Controcorrente - anno XV - n. 7 - lug.-ago. 1958

smo. In realtà, come la recente, fulminea rivoluzione ha dimostrato e come attendibili informazioni avrebbero già dovuto avvertire prima, la condizione del governo dell'Imq era precaria quanto mai. E la ragione, probabilmente, sta appunto nella elevazione culturale e economica di una parte della popolazione, non accompagnata dalle necessarie riforme sociali. Appare difatti che negli ultimi anni una classe di intellettuali e professionisti si fosse sviluppata in nwnero ed In coo:cienza politica. Ma d'altra parte la antica struttura feudaleterriera era rimasta intoccata: politicamente, questa ancora controllava le leve del potere; economicamente dominava e, attraverso il controllo di metà del terreno arabile nelle mani di poche famiglie, affamava migliaia di famiglie di contadini, dislocati dal terreno dall'introduzione di nuovi mezzi di ooltivazlone. Il sorgere di una vera classe media, naturale soluzione al conflitto fra gli estremi di ricchezza e di povertà della popolazione, era ostacolato dagli interessi dei grandi 11>roprletari. Perciò la mano di ferro di Nuri Said, uomo di fiducia del re e degli americani, la sospensione deJle garanzie costituzionali, lo schiacciamento di ogni forma di opposizione erano la copertura illusoria di una situazione esplosiva. Naturalmente le insite contraddizioni del regime non permettevano altra soluzione che queJla rivoluzionaria: ed ora, 'a cose fatte, abbiamo appreso che la classe media di inteJlettuali e professionisti, privata da molti anni di una voce In parlamento, era solidalmente opposta al regime di re Feisal, non soltanto, ma decisamente infiltrata da convinzioni rivoluzionarle; neJl•atmosfera esistente in paese quindi fermamente avversa al1a politica americana e f-avorevole ai russi. Una situazione del tutto simile può facilmente pro.spettarsi in molte altre delle aree che giacciono geograficamente e politicamente fra gli Stati Uniti e la Russia. L'errore commesso dall'America fu di aver accettato una divisione del mondo in sfere di influenza. Era fatale che dei due centri, Washington e Mosca, il primo fosse considerato l'erede deJle potenze coloniali, e quindi inviso a tutti coloro che cercavano la propria indipendenza. Ora, troppo tardi, taluno dei commentatori politici americani riconosce la ragionevolezza di una politica che ammette e rinforza una cintura di stati neutmli fra i due grandi contendenti. Probabilmente l'irrigidimento dello State Department negli ultimi sei anni, la !Stolta pretesa di non soltanto contenere, ma ricacciare con mezzi di forza l'espansione russa hanno compromesso senza rimedio la possibilità della riparazione di un errore comm~sso al tempo della seconda guerra mondiale. Per altro, mi pare, la situazione politica delle potenze occidentali, ed In particolare del!' America, sarà destinata a peggiorare fino a quando Il deterioramento di essa verrà attribuito, infantilmente, a fantastici capri espiatori anzichè ad una errata concezione del rapporti internazionali, ad una illusoria valutazione del bisogni dei popoli. Davide Jona Lapide in memoria di Anteo Zamboni Da "L'INCONTRO" di Torino, togliamo la seguente informazione: Il 25 luglio, in occasione di una manifestazione celebrativa per il XV anniversario della fine del fascismo, è stata inaugurata a Bologna a cura dell'Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (ANPPIA), una lapide alla memoria del martire quindicenne Anteo Zamboni che il 31 ottobre 1926 sparò un colpo di rivoltella contro Mussolini. Il testo dell'epigrafe reca: "Bologna di popolo - congiuntamente onorando - i suoi figli coraggiosi - immolcvtisi - nella ventennale lotta antifascista - con questa pietra consacra nei tempi - Anteo Zamboni - per audace amore di liberfJà - qui trucidato - giovinetto ancora - dagli scherant della dittatura". Prima dello scoprimento della ,lapide murata nel Palazzo Comunale ha parlato il sen. Terracini. AGOSTO, 1958 5

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==