Controcorrente - anno XV - n. 8 - set.-ott. 1958

Polonia1942: testimonianzadi un contadinoebreo ILGIOCDOELMASSACR Il racconto è stato dettato dal protagonista della vicenda, il contadino polacco Chmoul Niedzwiedz, alla signora Myriam Novitch, nel 1946, allorchè egli si trovava a Marsiglia in attesa di essere imbarcato per Israele. La signora Novitch - anche essa sopravvissuta alle tragiche vicende di Polonia e di Francia che travolsero l'intera sua famiglia - si trattenne nel campo di Marsiglia con i profughi ebrei in attesa dell'imbarco e potè cogliere dalla viva voce I. Il nostro borgo, Wloszewo, oontava circa quindicimila abitanti, di cui ottomila ebrei. Gente modesta, soprattutto sarti, calzolai, negozianti e contadini, come me, che abitavan,o nei dintorni del villaggio. Dal giorno dell'occupazione, i tedeschi hanno cominciato da noi, carne dappertutto, una serie di persecuzioni. Ma si sopportava tutto, come solo gli ebrei sanno sopportare. Il nostro "Consiglio ebreo" contava delle brave persone, Katchkes, Apelstein: le guardie della polizia d'ordine ebraiche non volevano affatto far del male alla Comunità, ma non le fecero egualmente del bene. La nostra amministrazione dipendev·a da J edrzejok. Questa città ha subito la tragedia della deportazione qualche giorno prima di noi. ' Avevo una piccola fattoria vicinissima al villaggio. Un pezzo di terra, un cavallo, una mucca: ero sposato e padre di un bambino. Durante tutta la guerra non ebbi a lamentarmi. Come tutti gli altri contadini, mangiavo a sufficienza. M'ingegnavo anche per ottenere dei viveri da passare ai parenti, agli amici del ghetto. Fui requisito d'autorità insieme al cavallo. Ero a disposizione della municipalità ebraica. Ebbi anche il permesso di allontanarmi ad una dista.n2a di oltre un chilometro dal villaggio: altri, per una simile cosa, erano puniti con la morte. I giorni passavaoo e malgrado la miseria, io mi dicevo: "Mio vecchio Chmoul, vogliono farci soffrire, vogliono farci crepare, ci hanno rubato tutto, ma malgrado tutto, non ci avranno. Finirà anche questa dannata guerra". E mai, ci avrebbero avuto. Perchè 26 di molti, la loro storia, che trascrisse direttamente sotto dettatura. La signora Novitch, che ha dedicato la sua vita a una grande missione "quella di non far dimenticare le sofferenze del suo popolo e di lottare perchè non si ripetano", vive attualmente in Israele, in un villaggio "Kibultz", la cui popolazione è formata quasi interamente da profughi polacchi, ognuno dei qu.ali è l'unico superstite di una intera famiglia distrutta. si sopportava tutto e con coraggio, come solo, io dioo, sanno sopportare gli ebrei e soprattutto gli ebrei .polacchi. Ma ecco che per ucciderci hanno inventato queste macchine diaboliche, contro cui il coraggio nulla poteva. E ci hanlllO uccisi tutti, pensate, più di tre milioni di ebrei solo polacchi. Il. In pieno autunno 1942, ' proprio due giorni prima della nostra festa ebraica del Perdono, quando ancora nulla sospettavamo, Il •nostro vlllaggio subi una vera invasione. Delle S.S., dei soldati e dei "neri": quelle belw della ,brigata speciale del be>ja che noi chiamavamo "neri" per i loro ke,pis. Tutti, veri selvaggi. Circondano Il quartiere ebreo entrando dovunque ed a colpi di scudiscio e con il calcio del fucili cl scacciano dalle nostre case e ci sospingono nella grande piazza. Nessuno riesce a nascondersi. E sulla piazza i bambini piangono e cosi pure le donne. Che faranno, ora di noi? Tutta la giornata di venerdl e tutta la notte ci lasciano sulla piazza, noi uomini e le donn·e sopportiamo, ma i piccoli hanno fame, hanno sete, hanno freddo. E il mattino eravamo una folla, come una mandria di bestiame, che dico, non vidi mai un onesto contadino trattare il ibestiame come essi ci trattavano. Ci spingono verso la stazione ed i vagoni merci. Durante la strada cl battono, battono le donne ed I ragazzi.· Oh, quel viaggio! Più di cento persone in un vagone. Io sono là, stretto in un angolo accanto a mia moglie ed al mio ·bambino. "Ma dove ci condurranlllO in CONTROCORRENTE

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