~DNTBD~ February 1959 Carlo Tresca
I FRANOI I COLLABORA TORI faranno bene a farci tenere i loro scritti in tempo. Dovrebbero giungerci non più tardi della fine del mese successivo alla pubblicazione della rivista. • CONTROCORRENTE vuole circolare. Coloro che approvano la sua propaganda mandino un nuovo indirizzo oggi stesso. Aiutateci a penetrare nella casa proletaria. • LA BUSTA di ritorno che inviamo sovente con la rivista deve essere conservata. E' inviata per facilitare comunlcazi-Oni e rimesse di aiuti. Tutte le contribuzioni contano - non importa quanto modeste esse siano. • I COMPAGNI che desiderano vedere la rivista uscire puntualmente si facciano vivi. Esprimano la loro solidarietà con due righe o una modesta contribuzione. • CONTROCORRENTE è una pubblicazione nonconformista. Non conosce misoneismi. Combatte gli arrivisti di ogni colore. La sua porta è sempre aperta a coloro che hanno qualche cosa utile da dire. • COLORO che rlcevO?l!Ola rivista e non la desiderano sono pregati di notificarcelo. Questa cortesia ci metterà in condizione di eliminare dalle liste nomi superflui. • COPIE DI SAGGIO sono state spedite anche nel Sud America e in Italia. Non sappiamo se l'indirizzo è corretto. Coloro che ricevono faranno bene a dirci se dobbiamo continuare a spedire. Non ricevendo nessun cenno sospenderemo. • COMPAGNO, ricordati che la rivista ha bisogno. La maniera pratica per aiutarci è quella di fare sottoscrizioni e nuovi abbonati. Dacci una mano. • Mandaci un nuovo abbonato oggi stesso. LE NUOVE disposizioni postali permetton.o un limitato numero di COPIE DI SAGGIO. Presto dovremo sospendere l'invio a coloro che n'On avranno inviato l'abbonamento. Chi desidera ricevere regolarmente la rivista provveda. • NEL NOTIFICARE il cambiamento di indirizzo sarà bene menzionare anche il vecchio per facilitare la correz~one nelle liste di spedizione. Aggiungere sempre il numero della zona postale. • LA STEREOTIPATA notifica della posta "Mioved - Left no Address", cl ha costretto a sospendere l'invio della rivista a molti compagni. Fra questi ve ne sono di quelli che siamo certi riceverebbero volentieri. Coloro che ci leggono sono pregati di mandare Il nuovo indirizzo. • COLORO che inviano contribuzioni e desiderano che li loro nome non appaia nelle liste della sottoscrizione faranno bene a oomunicarcelo . CON VERO RAMMARICO registriamo la scomparsa di alcuni vecchi mil1tantl, comunicataci dopo l'uscita dell'ultimo numero. Le loro attività nell'opera di seminagione per realizzare un migliore ordine sociale, saranno ricordate per lungo tempo. Erano quasi tutti lettori e sostenitori della rivista. Volendo evitare ripetizioni in eulogle surperflue ci limitiamo alla menzione del nome ·e della data in cui li decesso è avvenuto . * AMEDEO MAZZOLA (64 anni) a Corona, L. I., il 30 Dicembre 1958. Era fratello di Antonio Mazzola, assassinato da un poliziotto nella Cooper Union di New York, il 6 Aprile 1930. * VINCENZINA FICARROTTA (74 anni>, moglie del compagno Paolo Ficarrotta, il 12 Gennaio 1959, a Tampa, Florida. * NAZZARENO MURATORI, il 31 Gennaio 1959, Vallejo, California. * TONY SANTI (76 anni) il 13 Febbraio 1959, a Revere, Mass. In questa triste circostanza Controcorre,~- te esprime alle famiglie degli scomparsi i più vivi sensi di cordoglio. E' uscito Il quaderno di CONTROCORRENTE su SALVEMINI SONO 80 PAGINE DI SCRITTI APPARSI SUI GIORNALI ITALIANI DOPO LA SUA MORTE. E' UNA RACCOLTA IMPORTANTISSil\lA DI TRIBUTI SERI E COMMOVENTI • • ° Costa 50 soldi al copia (aggiungere 10 soldi per le spese postali.) Ordinatelo oggi stesso. Indirizzare a CONTROCORRENTE, 157 Mllk Street, Boston 9, Massachusetts.
RIVISTA DI CRITICA E DI BATTAGLIA Fondata, nel 1938 - Direttore: ALDINO FELICANI Indirizzo: CONTROCORRENTE, 157 Mllk Street, Boston 9, Mass. CONTROCORRENlTsEpubllslledbi,montllly.Mail adcnss: 157 Milk SL, Boston. AldinoFtllcanl, Editor and Publlshtr.. Offlct of publletlon 157 'Milk Sttttt, Boston 9, Mass. 5tconcklass nall priYilt9'Sauthariztd at Boston,Mass. Subsaiptlon $3 a -· Voi. XV-No. 4 (New Series :;10) BOSTON, MASS. Jan.-Feb., 1959 ANNIVERSARIO· DI UN DELITTO Unopaginadi CurioTresco Abbtamo trovato una lettera di Carlo Tresca. La scrisse in carcere il 25 agosto 1916. Quello fu il periodo tn cui i baroni dell'acciaio, tentarono spingerlo sulla sectta elettrica. L'agitazione del proletariato ctel moneto lo strappò alle grinfe del carnefice. In questa lettera si accenna a condizioni che i più hanno dimenticato. E' un documento che deve essere conservato. Ci sembra opportuno pubblicarla nell'anniversario del suo assassinio avvenuto l'11 Gennaio 1943 a New York. La prigione è situata al nord della città, sulle sponde d·el Lago Superiore. E' un vecchio edificio. Dà l'impressione di un mostodontico animale sventrato per mettergli, nel posto del ventre due grandi, pesantissime gabbie di ferro, suddivise, queste due gabbie in celle piccolissime, aride, nude, fredde, severe, sporche. II seoondlno è la persona con la quale noi siamo a contatto giorno e notte, quando si veglia. Ed è la persona la più irritante del mondo: se respiri ti trattiene il respiro, se ti muovi vuole regolarti i movimenti o te li arresta del tutto, se canti per la fede che ti pulsa dal cuor-e, ti tappa la bocca brutalmente. Ed egli diviene più irritante quando apre, chiude, sbarra una porta o più porte: il ferro, poichè è tutto quello che ti cirO-Olllda,cosi percosso, battuto, agitato, ci fa sentire la più crudele delle sinfonie, una sinfonia le cui note entrano tutte nella mente come tanti chiodi vinti dalla pressione del martello. La mia cella, N. 17, sita al J.evante, mi permette, attraverso una doppia fila di sbarre, di vedere, a scacchi come il sole la superficie del lago: vi fisso gli ·occhi a lungo, Interrogandolo per sapere da lui, dal vecchio lago, :se egli pure è al servizio assolubo, completo dello Steel Trust, che lo f!a attraversare in lungo ed in lango da vaporini rossi carichi di fe11ro: Qui tutto è al servizio dello Steel Trust: tutto. La chiesa, lo Stato, la stampa. Il mattino alle 5, SOOIIO sempre d·esto. Ammiro il sole che si leva di lontano tva il canto di mille e mille uccelli, salutato da una festa di colori. E quando, tutto il giorno i bei ra,ggi del sole penetrano nella dura cella l'animo si ingentilisce, si apre a sen· timenti di giovinezza. II sole! Quando non ci nega la luce è il più buono dei ,genitori. Ma quando le nubi, nere e fittissime, gli fanno scudo ed i ,aroi raggi non illuminano la prigione; ma quando piove e la cella oscura si fa più tetra, ci si stringe con le sue pareti sempre più addosso, sembra di soffocare. mi viene la v,oglia di gridare al soJ.e per farmi udire da lui, che deve essere più buono degli uomini: luce, più luce, luce ancora. Oggi sono triste. Il sole brilla nel firmamento. NICIJlpiove. Non siamo privi di luce. Eppure sano tanto triste! Propri·o ora una
