Controcorrente - anno XIV - n. 5 - mar.-apr. 1958

deva. Dopo poco da una stanza vicina una voce baritonale chiama: - Ehi, novo. - Sempre silenzio. - Ehi, novo, - quello ripete alzando indispettito la voce. Ma nessuno gli ha risposto. Allora col rumore della sedia scostata dall'uscio ho udito questo commento rassegnato: - Gli ha da essere uno onesto. - Ieri ne è gfunto un altro ed è stato meno fortunato. Dalla sua feritoia un anziano ha cominciato a giudicarlo: - Gli è pulitino. - Un altro più lontano ha soggiunto: - Pulitino? Gli è scicche, addirittura. - Un attimo di silenzio, poi da quell'eleganza intravveduta un filosofo ha concluso a gran voce il suo giudizio: - Bancarotta fraudolenta. - E con questi svaghi passa la giornata. C'è chi si aiuta ad allevare topolini d'India. Li fanno giocare, saltare, correre. Me ne hanno offerto uno anche a me. Ma io bestie non ne voglio, chè mi ci affeziono. - E' il tuo torto, te l'ho sempre detto, anche in libertà. Salvemini ride d.el suo riso giovanile, i denti bianchi tra la barba folta. - Chi ti rassetta le stanze? - Lo scopino. Lo scopino nelle carceri è un'istituzione. Il primo che ho avuto era un ragazzotto di Peretola, un bravissimo ragazzo. - Un bravissimo ragazzo? - Si, era dentro per un furtarello. Ma pare cihe non ci avesse nessuna colpa. E poi era il primo furto, non è vero? - S'è rivolto alla guardia la quale acconsente col capo, ma non parla più. - Quando mi si presentò nella stanza, gli dichiarai: "Io non so quello che si può fare qua dentro". Mi rispose solenne: "Niente si può fare qua dentro, e tutto si può fa.re. Dipende tutto da noi". Plurale maiestatis. Dovevi vedere l'abilità di quel tipo. Per pulire le celle passava e ripassava dall'una all'altra, sempre affaccendato, la scopa in mano, per ore e ore. Faceva la commedia a fin di bene, perchè cosi ci lasciava per ore e ore sul ballatoio a respirare, a passeggiare, a ragionare. Poi se n'è andato. Adesso ce n'è un altro. Rispettoso, attento, pulitissimo. Mi spazza, spolvera, lustra, disinfetta 20 il pavimento, il letto, il tavolino a tutte le ore. Magari l'avessi sempre con me. Anche lui è accusato di furto, ma ingiustamente. Alza gli occhi alla guardia. Ma la guardia questa volta tiene gli occhi bassi. - Di uomini singolari se ne conosce qua dentro. All'ora della passeggiata, la mattina, saremo in dieci in un cortiletto che è la metà di questa stanza. Le prime mattine facevano un baccano e una confusione. Mi sono provato a dare consigli: "Se si cammina tutti insieme, ci si pesta i piedi e non si fanno ldue passi. Camminiamo per turno. Ognuno fa duecentocinquanta passi, e si ferma. E gli succede l'altro. D'accordo? Vedrete che alla fine ognuno avrà fatto almeno mille passi". Il professore è stato subito ascoltato, e per parecchi giorni le cose sono andate molto meglio che in un Ministero. Ma una mattina è capitato un tal B ... , un pezzo d'accidente, conosciuto e, dirò, rispettato da tutti, gioviale, bombone e generoso, pieno di aneddoti, di aneddoti, di ricordi, di burle, di trovate. In cinque minuti la mia provvisoria autorità è stata subito eclissata. - Che professione fa questo B.? - Fa l'impresario, dice lui. Ma di spettacoli, pare, non soltanto pubblici. E' stato qui già dieci volte. - Mettiamo anche venti, - interrompe la guardia, alzandosi. - Lui dice dieci. Ciascuno ha il suo pudore, ha soggiunto Salvemini. E ci siamo alzati anche noi. Per consuetudine ld'insegnante, prima di lasciarmi egli mi fa il riepilogo: - Dunque sto bene, uscirò presto, non vi può essere dubbio che uscirò presto. Oggi verranno a vedermi gli avvocati, e saprò qualcosa di più certo. Siamo nel corridoio. Il capoguardia è dietro a me, con le chiavi in mano, per riaccompagnarmi fuori; la guardia dal mento aguzzo è al fianco di Salvemini per ricondurlo su. Ci stringiamo ~e mani. Un momento: che altro ldirci? Niente: un'altra stretta. Poi Salvemini s'incammina risoluto pel primo. Quand'è in fondo al corridoio, si volta: Salutami tua figlia. - E scompare. CONTROCORRENTE

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