Controcorrente - anno XIV - n. 6 - mag.-giu. 1958

smo han provato tutti gli orrori e tutte le umiliazioni. E c'erano fiori e cuori. Era la poesia del ma1:1tirio! E quando la bara fu vicina alla tomba per essere interrata nell'eterno r1poso, coloro che la portavano l'innalzarono alta sul mare della folla, nella piena luce del sole. Era il saluto della vita, il grido della speranza ed il palpito della fede. Era l'apoteosi che si svolgeva - attimo fuggente, ma illuminante l'eternità - malgrado ogni triste "ragion di Stato". Parleremo sempre di Giacomo Matteotti e di Lui vi sarà sempre qualcosa di nuovo da dire, ed in Lui e nel Suo martirio vi sarà sempre d'attingere alimento di co• raggio e di fede, sia nelle ore della tristezza che in quelle della vittoria. Parleremo sempre di Giacomo Matteotti perchè è un simbolo che emerge alto sugli avvenimenti di un periodo tempestoso della vita sociale italiana. Ricordando Giacomo Matteotti si ricordano gli altri, i molti e molti martiri che, come Lui, sono caduti sotto i colpi di una fosca reazione che non ha conosciuto e non conosce ritegni. Molti e molti martiri ... Riandando colla mente negli avvenimenti di quattro anni di vita italiana - 1921-24 - ci si trova in una selva di ricordi raccapriccianti ... Ed i nomi incalzano i nomi: città e •paesi terrorizzati, incendi, saccheggi, rapine. E morti, e morti! Tutti questi ricordi e tutti questi morti sì personificano in Lui e tutto il martirio che verrà ancora, sì assommano nel martirio Suo. Ogni flore deprosto sulla sua tomba è fiore deposto sulla tomba degli altri morti; ogni parola spesa per Lui è parola spesa per turti. ' Parleremo sempre di Giacomo Matteotti anche nei giorni della letizia. Perchè Egli, col suo martirio, ha dimostrato la crudele realtà della lotta: la via dell'avvenire è seminata dì rovi e per ,procedere bisogna avere il coraggio e la llorza di farsi lacerare le carni dalle spine. Questa realtà deve essere ricordata agli uomini che anelano ad un miglior domani. Il passato non si rassegna a morire; si spegne affondando gli artigli nel delitto. La felicità di domani è alimentata dal dolore dell'oggi. Parleremo sempre dì Giacomo Matteotti perchè il suo ricordo è luce e speme. Non più uomo, ma simbolo; non più materia, ma spirito infinito che si f:onde nell'uni~nso. E' la semente perita per generare la messe! Carlo Molaschl MEDITAZIONI SU UN LIBRO Anzi un libriccino. • Il frontespizio n'On reca il nome di un filosofo, di un grande novelliere o di un poeta alato. Chi scrisse quelle pagine mori a soli quindici anni e non sognava nemmeno lontanamente che quel suo diario di adolescente avrebbe scosso il mondo e sarebbe stato tradotto in diciannove lingue, compresa la tedesca, la lingua della bestia umana che causò la morte di quell'adlolescente - Anna Frank, il cui ultimo riposo è nella fossa di BergenBe!son, con altri ebrei trucidati dal nazi. Chi scrive queste note non ha potuto ascoltare la riduzione teatrale che Frances Goodrich e Albert Hackett han fatbo del "Diario di Anna Frank" rice~ndo il Premio Pulltzer per il teatro. Ma egli ha letto giomi fa, per la terza V'Olta, le pagine mirabili che ci danno un quadro dell'adolescenza, in cui sono ritratti oon assoluta sincerità i pensieri ed i sentimenti di una GIUGNO, 1958 giovanetta, le sue aspirazioni, la sua solitudine nella minuscola camera dell' "annesso" al piano superiore di una vecchia casa di Amsterdam, ove Anna, i suoi genitori e membri della famiglia Van Dean eran braccate. , In quel nascondiglio la piccola vittima scriveva: "Mi sento come un uccello canoro a cui siano state strappate brutal· mente le ali, e che sbatta nel buio più profondo contro le sbarre della sua gabbia." Ma quando la "gabbia" fu aper,ta, le due famiglie perirono, con eccezione del ,padre di Anna, il quale ad Auschwitz era riuscito miracolosamente a sopravvivere, per poi esser liberato dai Russi nel 1940. Egli ritornò ad Amsterdam liberata. Ci vollero molte settimane ad Ottlo Frank per leggere quelro che la sua bimba aveva scritto. Dopo poche pagine non reggeva più ... Anna era una ragazza di grande coraggio. Ad Auschwitz si mise a capo del suo picco!JO 13

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