pareti tra cui conversavano a bassa voce. L'orecchio poliziesco era dappertutto, a tutte le tappe. Nessund era sicuro di rincasare, nessuno era tranquillo nel proprio letto. La vita individuale e pubblica era insidiata, denigrata, molestata, pedinata da nugoli di birri camuffati da operai, da po· polani, da gentiluomini. Le polizie erano officine di bassezze e di turpitudini, e di infamie criminose. Tramavano, disfacevano le reputazioni, insudiciavano i nomi, agguantavano di notte e di giorno, giovani e vecchi, uomini e donne. I loro direttori erano figure patibolari con la fantasia del boia. Seviziavano, suppliziavano. Erano belve. Per loro non esistevano che vigilati. Curavano l'italianità con I castighi corporali. Completavano i disastri inviando le vittime ai giudici inquirenti accompagnati da tutti i delitti di opinione. Tempi turbolenti. Tempi infami. La gente non aveva più testa per I lavori. La vita di ciascuno e di tutti era spezzata. Si viveva di crisi, di dolori, di commozioni, di spaventi. Le nocche ali' uscio d'entrata facevano trrusalire, Impallidire, come l'annuncio di una sventura. Erano tempi di lagrlme. Si piangeva. Le donne si alzavano e si coricavano con gli occhi gonfi, umidi, pieni dei loro crepacu•ori. Tempi maledetti, In cui non si aveva diritto all'esistenza che in ginocchio. In piedi! ingiungevano le voci sommesse dei pionieri che preparavano le insurrezioni nei sotterranei. In piedi! Inutile! L'audacia personale fecondava l'audacia, ma lasciava nella impotenza e nella catastrofe. Tempi d'azione. L'infanzia e la giovinezza di Amilcare Cipriani si sono sviluppati in mezzo al terrori regi, agli eroismi di moti immortali e ai tumulti degli uomini d'azione. I martiri di Belfiore, lo strazio di Antonio Scesa, la strage dei fratelli Bandiera, lo spettacolo grandioso di Carlo Pisacane e di Giovanni Nicotera, la morte di Mameli sono tutti episodli che hanno risonanza nella sua vita adulta. Egli è cresciuto in un periodo veramente fantastico. Ha udito della resistenza di Roma, e ha partecipato alla spedizione dei Mille. Spedizione epica, rapida, trionfale, fatta da gente che aveva li coraggio e la passione di morire. Fra gli uomini d'azione il più possente del periodo è stato Giuseppe Mazzini. Predicatore di rivolte, organizzatore cli insorti, incitatore di moti. Nessuno uguale a lui, DICEMBRE, 1958 Tormentato dalla v1s10ne dell'Italia libera e una, egli era riuscito a trasfondere nella gioventù la fede nelle barricate, nelle battaglie di strada, negli assalti ai forti, alle caserme, alle truppe regie, nelle rivoluzioni. Il cercato da tutte le polizie stava a tavolino per due mesi, chiuso In una AMILCARE CIPRIANI stanza ospitale, con i suoi librl e le sue carte geografiche. Scriveva, gridava, In• giuriava, spargeva la sua prosa tempestosa per scuotere gli increduli, gli indifferenti, I neghittosi e non taceva che quando vedeva la gioventù avviata alla morte per la liberazione della patria negli abiti degli insorti. Amilcare Cipriani è stato suo. Egli ha vissuto intorno a lui fino al tentativo di adunare i repubblicani in Palermo per andare a Roma a proclamare la città eterna capitale d'Italia. Giuseppe Mazzini, mi ha detto un giorno Cipriani, è stato un vero fabbricatore di eroi. Con la sua tenacia, con la ISUafede, con la sua visione di un'Italia libera ed una, con il suo genio ha dato alla nazione schia· va I contingenti per redimerla. Nel movimento della risurrezione italiana rimarranno soli Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi. Paolo Valera <continua> 9
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