Controcorrente - anno XV - n. 10 - gen.-feb. 1959

diventò mezzo nero e il nero mezzo bianco, il bene mezzo .male e il male mezzo bene, il briccone non poteva non essere mezzo galantuomo e il galantuomo era condannato ed essere mezzo briccone. Oggi in Italia i clericali sono mezzo comunisti ed i comunisti mezzo clericali. Le stesse lampade che illuminano le celebrazi•oni comuniste servono alle madonne pellegrine. E' la torre di Babele. Per conto mio, sono rimasto sempre ancorato, o se preferite dire così, insabbiato, dove maestri di allora mi condu!ISerO: masso erratico abbandonato nel piano dal ghiaccialo ritiratosi sulle alte montagne. Le mode intellettuali passano. Passò la moda positivista. Passerà anche la moda idealista. Anzi mi pare che stia già p::tssando. Condotti fino alla soglia del tempio mistico da maestri semicredenti o pseudocredenti, i giovani lasciano in asso i maestri, ed entrano nel tempio a cercarvi affermazioni .meno equivoche. Passerà anche la moda mistica, dopo la moda idealista. Dopo la tempesta della rivoluzione francese e dell'impero napoleonico nella prima metà del secolo XIX, l'illuminismo del secolo XVIII fu soverchiato. Ma ritornò più vivo di prima nella seconda metà di quel secolo sotto le vesti del positivismo, e cacciò di nido il romanticismo. Forse nei ,pezzi archeologici di oggi, diventeremo l'ultima moda fra mezzo secolo, guariti - speriamo - della esagerata fede nella scienza, e pronti ad ammettere che gli uomini si lasciano guidare, più spe'..so che dalla ragione, dalla Intuizione, cioè dalla cieca passione. Multa renascentur quae iam cecidere. IV Sarei ingrato se non ricordassi i compagni. Anche a questi dovetti assai. Venivano prevalentemente dall'Italia centrale; ma erano anche emiliani, lombardi e trentini. Io avevo abitudini tutt'altro che raffinate, dirò francamente sguaiate. Quei compagni colla sobrietà del loro contegno mi costrinsero ben presto a mettermi In riga con loro. Quando, dopo avermi scO'Lzonato, mi cooptarono, 1Unodi essi credè dì farmi un gran complimento, dicendomi: "Pare impossibile che tu sia un meridionale". Fra essi la influen:1Ja più felice la ebbe su me una compagna, che veniva da Cremona, e di cui diventai amico alla fine del secondo anno. La chiamavo "Ernestina" 10 allora, e continuo a chiamarla HErnestina" tutLora. Aveva grandi occhi neri fuori.della testa, carnagione bellissima e voce assai dolce. Sgombrate i vostri cervelli latini di ogni idea superflua. Fortunatamente, non ci fu mai Ira quella ragazza e me altro che amicizia. Ne è prova il fatto che quando Cesare Battisti, colla sua virile bellezza, venne dal Trentino, e !"'Ernestina" e lui si innamorarono, fu quella per me una grande gioia. Dicendo che non ci fu mai fra noi altro che amicizia, ho aggiunto "fortunatamente". L'amicizia fra un giovane e una ragazm, che rimangono l'uno e l'altra al loro posto, è sempre lievitata da una vena di tenerezza, che può da un momento all'altro diventare amore, ma se non diventa amore rimane nell'anima sorgente di poesia per tutta la vita. Questo è meglio. L'"Ernestina" era assai più colta di me. Fu lei che mi rivelò i romanzieri russi. Fu lei che mi fece conoscere la Rivista di filosofia scientifica pubblicata dalla scuola positivista nel decennio precedente. In quei dieci volumi deglutii articoli, note critiche, comunicazioni, resoconti di congressi e società scientifiche, rassegne bibliografiche, rassegne di peri-Odicl,dalla prima all'ultima parola. E capii ogni cosa. I filosofi idealisti dicono che quella non era filosofia. E questa dovè essere la ragione per cui io capii ogni cosa. Anzi ci fu un momento che pensai di lasciare la storia per la .filosofia. Fortunatamente - ecco un'altra fra le mie fortune - guarii da quella scarlattina prima che mi rovinasse. Eravamo amici dell"'Ernestlna" un gruppo di giovani, che siamo rimasti stretti con lei e fra noi per tutta la vita. Andavamo la sera a trovare lei, e Il suo fratello, e le due sorelle, in via Lungo Il Mugnone. A quel tempo in Italia tutti diventavano sociali1;ti. Diventò socialista in blocco anche via Lungo Il Mugnone. E la sera risolvevamo tutti i problemi sociali con tanto calore che il padrone di casa minacciò di sfrattare Carlo Marx e la sua chiesa femminile e maschile, se non diventava meno rumorosa. I maestri dell'Istituto sapevano quel che succedeva fra noi. A Villari spiegai che l'ultima spinta a diventare socialista me l'aveva data proprio lui; mi aveva fatto leggere l'opera di Laveley, De la propriètè et de ses formes primitives. Quel libro rivelandomi che ci erano state nella storia società che vivevano in regime di proprietà CONTROCORRENTE

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