Unopoginodi storiaantico di GAE'IANO SAI.VEMINI NOTA-Di8COr90 tenuto daU'~utore iZ 16 ottobre 1949 all' Università di Firenze nel riprendere l'Insegnamento di Storia moder• ,ia dopo 25 anni cli esilio. - Questa e la quarta ed ultima pimtata. Paoli, che conosceva l'archivio di stato come una delle sue tasche, mi disse che avrei trovato nelle "Provvisioni" i documenti per risolvere un interessante proble• ma: come la cavalleria del tempi feudali aveva perduto nel Comune di Firenze ogni carattere originario, diventando una decorazione non più militare ma borghese. Eccomi, dunque, a diciotto anni, lanciato a nuotare nel mare magno delle "Provvisioni": un palo di centinaia di volumi manoscritti dalla flne del secolo XIII al principio del secolo XVI. Cercando di capire quello che era successo ai cavalieri del tempo feudale nei comuni borghesi, non potevo non Inciampare nelle lotte fra I magnati e I popolani, nelle quali le ultime reliquie della 'SOCietà feudale erano state spazzate via. Mentre ml arrabattavo intorno a quella materia, Vlllarl cessò di essere ministro, e riprese l'Insegnamento. Io non avevo più obbligo di frequentare le sue lezioni. Ma lui era il maestro della materia, in cui preparavo la tesi di laurea, e per giunta aveva già studiato le lotte fra magnati e popolani nel Comune di Firenze. Perciò riferivo a lui quel che trovavo nelle mie ricerche, domandandogli consiglio. Nacque cosl dimestichezza fra maestro e alunno. Facevamo insieme lunghe passeggiate, discutendo. Una volta ml disse che avevo la testa dura. Ma rispettò sempre la libertà di quella testa. Credo di dovere a lui se ho sempre fatto altrettanto coi miei alunni: e più le teste sono dure e più ml piacciono. Ognuno di quei maestri aveva il diritto di ripetere per sè quel che disse Coen nel 1911, quando lasciò la cattedra: "So che gli studenti ml hanno giudicato maestro un po' troppo esigente, un po' troppo rigido, un po' troppo severo, ma però, e questo torna a loro onore, ciò non ha impedito che ml volessero bene, come io ne ho voluto a FEBBRAIO, 1959 loro. Io credo di non avere mancato di esercitlare la parte più Importante dell'ufflclo che mi fu affidato, cioè di procurare non solo di addottrinare le menti del miei allievi, ma anche di educarne Il loro spirito. Anzi, ardi9co dire che, sempre secondo le mie forze, In questa parte io non ml sento di essere stato cosl deficiente ~ nell'altra: ho procurato di insegnarvi sempre Il !'entlmento del dovere e l'adempimento rigoroso del dovere, la consuetudine di manifestare sempre schiettamente, apertamente Il vostro pen-siero, cercando di Inculcarvi la saldezza del carattere, polchè Il carattere val più che l'ingegno e la dottrina". Prendete un ragazzo dal diciassette al ventun ann·o, mettP.telo a contatto con uomini come quelli, e quel ragazz01 diventerà galantuomo anche lui. Il primo giorno che andai a scuola, a cinque anni, Il maestro ci domandò: "Che cosa venite a fare a scuola ". E cl insegnò a rispondere In coro: "A leggere, scrivere, far di conto, e proce• dere da galantuomo". A leggere, scrivere, far di conto, bene o male, avevo imparato laggiù. A procedere da galantuomo Imparai quassù. Non sempre que'Sta scienza riesce comoda nella vita, ma dà un senso di sicurezza di fronte a se stessi che compensa di molte difficoltà. · Il metodo di quei maestri era di essere galantuomini nella vita prima di essere galantuomini negli studi. Avere imparato quel metodo è li massimo dei benefici per cui vado debitore a questa scuola. Quei vecchi maestri apparteneV'ano quasi tutti a quella corrente di pensiero, che oggi è dlsprezzata come "positivista", "il• luminista", "Intellettualista". La loro e la nostra coltura era anzichenò angusta, arida, terra terra, inetta a levarsi verso I cieli dell'Intuizionismo e dell'Idealismo. Al tempi di quella coltura <terra terra, noi cl classlflcavano nettamente in credenti o non credenti, clericali, o anticlericali, conservatori o rlvoluzlonarl, monarchlcl o repubbllcanl, Individualisti o socialisti. Il bianco era bianco e li nero era nero. Il bene era bene, e Il male era male. O dl qua o di là. Quando nol poveri passerotti emplrlcl fum• mo divorati dalle aquile idealiste, li bianco 9
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