questo modo?", ci 1Sidomanda. Cl si conosceva tutti, come accade nei piccoli villaggi. Ecco il nostro panettieve, il nostvo "chames" con i suoi bambini, i miei vicini, i miei amici. Il treno corre. Nessuno sa dove. Rallenta, e poi di nuovo riprende veloce. Tutta la notte si viaggia oosì, stretti gli uni contro gli altri, si respira appena. ùa domenica mattina è il giorno del Perdono. Tutti gli ebrei digiunano quel giorno e noi da due giorni siamo a bocca rusciutta, ma 010n si ha fame, ve lo giuro.' Finalmente, dissigillano le porte e quando vediamo le teste di quelle belve, tutti comprendiamo, è per ucciderci, è per morire, è Treblinki, le macchine per massacrarci. Appena scesi, mettono le donne ed i bambini da una parte e noi uomini dall'altra, e tutto vien fatto oosl in fretta che ecco che se ne vanno già, le donne circondate dai bambini, ,ion si ha nemmeno Il tempo di salutarli, di abbracciarli 1Per un'ultima volta. Vanno a morire, a morire ... Ed I vecchi ebrei vedendole allontanarsi si mettono tutti a recitare il "Kaddych"', la preghiera per coloro che sono già morti. E per noi, l"'Isor", la preghiera dei morenti. E le S.S. che corrono, che gridano: "Spogliatevi, tutti, fate presto". Ci si spoglia, non si sa più quello che si fa e, tutti nudi - siamo una folla - ci si stringe uno all'altro. Vento glaciale, freddo. Un ufficiale delle S.S. ci passa in rivista. Sceglie una cinquantina d'uomini. Io, fra quelli. E gli altri, tutti, tutti - almeno quattromila uomini - li vedo avviarsi dalla parte dove sono andate le donne ed i bambini. "Ma è la fine del mondo" dico "la fine del mondo: tutta quella gente, il nostro grande rabbino, il nostro dottore, i nostri maestri e gli uomini del nostro "Consiglio", - io che cosa valgo, sono un semplice contad.ino, so appena leggere al "Thiora", ed è tutto - ma quelli, sono delle grandi menti, li uccidono tutti, ma è la fine del mondo!" "Vestitevi" ci gridano ' ed andate da quella parte" e sempre gli scudisci che sibilano. "Ecco" ci dicono "smistate tutto questo e fate le cose bene". Gli abiti da una parte, le camicie dall'altra, le rearpe dall'altra ancora. E quandio vidi quell'ammasso di indumenti, di biancheria, di cappotti da bambino, di berretti, di scarponi e di pantofole persino un mucchio di occhiali, "No", mi dico "sono dunque tutti OTTOBRE, 1958 impazziti, questi tedescacci, spogllalllO i morti, indosseranno poi tutte queste cose, forse è p·er avere tutte queste cose che essi uccidono, ma quando un giorno il mondo lo saprà, gliela farà pagare, li faranno crepare tutti questi assassini". Per quattro giorni ho smistato gli indumenti dei morti: quelli dei miei amici, del miei vicini, della mia famiglia, ecco un momento fu essi li indossavano e ... lunedl, all'indomani del nostro arrivo, nessuno era più in vita. Tuttio il nostro villaggio ebraico non esisteva più. Quattro giorni dopo, viene un S.S.: "Chi è contadino?" domanda. "Io sono contadino". "Sai carne si fa a conservare le patate?". "Sì", dico io. "Allora prendi cinque uomini e seguimi". Per tre settimane, scaviamo fosse dove Immettiamo patate per vettovagliare le assassine S.S. ed il ''personale". "No" dico io agli uomini che lavorano con me "qui 1Siimpazzirà a forza di sentire tutti I giorni il via-vai di quei treni che arrivano pieni, carichi di uomini, di donne, di bambini e che ripartono vuoti, vuoti e che ritornano anoora pieni, e vengono di lontano, dalla Francia, dal Belgio, tutti ebrei, Treblinki è solo per gli ebrei". uFuggiamo" dico io; "che ci uccidano, non voglio più vedere questi massacri". Allora una notte nera come il destino degli ebrei e che pioveva a dirotto, le guardie avevano cercato un riparo; i reticolati non erano ancora elettrificati, uno, due, tre, presto, tagliamo i tre ultimi fili e ci strisciamo sotto. Tre uomini: Chaskel Kozecki, un giovane di ventitrè anni, Saul Danziger de Radom d'una quarantina d'anni, ed io. HVentre a terra" dico io ,.e attenzione, non fate rumore". Arriviamo sino ad un bosco in faccia al campo. "Alt" ci grida un "nero". Ecco qui il piccolo coltello che gli ho infilato nella schiena: Saul gli Indirizzò un buon colpo al petto di quell'assassino, e quello cade, e noi corriamo come ibestle inseguite. I nostri abiti Inzuppati di pioggia e di sudore, fumano. Corriamo per tutta la notte e verso l'alba, sfiniti, ci gettiamo a terra e dormiamo. Il freddo ci risveglia e ci fa soffrire più della fame. Riprendiamo la marcia ,per tutta la notte ancora: "Se andassimo da un contadino a comprare qualcosa da mangiare?". Bussiamo ali\ porta di un contadino. Ci vende del pane, del latte, delle uova. "E 27
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