- Viva Cipriani! viva ìl colonnello della Comune! abbasso i giurati, morte a Depretis! Erano momenti in cui i partiti non si confondevano. I consorti rimanevanio consorti intrattabili, inflessibili, incapaci di subire contraddizioni. I repubblicani e gli internazionalisti e i socialisti rimanevano fieri, fedeli alla loro causa, alle loro amicizie, ai loro odii, alle loro ripugnanze. Per i primi Cipriani era un volgare assassino che voleva nascondere le proprie macchie di san· gue nel mazzinianismo e nel garibaldinismo. Per gli ·altri egli era vittima di un partito insolente, violento, che .sfidava la collera pubblica con gli squilli di tromba, con le dagate, con gli arresti in massa. Tutta la democrazia che inchiudeva liberali, repubblicani, internaz,onaJisti, socialisti e anarchici, era sulla piattaforma a scuotere l'opinione pubblica, a incendiare i cervelli, a domandare giustizia, a esigerne la scarcerazione, a rove.sciare sui mi'nisbri, sui magistrati e sui giurati tutta l'oratoria arroventata. Pareva un finimondo. In Alllcona, BRUCIATI SUL ROGO al momento del verdetto e della sentenza si erano uditi i cupi brontolii di un uditorio esterrefatto. Il sangue oorreva agitiato per le vene e la sommossa era in tutte le teste. Senza la sbirraglia vestita in borghese, l'uragano avrebbe dato i primi rombi nell'aula. Il pubblico è usci~o passando lentamente per i cordoni dei carabinieri e delle guardie oon la bocca affollata di bestemmie. Fremeva. In istrada si è tolto daJlo stomaco il peso. E' stata una rivoluzione di gridi. La folla è andata via imprecando. Ad ogni sVlolto, in ogni piazza, lungo i corsi, per le vie, i gridi divenivano frenetici. Il nome di Cipriani, si sprigionava dalla furia popolare per disseminarsi come un martire della borghesia truculenta. Nessuno poteva trangugiare la sentenza che riduceva un eroe a un numero vituperev,ole di galera italiana. - Viva Cipriani! morte a Depretis! Viva la Repubblica. Abbasso la Monarchia! Viva il colonnello della Comune di Parigi. Paolo Valera (Continua al prossimo numero) I MARTIRDI ELLIBEROPENSIERO La Chi~sa Cattolica Apostolica Romana, anche quando non potè più, per timore degli Stati, bruciare gli ll!omini che non volevano professare la fede cattolica, non per questo cessò dal perseguitarli. Supplizi terribili essa adottò per coloro che si permettevano professarsi liberi pen· sabori. Alcune persecuzioni, come quelle contro i Gazzettieri o Menanti prima ed i liberi pensatori poi, son note. Al rogo, la Chiesa, fe1·oce nelle sue de· terminazioni, sostituì la ~tura lenta che uccideva nel carcere, l'impiccamento e la decapitazione. E nemmeno essa perdonava all'eretico morto. Si ricorda fra le esecuzOO!llicapitaJi più importla.nti per delitti politici ed antireligiosi le seguenti che qui elenchiamo con ordine cronologico oonsenti~i dalla lettura dei proces,i penali ancora esistenti negli Archivi di Stato. La decapitaizone di Giacinto Centini nel 1635 - per sentenza del Sant'Uffizio pro crimine lesae majestatis divina,e et hmnanae. 14 La decapitazione dei fratelli Missori, giustiziati nello stesso luogo il 15 Gennaio 1585. La decapitazione di Vincenzo Scatolari, giustiziato nella piazzetta di Ponte S. Angelo il 2 Agosto 1685. Lia decapitazione di Antonio Bevilacqua e di Carlo Maria Campana, minori conventuali, giul.,--tiziati nelle Carceri Nuove a Via Giulia 52, il 26 Mar-.i:o 1696. Lia decapitazione di Filippo Rivarola avvenuta il 4 agi.>sto 1708 "per avere scritto pasquinate contro il Papa felicemente regnante ed aver avuto commercio coi liberi pensatori." La decapitazione del Rivarola eseguita sulla Piazzetta del Ponte S. Angelo destò orrore grandissim:> anche tra le classi colte e benpensanti essendo il condannato "un prete pio ed osservante". La decapitazione e l'abbrucciamento del cadavere di Domenica Spallino in Campo dei Fiori il 27 Lugl~:> 1711. La decapitazione di Gaetano Volpini a Campo Vaccino - ora Foro Romano - CONTROCORRENTE
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