mano ìgnola mì ha passato, attrav!!rso le fessure della pe,ante porta della cella, una letterina di Allegren. Dice, cosi fra l'altro: "la slgn·ora Gali Patit, di Crosby, trovasi in Duluth, ricoverata alllospedale di St. Mary in condizioni disperate. Essa fu bat• tuta da un •·gunman" nella propria dimora. Si crede che morrà. Ieri ha messo alla luce, prematuramente, un bambino morto. La povera donna era incinta e fu battuta e poi condotta alla prigione e dalla prigione all\aspedale solo perchè feoe il picchetto." Io sento bruciarmi la mente. Il rettile, il rospo, la iena, ogni animale ha per la donna incinta rispetto e venerazione. li "gunman" mo: egli non è un animale. E' un mostro come lo Steel Trust che lo •assolda per la brutale bisogna di fiaccare lo spirito ribelle della massa. Io lJo-so: hanno lavorato per anni questi reietti del sottosuolo, 1 per anni, senza posa mai, per salari di fame nelle ore durii9sime di disoccupazione, in attesa che lo Steel Trust riaprisse la miniera. E quando han'Ilo potuto lavo• rare ram soltanto, i reietti, hanno dovuto subire l'oltraggio di una paga umiliante, ma hanno dovuto regalare whiskey, birra, orologi, vacche al capitano, al quale, in molti casi, "si è dovuta prostituire anche la donna". Lo so: ho qui con me centinaia di di· chiarazioni giurate che rivelano questo stato di cose. Ed ora che gli !Iloti si sono destati, ora che le catene sì -sono ìntrante, questi stessi capitani, che delle donne dei minatori ebbero le ebbrezze non pagate dalla passione, incitano i .. gunmen", a bastonare quelle sorelle nostre, che nello sciopero difendono l'onore del pane e dei bimbi. Sono triste! Triste perchè vorrei correre al capezzale di Gali Patit, la compagna morente alllOb--pedale.Vorrei e non posso. Sono prigiO'lliero di guen,a. \' orrei bere dalle sue labbra tutto l'odio che lei ora deve sentire veemente, irrefrenabile nel cuore, odilo contro il padrone e, dopo aver cosi reso il sangue più caldo e più rutilante nelle vene, vorrei correre le vie di Duluth, gridand•o in faccia al mondo tutto li disprezzo per gli uomini e per le istituzioni, vorrei •armarmi di scure per demolire altari e palazzi, di fiaccola per bruciare i titoli di rendita. V,orrei, oh! si, per una volta sola diventare asS&i.Sinodi fatto per vendicare la madre del popolo che muore all'ospedale, battuta dai sicari dello Steel Trust, per avere tenuta in alto, col braccio che non tremava più, la bandiera Possa del riscatto. Ma i·o non posso. Perchè non iosano gli altri? ... Giornata triste, questa! Suona l'orologio. Le 10 A. M. del 25 agosto 1916. L'ESEMPIO DI CARLO TRESCA Il "pensiero dominante" di Carlo Tresca, ciò che lo indusse ad abbracciare da molto giovine la causa della Rivoluzione Sociale, fu la protesta oontro le ingiUJStizle sociali, la ribellione contro l'oppressione dei deboli, un'ardente aspirazione al trionfo della libertà e della fratellanza umana. Fu, insomma, il ,pensiero che animò la schiera valorosa dei giovani intellettuali italiani della sua generazione, i quali, rinunziando a carriere e privilegi, si fecero assertori e, spesse volte, apostoli, del Socialismo. Ciò che rese si feconda l'attività agitata di Carlo Tresca è stato il fatto che gli fu dato metter· a servizio della causa degli oppressi e degli sfruttati delle qualità ed un temperamento che non spesso si ritrovano nello stelSSo individuo. Carlo Tresca 4 fu rinomato per il suo grande coraggio fisico che lo fece affrontare e sfidare nemici ed avversari quando ciò traeva seco gravi pericoli fisici, non solo arresti e prigionie. Però non molti si rendono conto che ci vuole non meno coraggio per affrontare e sfidare l'opinione pubblica, per andare contro la corrente, per non temere di "rimanere solo". Anche di questo genere di coraggio - che si usa chiamare coraggio morale - Carlo Tresca diede molte prove. Ed è questo coraggio che gli costò la vita. Oltre a coraggio - qualità essenziale in un rivoluzionario - Carlo passedeva molta energia, molto spirito di iniziativa, molta tenacia nello escogitare i mezzi per raggiungere la meta ch'egli si prefiggeva per aiutare le vittime delle ingiustizie o delle CONTROCORRENTE
persecuzioni in cui egli si imbatteva o che si rivolgevano a lui. Egli era uno di coloro che non si appagano della lotta per un migliore avvenire dell'umanità, egli voleva altresl aiutare, redimere, liberare subito le singole vittime. Ecco perchè il isuo no.me verrà associato al nome di moltissimi ch'egli aiutò e difese, come esso viene associato a molte cause generose. Ed è questa pure la ragione per cui egli visse e mori quale implacabile nemico di quei regimi totalitari che sotto una o l'altra maschera tendono a perpetuare la ,schiavitù degli esseri umani, ecco perchè egli ne denunziava i metodi obbrobriosi, ecco ,perchè da essi veniva odiato e temuto, ecco perchè dai loro sicari fu assassinato. Attraverso la vita movlmentata dell'umanità cambiano uomini e cose, si modificano e si trasformano ambienti sociali, idee cambiano adattandosi a nuovi ambienti, si mutano gli ideali cui aspirano date generazioni - però vi son.o degli atteggiamenti, delle qualità senza le quali non è pensabile una convivenza umana, non è possibile la lotta per li miglioramento del genere umano. Queste qualità - coraggio e solidarietà cogli oppressi - Carlo le possedeva e le prodigava profusamente. Ciò lo farà sopravvivere alla propria morte e tramanderà Il suo nome ed 11 suo esempio ai posteri. Angelica Balabanofl Tributo di ARTURO GIOVANNITTI Non è mia intenzione invocare sanguinosa vendetta, perchè Carlo Tresca è stato vendicato cento volte dal coro universale di maledizioni imprecate sul capo degli assassini, e dal peana, ugualmente tremendo, levato per celebrare la sua vita c la sua memoria. Voglto però 1mire la mia voce al clamore tumultuoso per un atto di giustizia, che non verrà di certo negato anche se qualche icone dovrà essere rovesciata dal suo piedistallo e qualche pilastro della cost detta civiltà dovrà giacere infranto nella polvere della sua ignominia. "Fiat justitla, pereat mundus." Sia fatta giustizia anche se il mondo perisca! Perchè, in verità, il sangue dei marttri