Controcorrente - anno XV - n. 8 - set.-ott. 1958

versità popolari. Non vita lunga ebbero la "Ruche" (l'Alveare) fondata da Sèba•stien Faure a Rambouillet e l'"Avenir Socia!" di Maddalena Vernet ,a Elpinay. A Clivio, paesello del Comasco, a spese d'operai italiani residenti in America, visse per qualche anno una scuola regolare con criteri libertari, ma fu soppressa naturalmente dal fascismo, che impedl pure la realizzazione di una più vasta iniziativa pr-0mos3a da Luigi Molinari, fondatore della rivista Università Popolare. Di tutti questi tentativi il più valido e perciò il più temuto, anche per l'ambiente, in cui operò, fu senza dubbio quello di Francisco Ferrer, che, disponendo di notevoli mezzi finanziari, riuscì a creare non solo una Scuola molto frequentata a Barcellona ed altre in diverse città della Spagna, ma soprattutto una Casa editrice e tre riviste scola'Stiche. Egli stav,a per creare a Barcellona anche una Scuola Normale, considerata indispensabile per la carenza di maestri capaci d'applicare il metodo libertario nelle Scuole Moderne, quando fu arrestato e ucciso. Chi scrive ebbe corrispondenza con lui, perchè "La Pace" di Genova si occupava di edizioni pedagogiche per merito d'una sua redattrice libertaria: Fanny Dal Ry, che fondò e diresse un Istituto per fanciulli anormali, creato per iniziativa dell'Amministrazione comunale democratica. Col nome di Francrsco Ferrer, poche settimane dopo l'assassinio, sorse a Genova un ricreatorio laico, diretto dalla stessa Dal Ry. "La Pace", nel primo anniversario della morte ,pubblicava un autografo del martire dedicato ai Maestri, da cui stralciamo queste parole, che sono purtroppo ancora di tri•ne attualità: "Pensiamo che la guerm è l'aberrazione più criminale (la mas criminai aberracion de los h-Ombres) e il militarismo !'accolta de' suoi esecutori: l'una e l'altro sostengono il privilegio. Prendiamo quindi impegno a mettere in luce che la pace fondata sulla giustizia sociale è il maggiore bene, a cui possa aspirare l'umanità, come la fratellanza della società futura 'sarà la sua più luminosa ricompensa". Ezio Bartallnl RICORDANDO CARLO TRESCA In questo scrltbo non parliamo dell'infamia del nemico, la quale tutti ben conosciamo e sappiamo altresl che quando si tratta d'arrestare la marcia ascensionale del lavoro esso si serve di tutti i mezzi non escluso l'aS9assinio. Ci riferiremo invece ai nostri fratelli di lotta, i quali anche essi oome noi avrebbero avuto l'Imprescindibile dovere di difen• dere la vittima. Invece, non senza disgusto, abbiamo visto oome essi se ne siano re-stati tranquillamente a tacere scusando il loro menefreghismo dietro Io stupido pretesto che Tresca non si disse anarchico. Ma via! Scoprite le vostre zucche in• giallite. La cronistoria della tormentata odissea del proletariato non è fatta solo dagli anarchici. Il martirio di Giacomo Matteotti fece una propaganda più efficace di mille v,oiumi scritti dai dottrinari che sono la vera peste del nostro movimento. Durante la rivoluzione spagnuola alcuni dei soliti dottrinari, cui piace la vita dei comodi salotti, scrissero a Durrutl impegnato in trincea a far fronte al nemico. Gli si chiese se avesse potuto lasciare provvisoriamente il fronte per recarsi in città, onde aiutarli a risolvere certi problemi che OTTOBRE, 1958 li preoccupavano. Durruti rispose di ar· rangiarsi fra loro ,perchè egli e I suoi compagni al fronte problemi che aspettavano di essere risolti ne avevano abbastanza. Questo per la storia. E che sia detto •non solo per i santoni della sacra confrater· nita di qui, ma anche per quelli del firmamento Europeo i quali - grazie al loro stomaco di cemento armato - anche essi non si sono fatti scrupolo d'adattarsi al silenzio vile, perchè altrimenti le bric• ciole della pagnotta di qui non sarebbero arrivate mai più. Triste privilegio dei gazzettieri ignobill che scrivono solo per chi può ,pagare e può premiare. Non avendo noi nè bricciole da difendere e nè scomuniche da temere, restiamo pienamente solidali e sentiamo pure una riconloscenza infinita fatta d'amore e di ammirazione per tutti coloro che lottarono e diedero la vita ,per la fratellanza economica e la libertà integrale di tutti. Perchè anche se non si dissero anarchici, il sangue che essi hanno versato ha giovato lo stesso alla causa delle nostre idee e ci ha aiutati a salvare l'onore della nostra bandiera. L. Cairo San J 0':9e, Cali f. 9

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