Controcorrente - anno XIV - n. 6 - mag.-giu. 1958

gruppo di detenute. Quando non c'era da mangiare nell'infame campo, era lei che osava andare alle cucine per chiedere un po' di eibo. Una volta, scrive Louis de Iong, amico della famiglia Frank, Anna passò davanti a delle centinaia di bambini ebrei ungheresi che stavaillO i'1udl sotto la pioggia gelida, in attesa di essere avviati alle camere crematorie, incapaci di capire il perchè degli orrori che subivano nel mondo del grandi. "Oh, guarda, quei loro occhi ... " mormorò Anna. Più tardi nell'autunno fu trasferita con la sorella in un altro campo, tra Berlino e Amburgo, a Bergen-Belsen. Un amico di famiglia la vide là, "intirizzita e affamata, con la testa rasata, e il corpicino scheletrito che si perdeva nella ruvida uniforme a righe nel campo di concentramento". Le stupende parole con cui questa dolce e saggia ragazzetta ebrea si congeda dalla vita dovrebbero ridare un po' di ragionevolezza agli uomini politici del mondlo, i quali, nella loro furibonda -e micidiale gara del missili, stanno consapevolmente o inconsapevolmente forgiandJo gli strumenti della futura distruzione dell'umanità. "E cosa vi dice che l'umanità valga la pena di esser salvata?" chiese un giorno un giovane di temperamento polemico al giudice Felix Frankfurter della Corte Suprema degli Stati Uniti. "Ho letto il diario di Anna Frank" fu ia rLsposta. Risposta, questa, che ci rincuora e che ci fa pensare alle parole magnanime del padre di quella fanciulla, il quale crede di udire la voce fiduciosa di lei dire: "Nonostante tutto, credo ancora che gli uomini in fiondo al cuore siano buoni". Solitario Locrisieconomicpoeggioro Il paese continua ad andare alla deriva nella crisi economica. Le misure contemplate dai circoli governativi per risolverla, sono ancora al loro stato iniziale. Tutti si lagnano del tlisagio apportato dalla crisi, ma gli umori del popolo, nelle circostanze, sono desolantemente passivi. La disoccupazione è in aumento, cosi pure il costo della vita. Abbiamo già detto di non avere fiducia nelle misure e nei programmi del Governo. Tali misure e programmi hanno una buonaldose d'espedienza politica e in ciò è il loro gran difetto. Si tratta di un salvataggio forzato del capitalismo a spese dei contribuenti. Si vogliono puntellare i settori deboli o colpiti dell'economia col vasto e profondo potere dello Stato. In tutto questo la classe lavoratrice avrà le bricciole, dopo aver pagato ad usura, con lo sfruttamento capitalistico. La ripresa stagionale che si calcolava dovesse essere il punto di partenza per uno sforzo produttivo salutare, è stata effimera. Ciò vuol dire che non vi erano le condizioni per crearla. A metà di maggio Il New York Times riportava che la "rata di produzione 14 nazionale era declinata il 4 per cento dal vertice del 1957, nei primi 3 mesi del '58". Il magno organo della plutocrazia qualificava tale declino come il peggiore delle tre crisi che si sono avute nel dopo-guerra. Alcuni osservatori, ed anche degli economisti, hanno rilevato che ancora non si è raggiunto il fondo in questo travaglio. Dinanzi a questa situazione l'Amministrazione repubblicana trasuda un ottimismo fenomenale, simile a quello addimostrato dalJ' Amministrazione di Hoover nel crack borsistico del 1929. Si nega la grave portata della crisi, dissimulandola con belle parole. Intanto il Governo, spinto dai legislatori e dai politicanti, si accinge a spendere e spandere il danaro del tesoro pubblico, ma in cuor suo il dubbio dell'efficacia delle misure adottate gli avvelena il sangue. In ogni modo si dovrà aspettare ancora parecchio per veldere quale effetto le spese federali avranno sull'economia. Il pubblico, oggi come oggi, non ha danari, e tutti, lavoratori e professionisti, insieme alle classi impiegatizie, sono gravati da pesanti debiti, Incorsi quando Il capitalismo CONTROCORRENTE

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