non è solo la semenza dei santi; è anche il lievito della protesta umana, è l'annunziatore e il precursore di gagliarde riscosse. Chi aveva interesse a far uccidere Carlo Tresca? Io non lo so, ma ci dovevano essere decine di persone che carezzavano il manico del pugnale e il calcio della rivoltella ogni qualvolta udivano menzionare il suo nome. E chi augurava a Carlo vita lunga e rigogliosa, gioia, felicità e una morte gloriosa ed eroica, invece di una fine tragica e oscura? Milioni di uomini e di donne avevano imparato ad ammirarlo e ad amarlo anche se non lo avevano mai visto, o conoscevano ben poco delie sua gesta quasi leggendarie per la causa della libertà. Perchè quest'uomo era l'amico, il protettore, tl consigliere di ognuno; egli amava veramente tutti, dal reietto e dal misero all'insegnante • • • Egli si ergeva incrollabile, colla sua spada sguainata, in difesa di ogni essere umano perseguitato - st, perfino del ladro, della prostituta, del malvivente, perfino di quelli che combatteva senza tregua finchè non li avesse sconfitti e confusi • • • Amava chiamarsi anarchico, e se questo termine designa l'uomo assolutamente libero, egli era veramente anarchico; ma dal punto di vista della dottrina pura egli era tutto per tutti, e nel suo interminabile vagabondaggio intellettuale non cercò mai approcci effimeri o definitivt ancoraggi teorici. Chi può avere armato la mano per far uccidere un uomo siffatto nel cuore della notte, in una strada deserta, mentre tranquillamente faceva riotrno alla sua casa ed ai suot? Chi sparò alla nuca di un uomo simile pur sapendo che se si fosse scontrato col lampo dei suoi occhi, temprato dall'angelico sorriso, sarebbe rimasto agghiacciato e imptetrtto? • • • FEBBRAIO, 1959 5
ANGELO SANNA è ricaduto nelle grinfe dei mmtini dell'ordine. E' stato arrestato il 22 gennaio 1959. Questa volta la polizia sarda vuole implicarlo in una tenebrosa asaociazio11e a deltnquere. San1ia è anarchico ed è possibile far credere qualunque fandonia, sul suo conto. Sanna ha speso 25 anni della atta vita all'ergastolo. Il soggetto mm potrebbe meglio prestarsi ai disegni dell'i.nqttisitore. Da Roma è giunto il ritaglio di un giornale che prova il 1l!OStroasserto. Si prepara lo sfondo. Nel descrivere le gesta della banda nella quale 8i vuole includere il Samw, Ennio Martinelli, corrispondente del quotidiano L'UNIONE SARDA del 25 GE;nnaio, asserisce: " ... IZ Sanna, convinto anarchico, attentò durante il ventennio al tnm,o reale e nella medesima circostanza, uccise due fascisti. Fuggì all'estero dove vuise per lunghi anni: al rientro in Italia venne tratto in arresto, processato e co11danna.to all'ergastolo. Tn carcere tra.,cor.,e circa 25 anni, fino a che no,1 venne graziato ... '' Nello stes&o articolo il Martinelli afferma che " ... IL SANNA E' RISULTATO ESTRANEO AL ÒRIMINE ... " attribuito ai 8tllOi ipotetici associati. Il lettore non farà fatica a comprendere. Con lo atat>o di servizio del Sanna, 110n occorreranno troppi sforzi pe,· rimandarlo all'ergastolo. I compagni ita.liani faranno bene a stare in guardia. Noi siamo lontani e 110npo.,siamo dare suggerimenti a nessuno. Bisogna impedire che la polizia poosa a su-0 agio mettersi sotto i piedi i cittadini considerati ostili all'ordine sociale esistente, che protegge la corruzione, il vizio, la ingiustizia. Bisogna vigilare. I compagni ci tengano informati su questa triste vicenda. Facciamo ora quello che si può per prevenire una rappreaaglia politica. PANORAMA AMERICANO Prospettiveperi Liberali Circa un mese fa Il nuovo Congresso ha Iniziato I suoi lavori. Dai risultati finora raggiunti si può già giudicare quali saranno le prospettive per li successo di una politica più lungimirante de,gll Stati Uniti. Purtroppo, come già si poteva prevedere esaminando la struttura del Congresso, quale usclbo dalle elezioni di novembre, la situazione è scoraggiante. Evidentemente l'elettorato americano è insoddisfatto per l'andamento delle realizzazioni del suo governo sotto molti aspetti. E l'ondata di nuove persone, incaricate di rappresentare la Nazione nelle assemblee legislative, è un sintomo del sentimento popolare. Ma quale effetto ha la nuova maggioranza parlamentare, ISOpratutto di fronte ad una evidente fossilizzazione della amministrazione? In realtà l'antica tacita alleanza fra i reezlonari del due partiti ha ricevuto un avvertimento, ma non è per nulla stata scossa. Anzi, ha subito concentrato le sue forze e la sua tattica a limitare gli eftetti di una vitborla apparente di correnti più 6 liberali. I vecchi volponi parlamentari sanno benl'.ssimo di rappresentare una minoranza; ma, invece di dirigere le forze della minoranza alla sua funzione essenziale, cioè quella di una critica fattiva, essi usano il potere che tradizione, abilità .man<ovrlera, saldo controllo di clientele concede loro per bloccare ogni tentativo di Infrangere il loro dominio, diretto a difendere una serie di privilegi. L'efficacia di tale manovra è evidente. Basterebbe citare l'esclusione da ogni posizione di autorità e di prestigio di chi rappresenta una nuova tendenza: ciò accadde per esempio, al rappresentante Plorter di Oregon, ben noto per la sua coraggiosa campagna per smascherare i delitti del dittatore Trujlllo di S. Domlngo, Il che, fra parentesi, ha fatto di lui una delle figure pubbliche americane più ben viste dall<! democrazie a sud del confine messicano. Ma appunto per il fatto che egli rappresenta una tendenza che richiede una deviazione dalla politica americana attuale di appoggio più o meno palese al tiranni sud-americani, CONTROCORRENTE
