Controcorrente - anno XV - n. 10 - gen.-feb. 1959

Che dire dell'uomo? Forse è l'animale che più si adatta •alla mancanza di Libertà generalmente parlando. Ma ciò perchè ha un retaggio di schiavitù e perchè fin da bambino gli si concede soltanto a contagocce persin:o il permesso di muoversi. Poi . . . si manda alla scuola, che fa il resto; e fino ad una certa età non ha alcun concetto della Libertà. Solo quando arriva l'ora di doversi guadagnare il pane comincia a pensarci sù - se non è rimasto attaccato alla sottana del prete, cioè, se non è già un credente di frottole religiose. E allora s'accorge di trovarsi in un ambiente non adatto per lui, e cerca (o non cerca) di fare il possibile per cambiarlo. Chi ama e desidera la Libertà non la vuole soltanto per se, ma per tutti. Poichè non si può e.,ser liberi in un mondo di schiavi ed apatici. E schiavi, in certo qual modo, lo siamo un pò tutti nella società in cui siamo nati. Pochi riescono a sfidar le leggi ed i costumi, ma non riescono a vivere oome desiderano. Pochissimi preferiscono sacrificarsi per affermare il principio, il diritto naturale della Libertà. Generalmente parlando, si può affermare che gli uomini son:o come quegli uccelli nati e cresciuti nella gabbia; con la sola differenza che al canarino gli si dà il necessario per non farlo morire, mentre all'uomo la società lliOn dà sempre l'opportunità di procurarselo. Ma . . . saprebbe esser libero, saprebbe vivere il canarino fuari della gabbia? Voglio dire: saprebbe comportarsi da libero l'uomo, il giorno in cui . . . la rete nella quale è impigliato sin dalla nascita verrebbe distrutta completamente? Ognuruo risponda; non a me: a se stesso. R. T. LaQuintaRepubblic I Il plebiscito per una nuova costituzione in Francia, e le susseguenti elezioni parlamentari e presidenziali, h311lJ10di nuovo portato il generale Charles De Gaulle al potere - questa volta non a discrezione di una maggioranza parlamentare fittizia e raccogliticcia, ma con una maggioranza tutta sua, strappata al popolo con i soliti sotterfugi elettorali del conservatorismo borghese. La vittoria è al tempo stesso un trionfo personale di De Gaulle, segnante la bancarotta definitiva della democrazia, come questa si era venuta evolvendo negli ultimi cinquant'anni sotùo l'influenza del socialismo democratico. La risorgenza di De Gaulle è il risultato di una grave situazione interna ed estera in cui la Quarta Repubblica era venuta a trovarsi. Sin dalla prima Guerra Mondiale la Francia era stata travagliata da crisi profonde - economiche, politiche morali, che nessuna combinazione parlamentare aveva potuto mai risolvere. Si era andato avanti a tentoni, come un cieco che non sa d'OVerivolgersi nel trambusto degli eventi. lJa guerra del Tonkin•o, la scema avventura FEBBRAIO, 1959 di Suez e la rivolta delle popolazioni native in Algeria, avevano fatto traboccare il vaso già colmo di tanti guai passati e recenti. La vita della Repubblica era oosi divenuta difficilissima, e le classi dominanti, in preda alla paura del comunismo (non di quello di oasa ma di quello minacciante dall'Oriente), erano venute alla conclusione che il regime politico che sinora aveva loro servito con abietta umiltà e sollecitudine, non faceva più alla bisogna. La democrazia parlamenta.re aveva fallito nel compito di negriera del Lavoro. La borghesia non aveva più fiducia in questa democrazia ermafrodita. Certo, non si poteva ritornare ad un regime come quello odioso di Vichy, troppo fresao e straziante nella mente del popolo, ma con un salto acrobatico nella fregola del romanticismo eroico generato da De Gaulle, si sarebbe potuto arrivare alla ripristinazione di un regime politico autoritario a mezza via tra Vichy e la democrazia parlamentare, qualcosa come quello di Napoleon~ III, che condusse la Francia al disastro nel 1870. La Quarta Repubblica, nata dalla Seconda Guerra, avrebbe dovuto essere la 19

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