, e come? Lo so che c'è anche la risposta a queste domande, e beati coloro che la trovano ancora convincente - la risposta che vale in tutti i tempi e in tutti i luoghi ... Ma ... •abbiamo visto che Il gruppetto, invece di mettersi a lavorare come gli altri, crea una Milizia Popolare che disarma quelli che non sanno rifiutarsi di obbedire (che sono poi la maggioranza). Senza il Governo di Castro, il gruppetto sarebbe diventato esso Governo ... con le conseguenze che ognuno può immaginare-- 13

chi non lo potesse, potrebbe domandare al Dipartimento di Stiato ... che sta aspettando l'occasione per intervenire e rimettere tutto a posto come stava prima. Ma ... mi accorgo ora d'aver toccato un tasto che avevo dimenticato da anni ... Concludo la chiacchierata Invitando gli amici SCENACOLONIALE interessati ad osservare (giacchè non possono partecipare) !bene le mosse di Castro prima di qualificarlo il solito governante ... Io ... non mi farei mera viglia se la sfinge si cambiasse in Nemesi. R. T. CAVALIERPI,ROMINENTEIPRETI Molti anni fa, nelle colonie Italiane d'America, fiorivano i Cavalieri deJla corona d'Italia ed I prominenti. Erano gente quasi analfabeta, ma avevano fatto danaro abusando della buona fede dei nostri poveri immigrati. Essi si sono serviti di ogni mezzo per tenere schiavi i lavoratori, sfruttandol!, rub81Ildoli oon la vendita dei titoli falsi, con il fallimento delle banche paesane, con le imprese di crumiraggio. Alcuni ricordano i patrioti camaleonti che incominciavano tutte le manifestazioni colo· niali al suono della marcia reale e col telegramma a sua Maestà il Re! Poi venne il fascismo ed ai cavalieri si aggiunsero i ... professori, I ... dottori saltimbanchi e buffoni che predicavano la grandezza imperiale d'Italia, del DUCE, e raccoglievano somme di denaro, col pretesto di dare ali alla Patria. Si ricorderà infatti, essi raccolsero oro che 1110narrivò mai a destinazione, incitarono gli Italo-americani a rimpatriare con viaggio gratis, la Patria li attendeva a braccia aperte. Essa poteva dar piane ai figi! d'oggi e di domani ... Dopo la seconda guerra mondiale, dopo il massacro speravamo che qualche cosa cambiasse sia in Italia che nelle colonie italiane d'America. Invece a tutti gli altri mal! si aggiunse l'invasione delle cavallette: preti, monaci, e monache sono diventati legione ed avanzano alla conquistia dell'America con la man·o tesa a tutti i seguaci degli altri culti. Non più crociati per liberare il gran sepolcro, non più inquisizione, notti di San Bartolomeo, roghi, torture, scomuniche, ma .. ,pace ... pace cristiana, cattolica roman'a, e coesistenza (coesistenza pel Cremlino ed il Vaticano significa assorbimento totale). Mentre in America l'orchestrazione diventa assordante, In Italia il fascismo cle· 14 ricale ha trasformatJo la Repubblica Italiana In ... Repubblica Pa,palina. Inghiottiti i miliardi del Piano Marshall, costruendo chiese e conventi, invece di case ed officine, mediante l'Opera Pontificia di Assistenza hanno divorato miliardi VENDENDO tutto ciò che la munificenza Americana aveva Inviato In Italia per essere distribuito ai poveri. In questo quadro fioriscono nuovi ordini cavallereschi ... al merito, mezzi indispensabili per cereare di sviare l'attenzione di parecchi e chiudere quante più ,bocche è p05Sibile sugli abusi che l'autorità ogni giorno commette nel nome della Repubblica Italiana. Le patacche papaline e quelle repubblichine sono state dispensate a buon mercato in America. Scomparsi i vari collari, nastri, croci, commende ... del periodo monarchico, quello che è uscito per la porta entra per la finestra. Per chi governa è utile ricominciare, mentre sond tanto ambiti da coloro che hanno bisogno di sbandierare ai quattro v,enti ... onorificenze, ansiosi di coprire di OI1J)eJlole immonde cosctenze. Il più imbecille ancor più se disonesto, se diventa cavaliere respira, resta imbecille e disonesto ma ... Cavaliere! Tutto ciò scomparirà il giorno nel quale la media coltura popolare avrà raggiunto tale livello da, distinguere e separare senza bisogno di etichette i galantuomini dagli imbroglioni, demagoghi, e simile lordura. Nelle colonie italiane d'America vi sono immigrati e figli di one.sti lavoratori immigrati che fanno onore alle loro famiglie e all'Italia: professionisti, artisti, insegnanti ... Tutto ciò scompare dietro una numerosa schiera di gente tronfia, rumorosa e vuota che vive di scrocco. I lavoratori italiani sono stati sempre le CONTROCORRENTE

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