Controcorrente - anno XV - n. 8 - set.-ott. 1958

vamo ad attutire l'appetito, in Via dei Servi, in una trattoria che .portava il nome fatidico di Napoleone. Ma noi in omaggio alla fabbricante di veleni contemporanea a Claudio e Immortalata da Tacito, lo chiamavamo Locusta. Ho volubo dopo tanti anni fare un sopraluogo. La trattoria col suo nome eroico sta sempre Il, cosi come sono rimaste sempre al loro posto in Bologna la farmacia della Pigna che risale al Dugento, e in Siena la Consuma dove la brigata spendereccia andava a disperdere la vigna. Da Napoleone, oggi "un pranzo fisso" costa quattrocento lire. La vita è rincarata. In un eccesso di nostalgia per il mio famelico passato sono stato tentato di provare ancora una volta, ma a settantasei anni lo stomaco ha meno coraggio che a diciassette. Al libri provvedevano la biblioteca dell'Istituto, la Nazionale e la Marucelliana. Quest'ultima ·badava d'inverno anche al riscaldamento la sera fin,o alle dieci, dopo di che correvamo a ripararci in letto, e dalla bocca e dalle ,nari si eleggevano colonne di vapore acqueo che era un piacere vederle. Ma in quelle 56 lire la iprima e la seconda colazione, e la stanza, e la lavandaia e la carta da scrivere e il giornale non ci entravanro. Yenne in aiuto una ripetizione privata: sei ore la settimana, e venticinque lire al mese, per insegnare a un ragazzo crune risolvere gli indovinelli latini. Il bilancio fu in pareggio. Alla fine del primo anno, le 56 lire mensili, per voto unanime della Facoltà, furono portate a 90, cioè 84 lire per via della ricchezza mobile. Il bilancio poteva ora essere ,pareggiato anche senza lezioni private. Queste servirono ai viaggi di andata e ritorno fra Firenze e il "mio paese", a comprare qualche libro, e finanche ad andare al teatro ogni morte di papa. ti Il primo anno di studi in questa scuola fu l"'annus mirabill:s" della mia vita. Insegnava geografia Bartolomeo Malfatti, uomo di varia dottrina, al quale dobbiamo due volumi, tuttora ottimi, sulla storia delle relazioni fra la Chiesa cristiana e gli imperatori rrunani fino a Carlo Magno. Cominciò con lo spiegarci la teoria della evoluzione, dalle prime forme della vita organica alla comparsa dell'homo sapiens. Prendendo gli appunti io sbuffavo inquieto, con quei volumi di dissertazione sulla Sacra OTTOBRE, 1958 Bibbia in corpo. A un certo punto non ne potei più, e mormorai a bassa vroce, ma non cosi bassa che il ,professore non sentisse: "Dunque, noi discendiamo dai vermi". Il caro vecchietto sostò, tossì e disse quietamente: "Che male ci sarebbe?". Mi sprofondai negli appunti. Ma un grande fermentio era entrato Qlel mio spirito. :Addio Adamo ed Eva che parlavano latino nel paradiso terrestre. Malfatti mori quell'inverno, e gli successe Giovanni Marine Ili: spirito lucido, ordinato, rettilineo, che cl fece lezioni di geografia astronomica. Mi ricordò Euclide. Ma il mio 'Spirito non fermentò ,più con lui come nelle poche settiman·e in cui •aveva ricalcitrato sotto Malfatti. Un altro maestro, che mi fece fermentare, fu il !professore dì letteratura latina, Gaetano Trezza, quell'esaminatore che avrebbe voluto sapere il nocciolo della leggenda di Enea. · Nella crisi attraversata dal clero cattolico durante il Risorgimento italiano, si era spretato, passando dalla fede nella Bibbia alla fede in Lucrezio. Era uomo bellissimo e splendido parlatore. Ci fece quell'anno tradurre Catullo. E Catullo gli era occasione per risuscitare innanzi a noi l'ambiente in cui Catullo era vissuto: Lesbia, che Catullo rodiava ad amava; e Cesare contro cui Catullo lanciava invettive arroventate; e Cicerone, che era sempre di parere contrario; e Orazio che se l'era data a gambe a Farsaglia; e Lucrezio, il filosofo-poeta, sempre presente nel rpensiero del maestro, che cl aveva tramandato la sapienza di Epicuro. Quegli uomini n:on avevano mai pensato a congegnare indovinelli per me. Avevano amato, odiato, creduto, sofferto, magari ci avevano rimessa la pelle. Il loro latino era la strada per entrare nel loro cuori. Era la finestra che sì spalancava sul mondo. Un mondo da scoprirei E tanti mondi ' da scoprire, quante eran'O le lingue. E io avrei potuto scoprirli tutti. A diciassette anni tutti i mondi sono innanzi a voi. Basta stendere la mano. Quando avevo otto anni, nella quarta elementare, il maestro ci aveva parlato con entusiasmo della spedizione di Garibaldi contro l'ultimo Borbone, e lo a taV!Olaspifferavo alla parentela quanto avevo sentito a scuola, esercitandomi incoscientemente nell'arte dell'eloquenza. Ma lo zio prete, che era borbonico, montò su tutte le furie, e sentenziò che il maestro ed io eravamo 13

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