SALVEMINI Continuiamo a raccogliere trtbwti e commenti scritti dopo la fl,ne di Salvemini. Più che espressioni di cordoglio questt scritti analizzano l'uomo e la sua opera. La scomparsa fisica dello storico e del combattente è incidentale. Salvemini vivrà nelle sue opere. La sua battaglia politica sarà ricordata came simbolo di purezza e di coraggio. Noi vogliamo contribuire a tener vivo il suo name,. Questi scritti dicono sopratutto quanto profonda sia l'ammirazione degli italiani che pensano per le battaglie combattute da lui in difesa del popolo e del suo paese. C'è ragione di essere orgogliosi e fl,eri di questa testimonianza per un combattente col quale abbiamo avuto la fortuna di lavorare in difesa della povera gente. Vogliamo che i lettori di CONTROCORRENTE - che hanno seguito ed ammirato il grande storico - seguano con noi questa superba espressione di rispetto e di ammirazione. PAOLO VJTTORELLJ nuova repubblica La via dell'esilio fu probabilmente più penosa per Gaetano Salvemini che per la maggior parte degli altri fuorusciti. Abituato a trovarsi sempre in mezzo alla mischia, egli non lasciava l'Italia per tutelare la sua incolumità personale e neppure per difendere l'integrità della sua coscienza. Egli lasciava l'Italia perchè solo da una terra libera gli sarebbe stato possibile proseguire la sua missione morale, consistente nel dire la verità, tutta la verità, agl'italiani come agli stranieri, sul regime dittatoriale italiano. Salvemini non poteva accontentarsi tli dare vita ad un giornale clandestino contro la dittatura, sebbene egli fosse fra gli animatori del Non mollare; non poteva limitarsi a qualche opuscolo e a qualche volantino di propaganda stampato alla macchia; aveva bisogno di spiegare, di documentare rigorosamente quello che spiegava, di dare la prova provata di quello che sosteneva; e per fare questo, per mantenere accesa, in modo scientifico, la fiaccola che gli stava a cuore, doveva studiare, scrivere liberamente, diffondere largamente il risultato delle sue ricerche. Dal giorno in cui lasciò l'Italia, queste sue ricerche furono sempre "impeg,nate", furono sempre consacrate a un solo fine, quello di fare 18 luce, tutta la luce possibile, col massimo di prove, sulle responsabilità del delitto Matteotti, sui crimini della dittatura, sui mezzi di cui questa si serviva per conservare il potere, sulle complicità delle quali aveva goduto, sulle avventure internazionali del fascismo e sulla connivenza con esso dei regimi conservatori Idei paesi democratici, sulla sostanza reazionaria del cosiddetto regime corporativo, sulla triplice alleanza fra monarchia, chiesa e grande capitalismo per mantenere in vita il fascismo. Senza l'azione culturale di Salvemini, molti giovani intellettuali italiani, attirati all'antifascismo dal rigore delle sue tesi e delle sue dimostrazioni, sarebbero rimasti scettici di fronte a un certo sentimentalismo rettorico della Concentrazione antifascista, Idi fronte a un certo attivismo dei gruppi non comunisti che sembrava privo di basi teoriche, di fronte alle pretese avanzate dal fascismo e non sufficientemente confutate dai partiti tradizionali, che il fascismo fosse una forma più moderna e più realista di regime politico e sociale. Salvemini seppe indicare ,nella cosiddetta dottrina fascista tutto ciò che vi era di falso, di demagogico, di superficiale, seppe preparare gli animi alle dure prove cominciate con l'avventura etiopica, seppe, insomma, CONTROCORRENTE
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==