Controcorrente - anno XIV - n. 6 - mag.-giu. 1958

ridurre a nudo il fascismo e far caldere ogni esitazione nella generazione che era stata educata sotto il fascismo. I giovani che ebbero l'occasione di conoscere Salvemini di persona nella emigrazione furono forse relativamente pochi rispetto alla grande massa che, in Italia, ne conosceva solo il nome; ma per quanti giovani - anche fra coloro che ne ignoravano l'opera schiettamente politica - la sua opera storiografica, la sua Storia della Rivoluzione francese, per esempio, non furono una vera e propria scuola di libertà! Per quanti giovani, non appena riuscivano a fare una scappata all'estero, il compito più urgente non era quello di leggere l'ultimo libro antifascista di Salvem.iini! Per quanti giovani antifascisti, l'azione più eroica non era l'introdurre clandestinamente in Italia una delle opere tanto documentate di Salvemini! Anche all'estero, egli seppe distinGIORGIO SPINI Da sola, l'opera storica di Gaetano Salvemini costituisce un capitolo di storia italiana del Novecento talmente ampio e complesso da non poter essere abbracciato in poche note frettolose, stese sotto l'ancora fresco dolore della sua scomparsa. Quando il lutto avrà ceduto alla pacata riflessione, verrà il tempo per riaprire il discorso su quel capitolo di storia e porci in termini adeguati il problema storico della influenza di questa eccezionale personalità di studioso e Idi maestro sulJa cultura italiana del nostro secolo. Allora, per esempio, misureremo adeguatamente il significato innovatore di un'opera come Magnati e Popolani nel Camune di Firenze, rispetto alle posizioni prevalenti tra la fine dell'Ottocento e l'alba del Novecento nella storiografia di Firenze medioevale, come quelle liberali-nazionali di un Villari o quelle filologico-erudite di un Davidsohn. Allora valuteremo l'importanza storica GIUGNO, 1958 guere la sua missione di divulgatore della verità della sua azione di militante. Egli volle sempre essere vicino a Giustizia e Libertà, partecipò attivamente all'elaborazione del suo programma, scrisse sui Quaderni alcuni dei suoi più bei saggi politici, collaborò al settimanale, si interessò a tutte le attività del movimento. E quando suonò l'ora del ritorno in Italia, con la modestia che lo caratteTizzava, egli si rifiutò di sfruttare a scopi politici i suoi vent'anni dì esilio e si accontentò, prima da lontano, e poi riprendendo la sua cattedra di Firenze, di dare ai suoi discepoli, a coloro che gli erano stati spiritualmente più vicini, un solo ammonimento: quello di non ,precipitarsi sul potere politico del nuovo stato democratico italiano, ma di preparare, con pazienza, per almeno dieci anni, lontani dai carrozzoni ministeriali, una nuova generazione di democratici. nuovarepubblica della comparsa nel 1905 di quel Mazzini, che nella sua piccola mole racchiude tuttavia cosl grande significato ideale: l'inizio 'del ripensamento critico, al di là delle agiografie commemorative, della vicenda risorgimentale: la nascita della modenna storiografia del Risorgimento: l'avvio a quella corrente di studi intorno alla storia delle idee e dei movimenti eticoreligiosi, che costituisce ancora oggi uno dei titoli maggiori di merito della storiografia italiana. Allora ci renderemo meglio conto come la stessa polemica antifascista del Salvemini in esilio ed i suoi studi intorno alla politica estera italiana costituisce in realtà l'atto di nascita dell'odiernissima storiografia del prefascismo e del fascismo. Ed insieme, ricordando quanta parte della migliore storiografia italiana contemporanea sia uscita in un modo o nell'altro dalla scuola di Gaetano Salvemini, misureremo altresi quanto profondamente abbia 19

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