finale un corso intero, non approfondiva solamente un determinatJo soggetto di storia: aveva imparato a lavorare sul serio. Un altro carro armato - più 'Snello e maneggevole - era il professore di letteratura greca, Gerolamo Vitelli. ' Statura alta, fronte ampia, occhi grandi luminosi, candida barba, parola lenta, non mai alta nè troppo bassa e non mai monotona; avrebbero fatto credere a un Giove fidiaco travestito. Quel sannita aveva un te.mperamentJo vivacissimo. Studente a Pisa, si era battuto in un duello politico. Ma aveva domato Il suo temperamento di fuoco con una volontà di ferro. Era un vulcano sotto la neve; un Prometeo legato, che si era legato da sè, e 'Si teneva legato con uno sforzo continuo. Quell'anno tradusse l'Aiace di Sofocle. Dove il testo era corrottJo, lo emendava con le congetture più plausibili altrui o sue; fissato il testo, traduceva spiegando le allusioni ai fatti storie!, riconoscendo dove l'allusi:one rimaneva oscura, non lasciando sfuggire la minima sfwnatura. Non usciva mai dai cancelli del più rigido metodo filologico. Niente voli "estetici". I voli, e stupendi, li faceva Sofocle. Lui ci guidava fino al poeta. Qui chi voleva spiccare il volo con Sofocle facesse pure. · Chi non ce la faceva, Imparasse almeno il greco, e imparasse co.rne si tratta un testo greco. Nelle ultime lezioni ci di'SSe quanto si conosceva di $icuro su Sofocle e la sua opera. Se Euclide, il mio vecchio, divino Euclide, avesse commentato Sofocle, e avesse parlato di Sofocle, avrebbe fatto proprio cosi. Euclide mi torna sempre in mente quando ml troV10innanzi a un lavoro ben fatto. Gli esami con Vitelli facevano venire il freddo nella schiena. Quell'anno dovemmo tradurre ad apertura di libro le tragedie di Sofocle e I ·primi due libri di Tucidide, preparandoci per conto nostro. O sapevi 11 greoo o affondavi. Io non gli strappai che un ventiquattro. Mi aveva preso bene le mi'sure. La sua influenza, come quella di Coen, non si confinò a quei soli alunni che si dedicarono al loro stessi studi. Il loro Insegnamento fu educatore per tutti noi, quale che sia 'Stato poi il destino di ciascuno di noi. -1~~ (Continuazione al prossimo numero) ITALIA 1944: Episodidella Resistenza PARLA UN FUCILATO Da "La RiBcossa Italiana" clandestino, maggio 1944, togliamo: Il Garibaldino Oscar, uno dei fucilati di Caluso: "Venni catturato Il 23 marzo assieme ad altri 7 garibaldini della •brigata Cuneo. Fummo portati a Luserna s. Giovanni dove trovammo alcuni partigiani delle formazioni di Val Tellice. Quivi venimmo torturati e seviziati. Dopo qualche giorno fummo trasferiti nelle carceri di Torino. "La domenica delle Palme in numero di 24 cl trasportarono in camion a Pino Torinese; ci fecero scavare una grande fossa nella quale, quattro iper volta, vengono fatti scendere venti patrioti (nove della Garibaldi e 11 delle formazioni di Val Tellice) che venivan:o trucidati con raffiche di iparabelli. Un garibaldino comuni•sta ed un tenente membro del Partito d'Azione, prima di morire gridarono: "Viva l'Italia! Morte al traditori fascisti!" Rimanemmo in quattro: ci obbligarono a ricoprire la rossa e cl ricondussero al carcere di Torino. Qualche giorno èopo, assieme ad altri 17 patrioti, fui porta~ a Caluso. Durante Il tragitto due partigiani riescono a fuggire. A Caluso fummo schierati sulla pubblica piazza per tutta la giornata. La poipolazione ed i ragazzi delle scuole furono obbligati ad aSSistere all'esecuzione. I fascisti erano ubbrlachi fradici. Fummo fucilati. · Rinvenni circondato da persone amiche. Ero vivo; una pallottola mi aveva sfiorato il cranio facendomi perdere i sensi. Partiti i fascisti la popolazione si accinse all'opera pietosa di raccogliere le salme dei patrioti iper dare loro sepoltura. Mi tr.ovarono vivo; mi medicarono e mi misero In salvo. Ho ripreso il mio posto di co.rnbattimento." OTTOBRE, 1958 15
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