dramma di una speranza che non voleva prendere corpo. Ma fu un attimo e il freddo di quella notte, come quello di altre notti, mi rassodò carne e nervi. Continuai, continuammo. Nervi a posto ci vogliono, oggi come allora. Mancano solo i morti, poi si è sempre gli stessi a ritrovarsi da questa parte della barricata. E pochi. I troppi che si diedero da fare da quel 25 aprile in poi, hanno fatto presto a squagJlarsi e qualcuno è tornato dove era prima. Cosi va meglio: pochi allora, pochi adesso. E quelli di allora bastarono: questo, a pensarci bene, è molto importante. Dall'altra parte i più furbi - si definiscono così, ma essi sanno di essere peggio - cambiata gabbana, tornano a fare il bello e il cattivo tempo. Per essi tutto sta nel trovarsi un padrone. Chi non crede, un Dio se lo trova quando vuole. Male è per chi crede: gli capita, qualche volta, di dubitare del suo. * * * Perchè meravigliarsi se sentiamo dire che si sta peggio di prima? Dicevano cosi a Napoli dopo la cacciata dei Borboni, a Milano dopo il '59, a Roma dopo il '70. Lo dicevano quelli che prima stavano veramente meglio. Brutto è che a Napoli, e larghi dintorni, quelli che allora stavano peggio, stanno sempre peggio e noi un po' di mente locale l'avevamo fatta anche per loro quando ci ripetevamo: "Giustizia e Libertà". Ma prima, tra il '60 e la Resistenza, quell'Italia, per loro che aveva fatto, l'Italia imperiale compresa? "Giustizia e Libertà", parole grandi, tanto grandi che sembrano fuori della logica. Ma 1da quando sono sulla bocca di tutti, sono diventate soltanto parole, senza presa sull'anima. Verrebbe voglia di non crederci più. Sulla bocca di tutti adesso. Allora, se avevi un manifestino da far girare che ci fossero stampate sopra, neanche un cane barbone te lo prendeva nel cestino della spesa. Ecco: parlare di certe cose, non ci riesce. Si vorrebbe dire tutto insieme APRILE, 1958 - e Dio solo sa se il gozzo è pieno - ma viene fuori un guazzabuglio: Solo i morti sono veri, morti per la loro idea: sono al loro posto e ci resteranno in eterno. Chi fuori di noi, se ne ricorda più? Pensate: che cosa è oggi l'orrore dei campi di sterminio? Niente. Quante migliaia di Italiani sono morti di quell'orrore? Forse quando i morti sono troppi, è impossibile ricordarli. Basterà che ogni madre ricordi 11 suo, se col suo non è morta anch'essa. Scrivo tutto questo a mente fredda e con mano ferma, nella quiete notturna di un villaggio, nella stessa, casa dove mi vennero a cercare, e gli altri che furono cercati come me e li presero li fucilarono tutti. Fossoli. Domattina tornerò a lavorare, come sempre, e mi annoierò. Allora era più bello, questo sì: era più bello. Perchè rischiare la pelle per qualche cosa che è dentro di noi, e ci guida e ci anima è bello. Dà vita alla vita. Ho scritto anche per continuare, su queste colonne, un discorso cominciato da amici e per ricordare a me stesso la data che ritorna. Agli amici della F.I-A.P., anche. La F.I.A.P.: niente patacche, niente fiocchi e pennacchi, niente croci e stemmi e rapaci dorati, sciarpe, lustrini, squadre e 11quadroni, niente musiche e cagnare.' E' anch'essa una faccenda clandestina. Avrà fortuna? E noi che ci stiamo a fare? Per "la costante riaffermazione e la ferma difesa 'dello spirito e dei valori morali della lotta di Liberazione, che sono legittimazione e fondamento dell'avvenire democratico della Nazione". Qualcuno strillerà: - Menzogna! A costoro noi abbiamo ridato la libertà di pensare e di 'dire quello che pensano. La grandezza del 25 aprile è proprio e, forse, soltanto in questo. Pensiero Ma.ninlano 10 Aprilo 1952 Giulio Alonzl 17
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