Controcorrente - anno XV - n. 10 - gen.-feb. 1959

tutti assieme per difendere re vfttirne d·alle infamie legali. I servitori del governo erano odiose creature guardate di sbieco, rincorse sovente dalle furie cerebrali. La spia era cercata dal Mndello o dalla pistlola romagnola. La si bastonava in tutti i luoghi, nel sole o nella tenebra. Ella era un metrocubo di abiezione. Rettile per i loro calcagni. La parola vigliacoo! scuoteva tutti i loro muscoli, tutte le loro persone. LI faceva allibire. E' un vocabolo che nel loro vocabolari.o equivaleva a una vendetta. Era senza perdono. Chi la scaraventava alla test.a di un altro doveva mettensi In guardia. Poteva essere aspettato ad ogni svolta. Nei miei giri giornalistici, mi è capitato di trovarmi a ta'1ola o in conversazione dove era qualche romagnolo. Bastava una allusione. - Eh, ragazzi, badate, sono romagnolo per cristo! Nlon c'era bisogno di spiegazioni. Il romagnolo non aveva orecchi per l'Insulto e per la de.nigrazione del -suo paese. Il giorno in cui un imprudente aveva osato dire che la RJ:>magna era un paese di accoltellatori, ho veduto il padrone dell'osteria che mangiava con noi gli spaghetti alla bolognese, alzarsi - bianco come la calcina - con i denti che stridevano e gli IOCchistravolti. Ci sono volute tutte le mani per ammansarlo. Sb'ollita la collera non c'era più niente. La sensibilità romagnola può essere eccessiva per altre regioni. Non per la Romagna. In Romagna l'lonore è una pa,rola piena di significato. Guai a chi lo gualcisse. Ai tempi di Cipriani sollevava tutta una tavolata, faceva nascere dei parapiglia, metteva in tutti la convulsione, diventava più di una volta una rissa sanguinosa. Buoni, generosi. E' in Rlomagna che Andrea Costa è stato adorato, pr-0tetto, salvato con l'amicizia e le elezioni. Considerai~ "malfattore" per il domicilio coatto dai delinquenti ministeriali dell'epoca, il nome del futuro presidente della Camera è stato posto nel cuore di tutti i romagnoli. C'era in loro un patriaroalismo che .sviluppava tulle le grandezze, tutti I ,sacrifici, tutti gli eroismi. Le Romagne sono state la pepinière di Garibaldi e di Mazzini. Sono desse che hanno dato i contingenti più rossi, più devoti, più preparati a morire per la rivoluzione e per la causa italiana. La gioventù ha dato loro tutti i suoi •palpiti. Per loro si organizzavano, si associavano segretamente, si preparavan.o al maneggio FEBBRAIO, 1959 d·erre arm, é acéorrévàno non appena un'o di loro fiatava. La Giovine Italia è stata il loro vangelo. Letta di nascosto, spiegata e commentata da coloro che erano più penetrati dei pensieri del maestro. Un moto mazziniano o garibaldino malriuscito ammantava le Romagne di un'aria funebre. Erano tutti angosciati, U'omlni e donne. Nelle loro abitazioni alzavano le braccia come se :si fosse trattato di una disperazilone personale. L'invettiva di Garibaldi diventava la 10110 invettiva. Amilcare Cipriani è stato fucinato nella officina romagnola. Ne è uscito incandescente. Con il sangue bollente la sua temperatura cerebrale non si è mai raffreddata. E' rimasto un uomo gagliardo, senza genuflessioni, senza perdoni, senza deviazioni, con una collera immortale per la malvagità umana. Egli è stato, ha lavorato, ha combattuto con i due uomini che hanno vita nei secoli. Ha congiurato, ha propagandato, ha vissuto nella atmosfera insurrezionale con Mazzini, l'uomo multanlm'e che ha raggiunte tutte le altezze umane. Si è strappata la giubba regia ch'egli aveva indt>SSato a quindici anni 'Per eS9ere fra i combattenti di Palestro e di Solferino per mettersi nella camicia rossa a sedici e partecipare ai miracoli garibaldini del sessanta. Giuseppe Mazzini, persegultat-0 da tutte le monarchie e Git13eppe Garibaldi, la cui presenza sui campi delle camicie rosse equivaleva un esercito, hanno fanatizzabo le Romagne, hanno dato loro gli Impeti, le veemenze, le impazienze. Ma Cipriani nel 1882 le ha fatte 1piangere dirottamente. Nessuno potrà mai descrivere lo schianro del cuore romagnolo quando nella sera di marzo è giunta la notizia che gli infami giurati delle Assise di Ancona avevanJO condannato uno dei loro figli a 25 anni di lavori forzati. L'attività romagnola è rimasta interrotta. Pareva che le sue popolazioni fossero state paralizzate nei loro movimenti. E' stato un dolore che si è tramutato più tardi In un turbine di turbolenza, di rabbia, di risentimenti, di esasperazioni. LJa. gente si aggruppava per le strade, parlava concitatamente, si irritava e scoppiava con im• precazioni e lagrime. L'efferve!Sleenza romagnola si è propalata in tutta la penisola, dove formioolava la democrazia rossa o sbiadita. Un pò dappertutto ci sono stati tumulti, comizi, articoli di giornali, dimostrazioni, 'PUbblicazioni. 13

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