presi i privilegi e le immunità per il clero, come ai bei tempi anteriori al Risorgimento. Ha dimostrato che quando c'è finalmente qualcuno che ha il coraggio di fare Il muso duro e di nJOn mollare davanti alle prepotenze del clericali, i preti finiscono col rimangiarsi i bellicosi propositi e metter la coda tra le gambe: anche se si tratta di un ,popolano solo, malato, povero. ' Ha dimostrato che in Italia esistono ancora dei giudici coscienziosi e dei cittadini che non trangugianJO le sopraffazioni. E' una lezione che non sarà tanto presto dimenticata, nonostante le melliflue lusinghe, cui adesso si ricorre, una volta fallite altre armi. Ma è una lezione che é bene sia capita In omaggio at nostri morti anche fuori dell'Italia: anche da questa parte dell'Oceano Atlantico. I sostenitori della causa Bellandi hanno diritto all'a,ppogglo morale ed alla soidarietà degli uomini liberi di ogni paese. Un Fiorentino I La sottoscrizione a favore della famiglia Bellandi è stata iorganizzata in Italia dalla rivista fiorentina "Il Ponte•, fondata da Piero Calam·andrei, di cui fu attivo collaboratore, a suo tempo, anche il nostro Salvemini. I lettori di "Controcorrente", che volessero eventualmente associarvisi, posso- ·no rivolgersi alla direzione del "Ponte". Piazza Indipendenza 29, Firenze. Ilsensodiunodoto2:5Aprile Adesso che la data ritorna, occorrerebbe saper fare, a mente fredda, un discorso semplice e piano, per dire pane al pane e vino al vino. Anzitutto: quali i valori della Resistenza? Per me eccoli: il pianto di una portinaia per uno dei nostri ammazzato come un cane in mezzo alla strada; la polenta offerta un giorno dopo l'altro, per mesi, da un montanaro che non ne aveva abbastanza per la famigJia; il mesto sorriso di una suora che sa, tace e medica uno che agonizza e nessuno· saprà mai come si chiami; il chiaro sguardo di Marco, giovane e poeta, spento per sempre; i fucilati di Loreto; i ragazzi tli Barzio massacrati a freddo; quelli della Benedicta accoppati senza pietà; e chi ricorda aggiunga. Ancora: la rivolta contro l'uomo della Provvidenza; il pensiero di una Italia senza furberie; il sogno di un popolo che scopre, finalmente, in se stesso tutto il suo avvenire, come se la sua grande storia debba cominciare domani. Aggiungerei: uno sberleffo sulla faccia di tanti cialtroni, che ci vedemmo davanti, in ginocchio, quel 25 16 di aprile e che oggi credono di vendicare quella vigliaccheria applaudendo il "microfono di Dio", o inventando le "mascotte" della Muti, mentre presentano al fisco una falsa denuncia dei redditi o comprano a Roma una connivenza che frutterà milioni. E non perdiamo la calma. Dobbiamo pvoprio rassegnarci a concludere che in Italia non si rivoluziona nulla? Quanta gente prima dei nostri, non è finita sulla forca, anzi sul rogo? Boja se ne trovano sempre, e se i connazionali non se la sentono, c'è chi li chiama da fuori e qualcuno di fuori arriva sempre a fare il boja. Ingenuo chi ci credeva? Ma non ingenuo chi volle e seppe fare per sè, per rimanere se stesso, in pace con la propria coscienza. * * * Una notte, nel freddo vegliare sul fieno di una bàita, un ululato lontano che mi parve il lamento di un'anima disperata, mi strappò le lagrime. Asciugandomele con una mano ed avendo tanta pietà di me stesso, ebbi pieno e preciso il senso del dramma che noi stavamo vivendo. Era il CONTROCORRENTE
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