egli era tanto inviso alle gerarchie parlamentari del partito demlOcratico, da essere escluso dalla partecipazione ad ogni comitato importiante. ' Ma, più radicale ancora è l'effetto della solidità del controllo conservatore sull'andamento delle ,prime e fondamentali deci· sioni del Congresso. In Senato il tentativo di rompere il privilegio del "filibuster" attraverso una nuova regolamentazione dei lavori è stato disfatto con ignomia, appena il <nuovo Senato è stato convocato. Nella Camera, la procedura per cui 10gni proposta di legge deve ottenere il beneplacito del "Rules Committee", saldamente domi• nato dagli elementi più vecchi e retrogradi, è stato riconfermato con facilità. Ancora alla Camera, il rinn<ovo dei poteri del Comitato di inchiesta per le attività antiamerie'ane, ha segnato una vittoria dei reazionari, malgrado la evidente inutilità di tali inchieste, che si sforzano di continuare il clima di tensione e di terrore dei tempi infelici di MacCarthy. Che oosa ha concesso cosl abusivo potere alle frazioni conservatrici? Come mai, ancora proprio oggi, li progetto di legge sui diritti civili proposto dal senatore Jtohnson, progetto accuratamente studiato per varare una apparente riforma, tarpandone gli scopi, limitandone l'applicaziloole, privandola di mezzi per imporla ai recalcitranti, è proprio quello che avrà la miglior probabilità di essere approvato, mentre quelli proposti dall'ala liberale del Senato o dalla amministrazione saranno scartati? Evidentemente non si tratta soltanto di efficace tattica del gruppo conservatare al Congresso, <Organizzato a di fendere prero• gative. L'alleanza conservatrice fa assai di più: prende l'iniziativa, strappandola dalle mani dei liberali, e procede a costruire le barriere legali che •renderanno più difficile la sua sconfitta nel futuro. Questo fatto è spiegato solamente dalla mancanza di una .personalità fra i liberali, o di un gruppo di personalità fra essi, che abbiano la statura politica adatta a costituire un indiscusso di· rettorio d'azione. Bisogn!a dire che i parlamentari liberali agiscono ognuno per proprio conto, anzi che fra essi nessuna figura può offrire alla nazione un programma d'azione del tutto consistente. Ognuno di essi manca in almeno un aspetto di un integrale pro· gramma liberale: uno di essi propone una politica estera ottusa e fuori tempo, ,in FEBBRAIO, 1959 altro non riesce a giustificare dubbi atteg· giamenti al tempo in cui McCarthy imperava, un altro, per convinzione personale o per convenienza elettorale, non accetta un rigido programma in difesa dei diritti civili, e quei pochi che possiono ispirare fiducia a tutti i liberali, per una cct,-tante azione in favore del progresso, sono cosi deboli per ragioni personali o di prestigio, da non poter assurgere •a figure di Importanza nazionale. In vero, il 1 paese non è più convinto, come era po·chi anni fa, che il futuro possa essere rappresentato da coloro che si •ancorano al passato. Ma d'altra parte è ancora tanllo lontiano dall'essere convinto della ragionevolezza di un programma ardito, che un capo liberale deve possedere un magico fascino personale, per chiudere dietro a sè i ranghi di ·una travolgente forza popolare. Perciò ben 1 poche speranze di trovare conforto e sostegno in seno al Congresso posson<o essere nutrite dai liberali. Pur tuttavia i tempi procedono, con una forza che spezza gli ostacoli posti da interessi privilegiati o da pregiudizi. La situazione che si sta isviluppandio in Virginia, a proposito di integrazione di scuole, è tale da ispirare fiducia. Malgrado le fosche profezie di disordini inevitabili, di violenze, di crono di disciplina nelle classi, i primi tentativi di integrazione scolastica in centri ,urbani della Virginia haTlll\o dimostrato che l'eguaglianza razziale non è solamente un obbligo legale, ma che l'ac• cettazlone del suo principio non provoca un generale sovvertimento morale e sociale. Noi ammiriamo il coraggio dei bravi ragazzi negri che si son-o presentati all'apertura delle scuole, chiuse da mesi, per essere ammessi oo:me ed insieme ai loro coetanei bianchi. Noi ,possiamo anche applaudire alla sincerità ed allo spirito de,gli studenti bianchi ch·e hanno acoolto da camerati i loro compagni di colore. Vorremmo poter essere più: sicuri di quanto siamo che questa calma non sarà rotta da incresciosi ep!sodl. Però questo •è ormai certo: che anche in regioni ove il pregiudizio razziale ha tenuto uomini di diverse razze separatL per secoli, i giovani, od almeno um buona parte di essi, accettano lo smantellamento di barriere artificiali senza timore od atavica repulsione. Se per ca.so violenze avverranno nel futuro, sarà chiaro che esse sono opera di tristi mestlatori, di criminali al soldio di intolleranti reazionari. 7
Minor fiducia purtroppo ci ispira l'esame di altri problemi. Nel campo della politica lntemazionale si va facendo ogni giorno più chiaro che la minaccia di guerra, come soluzione di conflitti fra nazioni, .sta perdendo efficacia. Non pare che per ora nessurvo dei due giganteschi possibili contendenti abbia la certezza di poter annientare d'un colpo non soltanto l'organizzazione civile e produttiva dell'avversarfto, ma anche assolutamente tutte le sue capacità di reazione al punto di escludere la possibilità di danni disastrosi per sè stesso. Non soltanto, ma la natura stessa delle armi moderne da impiegare la vastità degli obbiettivi da colpire, le conseguenze, finora invalutabili, per neutrali e per l'ipotetico vincitore causate da un avvelenamento dell1atmosfera dopo un esteso bombardamento atomico su un:a vasta parte della superficie terrestre o le altre conseguenze di ordine sociale ed economico legate alla subitanea scomparsa di centinaia di milioni di uomini dal ciclo produttivo mondiale, tutte militano contro una ooluzk>ne di flor~a agli attriti internazionali, Anche qui, nessulllO può essere sicuro che un mentecatto non ordini un olocausto per Il mondo e per sè: abbiamo conosciuto mentecatti di tal florza al timone di grandi nazioni e ancora piangiamo sulle con~- guenze delle loro pazzie. Ma, per persone appena ragionevoli, la necessità di una soluzione non di forza al oon!lilto fra l'America e la Russia diviene ogni giorno più evidente. E nello stesso modo diventa ogni gio1mo più assurda una politica che spera di risolvere problemi internazionali fingendo di ignorare l'esistenza di un quarto della popolazione terrestre, o che si illude di acquistare la simpatia di nuiove nazioni mettendo come prezzo dell'aiuto concesso la prospettiva di distruzione apoealiltica o l'incatenamento ad ordini sxiali lmpos,ibili. Nel campo della poltloa interna e sociale, l'importanza della coordinazione delle atti• vità produttive e della mutua dipendenza economica e civile di tutti i cittadini diviene ogni giorno più Indiscutibile. Lo scandalo delle politiche di fissazione di prezzi da parte di grandi compagnie, ad esclusione del concetto di libero mercato che si pretende S<>StC'Jlere,o quello del sussidi concessi alla agriooltura, che si dimostrano di beneficio esclusivo per pochi grandi speculatori, mentre una gran parte della popolazione rurale si immiserisce ogni anno più, richie• dono nuovi ene11gici attacehi. A pooo per volta ogni problema, dalla legislazione del lavoro a quello della decadenza dei centri urbani, a quello dei trasporti svela ditfiooltà non risolvibili nell'ambito dei vecchi prin· cip!, al di fuori della capacità dei