Controcorrente - anno XIV - n. 6 - mag.-giu. 1958

Fuller, che non aspirava più all'alta carica nazionale. Quella voce fu ,più perfida di quella del lago Shakesperiano. Per crune la voce di lago riuscì a flormulare la calunnia maligna che esasperò fino al delitto, la furibonda ira gelosa del moro di Venezia, cosi la voce melliflua ed insinuante di Coolidge, prospettando il miraggro della Casa Bianca alla smisurata ed insaziabile ambizione di F,uller, riuscì ad avvelenarne il ,pensiero ed a spingerlo alla finale sanzione del crudele assassinio. Fuller non avrebbe mollato. Il dado venne tratto. I reprobi sarebbero finiti tra le braccia gelide della morte. Tutto il resto n1on fu che polvere. Nell'ora suprema della sua vita che pur l'avea posto faccia a faccia con la gloria, Fuller non seppe che negare la vita ed invitare la morte alla macabra danza. Dall'orlo della gloria predpitò inesorabilmente nell',abisso della morte. Pur troppo Fuller non era l'uomo capace di emulare Altgeld, che riabilitava gli anarchici di Chicago Lmplccati nel 1887, riconoscendone l'innocenza. Fuller, Thayer, Katzmann, Lowell, Stratton, Grant non sono e non saranno che nomi. Nomi senza gloria, caduti nell'loblio, Salteranno ancora fuori, qua e là, dei puttani della ,penna, che ne oseranno la difesa; ma a che prò, nessuno di essi riuscirà mai a riqualificarli. Furono vermi e tali rimarranno. Due nomi soli resteranno eternati nella stJoria, polchè essi non si ecclissarono nel nulla, per come credettero gli imbelli nella notte nera del 22 agosto - Sacco e Yanzetti. Quei due nomi, tanto odiati ma anche tanto amati, si eleveranno sempre più nel limbo glorioso dei martiri IOvenon giungerà mai la viscida bava che potrà scaturire dalle penne di 5imili gazzettieri immondi. La vita che la cieca ed atroce caparbia di stolti, che si illusero di esser forti, volle togliere ad ogni costo ai due martiri, si trasferì nei cu:ori di milioni e milioni di esseri umani che in quella notte d'agonia, in tutte le vie del mondo, si unificarono con le anime dei sacrificati. Al di sopra di tutto e di tutti v'è la coscienza del mondo. Chi si ricorderà di Fuller e dei suoi complici tra altri trent'anni? I loro nomi non saranno che ombre. Solo per ragioni cron·ologiche apparirainno forse tra le ,pagine degli altri libri che si scriveranno ancora sulla ingiustificata ed ingiustificabile tragedia di Dedham e su di essi continuerà a riversarsi l'anatema delle folle del lavoro che amano la vita, anelano all'eguaglianza della famiglia umana e continueranno la lotta per la "Libertà chè si cara, crune sà chi per lei vita dona". Luigi Quintiliano MACHIAVELLI E LA CHIESA DI ROMA E perchè sono alcuni d'opinione che il benessere delle cose d'Italia dipende dalla Chiesa di Roma, voglio contro ad essa discorrere quelle ragioni che mi occorrono: e ne allegherò due potentissime, le quali, secondo me, ll!Onhanno repugnanza. La prima è, che ,per gli esempi rei di quella corte, questa provincia (Italia) ha ,perduto ogni devozione ed ogni religione. Abbiamo, adunque, oon la Chiesa e con i preti noi Italiani questo primo obbligo, d'essere divenuti senza religione e cattivi. Ma ne abbiamo anoora uno maggiore, il quale è cagione della rovina nostra. Questo è che la Chiesa ha tenuto e tiene questa nostra provincia divisa... Non essendo, dunque, stata la Chiesa potente da occupare l'Italia, nè avendo permesso che un altro la occupi, è stata cagione che la non è potuta venire sotto un capo, ma è stata sotto più principi e signori: dai quali è nata disunione e ,tanta debolezza, che la si è condotta ad essere stata preda, non solamente di barbari potenti, ma di qualunque l'assalta. Di che noi altri Italiani abbiamo obbligo con la Chiesa, e non con altri. - MACHIAVELLI. (Discorsi, 1, 12.) OIUONO, 1958 17

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==