Controcorrente - anno XV - n. 9 - nov.-dic. 1958

UOMINI D'ALTRI TEMPI AMILCARCEIPRIAN di PAOLO VALERA Vtviamo in tempi difftcilt. Tutto quello che et circonda parla un ztnguaggto nuovo. Col pericolo dt essere spazzati vta dalla bomba atomtca la vita ha cambtato scopo. Non c'è posto per l'idealismo. Nessuno pensa agli ucnntni che diedero la loro vita per affrettare un mtgltore domani per tutta l'umanità. Fra t pionieri che seminarono per vedere in atto la giusttzta sociale, ve ne sono alcuni che i nostri lettort conoscono attraverseo quello che si è scritto di loro. Altrt sono poco conosctuti. E' un dovere ricordarli. Uomini della tempra di Amilcare Cipriani devono vivere per i giovant che intendono lavorare per raggtungere la vetta. Rtcordtamo Ctprtani con la prosa di uno che l'ha conosctuto bene. Siamo certt che t lettort, specialmente i giovani, leggeranno volentieri questo studio di Paolo Valera, che mette Ciprtani sul piedistallo che merita. Lo continueremo net prossimi numert. Amilcare Cipriani è nato in Rimini Il 18 ottobre 1844. Tempi sciagurati. I popoli erano della stramaglia umana. L'Italia nella camicia di forza si dibatteva per non morire soffocata. Cinque tiranni le erano sopra con gli arnelSi della coercizione dolorosa e della soppressione violenta. Tempi di congiura. La gente era disperata. La sollevazione tumultuava, era in tutti i cervelli. Si cospirava, si correva al sacrificio, si spasimava nelle attese, si comunicava di bocca in bocca l'ebbrezza patriottica. Era 11 sogno di tutti. Tutti si iscaldavano dello stesso pensiero, tutti si affratellavano e si proponevano di vincere o morire. Le angosce, le disillusioni, le persecuzioni, le afflizioni erano spinte che spingevano classi e masse nell'atmosfera che aspettava la scintilla. Tempi eroici. Il regicidio era coltivato in ogni Paese. Era un principio di difesa, un atto morale di politica collettiva. Il tirannicidio frenava la tirannia. I suddlti torturati, sgozzati, incatenati, calati nei pozzi, nei sepolcri dei vivi non avevano contro la ferocia e la bai,barie che il pugnale, la bomba, l'agguato, e la strage. Il regicidio era santo. Il regicida era l'olocausto, un nome benedetto da tutte le bocche. La sua morte era una pausa fra li potere regio e l'anima nazionale. Era la tregua di un attimo fra l'uno e l'altra. Ma 8 subito dopo ricominciava la furia omicida. Alle condanne capitali, ai massacri di folle, alle deportazioni penali si rispondeva con gli assassinii politici. Il sogno di ogni popolo tribolato era la testa del suo Luigi XVI. I più grandi patriotti dell'epoca sono stati tutti credenti nel giustiziere che puniva il giustiziando con la morte violenta. La sua morte tragica era considerata una espiazione del delitti regi. Il monarca più esecrato e più cercato dal regicida di quei tempi era l'Imperatore d'Austria. Egli era salito al trono in un momento in cui tutti i popoli domandavano a ,grandi grida la costituzione. Le sue riforme sono state le fucilate in massa, le impiccagioni simultanee, le condanne a migliaia d'anni per volta. Borghesi e proletar!I banno confuso Il loro sangue, crune avevano confuso l'ideale della risurrezione. Vienna come Budapest sono stati il teatro di tsommosse. L'Austria e l'Ungheria erano solcate di croci. Francesco Giuseppe aveva soppresso le inquietudini dei sudditi con i carnefici. Egli ha continuato a uccidere e impiccare senza paura del vituperio internazionale. Tempi di sospetti, di calunnie, di delazioni. Il despotismo non poteva vivere nel suo Immenso edificio della politica sanguinaria che circondato di complici ,prezzolati. I sudditi tremavano. Vivevano in un'agitazione continua. Avevano paura delle stesse CONTROCORRENTE

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