gruppi conservatori. Questi sono i compiti che rendono neces· sarra l'attività di una nu,ava schiera di liberali. Può darsi che l'America non sia in grado di produrla; ma allora fatalmente si dovrà accettare l'alternativa del rapido decadimento e dello sfaldamento dell'ordine politico, sociale, culturale dell'America e del mondo occidentale. Davide Jona Il nuovo Papa benedice Mussolini 8 Da tm dispaccio della United Press, in data 17 febbraio, si apprende che Papa Giovanni XXIII ha inviato l'apostolica benedizione alla famiglia Mussolini. Donna Rachele, la vedova del defunto dittatore, aveva chiesto benedizione e preghiera per l'anima del marito nella ricorrenza del trentesimo anniversario della conclusione del Pat/Jo Laterano fra l'Italia e la Santa Sede. Il cardinale Dom,enico Tardini, segretario dello Stato Vaticano, ha detto che il Papa l'ha incaricato di ringraziare la signoro Mussolini per la sua richiesta e di ma,1dare a lei e alla famiglia la benedizi<me papale. Papa Giovanni XXIII ò un politicante come quelli che l'hanno preceduto. Parla di pace e d'amcre, ma benedice la famiglia e la memoria di Mussolini, dittatore megaloman.e e '8011guinario. No11 rima11e che pre11dern.eatto. Farebbe bene perèl a finirla di fare il giocoliere e ;z buffone. Le visite ai prigionieri e l'esaltazione che egli fa della gente semplice, sono tutte commedie. Se non fosse cosi Papa Giovanni XXIII 81)iegherebbe perchò egli benedice Mussolini che ha portato la morte e il lutto in milioni di casolari italiani. E 110,i dimentichi che il delinquente la cui memoria egli benedice, ha ingegnato la aoppressù>ne violenta di molti Don Mi11zoni in tutta l'Italia . . . Il discorso potrebbe continuare. CONTROCORRENTE
Unopoginodi storiaantico di GAE'IANO SAI.VEMINI NOTA-Di8COr90 tenuto daU'~utore iZ 16 ottobre 1949 all' Università di Firenze nel riprendere l'Insegnamento di Storia moder• ,ia dopo 25 anni cli esilio. - Questa e la quarta ed ultima pimtata. Paoli, che conosceva l'archivio di stato come una delle sue tasche, mi disse che avrei trovato nelle "Provvisioni" i documenti per risolvere un interessante proble• ma: come la cavalleria del tempi feudali aveva perduto nel Comune di Firenze ogni carattere originario, diventando una decorazione non più militare ma borghese. Eccomi, dunque, a diciotto anni, lanciato a nuotare nel mare magno delle "Provvisioni": un palo di centinaia di volumi manoscritti dalla flne del secolo XIII al principio del secolo XVI. Cercando di capire quello che era successo ai cavalieri del tempo feudale nei comuni borghesi, non potevo non Inciampare nelle lotte fra I magnati e I popolani, nelle quali le ultime reliquie della 'SOCietà feudale erano state spazzate via. Mentre ml arrabattavo intorno a quella materia, Vlllarl cessò di essere ministro, e riprese l'Insegnamento. Io non avevo più obbligo di frequentare le sue lezioni. Ma lui era il maestro della materia, in cui preparavo la tesi di laurea, e per giunta aveva già studiato le lotte fra magnati e popolani nel Comune di Firenze. Perciò riferivo a lui quel che trovavo nelle mie ricerche, domandandogli consiglio. Nacque cosl dimestichezza fra maestro e alunno. Facevamo insieme lunghe passeggiate, discutendo. Una volta ml disse che avevo la testa dura. Ma rispettò sempre la libertà di quella testa. Credo di dovere a lui se ho sempre fatto altrettanto coi miei alunni: e più le teste sono dure e più ml piacciono. Ognuno di quei maestri aveva il diritto di ripetere per sè quel che disse Coen nel 1911, quando lasciò la cattedra: "So che gli studenti ml hanno giudicato maestro un po' troppo esigente, un po' troppo rigido, un po' troppo severo, ma però, e questo torna a loro onore, ciò non ha impedito che ml volessero bene, come io ne ho voluto a FEBBRAIO, 1959 loro. Io credo di non avere mancato di esercitlare la parte più Importante dell'ufflclo che mi fu affidato, cioè di procurare non solo di addottrinare le menti del miei allievi, ma anche di educarne Il loro spirito. Anzi, ardi9co dire che, sempre secondo le mie forze, In questa parte io non ml sento di essere stato cosl deficiente ~ nell'altra: ho procurato di insegnarvi sempre Il !'entlmento del dovere e l'adempimento rigoroso del dovere, la consuetudine di manifestare sempre schiettamente, apertamente Il vostro pen-siero, cercando di Inculcarvi la saldezza del carattere, polchè Il carattere val più che l'ingegno e la dottrina". Prendete un ragazzo dal diciassette al ventun ann·o, mettP.telo a contatto con uomini come quelli, e quel ragazz01 diventerà galantuomo anche lui. Il primo giorno che andai a scuola, a cinque anni, Il maestro ci domandò: "Che cosa venite a fare a scuola ". E cl insegnò a rispondere In coro: "A leggere, scrivere, far di conto, e proce• dere da galantuomo". A leggere, scrivere, far di conto, bene o male, avevo imparato laggiù. A procedere da galantuomo Imparai quassù. Non sempre que'Sta scienza riesce comoda nella vita, ma dà un senso di sicurezza di fronte a se stessi che compensa di molte difficoltà. · Il metodo di quei maestri era di essere galantuomini nella vita prima di essere galantuomini negli studi. Avere imparato quel metodo è li massimo dei benefici per cui vado debitore a questa scuola. Quei vecchi maestri apparteneV'ano quasi tutti a quella corrente di pensiero, che oggi è dlsprezzata come "positivista", "il• luminista", "Intellettualista". La loro e la nostra coltura era anzichenò angusta, arida, terra terra, inetta a levarsi verso I cieli dell'Intuizionismo e dell'Idealismo. Al tempi di quella coltura <terra terra, noi cl classlflcavano nettamente in credenti o non credenti, clericali, o anticlericali, conservatori o rlvoluzlonarl, monarchlcl o repubbllcanl, Individualisti o socialisti. Il bianco era bianco e li nero era nero. Il bene era bene, e Il male era male. O dl qua o di là. Quando nol poveri passerotti emplrlcl fum• mo divorati dalle aquile idealiste, li bianco 9
