Controcorrente - anno XV - n. 7 - lug.-ago. 1958

Charles A. Beard Sacco e Vanzetti, a quanto viene riferito circa le loro opm1oni, negavano la possibilità di giustizia amministrata da borghesi, ma ciò non dovrebbe impedire ai componenti di tale gruppo di tentare di stabilire procedure e regole meglio calcolate a realizzare la g,iustizia quale essi intendono. Su questo argomento, è impossibile aggiungere alcunchè alla forza delle riflessioni del Giudice Supremo Taft sulla giustizia criminale. Per certo una regola generale, che determinasse che nessun giudice in un dibattimento dovrebbe avere linale arbitrio di rivedere le proprie interpretazioni e decisioni in un caso capitJale, dovrebbe essere iJn vigoce, anche se il senso di equilibrio di tal giudice dovesse fornirgli conlfidenza della sua infalli• bilità. E' egualmente certo che un più profondo studio di psicologia, individuale e sociale, permetterebbe a magistrati di avvicinare di più !"imparzialità e la dignità necessarie ad ottenere i fini di giustizia e garantire la sicurezza dello stato. Se pur qualcuno vorrebbe ottenere politico vantaggio da questo celebre caso, i cittadini che sono ;pensosi del futuro della giustizia umana non dovrebbero essere spaventati da ciò quando cercano di scoprire, studiandolo, il significato di questo processo e del suo risultato sul totale procedimento della giustizia. Per fortuna i materiali per tale studio sono ora a disposizione, sotto gli auspici di autorità così alte, che nessuno può duliitJare della loro competenza. Mary Donovan - Powers Rapgood A dispetto dell'evidenza che provava altre persone colpevoli, a dispetto della evidenza che provava Sacco e Vanzetti ànnocenti, essi furono mandati a morte da coloro che profittano dello sfruttamento delle masse. E' essenziale non dimenticare che questa sentenza non fu frutto di un errore, che essa fu parte di un piano deliberato, quello stesso deliberato piano che continuerà ad essere imposto fin tanto che vi saranno due classi opposte, e che la classe oppressa produce i suoi ribelli. La dichiarazione di Sacco al giudice Thayer il giorno in cui egli fu condannato a morte, dimostra quanto chiaramente egli comprese la ragione per cui essi erano stati condannati. "I·o so che questa sentenza rivela l'antitesi di due classi, la classe oppressa e la classe ricoa - e sempre ci sarà conflitto fra l'una e l'altra." Il conflitto fra le classi continuerà :fino a che ci saranno classi, di cui una possiede la ricchezza del mondo, e l'altra la produce. Coloro che vorranno preven'ire un'altra simile ingiustizia nel futuro hanno una sola via aperta. Essi devono, come fecero Sacco e Vanzetti, lavorare instancabilmente per l'abolizione delle classi e dello sfruttamento dell'uomo per opera dell'uomo. Luigi Barzini - "Corriere D'America" "La condanna di Sacco e Vanzetti non deriva da nessuna prova definitiva, mentre abbondan:o testimonianze a difesa. La condanna sembra derivare piuttosto da un preconcetto, dal convincimento dei giurati e del tribunale della capacità di delinquenza dei due accusati, da un'atmosfera di avversione, da uno stato d'animo collettivo di ostilità. "Nel caso Sacco e Vanzetti l'ostilità alle loro idee rivoluzionarie ha certamente re.;o 'Più intenso il preconcetto della colpabilità, ed ha portato verso la condanna anche la forza istintiva di un'avversione sociale. Questo lo deduciamo dalle parole del giudice Thayer ai giudici quando fece il riassunto della causa: "... Cosi, signori, vi invito a disimpegnare questo servizio con lo stesso spirito di patriottismo, con lo stesso coraggio e la stessa devozione al dovere che hanno mostrato i nostri giovani soldati al di là dei mari ... ". Questo discorso suona più come un appello al coraggio politico che come uru invito all'equità. "Vi è una tendenza nel New England, e non nel New England soltanto, di attribuire ad italiani molti delitti di cui non si scoprono ,gli autori, specialmente quei delitti che più rivoltano la coscienza pubblica. Gli italiani sono più o meno sotto sospetto. Portati davanti ad una corte, generalmente sono loro che debbono provare la propria innocenza invece di essere il tribunale a provare la loro colpa. I loro alibi non vengono sempre ritenuti buoni, qualora derivino da testimonianze di altri italiani. Ai testimoni di difesa italiani, il giudice domanda: Siete amico dell'accusato? Se la risposta è affermativa, la testimonianza non è sempre creduta perchè si ritiene che i "Wops stand together". Se la risposta è negativa, la testimonianza appare ugualmente sospetta perchè si crede che il testimone menta due volte, prima rinnegando una amicizia considerata implicita, e poi deponendo il falso". AGOSTO, 1958 29

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