guadagno che s'era concesso era abbastanza grande per •poter considerare lauto l'affare, nel suo complesso, ma abbastanza basso da respingere gli speculatori. Piovesana condusse una sua Indagine personale. Finse di voler comperare una certa quantità di questa merce, e si mise in contatto direttamente con gli spacciatori. Quando ebbe in mano le scatole di cartone originali con le stampigliature "dono americano - vietata la vendita e lo scambio", il dubbio sulla provenienza della polvere d'uovo fu dissolto. La Pontificia Commissione di Assistenza aveva ricevuto dall'America cinquecento quintali di polvere d'uovo all'inizio dell'estate del 1950. Trecento quintali erano 'Stati subito distribuiti alle colonie marine e montane che la PCA aveva sparse ,per l'Italia. I dirigenti delle colonie, anzichè usare la polvere d'uovo per le frittate, i dolci e le paste destinate ai bambini, preferivano vendere la polvere d'uovo ad alcuni incettatori, naturalmente a un prezzo irrisorio. I direttori delle colonie, agivano probabilmente in buona fede. Ritenevano che la polvere d'uovo fosse un surrogato degli alimenti tradizionali, non gradito al gusto dei bambini italiani. Gli accaparratori erano invece individui bene informati, tutti molto noti negli ambienti ecclesia'Stici romani. Piovesana cercò di correre al ripari. Acquistò direttamente quanta più polvere d'uovo gli !u possibile, e si precipitò ad avvertire i dirigenti della Pontificia Commis• sione d'Assistenza. Disse che quel <sistema era una rovina per il commercio privato. Per di più era una concorrenza sleale e illecita poichè si svolgeva con prodotti che erano destinati alla beneficenza e non pote• vano In nessun modo es3ere nè commerciati nè barattati. Gli fu data assicurazione che l'inconveniente non si sarebbe più verificato. Per qualche mese tutto tornò tranquillo. Nel novembre del '50 arrivarono però a Napoli altri 1200 quintali di polvere d'uovo per la Pontificia Commissione di Assistenza, subito distribuiti alle varie commissioni provinciali d'assistenza. Comparvero i soliti incettatori e la merce fu venduta a meno della metà del prezzo di mercato. Duecento quintali li ebbe un pastificio, in cambio di pasta. Un'altra ditta !ornl budini in cambio di polvere d'uovo. Perfino cento quintali di polvere d'uovo distribuiti in sacchetti da 20 venti chilogrammi ad enti religiosi per il soccorso agli alluvionati finirono nei magazzini di industrie dell'Italia settentrionale, tutte ex clienti di Plove311na. Questa volta 11quantitativo distribuito era cosi grosso che copriva largamente il fabbisogno del momento. Il peggio doveva ancora venire. La Pontificia Commissione d'Assistenza sllava per ricevere altri 4.000 quintali di polvere d'uovo. Le Industrie, avvisate, respingevano la merce o!!erta dal Piovesana. Aspettavano quella della PCA, più a buon mercato, venduta senza fattura, esente quindi da oneri fiscali e da dazio. La polvere d'uovo importata dal commerciante milanese marci nei magazzini e in parte fu venduta sottocosto come mangime animale. Visto che era un buon a!!are, verso la metà del 1951 il comitato economico della Pontificia Opera d'Assistenza decise addl• rittura di creare due società commerciali ,(la Fidela e la SICLA) per lo smercio della polvere d'uovo in arrivo dall'America. Dal giugno 1951 al febbraio 1952 queste due -società vendettero 4500 quintali di polvere di uovo, praticamente l'intero !abbisogno nazionale. Piovesana era rovinato. Chi poteva comperare la sua merce a un prezzo doppio di quello o!!erto dalle società commerciali della Pontificia Commissione d'Assistenza, la quale importava gratuitamente, si faceva pagare il trasporto, non pagava nè dogana, nè tasse e spesso neppure l'IGE? Il commerciante andò a Roma, protestò, implorò, minacciò uno scandalo. I funzionari della Pontificia Commissione d'A!ssistenza si resero conto che la ,pubblicità che poteva derivare da questa faccenda era tutta negativa. Proposero una soluzione: Il Piovesana sarebbe diventato socio nel commercio della polvere d'uovo pontificia, e con gli utili avrebbe pagato i debiti della sua società ridotta all'orlo del falllmento. Si sarebbe ripagato dei danni che l'indebita concorrenza della Pontificia Commissione di Assistenza gli aveva procurato. Con questa operazione in pratica la Pontificia Commissione aveva raggiunto due obbiettivi: aveva tacitato un nemico e aveva eliminato un concorrente realizzando il monopolio nel commercio della polvere d'uovo. Non v'era dubbio che la prossima manovra sarebbe stata quella di estromettere il Piovesana dalle società pontificie. La sua presenza era Incomoda e peri· CONTROCORRENTE
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