diventò mezzo nero e il nero mezzo bianco, il bene mezzo .male e il male mezzo bene, il briccone non poteva non essere mezzo galantuomo e il galantuomo era condannato ed essere mezzo briccone. Oggi in Italia i clericali sono mezzo comunisti ed i comunisti mezzo clericali. Le stesse lampade che illuminano le celebrazi•oni comuniste servono alle madonne pellegrine. E' la torre di Babele. Per conto mio, sono rimasto sempre ancorato, o se preferite dire così, insabbiato, dove maestri di allora mi condu!ISerO: masso erratico abbandonato nel piano dal ghiaccialo ritiratosi sulle alte montagne. Le mode intellettuali passano. Passò la moda positivista. Passerà anche la moda idealista. Anzi mi pare che stia già p::tssando. Condotti fino alla soglia del tempio mistico da maestri semicredenti o pseudocredenti, i giovani lasciano in asso i maestri, ed entrano nel tempio a cercarvi affermazioni .meno equivoche. Passerà anche la moda mistica, dopo la moda idealista. Dopo la tempesta della rivoluzione francese e dell'impero napoleonico nella prima metà del secolo XIX, l'illuminismo del secolo XVIII fu soverchiato. Ma ritornò più vivo di prima nella seconda metà di quel secolo sotto le vesti del positivismo, e cacciò di nido il romanticismo. Forse nei ,pezzi archeologici di oggi, diventeremo l'ultima moda fra mezzo secolo, guariti - speriamo - della esagerata fede nella scienza, e pronti ad ammettere che gli uomini si lasciano guidare, più spe'..so che dalla ragione, dalla Intuizione, cioè dalla cieca passione. Multa renascentur quae iam cecidere. IV Sarei ingrato se non ricordassi i compagni. Anche a questi dovetti assai. Venivano prevalentemente dall'Italia centrale; ma erano anche emiliani, lombardi e trentini. Io avevo abitudini tutt'altro che raffinate, dirò francamente sguaiate. Quei compagni colla sobrietà del loro contegno mi costrinsero ben presto a mettermi In riga con loro. Quando, dopo avermi scO'Lzonato, mi cooptarono, 1Unodi essi credè dì farmi un gran complimento, dicendomi: "Pare impossibile che tu sia un meridionale". Fra essi la influen:1Ja più felice la ebbe su me una compagna, che veniva da Cremona, e di cui diventai amico alla fine del secondo anno. La chiamavo "Ernestina" 10 allora, e continuo a chiamarla HErnestina" tutLora. Aveva grandi occhi neri fuori.della testa, carnagione bellissima e voce assai dolce. Sgombrate i vostri cervelli latini di ogni idea superflua. Fortunatamente, non ci fu mai Ira quella ragazza e me altro che amicizia. Ne è prova il fatto che quando Cesare Battisti, colla sua virile bellezza, venne dal Trentino, e !"'Ernestina" e lui si innamorarono, fu quella per me una grande gioia. Dicendo che non ci fu mai fra noi altro che amicizia, ho aggiunto "fortunatamente". L'amicizia fra un giovane e una ragazm, che rimangono l'uno e l'altra al loro posto, è sempre lievitata da una vena di tenerezza, che può da un momento all'altro diventare amore, ma se non diventa amore rimane nell'anima sorgente di poesia per tutta la vita. Questo è meglio. L'"Ernestina" era assai più colta di me. Fu lei che mi rivelò i romanzieri russi. Fu lei che mi fece conoscere la Rivista di filosofia scientifica pubblicata dalla scuola positivista nel decennio precedente. In quei dieci volumi deglutii articoli, note critiche, comunicazioni, resoconti di congressi e società scientifiche, rassegne bibliografiche, rassegne di peri-Odicl,dalla prima all'ultima parola. E capii ogni cosa. I filosofi idealisti dicono che quella non era filosofia. E questa dovè essere la ragione per cui io capii ogni cosa. Anzi ci fu un momento che pensai di lasciare la storia per la .filosofia. Fortunatamente - ecco un'altra fra le mie fortune - guarii da quella scarlattina prima che mi rovinasse. Eravamo amici dell"'Ernestlna" un gruppo di giovani, che siamo rimasti stretti con lei e fra noi per tutta la vita. Andavamo la sera a trovare lei, e Il suo fratello, e le due sorelle, in via Lungo Il Mugnone. A quel tempo in Italia tutti diventavano sociali1;ti. Diventò socialista in blocco anche via Lungo Il Mugnone. E la sera risolvevamo tutti i problemi sociali con tanto calore che il padrone di casa minacciò di sfrattare Carlo Marx e la sua chiesa femminile e maschile, se non diventava meno rumorosa. I maestri dell'Istituto sapevano quel che succedeva fra noi. A Villari spiegai che l'ultima spinta a diventare socialista me l'aveva data proprio lui; mi aveva fatto leggere l'opera di Laveley, De la propriètè et de ses formes primitives. Quel libro rivelandomi che ci erano state nella storia società che vivevano in regime di proprietà CONTROCORRENTE
collettive e ignoravano la proprietà privata, mi aveva insegnato non esser vero che la proprietà privata fosse innata nella natura umana, come mi era stato sempre detto; il resto era venuto da 'Sè. Rimase trasecolato. Disse: "Seminiamo malve e nascono rosolacci". · Naturalnl€nte discutevamo anche di questo. Una volta mi disse che sarei finito male; e non è detto che alla fine non debba dimostrarsi profeta. Ma nè a lui nè ad alcuno dei suol colleghi venne mai in mente di violare la nostra libertà o far distinzioni politiche fra noi e gli altri. Ho detto che in Via Lungo il Mugn:one, ogni >sera, noi risolvevamo tutti i problemi alla luce della dottrina marxista Questo è l'ufficio della religione, e spiega il suo fascino: risolve tutti i problemi, anche gli insolubili. La nostva era una religione coi suoi dogmi e coi suoi sacerdoti. Anche il terzo anno universitario, nel quale mi si rivelò quella religione, fu un "annus mirabilis", sebbene non quanto il primo. Non tutte le religioni rimangono intatte per l'eternità. I dogmi si sfaldano. I sacerdoti troppo spesso si rivelano sagrestani. La dottrina marxista è un filtro meraviglioso per svegliare le anime dormienti. Ma chi ne abusa, rimbecillisce. Eppure chi ha una volta 'SCoperto nel suo spirito la sorgente da cui le religioni rampollano, non vede più inaridirsi quella fonte, dogmi o non dogmi, sagrestani o non sagrestani. · Non tradirà mai gli ideali della sua gioventù, anche quando dovrà ricordarsene con un po' di indulgente ironia. I credenti della chiesuola che si raccoglievano la sem, nel 1894, in via Lungo il 111ugnone, non hanno mai tradito gli ideali della loro gioventù. Nell'inverno del 1944, conversando in America con un amico, mi venne detto, chissà come, che, tutto compreso, quel gruppo di amici, che si era formato a Firenze fra il 1692 e il 1895, non potevano dolersi di avere avuto cattiva fortuna. Uno era stato Impiccato dagli austriaci; sua moglie e un alti,o avevano dovuto rifugiarsi in Svizzera; uno era stato sbalzato nell'America meridionale; io nell'America settentrionale; due erano rimasti in Italia: non ne sapevo nulla, ma ero sicuro che anche eS'Si avevano conservato il rispetto di se stessi. Poter chiudere gli occhi alla luce, dicendo: Cursum consummavi, fidem servavi, quale migliore successo nella vita? Questo è quello che conta. L'amico mi guardò interdetto e tacque. · Due anni dopo mi disse: "SpeS'so ho ripensato a quanto mi diceste quella volta. Avevate ragione". Le persone di educazione inglese sono