Controcorrente - anno XV - n. 9 - nov.-dic. 1958

d'intuire, con tutta la freddezza del calcolatore, che la causa era giusta, per essere pronto a combattere contro tutto e tutti. E sapeva che in battaglia non si misurano le botte, che l'unica misura è Il risultato, e il risultato è tanto più grande quanto più ampia è la battaglia, onde uno sciopero finisce bene quando è diventato una insurrezi-0ne. Allora Tresca era in tutta la sua grandezza, impareggiabile, un coraggio senza limiti, una forza della natura. Ribellione, insurrezione, rivoluzione, non avevano per lui soltanto uno scopo sociale, ma anche una bellezza per sè. Onde è stato chiamato il "dilettante" dei movimenti operai. Occorre riflettere tuttavia che l'opposto del dilettante, il professionale, manca per definizione di quell'afflato eroico e disinteressato che il dilettante può avere. Il movimento operalo ha una portata troppo vasta, troppo comprensiva di tutto quello ch'è vita morale, perchè un professio• nale possa esaurirla. E' necessario che l'Immaginazione s'impadronisca del movimento per sè e non lasci la ragione limitarsi a raggiungere lo scopo Immediato che è ,sempre di respiro corto. La vita politica, purtroppo, è spesso priva di poesia, la vita morale mai. E Tresca, a suo modo, nel suol atti, era un poeta. E' la poesia che gli ha permesso di elevare la sua azione al disopra di un livello meramente politico; ed è stallo il suo "dilettantismo" che gli ha permesso di ,sentire la poesia dell'azione. Tutto ciò è puramente italiano e fa onore a tutti gl'Italiani. Questo agitatore di proletari assume l'aspetto d'un condottiero del Rinascimento, anche perchè, malgrado abbia rischiato per quarant'anni ad ogni minuto la vita, ha sempre agito con gioia, e ha sentito come pochi altri la gioia di vivere. Ha molto amato, ha avuto numerosi amici, ha goduto bevendo e mangiando e fumando, non ha nulla rifiutato per una vita piena. La sua gioia di vivere era strettamente connessa con la sua forza di ribelle. Perciò il suo ribellami è stato cosi vitale e ha avuto tanta eco. Questo condottle110 del socialismo non poteva trovare nell'Italia precedente alla prima guerra mondiale un nemico degno di lui. L'ha trovato qui negli Stati Uniti dove le rivolte operaie ebbero una Imponenza eccezionale. E l'ha trovato nel fascismo quando esso ha voluto Imporsi negli Stati Uniti per mezzo di ambasciatori e di propagandisti. Tresca accettò la sfida, e DICEMBRE, 1958 ,molto prima dei liberali d'America capi che alle parole fasciste si poteva rispondere ooltanto con le botte. "Non si discute coi fascisti", disse Tresca. "Si potrà discutere con loro quando non Impediranno agl'Italiani di parlare. Sin-o allora non c'è che da discutere con le rivoltelle. Il Fascismo o CARLO TRESCA vi schiaccia o è schiacciato. E se voi, Americani, non lo schiacciate oon la forza, non potrete aspettare in pace la vostra risurrezione". Parole profetiche, che troppo tardi sono istate ascoltate quando l'America è entrata in guerra, e che hanno segnato da molti anni il tragico destino di Tresca. Il Fascismo è diventato una forza troppo mostruosa, e prima di essere schiacciato, è Tresca che è stato schiacciato. Ma non ha aspettato me>lto la sua risurrezione: egli è entrato nella leggenda degli eroi della libertà. E la sua immagine non si ce>nfonde con quella di nessun altro: è la più sorridente, la più gioiosa, è quella dell'uomo geniale, dell'Italiano del Rinascimento. E' un'immagine di leggenda, ma s'identifica oon la sua storia. Lionello Venturi NOTA-Il prossimo numero pubblicheremo altro materiale su Tresca e di Tresca. Egli fu ucciso 1'11 gennaio 1943 ed è nostro proposito continuare a tener viva la sua memoria. La legge e i politicanti che l'amministrano hanno lasciato i deltnquenti indisturbati. Il meno che possiamo fare è ricordare l'assassinato e la sua opera. 7

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