spesso lente a capire, ma capiscono sempre per il verso buono. Invece di farvi una lezione di storia, ho sprecato un'ora, lodando il buon tempo antico: sintomo di senilità galoppante. Ve ne chiedo scusa. Non lo farò più. Pietro Gori e la patria Quando ci coprivate ài fango e ci legavate i polsi e ci cacciavate in esilio quali distruttori della famiglia, della religione, della patria, noi pure piangemmo il nostro mare e il nostro cielo azzurro d'Italia, e nelle nuove patrie che adottammo lungo il vagabondaggio non inutile oltre monte ed oltre mare, sentimmo anche noi il culto e la venerazione fatta di desiderio del natio loco lontano; noi pure, e noi più che gli altri, rivolgemmo sempre il pensiero più gentile a questa patria, da cui ci avevate scacciati; - ma non per questo mai sentimmo il bisogno di uccidere coloro che non avevano avuto la sorte di nascere sotto un cielo azzurro come il nostro, sulla riva d'un mare così odoroso come il mare della Liguria. E imparammo così, accanto all'amore di patria, l'amore degli uomini, e imparammo a ripetere ogni giorno la formula dell'augusto Tolstoi, che invita i soldatini di tutto il mondo a non sparare contro i loro fratelli, quando anche ciò venga loro comandato .•. - PIETRO GORI. FEBBRAIO, 1959 11
UOMINI D'ALTRI TEMPI AMILCARCEIPRIAN di PAOLO VALERA Viviamo in temtpi difficili. Tutto quello che ci circonda parla un linguaggio nuovo. Col pericolo di essere spazzati via dalla bomba atomica Za vita ha cambiato scopo. Non c'è posto pe,· l'idealismo. Nessuno pensa agli uomini che diedero la loro vita per affrettare un migliore domani per tutta l'umanità. Fra i pi,onieri che seminaro,w per vedere in atto la giustizia sociale, ve ne sono alcuni che i nostri lettori conoscono attraverso quello che si è scritto di loro. Altri 00110 poco conosciuti. E' un dovere ricordarli. Uomini della tempra di Amilcare Cipriani devono vivere per i giovani che intendono lavorare per raggiungere la vetta. Ricordiamo Cipriani con la prosa di uno che l'ha conosciuto bene. Siamo certi che i lettori, specialmente i giovani, leggeranno volentieri questo studio di Pa;:,lo Valera, che mette Cipriani sul piedistallo che merita. Lo contimlo61'emo nei prossimi numer-i.-Questa è la seoonda puntata. L'AMBIENTE 2 Il federalismo mi è venuto In mente tutte le volte che mi è capitato di ambientare un uomo. La popolazione di una regione differisce cosi tanto d'a quella di un'altra che non si riesce a capire come possano vivere in una stessa unità nazionale. Sembrano razze disgiunte dalla conformazione fisica, dal dialetti che parlano, dalle abitudini, dal costumi, dalla politica, dalle tendenze. L'ambìente sovraneggla e plasma. E' Il massimo fattore degli Individui. Mette nelle carni l'aria natale. Dà loro l'anima, un modo di ,pensare, di cucinare, di vestire, di acoonclarsl. Non c'è pitocca napoletana che non circoli con una capigliatura gonfiata e adattata dalla pettinatrice. Il siciliano di città è sempre attillato come un signore. Gli abiti sgMglanti dell'abruzzese per la gente settentrionale sono carnevaleschi. In poche parti d'Italia si mangia co.me In Romagna. Hanno tutti uno stomaco divoratore. Il piemonteise è devioto alla monarchia. Si fa ammazzare 12 ROMAGNOLO per le strade per trattenerla in Torino. Il romagnolo di Cipriani adolescente era rivoluzionario In culla. Odiava papa e re. Cospirava. Nelle vie e nei ritrovi era armato di coltello 10di pistola. Guai a Ingiuriarlo! El'a una condanna a morte. Tutte le autorità erano maledette, stramnledette. Non poteva soffrirle. La polizia che pedinava, che faceva delle visite domiciliari, che agguantava I patrilotl, che vituperava le riputazioni aveva tutti I suoi risentl~ntl, tutti i suol od!!. Non era che della sbirraglia. Perseguitato, ammazzava. cadeva un agente, di grado alto o <basso, In mezzo alla strada, di glovno o di notte, senza che alcuno fiatasse. C'era solidarietà. Il torto fatto a uno era fatto a tutti. Tutti sentivano lo stesso 10ltraggio; tutti smaniavano per la stessa punizione. Nelle disgrazie giudiziarie, nelle sventure iperson:all, nelle bufere politiche Il romagnolo era con i romagnoli. Si accumurravano nelle sventure come nelle gioie. Piangevano assieme, deliravano assieme, si accendevano dello stesso sdegno o della stessa disperazione e cooperava1110 CONTROCORRENTE
tutti assieme per difendere re vfttirne d·alle infamie legali. I servitori del governo erano odiose creature guardate di sbieco, rincorse sovente dalle furie cerebrali. La spia era cercata dal Mndello o dalla pistlola romagnola. La si bastonava in tutti i luoghi, nel sole o nella tenebra. Ella era un metrocubo di abiezione. Rettile per i loro calcagni. La parola vigliacoo! scuoteva tutti i loro muscoli, tutte le loro persone. LI faceva allibire. E' un vocabolo che nel loro vocabolari.o equivaleva a una vendetta. Era senza perdono. Chi la scaraventava alla test.a di un altro doveva mettensi In guardia. Poteva essere aspettato ad ogni svolta. Nei miei giri giornalistici, mi è capitato di trovarmi a ta'1ola o in conversazione dove era qualche romagnolo. Bastava una allusione. - Eh, ragazzi, badate, sono romagnolo per cristo! Nlon c'era bisogno di spiegazioni. Il romagnolo non aveva orecchi per l'Insulto e per la de.nigrazione del -suo paese. Il giorno in cui un imprudente aveva osato dire che la RJ:>magna era un paese di accoltellatori, ho veduto il padrone dell'osteria che mangiava con noi gli spaghetti alla bolognese, alzarsi - bianco come la calcina - con i denti che stridevano e gli IOCchistravolti. Ci sono volute tutte le mani per ammansarlo. Sb'ollita la collera non c'era più niente. La sensibilità romagnola può essere eccessiva per altre regioni. Non per la Romagna. In Romagna l'lonore è una pa,rola piena di significato. Guai a chi lo gualcisse. Ai tempi di Cipriani sollevava tutta una tavolata, faceva nascere dei parapiglia, metteva in tutti la convulsione, diventava più di una volta una rissa sanguinosa. Buoni, generosi. E' in Rlomagna che Andrea Costa è stato adorato, pr-0tetto, salvato con l'amicizia e le elezioni. Considerai~ "malfattore" per il domicilio coatto dai delinquenti ministeriali dell'epoca, il nome del futuro presidente della Camera è stato posto nel cuore di tutti i romagnoli. C'era in loro un patriaroalismo che .sviluppava tulle le grandezze, tutti I ,sacrifici, tutti gli eroismi. Le Romagne sono state la pepinière di Garibaldi e di Mazzini. Sono desse che hanno dato i contingenti più rossi, più devoti, più preparati a morire per la rivoluzione e per la causa italiana. La gioventù ha dato loro tutti i suoi •palpiti. Per loro si organizzavano, si associavano segretamente, si preparavan.o al maneggio FEBBRAIO, 1959 d·erre arm, é acéorrévàno non appena un'o di loro fiatava. La Giovine Italia è stata il loro vangelo. Letta di nascosto, spiegata e commentata da coloro che erano più penetrati dei pensieri del maestro. Un moto mazziniano o garibaldino malriuscito ammantava le Romagne di un'aria funebre. Erano tutti angosciati, U'omlni e donne. Nelle loro abitazioni alzavano le braccia come se :si fosse trattato di una disperazilone personale. L'invettiva di Garibaldi diventava la 10110 invettiva. Amilcare Cipriani è stato fucinato nella officina romagnola. Ne è uscito incandescente. Con il sangue bollente la sua temperatura cerebrale non si è mai raffreddata. E' rimasto un uomo gagliardo, senza genuflessioni, senza perdoni, senza deviazioni, con una collera immortale per la malvagità umana. Egli è stato, ha lavorato, ha combattuto con i due uomini che hanno vita nei secoli. Ha congiurato, ha propagandato, ha vissuto nella atmosfera insurrezionale con Mazzini, l'uomo multanlm'e che ha raggiunte tutte le altezze umane. Si è strappata la giubba regia ch'egli aveva indt>SSato a quindici anni 'Per eS9ere fra i combattenti di Palestro e di Solferino per mettersi nella camicia rossa a sedici e partecipare ai miracoli garibaldini del sessanta. Giuseppe Mazzini, persegultat-0 da tutte le monarchie e Git13eppe Garibaldi, la cui presenza sui campi delle camicie rosse equivaleva un esercito, hanno fanatizzabo le Romagne, hanno dato loro gli Impeti, le veemenze, le impazienze. Ma Cipriani nel 1882 le ha fatte 1piangere dirottamente. Nessuno potrà mai descrivere lo schianro del cuore romagnolo quando nella sera di marzo è giunta la notizia che gli infami giurati delle Assise di Ancona avevanJO condannato uno dei loro figli a 25 anni di lavori forzati. L'attività romagnola è rimasta interrotta. Pareva che le sue popolazioni fossero state paralizzate nei loro movimenti. E' stato un dolore che si è tramutato più tardi In un turbine di turbolenza, di rabbia, di risentimenti, di esasperazioni. LJa. gente si aggruppava per le strade, parlava concitatamente, si irritava e scoppiava con im• precazioni e lagrime. L'efferve!Sleenza romagnola si è propalata in tutta la penisola, dove formioolava la democrazia rossa o sbiadita. Un pò dappertutto ci sono stati tumulti, comizi, articoli di giornali, dimostrazioni, 'PUbblicazioni. 13
- Viva Cipriani! viva ìl colonnello della Comune! abbasso i giurati, morte a Depretis! Erano momenti in cui i partiti non si confondevano. I consorti rimanevanio consorti intrattabili, inflessibili, incapaci di subire contraddizioni. I repubblicani e gli internazionalisti e i socialisti rimanevano fieri, fedeli alla loro causa, alle loro amicizie, ai loro odii, alle loro ripugnanze. Per i primi Cipriani era un volgare assassino che voleva nascondere le proprie macchie di san· gue nel mazzinianismo e nel garibaldinismo. Per gli ·altri egli era vittima di un partito insolente, violento, che .sfidava la collera pubblica con gli squilli di tromba, con le dagate, con gli arresti in massa. Tutta la democrazia che inchiudeva liberali, repubblicani, internaz,onaJisti, socialisti e anarchici, era sulla piattaforma a scuotere l'opinione pubblica, a incendiare i cervelli, a domandare giustizia, a esigerne la scarcerazione, a rove.sciare sui mi'nisbri, sui magistrati e sui giurati tutta l'oratoria arroventata. Pareva un finimondo. In Alllcona, BRUCIATI SUL ROGO al momento del verdetto e della sentenza si erano uditi i cupi brontolii di un uditorio esterrefatto. Il sangue oorreva agitiato per le vene e la sommossa era in tutte le teste. Senza la sbirraglia vestita in borghese, l'uragano avrebbe dato i primi rombi nell'aula. Il pubblico è usci~o passando lentamente per i cordoni dei carabinieri e delle guardie oon la bocca affollata di bestemmie. Fremeva. In istrada si è tolto daJlo stomaco il peso. E' stata una rivoluzione di gridi. La folla è andata via imprecando. Ad ogni sVlolto, in ogni piazza, lungo i corsi, per le vie, i gridi divenivano frenetici. Il nome di Cipriani, si sprigionava dalla furia popolare per disseminarsi come un martire della borghesia truculenta. Nessuno poteva trangugiare la sentenza che riduceva un eroe a un numero vituperev,ole di galera italiana. - Viva Cipriani! morte a Depretis! Viva la Repubblica. Abbasso la Monarchia! Viva il colonnello della Comune di Parigi. Paolo Valera (Continua al prossimo numero) I MARTIRDI ELLIBEROPENSIERO La Chi~sa Cattolica Apostolica Romana, anche quando non potè più, per timore degli Stati, bruciare gli ll!omini che non volevano professare la fede cattolica, non per questo cessò dal perseguitarli. Supplizi terribili essa adottò per coloro che si permettevano professarsi liberi pen· sabori. Alcune persecuzioni, come quelle contro i Gazzettieri o Menanti prima ed i liberi pensatori poi, son note. Al rogo, la Chiesa, fe1·oce nelle sue de· terminazioni, sostituì la ~tura lenta che uccideva nel carcere, l'impiccamento e la decapitazione. E nemmeno essa perdonava all'eretico morto. Si ricorda fra le esecuzOO!llicapitaJi più importla.nti per delitti politici ed antireligiosi le seguenti che qui elenchiamo con ordine cronologico oonsenti~i dalla lettura dei proces,i penali ancora esistenti negli Archivi di Stato. La decapitaizone di Giacinto Centini nel 1635 - per sentenza del Sant'Uffizio pro crimine lesae majestatis divina,e et hmnanae. 14 La decapitazione dei fratelli Missori, giustiziati nello stesso luogo il 15 Gennaio 1585. La decapitazione di Vincenzo Scatolari, giustiziato nella piazzetta di Ponte S. Angelo il 2 Agosto 1685. Lia decapitazione di Antonio Bevilacqua e di Carlo Maria Campana, minori conventuali, giul.,--tiziati nelle Carceri Nuove a Via Giulia 52, il 26 Mar-.i:o 1696. Lia decapitazione di Filippo Rivarola avvenuta il 4 agi.>sto 1708 "per avere scritto pasquinate contro il Papa felicemente regnante ed aver avuto commercio coi liberi pensatori." La decapitazione del Rivarola eseguita sulla Piazzetta del Ponte S. Angelo destò orrore grandissim:> anche tra le classi colte e benpensanti essendo il condannato "un prete pio ed osservante". La decapitazione e l'abbrucciamento del cadavere di Domenica Spallino in Campo dei Fiori il 27 Lugl~:> 1711. La decapitazione di Gaetano Volpini a Campo Vaccino - ora Foro Romano - CONTROCORRENTE
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